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Riflessioni da cavallaro

Aperto da alex, Settembre 26, 2015, 09:05:07 PM

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alex

Io sono un cavallaro :-) ossia uno che prende Asia e va dove vuole.

Oggi in passeggiata facevo un po' di cose cercando di capire quale era "l'aiuto" che davo.

Come parto al trotto invece che accelerare il passo? Non lo so.
Come parto al galoppo? Boh?
Come faccio una transizione discendente o rallento? Non riesco a capirlo, non può essere solo quella minima tensione di redini che se ha un etto è tanto.

Voi direte: grazie tante, con Asia vi intendete.

E allora: come mai nell'unica lezione che ho fatto nell'ultimo anno, su un cavallo mai montato, il bravo animale mi rispondeva subito come Asia? Boh.

Forse una delle differenze fra il cavallaro e il cavaliere è anche questa: che il cavaliere sa spiegare come fa; il cavallaro lo fa, ma non saprebbe spiegare come.

Inciso per max: caviglie ok, ci ho fatto caso, i talloni si abbassano ad ogni falcata, al trotto "battuto" (per modo di dire, mi sollevoforse di uno o due centimetri, sono staffato un po' lunghetto....  :horse-wink:), quindi la gamba è rilassata e le punte non "premono" in basso.
La nuda Verità è una donna difficile da amare. L'illusione invece è una donna seducente, amorevole, a cui è facilissimo restare fedeli.

carodubbio

Ma quando monti a cavallo la spina la attacchi?

Se non attacchi la spina il cavallo come fa a capire che cavolo gli chiedi mica è telepatico.


max

Succedeva così anche a me...
Poi mi sono appassionato al capire per poter spiegare (a me stesso sostanzialmente, diciamo che sapere quel che si sta facendo ha un'altro gusto) ma arriva presto il problema di saper distinguere le cose che "credi di stare facendo" da quelle che "fai veramente" per ottenere questo o quello. Il problema non è indifferente.
Quel pochissimo che sapete vi impedisce di capire quel moltissimo che non conoscete.

alex

Grazie max, sono contento della tua conferma. Ma dimmi: quanto tempo ci hai messo e quanta fatica hai fatto? Ovvio che il problema c'è: esclusa la telepatia  :horse-wink: si tratta di saper analizzare cose veramente minime; e finchè non si analizzano, non si controllano e non si correggono. Figuriamoci insegnarle....

Bisogna però vedere - da qui le domande che ti ho fatto... - se ne vale la pena.  :icon_rolleyes:
La nuda Verità è una donna difficile da amare. L'illusione invece è una donna seducente, amorevole, a cui è facilissimo restare fedeli.

max

Detta così presuppone che ci sia stato un tempo remoto in cui facevo fatica e ora tutto fila. Non è così. La cosa è partita per necessità e poi è proseguita per puro gusto, continua tutt'ora. Quindi il tempo e la fatica che uno ci mette sono infiniti. E' sconcertante se uno la vede come un'obiettivo da raggiungere il prima possibile, in realtà la devi vedere come lo slogan del programma Ulisse: il piacere della scoperta.

Certo la fatica enorme iniziale è stata capire come stare in sella in modo "abbastanza" corretto perché cominciasse una vera ricerca sul cavallo e non un girare in tondo attorno ai miei difetti. Capire prima come essere indipendente io dalle asimmetrie del cavallo o dalla sella usata, insomma accorgimenti per capire quando ero storto o quando il cavallo mi metteva storto senza che me ne accorgessi. Di rimando, se sei sicuro di essere dritto/centrato tu, capisci subito dov'è storto il cavallo. Un'altro vantaggio di questi accorgimenti è essere sempre nella posizione più conveniente se il cavallo fa qualche scherzo. Si tratta di due banali "check" uno per centrarsi sull'asse dx/sx e l'altro per l'asse avanti/dietro. Siccome sono simili a molte cose che si sentono dire (è ovvio: il problema è lo stesso per tutti) ma non uguali (essendoci arrivato da solo, i concetti e parole che uso non sono esattamente quelli che si sentono dire) quando li dico qualcuno si mostra diffidente: cavoli suoi. Il risultato da fuori è una posizione sorprendentemente "classica". Le prime volte mi sono stupito e ho pensato "minkia cio' preso"!

Dopodiché il percorso è di "retro-ingegneria". A seconda di cosa si vuole arrivare a fare o cosa si vuole correggere bisogna...... pensare! Come avviene questo? Secondo quali "leggi"? La cosa è facilitata da un sacco di trattati tecnici già esistenti. Basta scremare chi ha torto o ragione a forza di provare metodicamente le tecniche.

Conditio sine-qua-non: il cavallo DEVE lasciarsi disporre senza resistenze, altrimenti gli aiuti che ti sembra di aver trovato in realtà sono solo espedienti per aggirare il parere contrario del cavallo. Il metodo rivoluzionario di Baucher è alla fine un elenco di nozioni per eliminare le resistenze e dire al cavallo: "stai molle che adesso ti metto così" ed in base a come lo metti capisce cosa deve fare.

Quindi come dico voglio questo galoppo o l'altro? Devo sentire che il cavallo è nella posizione e nell'equilibrio del galoppo che voglio. Se il via lo dò fuori da questa condizione poi non posso incolpare il cavallo. E chiunque può sentirlo così come si sente da che parte si sta andando o cadendo quando si tratta di noi stessi.

Il problema difatti non è per noi stessi, è che quando devi dire ad altri cosa senti, le parole che usi per descrivere le sensazioni spesso sono più fuorvianti che illuminanti..... allora si ricorre ad esercizi macroscopici (cioè grossolani) che dovrebbero via via creare i presupposti per far sentire le sensazioni ad altri, di modo che poi se son rose... "si affineranno da sole".... perché se continui a puntare sul far assaporare sensazioni minime ad uno che già non ci è arrivato di suo lo getti solo nello sconforto....
Quel pochissimo che sapete vi impedisce di capire quel moltissimo che non conoscete.