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Incidenza dei fattori ambientali

Aperto da Ipparco, Luglio 14, 2012, 09:06:59 PM

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piciopacio

Quì siamo alla squola elementare, infatti: - noi non abbiamo gli occhi per vedere, ma vediamo perché abbiamo gli occhi.
Fossimo abitanti degli abissi più profondi, gli occhi sarebbero inutili, dunque si atrofizzerebbero ed altri sensi si svilupperebbero.

Pertanto accontentiamoci dello utile, senza dimenticare che, il lallo si è evoluto senza pensare di essere utile all'homo ma funzionale a se stesso, o meglio, alla sua specie.

Dunque il punto è questo: - "...il bravo barefutto dovrebbe fare due pedicure, uno estivo e un'altro invernale, o meglio, uno per l'umido l'altro per il secco; alla stessa maniera il gestore del lallo scalzo dovrebbe adattare i suoi comportamenti e le sue richieste alla stagionalità.

E vero o non è vero quello che affermo ??

carodubbio

IO faccio sempre testo alle mie prime esperienze con i cavalli tenuti da Alberto scalzi  sul fondo di terra anche i pochi che stavano in box, non ho mai letto un libro su come si fa , ho imparato sul campo di battaglia, e tutti i cavalli che teneva Alberto , mai visto uno camminare zoppo, al massimo sulle strade bianche camminava a lumaca ma come mettevi i piedi sulle strade di terra battuta si  cambiava musica, e di galoppate sull'asfalto a go go anche in piano ,


il mio adesso è 40 giorni che è scalzo ma per altri motivi, per una focatura programmata da gennaio e fatta ora

alex

Citazione da: piciopacio - Agosto 06, 2012, 08:15:41 PM
Dunque il punto è questo: - "...il bravo barefutto dovrebbe fare due pedicure, uno estivo e un'altro invernale, o meglio, uno per l'umido l'altro per il secco; alla stessa maniera il gestore del lallo scalzo dovrebbe adattare i suoi comportamenti e le sue richieste alla stagionalità.
E vero o non è vero quello che affermo ??
Verissimo, secondo me; ma non solo secondo me. L'idea di un "modello unico" di zoccolo non è condiviso da tutti; e anche coloro che lo condividono, ritengono semplicemente che sia il modello che più si avvicina alla perfetta usabilità e/o alla maggiore efficienza per un certo uso del cavallo (quello che a loro sta più a cuore).

Già dai tempi delle mie prime traduzioni la Smith notava che, per alcuni cavalli che lavorano soprattutto sulla sabbia, la conformazione più adatta si allontana dal modello Great Basin e in particolare "vuole" talloni nettamente più alti.

Il "bravo barefutto" non fa una gara con se stesso nè con nessun altro, in cui la vittoria è "cavallo con gli zoccoli perfettamente adatti a qualsiasi terreno in qualsiasi stagione." Il bravo barefutto non ha nulla da dimostrare, e se ne ride delle sfide. Cerca di ottenere lo zoccolo più sano possible, dopodichè adotta stagione per stagione, giorno per giorno, ma perfino terreno per terreno  tutti gli accorgimenti che servono perchè il suo cavallo cammini bene (scarpette al bisogno). Sono passati i tempi in cui qualcuno diceva che camminando senza ferri il cavallo sarebbe rimasto "senza piede", e trovava pure chi gli credeva.....

Liberi da questo incredibile, ma diffusissimo pregiudizio, e consapevoli che esiste un limite, che varia da cavallo a cavallo, eccetera, "si fa quel che si può". D'altronde: non ha limiti fisici e psicologici anche il cavaliere?



La nuda Verità è una donna difficile da amare. L'illusione invece è una donna seducente, amorevole, a cui è facilissimo restare fedeli.

Ipparco

CitazioneDunque il punto è questo: - "...il bravo barefutto dovrebbe fare due pedicure, uno estivo e un'altro invernale, o meglio, uno per l'umido l'altro per il secco; alla stessa maniera il gestore del lallo scalzo dovrebbe adattare i suoi comportamenti e le sue richieste alla stagionalità.

E vero o non è vero quello che affermo ??
Certo che è vero, Ramey ad esempio lo ha esplicitato in uno dei suoi articoli ( http://hoofrehab.com/seasons.htm , penso sia anche tra quelli tradotti da Alex) già nel 2006. Non solo: in base al fondo su cui vive il cavallo, la geometria e il comportamento del piede possono cambiare sensibilmente.

OT: la focatura è ormai ritenuta inutile, se non dannosa, in buona parte del mondo; nei paesi anglosassoni si rischia la radiazione dall'albo dei veterinari se si viene sorpresi a praticarla, ed è dimostrato che non aiuta assolutamente a risolvere i problemi per cui viene usata solitamente.
Per chi sa l'inglese consiglio caldamente questo articolo: http://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=5&ved=0CGAQFjAE&url=http%3A%2F%2Fwww.gungahlinvet.com.au%2Fpetcare-info%2Fpublications%2Fthe-firing-of-horses.pdf&ei=AzMgUIKTBca6hAfBkoDYBQ&usg=AFQjCNFkhYgdYS9OU9hyujiQluUwAtUAIg&sig2=O6BMvdI7hcYyH8GWE7ZfpA
Se tenete alla salute del vostro cavallo NON usate la focatura, qualunque problema abbia.
Leonardo de Curtis, AHACP, PHCP
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"La semplicità è la sofisticazione finale"
Leonardo da Vinci

carodubbio

Specifico.
Non sono un grullo.

Focatura a caldo di una gorba.

Altra cosa sono focature alle articolazioni con l'azoto.

Mi dispiace dover speificare che non sono un pirla cavernicolo, e so bene quello che faccio.

Una focatura a caldo di una gorba , non a niente a che vedere con focature a freddo di articolazioni, sapendo bene che cosa sono e a cosa portano.

Per la cronaca CARODUBBIO , si è fratturato un nodella anteriore prima di debuttare a 2 anni in pista arrivato in provincia solo perche con un nodello grosso come una noce di cocco. Arrivato vivo e vegeto in buona forma fisica finche stavo da Alberto all'età di 13 anni, dopo mi sono allontanato e di quello che è successo non so niente.

Vedere i punti di focatura che fanno sangue , lo so perche ci sono passato ma CARO non vedeva l'ora di essere sellato da me perche sapeva bene che si andava a divertire

piciopacio

#20
Non riesco a trovare il mio scritto su asini e muli. Peccato !

Quando ero bambino, i muli e gli asini erano equini molto più comuni rispetto ai cavalli: - frugalità, resistenza, longevità, rusticità, docilità di carattere erano tutti fattori che facevano pendere la bilancia della scelta verso di loro.

Comunque, molti - pastori contadini piccoli proprietari terrieri - usavano tenere una giumenta per lavori non troppo pesanti ma sopratutto per produrre un muletto all'anno (modesta fonte di reddito), poi quando la brava lalla invecchiava le si dava un cavallo nella speranza che nascesse una puledra che continuasse l'opera di fattrice.
Il lattone maschio, 8 volte su dieci andava al macello.

Infatti, i veri lalli da sella e da carrozza e da sport erano solo nelle possibilità dei signori e dei militari.
Detto questo, con l'aiuto di un mio coetaneo figlio di maniscalco, ho ricostruito il come si governavano - ai tempi - i piedi di questi animali.

I cavalli dei signori e dei militari erano ferrati ai 4 piedi, così come i lalli e i muli e gli asini da carretto.
I buoi e le mucche che lavoravano duro all'aratro o attaccati al carro erano ferrati anch'essi

Molti muli, d'estate, lavoravano nei campi completamente scalzi, d'inverno li si ferrava a volte ai due piedi a volte ai 4 o rimanevano sferrati a seconda del terreno e del lavoro.

Gli asini da sella/da vardedda non venivano quasi mai ferrati...ricordo che fino ai primi anni ottanta del s.s. girava per Santa Margherita Belìce, un simpatico vecchietto - ho dimenticato il suo nome - in sella ad un asinello, portava un fazzoletto rosso al collo e un fiore tra i denti,  credo che i piedi di quella bestiola mai sentirono il conficcarsi di un chiodo.

Se quello che dico è vero, cosa si deduce da tutto questo ??


,

alex

#21
Citazione da: piciopacio - Agosto 07, 2012, 01:00:57 AM
I cavalli dei signori e dei militari erano ferrati ai 4 piedi, così come i lalli e i muli e gli asini da carretto.
I buoi e le mucche che lavoravano duro all'aratro o attaccati al carro erano ferrati anch'essi

Gli asini da sella/da vardedda non venivano quasi mai ferrati...

Vardedda=basto da soma, vero?
La frase I cavalli dei signori e dei militari erano ferrati ai 4 piedi, così come i lalli e i muli e gli asini da carretto. è un po' ambigua. "Lalli e muli e asini da carretto" significa: tutti e tre se erano da carretto? Ossia: c'erano lalli non ferrati? E a che usi venivano adibiti (esclusi quelli militari, dei signori e da carretto)?

L'unica deduzione che mi viene in mente è: il ferro serviva per sfuttare meglio i quadrupedi in caso di lavoro duro. Non ho idea se i cavalli dei signori lavorassero duro; ma essendo l'equitazione dei signori strettamente legata a quella militare, a triplo filo,  i militari sarebbero comunque stati il loro modello di riferimento. Immagino la profonda vergogna che avrebbero sentito se avessero imitato - per qualsiasi aspetto: governo, maneggio, eccetera - i cavalli dei villici.

Traggo anche la conclusione che oggi i nostri cavalli, generalmente nullafacenti o quasi se confrontati con quelli, potrebbero stare sferrati nel 90% dei casi almeno. Quindi la controversia sulla  necessità della ferratura dovrebbe riguardare un 10% dei cavalli. Stiamo parlando di quelli? E' un conto. Stiamo  parlando dell'altro 90%? E' un altro conto.

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Ipparco

L'anno scorso conobbi un anziano contadino (ultranovantenne) il quale mi raccontò come fino alla guerra la sua famiglia avesse lavorato la terra con i cavalli.
In particolare mi raccontò che i cavalli venivano usati scalzi per ARARE il terreno (un misto argilla-ghiaia, tipico delle nostre zone collinari, quello che forma anche i calanchi, quindi mediamente abrasivo) e che li facevano ferrare solo un mese all'anno, quando dovevano tirare il carro per portare il raccolto in città (oltre 40 km di viaggio su strade lastricate/ghiaiate, di cui parte in collina).
Fu particolarmente toccante perchè ad un certo punto cominciò a piangere: dei due cavalloni da tiro che avevano, e a cui era affezionatissimo, uno lo sequestrò il governo fascista "per lo sforzo bellico", l'altro se lo presero i partigiani per mangiarselo. Nihil mutat.
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piciopacio

Già, cavalli dei villani, dimenticai.

Questi cavalli - parlo per il sud Italia - generalmente erano ferrati solo davanti se facevano servizio da sella/vardedda, come le giumente da riproduzione alle quali ho accennato, se li si attaccava all'aratro o al calesse venivano ferrati ai 4 piedi.
Smuovere un biroccio da fermo o trainarlo in salita comporta un notevole impegno sopratutto dei posteriori.

Da questo quadretto si ricava che i cafoni cercavano - per quanto possibile - di non ferrare, non per il benessere lallino ma più prosaicamente per vili ragioni economiche.

I signori e i militari ferravano ai 4 piedi semplicemente perché se lo potevano permettere e così facendo non avevano pensieri.
I carrettieri, ferravano regolarmente i loro equini perché essendo l'animale uno strumento produttivo doveva essere efficiente ed affidabile, risparmiare sulla ferratura era stupido rischioso e antieconomico.

Notiamo anche che asini e muli, a parità di tipologia di lavoro, non venivano ferrati come i lalli, perché ?

Quì torniamo a parlare di areale evolutivo, praterie ubertose per lo lallo, zone semidesertiche per l'asino...



Ipparco

Sugli asini, sono stato di recente in Portogallo a pareggiare asini per un'associazione di volontari, nella zona di Miranda do Douro. Lì gli asini vengono ancora utilizzati nel lavoro nei campi, e sono tutti regolarmente sferrati, anche quelli che tirano i carretti sulle strade asfaltate, cosa che capita di vedere abbastanza spesso.
La cosa più interessante è stato vedere che gli asini che lavoravano regolarmente avevano piedi discretamente sani, mentre quelli che per qualche motivo non lavoravano erano quasi tutti laminitici, in parte anche in condizioni estremamente gravi.
Una delle cose che ho potuto constatare, confermatami dai membri dell'associazione, è che la maggior parte dei proprietari, compresi quelli ultrasettantenni, sanno veramente poco di quanto serve a mentenere in salute un asino. Alimentazione, stabulazione e cura dello zoccolo sono completamente sfasati rispetto alle reali necessità degli animali, e solo quelli che lavorano si salvano perchè il lavoro, paradossalmente, si avvicina di più alle loro condizioni di vita naturali.
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alex

#25
Citazione da: Ipparco - Agosto 07, 2012, 08:57:51 AMAlimentazione, stabulazione e cura dello zoccolo sono completamente sfasati rispetto alle reali necessità degli animali, e solo quelli che lavorano si salvano perchè il lavoro, paradossalmente, si avvicina di più alle loro condizioni di vita naturali.

Mi pare una buona istantanea dell'attuale cavallo medio nostrano. Non appena ci saranno molti più cavalli sferrati che lavorano veramente, la cosa sarà ancora più evidente. Una saggia ragazza croata suggeriva: prima di prendere un cavallo fatevi due domande. Avete il denaro? e avete il tempo? Mediamente, il denaro c'è; ma più c'è denaro, in genere, meno c'è tempo.
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