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Equivoco sulla leggerezza

Aperto da alex, Luglio 09, 2014, 11:08:29 PM

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alex

Recentemente, alcuni neo-allievi della "scuola della leggerezza" sono rimasti sorpresi perchè l'istruttore li ha criticati perchè i loro aiuti  avevano un'energia insufficiente. Ma come: e la leggerezza?

Fermo restando che la mia conoscenza è più teorica che pratica, una cosa mi sembra di averla capita: nell'equitazione classica (antica o contemporanea che sia) la leggerezza è l'obiettivo, non il metodo di addestramento. Anzi: secondo l'equitazione classica, se si usassero sempre aiuti leggeri, di intensità insufficiente, in qualche caso,  ad ottenere la risposta, alla leggerezza non si arriverebbe mai.

Prendere o lasciare - non so se i maestri di equitazione classica abbiano ragione, forse esiste un'altra strada, ma se si sceglie l'equitazione classica, tocca accettare anche il suo metodo.

(per inciso: la fase 4 di Parelli è una "scomodità" molto, molto energica  :horse-scared:.... in questo Parelli è assolutamente "classico")
La nuda Verità è una donna difficile da amare. L'illusione invece è una donna seducente, amorevole, a cui è facilissimo restare fedeli.

max

Esistono solo due correnti di pensiero ben delineate e descritte: quella "latina" e quella tedesca.

Se sei latino (Spagna, Francia, Italia rinascimentale) ti preoccupi innanzi tutto della bocca perché, riconoscendo dannosa ogni forma di contrazione durante un movimento, una bocca leggera è un indicatore infallibile.

Se sei filotedesco, con la scusa di sviluppare le andature, il cavallo lo tieni pressoché sempre teso verso una mano che riceve un appoggio forte, finendo col lavorare così sempre su delle resistenze.

Nel primo caso la "leggerezza" è certamente sia il metodo che l'obiettivo. Mettendo in conto che, ovviamente, all'inizio non potrà essere che una leggerezza sfuggente, imperfetta, a volte impossibile. Ma è comunque il filo conduttore. Mai accadrà che si accetterà di lavorare sulle resistenze col cavallo che si appoggia forte sulla mano. Se accade, è uno sbaglio. Perché è comunque un lavoro in contrazione.

Nel secondo caso, se all'inizio sembra che ste andature si sviluppino davvero, a lungo andare conosciamo bene che fine fanno i cavalli. Spettacolari da giovani (anche se a un'occhio esperto è evidente la scattosità dei gesti creata dall'appoggio forte) ma rovinati nelle andature da adulti. E poi il metodo non si adatta ai cavalli mediocri.

Questo era per avere un quadro forse semplicistico delle due scuole di pensiero nude e crude. Per capire di cosa stiamo parlando. Leggerezza quindi non è l'intensità degli aiuti, leggerezza è un nome, una corrente di pensiero per distinguersi da chi di avere un cavallo "leggero" sostanzialmente se ne frega o addirittura lo condanna.

Parlando di mani e gambe, cosa fa di un cavallo normale, se non di uno pesante, un cavallo leggero? Solo l'intensità degli aiuti? Non direi. La fa la correttezza degli aiuti: forti e diretti verso un obiettivo specifico nel momento che serve, inesistenti nel momento successivo. E soprattutto ragionati.
Quel pochissimo che sapete vi impedisce di capire quel moltissimo che non conoscete.

bionda

Non mi risulta. Adesso non ho tempo purtroppo.
"Entschuldige, mein Tier, ich werde schon noch dahinterkommen"
Udo Bürger
"Scusami, mio animale, prima o poi ci arriverò"

max

Non ti risulta cosa?
Che distinguo le due equitazioni in quel modo? Quello che ho scritto è un dato di fatto. Quando Oliveira era ancora vivo scriveva le stesse cose. Puoi girarci intorno fin che vuoi ma a grandi linee è così. Poi ci sono le vie di mezzo e la bravura o bruttura di ciascuno, o le filastrocche di chi vuole raccontarcela.

Quello che Alex forse non capisce è che l'intensità dell'aiuto non è l'unico elemento decisivo ad ottenere la risposta voluta, forse è il meno importante.

Anzi effettivamente più un aiuto è forte e più allontana la vera leggerezza perché la forza usata sopperisce sempre ad una manchevolezza da qualche altra parte, di solito nell'assetto e nella posizione/piazzamento di cavaliere/cavallo. Certo è che un frison necessita di una "certa presenza" nelle correzioni da effettuare, che non usi su un fine purosanguino..... ma quì è buon senso, e spesso le cose di buon senso sono le più difficili da far capire.
Quel pochissimo che sapete vi impedisce di capire quel moltissimo che non conoscete.

PokerFace

ah io l'avevo intesa in modo ancora diverso.
se tendi alla leggerezza, ci provi sempre con intensità 0,5 prima di provarci con intensità 2, 6 e 10.
se provi subito l'aiuto con intensità 6 non saprai mai se il cavallo risponde anche all'aiuto di intensità 1.
poi è chiaro che l'aiuto forte a volte va messo. ma solo se l'aiuto debole è stato ignorato.

e poi comunque c'è un dubbio che mi rode sempre la testa.

se fosse vero quello che dice alex. e cioè che la leggerezza è un fine e non un mezzo. allora la domanda è. se si usano aiuti forti e si abitua il cavallo a quelli... come si fa ad indurlo, poi (se la leggerezza è il fine) a rispondere ad aiuti leggeri? cioè... se tutto quello che facciamo è addestramento, allora applicando aiuti forti insegnamo al cavallo e lo addestriamo a rispondere a quell'intensità di aiuto. come si fa poi a disaddestrarlo? sento tanti che dicono che con i puledri spesso si devono esagerare gli aiuti... se si intende esagerare l'intensità, la vedo un pò una contraddizione... tanto piu una bocca è vergine tanto piu dovrà essere trattata dolcemente, io credo. e infatti non è un caso che nella doma prima di fermare il cavallo con le redini ce ne passa di acqua sotto i ponti (se no vedi che sbatacchiate di testa, che scosse, che incensamenti..). poi chiaro, se l'alternativa è schiantarsi, tutto è lecito.

bionda

Quello che hai scritto è quello che in parte si vede fare, ma non è assolutamente voluto, è la versione fallata. P.es. già nelle riprese tedesche simili alle nostre E è richiesto il "Überstreichen", non so neanche come si può tradurre, che consiste nel lasciare del tutto il contatto per dimostrare che il cavallo si porta da solo (o meglio, risponde a gamba e assetto anche senza mano).

"Entschuldige, mein Tier, ich werde schon noch dahinterkommen"
Udo Bürger
"Scusami, mio animale, prima o poi ci arriverò"

raffaele de martinis

"Nessun cavallo ci obbedirà per compiacerci, tanto meno per senso del dovere, lo farà unicamente per evitare il dolore, rispondendo ai segnali che precedono l'uso di strumenti che possono provocarlo e che - all'occorrenza - lo produrrebbero fino a costringerlo all'obbedienza."

Lassiamo perdere le mani, (diamo troppa attenzione a queste) e parliamo delle gambe, il lallo leggiero risponde alla positione delle gambe/ della gamba (e peso del cuerpo of course).

Se il lallo se ne "dimentica", glielo ricordiamo con l'accosto della jamba in quella positione, se non fosse sufficiente gli facciamo sentire lo sperone, se non bastasse la frusta.

Questa scala crescente, usata in maniera inversa/decrescente è il "segreto" per ottenere la leggerezza e - comunque - è un addestramento corretto.

La leggerezza è un fine, è vero, ma deve esser sempre ben presente anche quando si devono usare intensamente gli strumenti che provocano scomodità  :icon_eek: ...

... "il culo nella carriola e le gambe avanti"...

max

Bionda quello che descrivi mi sembra proprio il girarci intorno. Puoi/possono dire quello che vogliono ma è lampante che il metodo di addestramento, la filosofia, le linee guida, sono diverse da chi segue la leggerezza. Vorrai mica venirmi a dire che l'addestramento condotto da un cavaliere tedesco, sia pure ben fatto e rispettoso, è uguale a quello condotto da un portoghese o un francese? A partire dalle basi si pongono obiettivi diversi e ben si vede.

Il fatto poi che non scappi se lasci le redini è solo un esercizio, può voler dire come non dire. Anche una spalla in dentro... se tizio fa una spalla in dentro non significa che tizio è rispettoso di certi principii, spesso significa solo che è riuscito a farla.

Per rispondere a Poker invece: la soluzione del mistero sta nel fatto che, prendendo a esempio la mano (visto che Raffaele ha parlato delle gambe), non è solo un aiuto leggero di questa a dover essere chiarito tramite lo stesso aiuto che diventa più forte, perché anche nella migliore delle ipotesi così facendo si sarà sempre troppo dipendenti dalla mano, e le varie cose da dover chiedere con le mani diventano troppe e confuse. Deve esserci prima di tutto anche un'indicazione fine data con il corpo, al quale viene associato il suo significato tramite un'azione di mano. Così il cavallo impara a rispondere a seconda di come il cavaliere usa il suo peso, la sua parte alta delle gambe, il suo busto; mentre le azioni della mano restano solo come correttivo e possono essere le più svariate, subito del tipo e dell'intensità necessaria. E' sempre il corpo, da terra e da sella, che parla al cavallo. Dalle mani deve solo imparare a lasciarsi disporre.
Quel pochissimo che sapete vi impedisce di capire quel moltissimo che non conoscete.

bionda

Max  :studioso:
Le linee guida leggile, invece di ripetere polemiche gonfiate ad arte per motivi di marketing.
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Udo Bürger
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alex

Nella mia "introduzione" ho forse parlato di mano?
Ho forse parlato di cavallo "fatto"?

Nel video 2 postato qualche tempo fa da Raffaele sul "bravo cavallaro" MW, ho capito poco ma una cosa l'ho vista e capita: la sua "lezione alla gamba" fatta da terra, usando la staffa, con l'ovvio fine di insegnare al cavallo un aiuto di gamba leggero. Sfioramento -> niente; un po' più forte -> niente; MOLTO più forte-> niente; MOLTO MOLTO più forte ->risposta->fine; ricominciare. In quattro o cinque ripetizioni, penso in meno di un minuto, il "bravo cavallaro" aveva insegnato al cavallo il significato dell'aiuto leggero di gamba e in più aveva ottenuto che il cavallo fosse "avanti". la finezza sta nel non progredire con l'intensità in modo progressivo, ma nel "saltare" le intensità intermedie. Esattamente quello che dice McLean: nella scala di intensità occorre "saltare" l'intensità limite, quella a cui il cavallo comincia a rispondere, perchè il rischio è quello della "desensibilizzazione" ossia: che il cavallo si assuefaccia a quell'intensità. Risultato: un'impressione di brutalità (che mi hanno riferito anche riguardo McLean); ma.... "coerenza e integrità" sono salve e quindi il cavallo capisce in fretta e "accetta".
La nuda Verità è una donna difficile da amare. L'illusione invece è una donna seducente, amorevole, a cui è facilissimo restare fedeli.

max

#10
La lezione alla gamba è una lezione specifica per mettere in avanti che fa leva sull'istinto di fuga.

Perché la tiri fuori dopo aver parlato dell'equivoco della leggerezza? Immagino perché qualcuno si è scandalizzato nel vedere applicata una frusta in modo secco? Tipico!

Ma l'equivoco nasce proprio nel cercare di accomunare tutte le cose in una teoria universale. La sequenza è giusta ma quello che si cerca di provocare è una fuga, ne deriva che l'intensità deve essere tale da provocarla. Con la mano ad esempio questa sequenza non deve valere. La mano fa un'altra cosa.

Allora torniamo a quello che volevo dire prima, la sequenza dell'intensità, discorso tipicamente McLeaniano, forse è il concetto meno importante e più fuorviante. Percarità è da sapere, ma non da basarci tutto sopra.

Fuorviante perché se io applico lo stesso concetto della frusta alla mano faccio un disastro.

Quel pochissimo che sapete vi impedisce di capire quel moltissimo che non conoscete.

PokerFace

sono daccordo max.

invece chiedo: ma perchè la progressione corretta nell'intensità degli aiuti (1, 2, 3, 4 ecc) dovrebbe portare all'assuefazione?
se io passo da 1 a 5 non saprò mai se magari il cavallo avrebbe reagito a 2....
o no?

zeus147

Citazione da: max - Luglio 10, 2014, 02:45:19 PM
La lezione alla gamba è una lezione specifica per mettere in avanti che fa leva sull'istinto di fuga.

Perché la tiri fuori dopo aver parlato dell'equivoco della leggerezza? Immagino perché qualcuno si è scandalizzato nel vedere applicata una frusta in modo secco? Tipico!

Ma l'equivoco nasce proprio nel cercare di accomunare tutte le cose in una teoria universale. La sequenza è giusta ma quello che si cerca di provocare è una fuga, ne deriva che l'intensità deve essere tale da provocarla. Con la mano ad esempio questa sequenza non deve valere. La mano fa un'altra cosa.

Allora torniamo a quello che volevo dire prima, la sequenza dell'intensità, discorso tipicamente McLeaniano, forse è il concetto meno importante e più fuorviante. Percarità è da sapere, ma non da basarci tutto sopra.

Fuorviante perché se io applico lo stesso concetto della frusta alla mano faccio un disastro.



Verissimo, sia con  puledri che con cavalli verdi la risposta ad un aiuto sempre più intenso della mano tarda a arrivare,non è istintivo come quello della gamba.Se non si sta attenti arrivano subito le difese.

raffaele de martinis

Il corridore che scappa verso il traguardo, il frison che piaffa, il TPR che tira il carro, fanno tutto ciò perché rispondono (almeno initialmente) all'istinto di fugo.

L'utilizzo dello lallo si basa esclusivamente sul solo segnale di "sottomissione" e di difesa che conosce il lallo: la fuga.
... "il culo nella carriola e le gambe avanti"...

zeus147

Infatti per fermarli si utilizza un altra parte del loro istinto che è il risparmio delle energie per un eventuale fuga.