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Il lallo tondo.

Aperto da raffaele de martinis, Febbraio 22, 2013, 07:45:14 PM

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raffaele de martinis

Citazione da: alex - Febbraio 21, 2013, 03:57:44 PM
So bene che l'attuale istruzione del cavallo e del cavaliere neofita è basato sul principio rendere le cose difficilissime, più difficili possibile (tipo il fatto di dare in mano le redini prima di aver acquisito un assetto indipendente, e pretendere che non si appenda); in altri tempi, più grezzi, si cercava invece di renderle più facili....  :firuu: :firuu:
Il mio amico Alex così ha scritto.
Come dargli torto, l'atteggiamento dell'istruttore tipo itagliano è quello del depositario del sapere, del custode delle sacre tavole della legge e cerca di essere quanto più ermetico e complicato per mantenere il suo pontificato specialmente quando teorizza di equitazione superiore.
In realtà l'equitazione è una pratica semplice, istintiva basata su azioni perfettamente logiche e razionali.

Ecco una dimostrazione di complicanze fatta da un anziano ufficiale di cavalleria in pensione.

Il nostro descrive minuziosamente: muscolo per muscolo, azione per azione, postura per postura, movimento per movimento il come fare per mettere un lallo rotondo, entra nei minimi particolari e specifica minuziosamente insignificanti dettagli ad esempio ci fa sapere che l'azione delle redini corrisponde a quella delle mani e dopo una paginata sentenzia: - Sono indicazioni di massima.  :icon_eek:

La cosa che mi ha sorpreso è che - dopo tutte ste tarentelle - su come si arrotonda il lallo il nostro conclude: -

Il cavallo impegna i posteriori arcuando, rendendo concavo il tratto dorso-lombare. Tutta la linea superiore del suo corpo, iniziando dalla nuca, prende una forma ad arco. E' il cavallo che chiamiamo rotondo.


Allora, delle due una: - o io ho un concetto sbagliato di concavo , oppure il nostro si è leggermente confuso. Voi che dite ?
... "il culo nella carriola e le gambe avanti"...

madamen67

#1
Si sarà sbagliato, se dici che è un anziano ufficiale può succedere! Sapessi che spropositi dico io ogni tanto...e da giovane scolaretta ci ho messo una vita per capire cosa era concavo e cosa era convesso   :sad3:
Non invidiate. Applaudite e poi fate di meglio

bionda

Io dico che i trattati sono uno più confuso dell'altro, per lo più basati su immagini che poco hanno a che fare con la realtà vera e fisica e abbastanza inesplorata del lallo. Bisogna leggerli, tritarli nella testa, salire sul cavallo e provare a dar retta al cavallo.
"Entschuldige, mein Tier, ich werde schon noch dahinterkommen"
Udo Bürger
"Scusami, mio animale, prima o poi ci arriverò"

Fioravante Patrone

@madamen67:

Problemi con la convessità? Ecco un libro completo, "il" Rockafellar:
http://press.princeton.edu/titles/1815.html
Un classico, si trova in ogni biblioteca che appena appena puzzi di mate.
Garantito che dopo questa amabile lettura non ti confondi più   :benedizione:

Faccio sommessamente notare che, mentre non c'è alcuna ambiguità nella definzione di funzione (a valori reali) convessa e di insieme convesso (per la precisone, di sottoinsieme convesso di uno spazio vettoriale), tipicamente un matematico professionista si astiene dal parlare di convessità di una curva (prendiamo un esempio a caso: il tratto dorso-lombare...) perché è una questione di... punti di vista  :icon_pidu:

madamen67

#4
Oh mamma Fioravante grazie ma preferisco non complicarmi la vita  :laugh3: :laugh3: !! Credo di avere superato le difficoltà di base mi basta e avanza  :blob3: e confesso che cerco di star lontana da tutto ciò che odora di matematica ahimè. Mi dedico ai numeri con la Classificazione Decimale e sono abile nel tenere la contabilità mia personale e dei capitoli di spesa che gestisco per lavoro ma poi...mi arrendo!  Scusate l'OT e dico che in questo caso sono d'accordo con Bionda, pur ammettendo che i trattati hanno la loro ragione di essere
Non invidiate. Applaudite e poi fate di meglio

raffaele de martinis

Capisco, noi anziani siamo perdonati - alla priora - per codesti errori, ma la sostantia del topico sta sul fatto che si tende - da parte degli eruditi in equitazione - a render complicate le cose semplici, a render difficili le cose complicate e a render impossibili le cose difficili, infatti: -

Il cavaliere aggiusta le redini, lavora al trotto, seduto, controlla il suo assetto, rilassa le spalle, le braccia, le gambe (prima di tutto il suo sistema nervoso, da cui tutto dipende), non prende la bocca tirandola a sé, non piega con la forza il collo, ma lascia che la testa del cavallo si porti in una posizione tipica di quando il cavallo è fermo e in attenzione di qualcosa (indicazione di massima), in modo che la commessura delle labbra sia all'incirca poco sotto l'orizzontale che sfiora la sommità del garrese (è un'altra indicazione di massima che dipende, ovviamente, dalla conformazione del cavallo), riduce poco per volta l'estensione del trotto, tenendo vivo con il tocco delle gambe, con un leggero schiocco della lingua dato a tempo con le successive posate di un arto (il cavallo è sensibile al tempo, al ritmo), eventualmente con il tocco di una bacchetta su costato appena dietro la gamba, gioca con le dita (stringe e rilascia) sulle redini leggermente tese per ottenere il rilassamento della bocca, poi la sua cessione, poi un leggero piego alla nuca, non oltre la seconda vertebra cervicale, in modo che la nuca sia e rimanga, durante tutto il lavoro (lavoro con il cavallo in mano), il punto più alto dell'incollatura e la linea della fronte sia sempre leggermente davanti alla verticale, al massimo, in via eccezionale, coincidente con la verticale. In questa attitudine o postura generale del cavallo, lo sollecita in avanti, senza lasciar aumentare l'ampiezza delle falcate del trotto. Il cavallo impegna i posteriori arcuando, rendendo concavo il tratto dorso-lombare. Tutta la linea superiore del suo corpo, iniziando dalla nuca, prende una forma ad arco.

Dunque, l'errore di per se banale, acquista visibiltà in quanto preceduto da una fin troppo dettagliata e forse superflua descrizione sul come render rendere convesso il tratto dorso-lombare del lallo per poi concludere che: - Il cavallo impegna i posteriori arcuando, rendendo concavo il tratto dorso-lombare.

Comunque: -
I tipi di monta e le loro applicazioni pratiche, possono essere trattati in modo ampio e articolato, mentre i principi - a cui essi si riferiscono - devono essere coincisi, espressi in poche parole essenziali altrimenti perdono la loro efficacia.
Il maestro di equitazione raggiunge questo risultato attraverso una lunga esperienza e approfonditi ragionamenti, infatti è da ciò che il cavallerizzo può trarre dei principi che possano restare veramente validi nel tempo.
Nelle sue lezioni, l'istruttore deve essere parco di parole, indicare con chiarezza il fine da raggiungere ed impegnarsi ad ottenere soltanto un risultato alla volta.
Questo era il "modus operandi" dei grandi Maestri che ho conosciuto: - i fratelli d'Abzac, d'Aure, Baucher.
Posso dire che questi illustri personaggi, sapendo molto, parlavano poco ma sempre a proposito.



... "il culo nella carriola e le gambe avanti"...