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La "Parola Contraria": la mia.

Aperto da raffaele de martinis, Aprile 24, 2013, 02:32:51 AM

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raffaele de martinis

Oggi a quest'ora: le 4 del mattino circa... eh già è l'insonnia della senilità! , questo topicone ha raggiunto il miglione e duemilasettecento visite.
Il che significa che dal giorno dei morti del 2018 ad oggi , questo topico è stato visitato - in media - per oltre 300 volte al giorno.

Dato non documentato è che, nello stesso periodo, si sono iscritti alcune centinaia di nuovi utanti.

La hosa non ce ne può fregar di meno, se non fosse pel fatto che il foro è stato (giustamente) chiuso tre anni fa.

Rimane aperta agli utanti solo la sezione del ditionario, (l'ho scoperto poche settimane fa) mentre io posso scivere in questa sezione solo perché ero moderatore (l'ho scoperto con sorpresa solo pochi giorni fa).

Dunque, i complimenti vanno al foro... già, perché è evidente che se questo topico ha fatto "un miglione", nello stesso periodo, l'intero forum ne avrà fatto 50/100 milioni di visite... chissà!

Comunque, questa è una lieta occasione per porgere un giulivo saluto, all'Amministatore, ai moderatori globali ed ellittici e atutte le ragasse di ogni età, di qualunque sesso, di tutte le fedi lalline.

                                                                                          Picipacio.
... "il culo nella carriola e le gambe avanti"...

raffaele de martinis

Leap of faith, atto di fede, è il titolo del libro che è uscito in Inghilterra, nel quale Dettori racconta Frankie.
Le sue forze e le sue debolezze, le vittorie e le cadute, vere le prime, metaforiche e no le seconde. ..

Ormai il suo "volo" è un marchio di fabbrica... sebbene sia figlio d'arte appartenente alla solida "fabbrica" di fantini sardi, dubito che il suo libro venga tradotto e pubblicato in Itaglia, ma spero di sbagliarmi.
Se Frankie (51 anni) dura ancora un po', straccerà ogni record nell'ippica, sarà il numero UNO assoluto di ogni luogo e di tutti i tempi.
Lester Piggot "la Mummia", il suo principale concorrente, corse fino a 56 anni. Frankie ne ha "solo" 51... si può fare!

Confesso!

Dettori è solo una "scusa", per salutare CARODUBBIO, un nostro utente storico, esperto di ippica, appassionato ricondizionatore di purosangue, che, per seguire la sua passione si è trasferito in Inghilterra a lavorare in un allevamento di cavalli da corsa.
Anch'io – in altro tempo - fui emigrante e conosco la situazione.
Per un certo periodo, il Nostro ha condiviso con noi la sua esperienza, è stato commovente.

Caro Marco, spero che ti sia sistemato come speravi, un caro affettuoso saluto.
                                                                        Con amicizia.
                                                                                        R.
... "il culo nella carriola e le gambe avanti"...

raffaele de martinis

#4112
Castellammare del Golfo 14 11 2021

Il prof. Barbero, qualche settimana fa, forse spinto dai suoi studi e dalla conoscenza che ha della Storia, ha posto la questione: Rischio di dire una cosa impopolare, lo so, ma vale la pena chiedersi se non ci siano differenze strutturali tra uomo e donna che rendono a quest'ultima più difficile avere successo in certi campi. È possibile che in media, le donne manchino di quella aggressività, spavalderia e sicurezza di sé che aiutano ad affermarsi?

Successe l'iradiddio, Barbero – nel nome del politically correct - fu lapidato nelle pubbliche televisioni e nei lieti social minchiarum.

Ho lasciato passare un cicinin di tempo da quando scoppiò lo "scandalo" provocato dalle su riportate parole, perché quanto scriverò non sia un ulteriore contributo alla contesa "pro-contro Barbero", ma sia valutato freddamente, si tenga conto dei fatti.

Vengo al dunque: l'equitazione, è uno dei pochi sport nel quale uomini e donne competono insieme, gli altri due, che io sappia, sono l'automobilismo e il motociclismo.          Il criterio per ammettere queste eccezioni è stato questo: lo sforzo fisico del primate è irrilevante, quello lo fanno l'equino o il mezzo meccanico, dunque i due generi possono gareggiare nelle stesse competizioni .

Nel motorismo, benché in teoria possibile, nessuna donna ha mai partecipato assiduamente, men che mai primeggiato nelle categorie "regine": la formula uno e la motogp, ma neanche si sono avvicinate in maniera numericamente consistente a questi sport. Quelle poche che, in oltre un secolo, lo hanno fatto, sono state viste come delle curiose eccentriche testimonianze senza alcuna seria velleità di competizione con gli uomini.

Invece, nell'equitazione, negli sport equestri, è già avvenuto quello che molti auspicano nella società civile e nella politica: le donne competono ad armi pari con gli uomini, hanno le stesse possibilità, rispettano le stesse regole, sottostanno ai stessi metri di giudizio, accedono agli stessi premi.

Però l'equitazione ha avuto percorso particolare: da sempre, nel maneggio dei cavalli, le donne sono state una piccola ma solida minoranza, situazione che si è ricreata, un centinaio di anni fa, nella nascita degli sport equestri.
Per ragioni che non è il caso di analizzare in questa circostanza, negli ultimi anni, la presenza delle donne nel mondo equestre occidentale è diventata largamente maggioritaria, predominante: in Italia, le donne iscritte alla corrispondente federazione sportiva sono quasi il 70%, in Francia e Germania sono circa all'80%, in America e in Australia sono ormai al 90% .

In teoria, se non esistessero "differenze strutturali", se i due sessi fossero veramente alla pari, avremmo dovuto avere una presenza prevalente femminile in tutte le competizioni equestri e un'alternanza, sia pure irregolare, di vittorie e di piazzamenti tra uomini e donne a livello di eccellenza.

Invece, alle Olimpiadi - il luogo della tradizione e della massima eccellenza sportiva - da oltre sessant'anni, le donne spadroneggiano nel dressage, mentre, nel salto ostacoli e nel completo, "non hanno quasi mai toccato palla".

A vantaggio dei "non addetti ai lavori" spieghiamo sommariamente gli sport equestri olimpici.

Dicesi dressage: Sintetizzo: si tratta di abituare delle povere bestie, tramite particolari esercizi, a fare una sorta di balletto, dei movimenti prestabiliti con grazia, tempismo e precisione. Dal 1968 ad oggi solo un atleta maschio ha vinto le Olimpiadi nel dressage individuale: Reiner Klimke. Ma quello che più ci interessa per il nostro argomento è che il dressage è diventato una specialità quasi esclusivamente femminile.
Guardiamo, i primi 10 posti nel dressage individuale alle olimpiadi di Tokio svoltesi pochi mesi fa: classificate 8 donne e 2 uomini. Gli uomini si piazzano al 6 posto con Edward Gal e al 9 posto con Hans Peter Minderhound. Da notare: Gal si dichiara orgogliosamente omosessuale, Minderhound è il suo lieto compagno.

Dicesi salto ostacoli: a livello olimpico il percorso è composto di una ventina di ostacoli che vanno da un metro e quaranta a un metro e sessanta di altezza e i "larghi" sono larghi ben oltre due metri, appunto; un percorso del genere fa "cagare sotto" solo a passarci dentro a piedi, ad ispezionarlo da terra. Nel salto ostacoli, prima chiamato "concorso ippico", la partecipazione delle donne si è certamente incrementata ma è rimasta sempre largamente minoritaria. Comunque, da quando esistono i Giochi mai una donna ha vinto le Olimpiadi nel s.o. Individuale.
Guardiamo, i primi 10 posti nel s.o. individuale alle olimpiadi di Tokio svoltesi pochi mesi fa: si classificano 8 uomini e 2 donne. Le donne si piazzano al 5 posto con Malin Baryard Johnson e al 10 posto con Luciana Diniz. Da notare: Jessica Springsteen (si, la figlia del Boss) manco si è qualificata per la finale, mentre ha conquistato la medaglia d'argento con la squadra degli USA.

Dicesi completo di equitazione:  Originariamente era una competizione prettamente militare, era chiamato "military", appunto, e prevedeva una gara di resistenza davvero massacrante. Oggi consiste in re prove: dressage a livello basso, un cross country, e una prova di s.o. con ostacoli alti al massimo 125 cm. Guardiamo, i primi 10 posti nel completo individuale alle olimpiadi di Tokio svoltesi pochi mesi fa: classificati 8 uomini e due donne. Le donne si piazzano al primo posto con Julia Krajewski, e al 9 posto con Laura Collett. Da notare: è la prima volta nella storia delle Olimpiadi che una donna vince in questa specialità.

Preparare un cavallo al dressage di alto livello richiede: pazienza, disciplina, costanza, sensibilità, ragionamento, tatto, rigore, cura... empatia perfino.
Ma sopratutto, in gara, rischi sono quasi azzerati, i pericoli praticamente inesistenti, per primeggiare valgono sopratutto la concentrazione, l'eleganza e la precisione.

Nel salto ostacoli, per affrontare i percossi grossi come quello olimpico, a parte la preparazione tecnico atletica del cavallo e del cavaliere, è richiesta aggressività, spavalderia e sicurezza di sé, bisogna gettare il cuore oltre l'ostacolo, appunto.
Ricordate Graziano Mancinelli, che partendo da fermo, fece entrare ed uscire il suo Ambassador (600 kg di potenza esplosiva ma anche matto come un cavallo) dalla doppia gabbia alle Olimpiadi di Monaco sotto la sferza della sua "terribil voce" OHP !... OHP ? ?
Ebbe lo stesso coraggio, lo stesso sprezzo del pericolo, la stessa "incoscienza" con la quale Valentino superò Stoner al "cavatappi" di Laguna Seca... ricordate?

A questo punto sembra evidente che le differenze strutturali esistano, siano chiare, lampanti e prevalgano, ora l'una ora l'altra, a seconda dell'ambiente, a seconda delle condizioni date, a seconda della disciplina.

Ora, qual'è il processo evolutivo e quali sono le ragioni filogenetiche che hanno fissato le differenze strutturali tra uomo e donna ? All'età di trent'anni, gli uomini sono quindici volte più soggetti a rischio di avere incidenti delle donne, questo perché i maschi sono portati ad affrontare il rischio in maniera sconsiderata rispetto alle donne.
Questa caratteristica che spesso mette nei guai noi maschietti, era preziosa quando era necessario andare a caccia di antilopi, cavalli, orsi, mammouth... eh si ! Pare che i nostri antenati cacciassero anche orsi e mammouth... dei tipetti non precisamente abbordabili, ma una pelle d'orso, ai tempi della grande glaciazione era preziosa, così come la carcassa di un mammuth che bastava a placare la fame della intera tribù per settimane, mesi. A fronte di questi vantaggi, c'era la possibilità che qualcuno dei cacciatori venisse ucciso o gravemente ferito, ma l'evoluzione considera i maschi "spendibili" con un saggio "ragionamento": normalmente le nascite tra maschi e femmine numericamente si equivalgono, ma lo sforzo per la procreazione e l'allevamento è fortemente sbilanciato, massimo nelle femmine minimo nei maschi, dunque la perdita dei maschi può essere facilmente sopportata senza che questa interferisca sul tasso di natalità delle piccole tribù primitive, mentre, se fossero morte delle donne il tasso di natalità sarebbe crollato drasticamente.                                                                                                           Va ricordato che nella preistoria, le popolazioni di ominidi erano numericamente esigue, dunque, un alto tasso di natalità era fondamentale, perciò la femmina era preziosa andava protetta e preservata dai pericoli della caccia, attività che – per le ragioni appena dette – fu riservata ai solo i maschi privilegiando i soggetti più forti, più coraggiosi, più aggressivi.                                                                                      Per contro, le femmine dovettero essere più caute, prudenti e riflessive dovendo gestire – a parte la caccia - quasi tutto delle loro comunità; questa divisione dei ruoli ha portato a radicali differenziazioni tra i due sessi.

Morfologiche: in media il corpo di una donna contiene il doppio di grasso di un uomo.
Fisiologiche: le donne sono – mediamente – più resistenti al dolore e alle malattie.
Sensoriali: le donne, generalmente, hanno udito, olfatto meglio sviluppati dell'uomo.
Mentali: le donne, come tutti sanno, sono multi tasting, per contro, ci sono molti più inventori tra gli uomini, poche sono le inventrici, infatti, affrontare i rischi, non è questione solo fisica, è anche mentale, per cercare la novità, per innovare, per cambiare bisogna aver coraggio, saper affrontare il pericolo del fallimento... rischiare.
Ora, stabiliamo che tutti gli animali agiscono seguendo due comportamenti: quello filogenetico che è scritto nel genoma della specie che potremmo definire istintivo e quello ontogenetico che è composto da azioni e tecniche apprese (generalmente per tentativi ed errori) e tramandate culturalmente nell'ambito del proprio gruppo di cospecifici.                                                                                                                 E' evidente che i comportamenti ontogenetici (appresi) si innestano sopra quelli filogenetici (innati) plasmati dalla selezione naturale. Per fissare i comportamenti istintivi nel genoma delle varie specie ci son voluti centinaia di migliaia se non milioni d'anni, mentre, per l'acquisizione di una nuova cultura e di nuove tecniche bastano poche generazioni.

Allora deduciamo che i comportamenti sociali, la "civiltà", la cultura, si siano radicati su un patrimonio comportamentale genetico ineludibile che ha condizionato pesantemente il pensiero, l'etica, le leggi umane in chiave misogena. Solo da settant'anni le donne – in Itaglia – hanno avuto il diritto al voto, e fino a poco più di 50 anni fa – nel Belpaese - l'adulterio femminile era punito penalmente da leggi di uno stato democratico.

Addirittura Lorenz individua/teorizza il periodo nel quale si fissarono dei valori che hanno condizionato tutta la storia umana:  è più che probabile che l'intensità distruttiva della pulsione aggressiva, tuttora un male ereditario dell'umanità, sia la conseguenza di un processo di selezione intraspecifica che ha agito sui nostri avi per circa quarantamila anni, ossia per tutto il paleolitico superiore.  Quando l'uomo ebbe conquistato le armi, i vestiti, e un principio di organizzazione sociale, per cui potè superare i pericoli della fame, del freddo, e del venir divorato dai grossi animali feroci, e questi pericoli cessarono di essere i fattori essenziali a determinare la selezione, deve aver avuto inizio una maligna selezione intra-specifica. Il fattore che ora determinava la selezione era ora la guerra con le tribù vicine ostili. Essa deve aver prodotto una estrema fermentazione di tutte le cosiddette "virtù guerriere", che purtroppo sono ancora oggi per molti uomini gli ideali veramente meritevoli d'essere perseguiti.

Purtroppo, fino a quando le democrazie occidentali si baseranno sul capitalismo, sul liberismo, sulla concorrenza spietata, sulla competizione senza esclusione di colpi. Fino a quando i regimi totalitari imporranno le loro politiche apertamente maschiliste, fino a quando esisteranno stati con governi teocratici Vaticano in primis, le donne avranno ben poche possibilità di emergere, quelle che ci son riuscite (quasi tutte nel mondo occidentale) lo hanno fatto comportandosi come uomini, adottando politiche e atteggiamenti maschili o, per meglio dire, maschilisti.

Cosa aveva di femminile la politica della Thatcher? Ha sistemato l'economia britannica a prezzo di lacrime e sangue, ancor oggi, i minatori del Galles al solo sentirla nominare sputano per terra. E la Merckel? Fino ad ieri si diceva, si dice ancora (per farle un complimento): L'unico politico con le palle in Europa è la signora Merckel!

Forse le "differenze strutturali  tra uomo e donna che rendono a quest'ultima più difficile avere successo in certi campi"  sono una sola, almeno quella determinante è una sola: l'aggressività, il "cosiddetto male", secondo la definizione di Lorenz, che ha radici biologiche, genetiche, dunque, cromosomatiche, su queste si spalmano le varie culture, le profonde tradizioni, le filosofie, le leggi, le religioni tutte patriarcali.  La società umana basata sui valori femminili è impossibile, questo non vuol dire che le donne non possano prendere il potere, lo hanno già fatto e lo faranno ancora, ma dovranno farlo imponendosi con comportamenti maschilisti, dovranno essere più realiste del re.

Cioè più fetenti e infami degli uomini, oltre le già citate Thacher e Merkel, ricordate Golda Meier? Fu lei (capo del governo ebraico) a stabilire che non sarebbero più stati accolti in Israele, gli ebrei vecchi o malati provenienti dall'est europeo.
E che dire di Indira Ghandi?
Scatenò una violentissima e sanguinosa repressione contro l'etnia sikh, oltre a massacrare migliaia di persone, fece distruggere il loro Tempio Maggiore che è come radere al suolo San Pietro per i cattolici o buttar giù a cannonate il muro del pianto per gli ebrei, ragion per cui fu fu assassinata da due delle sue guardie del corpo che le scaricarono addosso almeno una trentina di pallottole da distanza ravvicinata.
Lo so, mi son fatto prendere la mano, ho rispolverato i miei vecchi libri e potrei continuare a lungo sui vari aspetti dell'etologia umana concernenti l'aggressività, che, dati alla mano, è stata ed è il motore principale del progresso dei sapiens.

Ma, agli indubitabili successi, si sono accodati effetti collaterali devastanti sia dal punto di vista individuale che da quello collettivo, quì mi fermo. Le problematiche si ampliano, lascio ai veri studiosi, ai ricercatori, agli specialisti guardare nel "buio abisso", già Lorenz si accorse di quello che maneggiava per questo cita Shiller:

Giù in fondo però è spaventoso

E L'uomo non osi tentare gli dei

E non aspiri mai e poi mai a vedere

Ciò che essi coprono di notte e di terrore.                                                                                 

Ma voglio chiudere alla mia maniera ricordando una mia eroina, altro che Giovanna d'Arco, Madame Curie, Caterina de Medici o Indira Ghandi; sto parlando di Johannes Anglicus un frate che in realtà era una intraprendente signora inglese che, nel Medioevo, riuscì a diventare Papa col nome di Giovanni VIII.                                                   Scoperta, fu lietamente lapidata dalla folla inferocita. Questo simpatico incidente rese necessaria una verifica: L'esame avveniva con il nuovo papa assiso su una sedia di porfido rosso, nella cui seduta era presente un foro. I più giovani tra i diaconi presenti avrebbero avuto il compito di tastare sotto la sedia per assicurarsi della presenza degli attributi virili del nuovo Papa, solo quando il manipolatore urlava a gran voce: "TESTICULOS HABET" si procedeva alla consacrazione del Papa eletto.

Non sappiamo se sta storia sia vera, e se non fosse, la fo passar per vera perché: se nessuna risata ci seppellì allora, possiamo esser sicuri che l'allegra sepoltura non accadrà mai.

Bibliografia:                                                                                                                                     

Il Cosidetto Male - Konrad Lorenz - Garzanti   

Etologia Umana -  Irenäus Eibl-Eibesfeldt - Bollati Boringhieri   

Storie Naturali - Danilo Mainardi - Sozogno   

Gli Animali nella Storia della Civiltà - Morus - Mondadori

Etologia - John Alcock - Zanichelli

L'Animale Donna - Desmond Morris - Mondadori   

Etologia della Vita Quotidiana - Giorgio Celli - Minima
... "il culo nella carriola e le gambe avanti"...

raffaele de martinis

#4113
Il cavallo, per millenni, ha servito l'uomo per il lavoro, per la guerra, per coprire le distanze, e, in tutte le arti: pittura, letteratuura, cinema, da sempre, rappresenta la vitalità, la libertà, la forza, l'eleganza... l'istinto.
Qual'è l'istinto umano più forte, più celebrato, più vero ? Naturalmente è quello che move il sol e l'altre stelle.
Chi può negare che il cavallo è l'animale dell'amore, dell'eros in tutte le sue forme?
C'è un famosissimo dipinto di Tiziano Amor Sacro e Amor Profano, pensate che nell'800 uno dei Rothschild offrì 4 miglioni di lire per acquistarlo quando tutta Villa Borghese era valutata 3.600.000 lire.
Questo dipinto è da secoli oggetto di studio per carpirne i significati e le allegorie.
Nel dipinto sono raffigurate due donne: una sposa e un'amante:





A sx, dietro la sposa, si vede un cavallo che - sereno, attento agli aiuti del cavagliere - va per una salita probabilmente verso il castello.
A dx dietro l'amante, si vedono altri due cavalli che - sebbene anche loro montati - sono in atteggiamento aggressivo e ribelle...

Questo e altro troverete in un volumetto di Paola Amadesi, beccatevi sta recenzione: https://ilmiolibro.kataweb.it/recensione/utente/481178/affascinante-dilemma-tra-donna-vittima-della-bestia-o-affascinata-da-essa/

La Amadesi, oltre che scrittrice, deve essere una che di cavalli ne mastica  abbastanza visto che - tra l'altro - ha scritto: IL CAVALLO: ORIGINI, MORFOLOGIA, VIZI REDIBITORI, STORIA DELL'EQUITAZIONE, Comprendere il Cavallo, Viaggiare a Cavallo, Il cavallo nel poema cavalleresco.

Con pochi euri, potete scaricare il trattatello, se ne sconsiglia la lettura ai minori di 14 anni e alle bizoche.
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raffaele de martinis

ATTENZIONE... ATTENZIONE... questo inclito foro, ha un grandissimo difetto: non ha la pubblicità.
Come avete visto, il vostro affezionatissimo ha dato mandato al suo scudiero, al suo portaborse, al suo alterego di ovviare a questa grave mancanza.
Speriamo che la nostra reclame vi sollazzi, se voleete approfittatene per inserire le vostre inzerzioni...
... "il culo nella carriola e le gambe avanti"...

raffaele de martinis

#4115
Avete letto bene: cavallareria: dicesi scuola di cavallareria la squola di apprendimento cavallaro.
In un certo senzo, i Roberts, i Parrrelli e la compagnia cantante a loro assimilabile, hanno basato i loro metodi sulla cultura cavallara e su quella circense, ma li hanno talmente infiocchettati da renderli irriconoscibili.
L'unico, che io sappia, che non ha mascherato la sua cavallareraggine è Buck Brennemann, (chapeau).

L'errore che si è fatto è che l'equitazione accademica e quella militare sono state e sono considerate le uniche fonti di apprendimento equestre e da queste sono derivati gli attuali metodi di istruzione.

Inoltre, l'ammansimento, la doma e la scozzonatura dei cavalli erano considerati delle attività non consone per un cavagliere, pertanto, la responsabilità di queste importantissime fasi erano delegate ai cassecou, agli scavezzacollo, ai cozzoni, ai piqueurs  agli scozzonatori, ai grooms, ai palafrenieri, ai cavalcanti, in una parola: ai cavallari, categoria alla quale mi pregio di appartenere, sia pure parzialmente "ripulito" da alcune buone letture.

Secondo me, se si fosse guardato anche all'equitazione cavallara tutto sarebbe stato più semplice con meno pena per i cavalli e più gioia del cuore per i cavalieri.
Attenzione, l'establishment ha considerato e - spesso - considera ancora "cavallaro" tutto ciò che non è in linea con le sue regole "ufficiali", con il suo comun sentire.

Secondo me, la maggior parte degli esercizi e dei precetti del dressage sono inutili se non dannosi per i nostri lalli quotidiani, questo è uno sport fine a se stesso e consiste in piccole e grandi torture fatte a bellissime bestie soltanto per vellicare il vacuo, umano esibizionismo, ricordate sempre che il dressage ha come madre nobile l'equitazione di corte, l'equitazione inutile, futile... si possono fare quasi tutti gli esercizi del dressage senza imporre grosse costrizione ai nostri amati bestii: lo vedremo.

Chiudo alla Fantozzi... Per me... Lo sport del dressage... è una cagata pazzesca!


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raffaele de martinis

Ho scoperto quest'episodio leggiendo la biografia di Nietzsche fatta da Massimo Fini.
Non è certo se il fatto sia realmente accaduto, o, se è realemente avvenuto, fu in quei termini.
Comunque, il cavallo assurge ancora una volta a simbolo di un'umanità dolente, di vittima di sfruttamento e sopraffazione... di donna.
Vi consilio di fare una ricerca a riguardo, o, al limite acquistare - per pochi euri - l'ebook di Fini.
La disperata visione  della società occidentale, di una delle menti più lucide di tutti i tempi, cavallo o non cavallo, ha portato/porta alla follia.

P.S.

Se avete tiempo et patientia, potete visionar il film dove si immagina il prosieguo della vita del lallo di Torino: https://www.rai.it/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-e2abcfc6-7e80-4637-ba0a-48a7f945673a-cinema.html



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raffaele de martinis

Mutande.
Dal delizioso libbricino di Luciano Spadanuda Storia delle mutande -  - Coniglio Editore. liberamente riporto:

Caterina dè Medici, regina di Francia, lanciò l'uso delle mutande per le gentildonne che andavano a cavallo, allo scopo di evitare che un improvviso colpo di vento o un'accidentale caduta dalla sella mettesse in vista le loro pubenda. Il popolino in breve le soprannonimò briglie da culo.

Molte dame se le fecero confezionare con pizzi e tessuti preziosi. Diventarono così un optional, riservato esclusivamente alle classi più abbienti.

Nel Settecento Giacomo Casanova - lo racconta lui stesso nelle "Memorie" - prese da dietro una gentile dama mentre stava appoggiata al davanzale di una finestra per assistere alla terribile tortura ed esecuzione di uno sventurato che aveva attentato alla vita del re.
La povera Maria Antonietta, quando salì al patibolo, non indossava le mutande, mentre, l'infelice regina Maria Stuarda, quando si inginocchiò davanti al ceppo per esser decapitata, portava le mutande candide di fustagno.

Ancora nel 1905 il gestore di uno zatterone sulla Senna, in cui si davano appuntamento le allegre comitive di parigini per fare merenda e ballare, aveva affisso un cartello:
I signori cavalieri sono pregati di non fumare ballando, di non picchiettare a terra con gli speroni.
Le signore che non hanno mutande sono pregate durante il ballo di non alzare la gamba più alta della cintura.


Da quanto leggiamo, nell'imperdibile libro di Luciano Spadanuda, quelle che sembrano oggi delle cose ovvie, tanto ovvie non sono state fino a pochissimo tempo fa, tra l'altro, l'uso delle mutande fu duramente osteggiato dalla chiesa come oggetti di lussuria in quanto adoperate dalle escort come richiamo erotico... sollevavano la gonna fino al polpaccio e mostravano il ricco decoro col quale terminava la loro brachessa - così allora erano chiamate le mutande - i maschi, a tale vista, si ingrifavano come se stessero nella sala del bunga-bunga di Silvio e mettevano mano alla borsa.

Dunque, se fu una donna ad inventarsi le mutande per andare a cavallo, non si può dire che le sue discendenti odierne - che con la loro massiccia presenza hanno rivoluzionato l'equitazione degli anni 2000 - abbiano avuto significative iniziative al cambiamento in corso, infatti, sono stati gli uomini - appena hanno capito che c'era l'affare - che hanno offerto alle novelle amazzoni una gamma di prodottini - molti dei quali non si sentiva affatto la mancanza - creme, saponi, integratori alimentari, oli per coda e disistricanti per criniere, antiparassitari, deodoranti, cuffie e cuffiette, nastri e fiocchetti.... le coperte, le fasce, i sottosella son diventati oggetti colorati e disegnati da incliti stilisti, persino le testiere sono state adornate con perline, borchie, stampine, nappine e swarovski.

Ormai il cavallo è diventato - nel cosidetto mondo avanzato - il lallo è un animale futile, ha perso la sua funzione di utilità,
La selezione sta dando i suoi primi frutti in questo senso: lalli infami è non se ne trovano più o sono una rarità tant'è che la lallista è convinta della veridicità di quest'assioma: non esistono cavalli cattivi, sono gli uomini che li fanno diventare tali...  eppure, c'è ancora tra i sanfratellani una linea di sangue (forse risalente ai nonius) che ai tempi era assai richiesta per il carretto, i soggetti erano/sono: nevrili, taglia grossa, struttura d'acciaio, rusticità, forza e caparbietà nel lavoro, ma con un caratteraccio omicida, per governali ci voleva: esperienza, tatto e pelo sullo stomaco.
Ciò nonostante erano assai ricercati perché utili, il carrettiere preferiva un soggetto simile piuttosto che un posalemme puccipuccioso; ho fatto in tempo - una quarantina d'anni fa - a vederli al lavoro attaccati al carretto a Bagheria: impressionante la spinta, la sensazione di vigore ed energia che davano anche al passo. Oggi, vanno tutti al macello ma si riconoscono ancora, oltre che dalla struttura e dall'andatura, dallo sguardo... infame, appunto.

Per ora, malgrado la selezione "lallosetta", un lallo è ancora un cavallo ma non escludo che in tempi più o meno lunghi si possa creare, tramite l'ingegneria genetica, il superlallo futile che risponderà alle esigenze delle ragasse: affettuoso come un gatto, servizievole come un cane, puccipuccioso come un criceto... cosa c'è di più futile di un criceto?


... "il culo nella carriola e le gambe avanti"...

raffaele de martinis

#4118
Dopo aver inventato le mutande per cavalcare....


... girava di notte, al buio, pur tuttavia era un'amazzone indecente... (goffo tentativo di traduzione dall'allemanno).

http://gardenofhesperides.blogspot.com/2012/09/la-leggendaria-lady-godiva.html

Ledi Godaiva è veramente esista ma il celeberimmo episodio, molto probabilmente, è apocrifo come dice il dottor Dallera nel linco che vi ho offerto; tuttavia è descrittivo della gioliva incoerenza femminile... certamente vi è capitato di vedere delle ragazze che - indossata una minigonna ad altezza pubica - stanno continuamente a stiracchiarla verso il basso per coprire le vergogne, è lo stesso principio che segue la nobile tizia che esce nuda a lallo ma tenta di coprirsi coi capelli, inoltre lo fa di notte, ed è vietato ai sudditi di uscire di casa ad osservarla, e quello che osa farlo viene accecato.
Lady Godiva... ma va a dar via i ciapp!!

Invece, cara Ledi Godaiva, sei passata - indegnamente - alla storia come una libertaria ribelle, e, tuo malgrado, sei diventata l'emblema di tantissime amazzoni del ventunesimo secolo che - giustificate dal tuo presunto beau geste - trovano un nobile pretesto per  mettersi nude o seminude a lallo con loro e nostra/mia viva e vibrante soddisfazione...

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Ebbene si! E' esistito anche un Lord Godaivo, si tratta di:  di Enrico II di Borbone - Principe di Condé.

https://books.google.it/books?id=GX4a4zgxm7oC&pg=PA177&lpg=PA177&dq=henri+II+de+bourbon+prince+de+cond%C3%A8+passa+tout+nu+a+cheval&source=bl&ots=KIMKyEs5vI&sig=ZMrbxb-KNzmbSWzBEj6davlXAFk&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjyq7WE6JvLAhWGZpoKHTgvCD0Q6AEIMTAD#v=onepage&q=henri%20II%20de%20bourbon%20prince%20de%20cond%C3%A8%20passa%20tout%20nu%20a%20cheval&f=false

Dal succitato linco: Il principe ebbe una giovinezza molto oscura e triste. Abbiamo detto della sua fuga in Fiandra, del suo rientro e della sua prigionia.  Le sue imprese, che non sono certo memorabili, le ritroviamo nelle memorie del Rohan, una di queste fu una gratuita oscenità: in pieno giorno, si mise a passeggiare tutto nudo a cavallo per le vie di Sens accomapagnato da un numeroso drappello di giovanotti anch'essi completamente nudi.

Per lo vero, la sua omosessualità era ben nota così come la sua sfrenata lussuria unita ad una patologica tirchieria.   
Comunque, le rappresentazioni classiche spesso mostrano uomini e donne a cavallo nudi, ma credo si tratti solo di convenzioni estetiche, l'esibizionismo ledigodaiviano è altra cosa e credo non faccia parte del delle esigenze esibizionistiche di un maschio umano, mentre - pare - che intrighi moltissimo le donne e i ghei.




... "il culo nella carriola e le gambe avanti"...

raffaele de martinis

#4119
https://www.cavallomagazine.it/cultura-equestre/cavalli-di-frisia-chissa-perche

L'articolo che ho lincato finisce così:
... Tutto brutto. Compreso pensare che uno strumento così evocativo di guerra possa anche semplicemente essere chiamato o assimilato alla parola cavallo.

L'autrice confessa di aver appreso l'esistenza di questi manufatti solo da pochi giorni in quanto usati per la difesa di qualcosa di importante a Odessa.
Per lei i cavalli di frisia erano i frisoni  ... floridi equini al prato, con criniere fluenti e mantelli nero lucido.

Va tutto bene, dato che oggi il cavallo è diventato il lallo.
Ma ci vuole un minimo di verità storica: da Bucefalo a Roncinante, ad Albino (cavallo dell'esercito italiano unico reduce equino dalla disastrosa campagna di Russia - 1945) il cavallo - suo malgrado - è stato associato alla guerra, alla battaglia, alla pugna per 4000 anni.

Dalle orde tartare, agli squadroni cosacchi, ai lancieri francesi, alle cavallerie teutoniche, il cavallo è andato in guerra, dove son stati sacrificati - incolpevoli equini -a milioni, ad esempio: il generale Ney è sopravvissuto a cinque cavalli morti sotto la sua sella durante le violente cariche di cavalleria nella battaglia di Waterloo.

Dato che - purtroppo - ci siamo, voglio ricordare la carica dei 600 fattanella battaglia di Balaklava durante la guerra di Crimea, appunto.

Il generale francese Pierre Bosquet, che osservava le cariche dalle colline, esclamò:
C'est magnifique, (è bellissimo!) mais ce n'est pas la guerre; c'est de la folie.

La guerra è una pazzia, non è mai stata "magnifica", men che mai ora che si combatte con droni e missili lanciati e comandati da migliaia di km di distanza.


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raffaele de martinis

 Sono nato nel Marzo del 1945, Hitler era ancora vivo e Hiroshima e Nagasaki erano ancora due linde cittadine del Sol Levante dove i mandorli stavano per andare in fiore; son passati gli anni e abbiamo dimenticato, non abbiamo imparato nulla.
Oggi, che il mio tragitto terrestre sta per concludersi, siamo in una situazione simile a quella del 39, bene che vada i miei nipoti saranno nella melda per qualche decennio, male che vada, tra qualche millennio apparirà (forse) sulla terra di nuovo una forma di vita intelligente.
Ho fallito, la mia generazione ha fallito.

Chiarito ciò, passo alle nostre liete puttanete equestri.
Un paio d'anni fa, un professore dei miei nipoti, fece una piccola letioncina su come fissare correttamente gli zaini alle spalle degli scolari, il principio era che i griffatissimi contenitori fossero tenuti il più possibile fermi e solidali con la schiena degli infanti onde provocare il minor danno possibile alle spinedorsali dei lieti pargoli.

A questo punto, ho penzato alle schiene dei nostri lalli, e all'assetto di noi cavaglieri.
Di quest'ultimo si è ampiamente ciacolato, mentre, si ignorano gli effetti che questo ha sulla schiena delle poere bestie.
La squola itagliana, riferita praticamente solo al s.o.  quella dei caprillioni, marmittoni più caprillisti di Caprilli, adotta l'assetto leggiero cioè in equilibrio sulle staffe usando le articolazioni del piede, ginocchio, bacino per ammortizzare i movimenti del bestio oppure battendo la sella col cosi detto trotto all'inglese.
In questo haso, il cavaliere si mette assieme allo lallo e lo asseconda, l'uso delle gambe è assai limitato e marginale.

La scuola francese, viceversa, adotta - di base - l'assetto seduto in quanto considera la gamba un aiuto che parte dalla cintura e arriva al calcagno, in questo haso il cavaliere (secondo i dettati di Baucher) si mette "dietro" il cavallo e lo controlla colle gambe e collo assetto.

In questa sede non voglio discutere quale sia l'assetto migliore (anche se non ci dovrebbero esser dubbi a riguardo) ma delle conseguenze che questi assetti hanno sulle schiene dei nostri amati pelosetti.

Da sempre sento dire due sciuocchezze, la primera:
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raffaele de martinis

http://www.cavalloplanet.it/index.php?topic=4275.msg165662#msg165662

A distanza di qualche tiempo, sono in grado di dimostrare che sia il trotto battuto che il galoppo leggiero se hano dei vantaggi indubitabili per il cavagliere, per il lallo sono deleteri.
Come si vede dal linco, avevo già dei sospetti a proposito, ma hora con "metodo sciscientifico", usando l'ingiegnieria et la fisica dimostroVi che, per il lallo,  è meno traumatico avere un cavagliere seduto piuttosto uno che batte la sella o ammortizza il galoppo sulle staffe.

Puretroppo queste sono opignioni diffuse e accettate per vere:

.. Il trotto leggero è un modo di trottare che rende la vita più facile sia al cavallo che e al cavaliere. Siccome il cavaliere ogni due falcate si alza, riesce ad assorbire meglio i "colpi" della schiena del cavallo.
Il trotto leggero è meno faticoso per entrambi ed è quindi adatto a lunghi tratti di trotto, soprattutto in passeggiata.

Siccome la schiena del cavallo viene alleggerita e il movimento in avanti viene sollecitato maggiormente, si trotta leggero anche nella fase di riscaldamento. Anche nel caso di cavalli giovani, che hanno la muscolatura della schiena ancora poco sviluppata, è preferibile il trotto leggero a quello seduto.

... nell'assetto "leggero" al galoppo, il peso del cavaliere rimane sempre lo stesso, ma è ammortizzato dal gioco di chiusura e di apertura delle tre articolazioni. Se ben fatto, in accordo con l'andatura del galoppo, questo gioco rappresenta un sollievo per il cavallo e anche per il cavaliere, il quale, a sua volta, ammortizza  le reazioni provocate dall'andatura e sopporta meglio un galoppo prolungato.


Come detto, non discuto il fatto che questi stili di monta siano vantaggiosi per il cavagliere et siano importanti come mezzi tenniche equestri dico semplicemente che per la schiena del lallo è meglio avere un peso fisso che mobile.

Tempo fa, un inzegnate dei miei nipoti fece delle raccomandazioni di come fissare i griffatissimi zaini scolastici alle spalle dei nostri lieti pargoli.
Il principio di base è che i coloratissimi manufatti vadano sistemati in maniera il più solidale possible con la schiena degli allegri frugoletti, che – per loro tendenza – sia pur appesantiti dai scolastici fardelli, saltano e corrono giulivi.
Per quanto possiile lo zaino e il suo contenuto devono restare fermi sulle tenere schiene dei nostri pueri.
Capito questo, ho elaborato una formula fisicoingiegnermatematica... mi manca l'assistenza del mio amico l'ingiegnierglobalmoderator Nicola, il suo contributo - in questo haso - sarebbe potuto essere pretioso.

Comunque:  prendiamo un ponte collaudato per sopportare un peso A e lo carichiamo di un peso B, mediante una molla solleviamo il peso B e lo facciamo ricadere, al peso B si aggiungerà la forza cinetica C che varierà a seconda dell'altezza: da un metro sarà 20, da due metri 40 e così via.

Allora se :
A è 100
B è 70
C è 40

Vuol dire che B+C = T cioè 70 + 40 = 110
Il ponte cade e se non cade soffre molto.

l ponte regge benissimo al peso inerte, ma se aggiungiamo al peso inerte B la forza cinetica C il ponte prima o poi moranda.

Ma vi voglio offrire un filmato dove si capiscie benissimo ciò che appena scrissi:

https://www.youtube.com/watch?v=XrKgPl5znJM

A questo punto, noi - vecchie nonne di Pontassieve - capiamo che i nostri nipotini possono sopportare meglio un peso statico piuttosto che lo stesso peso dinamico.

Torniamo ai lalli,
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raffaele de martinis

#4122
... consideriamo i lalli da sella come dei bimbi che sopportano i grevi zaini scuolastici.

Tutte noi sappiamo che nelle corse ad handicap vengono aggiunti dei pesi ai lalli a seconda della valutazione dell'andicapper, appunto.

Si usano dei "copertini" appositi: dei specie di sottosella con tasche fatte per accogliere i piombi, questi aggeggi costano attorno ai 200 euri ma garantiscono solidità e stabilità.

Dunque, il piombo viene fissato il più solidamente possibile alla schiena del lallo tal quale i famigerati zaini scolareschi.

Non si chiede ai piombi di battere la sella, tantomeno di stare leggieri, gli si chiede di stare il più fermo possibile, infatti, nelle corse di trotto montato solo da poco si è capito che battendo la sella si diminuiscono le prestationi del lallo:



Sappiamo pure quando e chi ha rivoluzionato la maniera di trottare in corsa: https://www.youtube.com/watch?v=dPQpIHTQohA.

A questo punto, noi tutte - liete farmaciste pontassievane - abbiamo capito che bisogna conciliare due esigenze, quella della schiena del lallo che vorrebbe il peso il più fermo possibile e quella del cavagliere che - per stare in sella - deve muoversi per ammortizzare i movimenta dello lallo... provate a star fermi/rigidi in sella, vi spaccate la spina dorsale dopo 200 metri ma prima vi saranno saltate le capsule dei denti.

Ecco la parolina magica: ammortizzare, far morire, estinguere


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raffaele de martinis

... la significatio di ammortizzare secondo3cani: attutire urti, vibrazioni, colpi.
Giusto, ma quale fu il primo marchingiegnio per attutire i colpi inventato dall'homo?
La sospensione: sospensioni per autoveicoli, gli organi meccanici (molle e ammortizzatori variamente combinati con barre di torsione, aste, ecc.) che collegano le ruote alla struttura principale dell'autoveicolo; hanno la funzione di attenuare le oscillazioni all'interno del veicolo e di mantenere nel contempo la perfetta aderenza dei pneumatici sulla strada:

Già, ma questo è il risultato di lungo percorso, la prima idea per dare un minimo di comfort ai passeggieri di carrozze fu quello si sospenderle, tramite robbusti (con due bb appunto) cinghioni di cuoio, il vano passeggieri tra i due assali.
Vidi una carrozza così nel museo di Monsieur Bienammé a Chantilly tanti ani fa, ma la soluzione - unita allo stato delle strade - non deve esser stata molto efficiente, ce ne da testimonianza Mozart in un suo viaggio in Germania confida, in una lettera, ad un suo amico: Questa carrozza mi sta facendo sputare l'anima, il sedile è duro come pietra, non pensavo di portare a Monaco un sedere rosso come il fuoco.

Biosognerà aspettare l'nvenzione della balestra per avere risultati accettabili ma prima le carrozze si alleggierinoro e passarono a sospensioni composite fatte di legno e ferro.
Tratte dal Portale del Cavallo, beccatevi le immagini di alcune carrozze dell'800:



Non è necessario esser particolarmente vispi per capire che la scocca è sospesa e l'ammortizzazione è basato sul concetto più semplice, quello della molla, quello dell'arco, quello della balestra, appunto.

Mi direte: cosa c'entra tutto questo con l'assetto a cavallo ?
C'entra, centra...





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raffaele de martinis

Dunquo, la prima sospenzione ammortizzazione fu quella dei cinghioni, da li si è passati alle strutture portanti elastiche in legno e ferro, poi alle balestre... fin quì si è seguito il concetto "naturale" dell'ammortizzazione.
Poi abbiamo inventato le molle ellicoidali, le sospensioni idrauliche, quelle ad aria e siamo arrivati alle sospensioni elettromagnetiche dei treni ad alta velocità, chissà cosa ci riserva il futuro.

Ma, fino a quando non inventeranno un apparecchietto il  sospenzore equitanti da applicare alla sella o al cullo, dobbiamo sottostare alle leggi fisiologiche che regolano l'ammortizzazione che sono: la flessibilità e il gioco delle articolazioni.

Il giuoco delle articolazioni è fin troppo facile da capire (e da fare) ed è quello che si fa montando sollevati o battendo la sella, ecco pereché già alla seconda lectione, i gambagamba inzegnano alle loro allegre pargolette e alle loro liete "carampane" a battere la sella.
Usando. più o meno dovitiosamente, queste tre articolationi si riescie a restare in sella:



Forse antiquamente si esagerava ma gli aglievi dovevano lavorare un anno prima di prendere le staffe e tre anni prima di prendere gli speroni.
Ma cossa si fa se si è costretti a restare seduti?
E stranamente, in tutte le monte da lavoro - di base - si resta seduti, il vaccaro, il cauboi, manco ci penza che sta a cavallo, considera il bestio un prolungamento delle sue gambe: si inchiavarda in sella e lavora, sostanzialmente mette
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