La potatura degli alberi da frutto

[alex]

Per mettere in produzione un albero da frutto, quasi sempre si deve procedere a un'attenta potatura (arte antichissima e per niente facile). L'albero da frutto, ben potato, aumenta la sua produzione; c'è però l'effetto di una anticipata senescenza. Poco male: dopo un certo numero di anni, il frutteto viene rinnovato. Potandolo male si ottiene invece il doppio risultato di danneggiarlo e di non avere, in cambio, un bel nulla.

Le piante da frutto, soprattutto se di varietà semiselvatiche, possono fruttificare anche senza potatura (ci mancherebbe), ma la produzione è ritardata e la qualità della produzione non raggiunge mai quella di un albero ben potato, con l'unico vantaggio di una senescenza normale della pianta e quindi di una vita più lunga.

Che c'entra, tutto ciò, con l'equitazione e la mascalcia? Per me c'entra. 

[blackhorse68]

Forse che se "poti" bene uno zoccolo lui ricresce forte e vigoroso dando buoni frutti?

[alex]

Non è che un albero potato bene per fruttificare cresca forte e vigoroso: dà solo buoni frutti, e li dà prima. Può essere quindi - lapalissianamente - sfruttato con maggiore soddisfazione.

[raffaele de martinis]

Trattasi di domesticatione delle piante come degli animala.

Ho una leggiera competenza nella potatura degli alberi di ulivo, si tratta di una pratica importante ma complementare ad altre altrettanto necessarie per avere una buona produzione.

Inoltre gli stili di potatura cambiano da regione a regione da provincia a provincia addirittura... nel trapanese si usa un metodo nel palermitano un'altro, in Calabria non si pota affatto, là ho visto alberi alti 20 metri, da noi non li si fa mai scappare oltre i 4/5 metri.

Una potatura/una ferratura ben fatta e regolarmente praticata fa si che l'albero/il lallo dia buoni servigi prima e più a lungo.
Silent Boy - 24 anni - potrebbe dare ancora vive e vibranti soddisfazione nel s.o., naturalemente non ai livelli dei bei tempi ma certamente sarebbe ancora vincente nelle 110 e saranno 22 anni che è ferrato...

[alex]

Comune è il dire che, con un taglio ben diretto, si possano rinvigorire le piante, concentrando gli umori nelle parti rimaste; e che, se ciò vale in ogni caso per dirigere a volontà la vigoria nelle diverse parti delle piante, divien poi indispensabile quando una pianta comincia a deperire facendo stentati germogli annuali. Or bene, nel primo caso, se l'umor nutritivo è il discendente, le parti non tagliate riceveranno sol quanto sia elaborato da proprie foglie, e non già quanto avrebbero dovuto elaborare le foglie delle parti levate. Togliere rami sarebbe togliere colle foglie parte dell'organo digerente, nè si saprebbe come col taglio si arrivi a dare maggior vigore alle parti non tagliate. Sarebbe come dire che sopprimendo od impedendo l'azione d'una porzione dell'apparato digerente ad un animale, se ne possa rinvigorire l'organismo. — Concedendo alle foglie la facoltà digerente, se noi le togliamo, deve cessare più o meno la nutrizione, in ragione della maggiore o minore quantità di foglie levate. E le foglie dei rami non tagliati non arriveranno giammai a elaborare più di quanto potevano elaborare dapprima. Se la cosa avvenisse come i fisiologi vogliono, le piante potate di frequente, o diminuite di rami, sarebbero le più robuste e voluminose, ma non è così. Osservisi per esempio due gelsi, ad uno dei quali si applichi un ben regolato taglio in primavera per disporne le diramazioni, o per aver germogli lisci e vigorosi, mentre all'altro si lasci ogni parte, ogni ramicello che valga a produr foglie, e vedrete che quest'ultimo crescerà in grossezza assai più del primo, e che la somma della quantità delle foglie, e della lunghezza dei rami, sarà sempre a vantaggio del gelso non tagliato.

https://it.wikisource.org/wiki/Fisiologia_vegetale_(Cantoni)

Non ho idea di chi sia Silent Boy; ma il tuo ragionamento è simile a quello di chi racconta che il proprio vecchio zio ha sempre fumato come un turco, ed ha raggiunto la bella età di 95 anni; disgraziatamente, anche se vero, questo dimostra solo che il vizio del  fumo non accoppa tutti, ma non che il fumo faccia bene.