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Cartilagini Alari

Aperto da DivinityOfDarkness, Maggio 14, 2012, 12:20:12 AM

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DivinityOfDarkness

 :happy1:

Cosa sono?
A che servono?
Perchè si calcificano?
Cosa comporta questa calcificazione?
E' u qualcosa di reversibile o una volta innescato il processo è 'finita'?
E' un processo naturale che avviene col tempo o è sempre sintomo di gestione errata?


Sì, ok...ho fatto mille domande...
Dove ci sono i cavalli... c'è la cacca.

Ipparco

#1
Andiamo con ordine, passettin passettino: cosa sono?

Le carilagini alari (azzurrino nell'immagine) sono due strutture di forma grossomodo romboidale intimamente connesse all'aspetto caudale della terza falange (l'osso che fa da fondamento alla parte anteriore dello zoccolo), che danno forma e struttura alla regione caudale dello zoccolo. Sono connesse alla seconda e alla terza falange mediante robusti legamenti, e in un piede sano e ben sviluppato sono anche collegate tra di loro attraverso fasci di materiale fibrocartilaginoso che attraversano il cuscinetto plantare da parte a parte. Su piedi ben sviluppati devono essere spesse da 1 a 2 cm.
Inoltre, e questo è un aspetto peculiare delle cartilagini alari, in un piede ben sviluppato sono attraversate da migliaia di sottili vasi sanguigni, che fanno parte del potente sistema di dissipazione degli urti del cavallo, basato in parte sui flussi turbolenti all'interno delle strutture vascolari. Questi vasi sanguigni non sono presenti al momento della nascita, bensì vengono "inglobati" nelle cartilagini alari durante la crescita del cavallo , ma solo se il retro del piede riceve la stimolazione necessaria.
Bowker et al. hanno potuto dimostrare come lo spessore delle cartilagini e la quantità di vasi sanguigni contenuti siano direttamente correlabili all'incidenza di zoppia. Più sono sviluppate, e meno è probabile che il cavallo sviluppi una zoppia localizzabile nell'arto distale.

A cosa servono:
Come accennato, le cartilagini alari, insieme al cuscinetto plantare, costituiscono le fondamenta del retro del piede, e sono deputate ad assorbire e dissipare l'energia cinetica ed elastica che si sviluppa durante l'impatto del piede sul terreno.
La loro flessibilità permette al retro dello zoccolo di deformarsi, adattandosi al terreno e rendendo più graduale la decelerazione. La presenza di una fitta rete vascolare rende turbolento il flusso sanguigno, rallentando enormemente la fuoriuscita del sangue dal cuscinetto plantare sottoposto a compressione. Si tratta in sostanza di uno smorzatore idraulico, che permette di "tagliare" gli impulsi ad alta frequenza (dannosissimi per i tessuti viventi) e proteggere le strutture soprastanti. Inoltre un cuscinetto plantare ben sviluppato fa da "fine corsa" per il pastorale, impedendo così l'iperdorsiflessione del nodello, causa principale dei chip ossei nell'articolazione del nodello.


Segue...
Leonardo de Curtis, AHACP, PHCP
www.leonardodecurtis.it
"La semplicità è la sofisticazione finale"
Leonardo da Vinci

Ipparco

#2
Procediamo: perchè si ossificano?
Le cause dell'ossificazione delle cartilagini alari non sono perfettamente chiare (o perlomeno questo è ciò che ho potuto evincere dai miei studi). Sembrano legate a stati infiammatori prolungati, a sollecitazioni innaturali, a danni vascolari, deformazioni dello zoccolo ecc.
Nella mia esperienza ho riscontrato che spesso si trovano su piedi o arti che hanno anche altri problemi, e quindi penso che spesso siano una conseguenza di problemi preesistenti.
Pareggio e ferratura di conseguenza possono avere un ruolo nell'insorgere della patologia, in quanto possono influire positivamente o negativamente su tutti gli aspetti citati sopra: circolazione, distribuzione dei carichi, gestione di altre patologie ecc.
E' inoltre mia convinzione personale che laddove il pareggio o la ferratura siano tali da ridurre drasticamente l'elaterio e la deformabilità del retro dello zoccolo, ciò possa contribuire alla calcificazione delle cartilagini come conseguenza di una forzata immobilità.
Suppongo anche che, dato che spesso le calcificazioni si propagano a partire dalle zone di cartilagine a contatto con le falangi, possa esserci un coinvolgimento dei legamenti che le fissano all'osso. Microlesioni a questi legamenti nei loro punti di inserzione sull'osso potrebbero generare degli inneschi per ossificazioni anomale. (Ripeto, sono mie ipotesi).

Cosa comportano le calcificazioni?
Statisticamente è stato osservato che una grande maggioranza delle calcificazioni sono asintomatiche. Se la memoria non mi inganna, circa il 70% dei cavalli con calcificazioni di una o più cartilagini alari non mostra zoppia (verificherò il dato appena possibile).
Molto dipende dall'estensione della calcificazione e dalla sua localizzazione. In casi molto estesi, la perdita totale di flessibilità probabilmente può creare problemi funzionali al piede, e quindi causare anche dolore/zoppia.
Si tratta in ogni caso di un sintomo da non sottovalutare, in quanto la causa che sta alla base potrebbe causare altri danni ben peggiori.

E' gestibile?
Mentre tradizionalmente viene ritenuto un problema irreversibile, l'esperienza pratica nell'ambiente del pareggio naturale è che nei casi meno gravi si possono ottenere notevoli miglioramenti, e sono noti casi di regressione parziale o totale delle calcificazioni.
Ripristinare la corretta funzionalità del piede, quando ancora possibile, favorisce la risoluzione di molti dei problemi che causano la calcificazione, migliorando la circolazione e riducendo la possibilità di traumi alle strutture interne. Di conseguenza, venendo meno le probabili cause del problema, il processo può essere arrestato, e talvolta invertito.


Ad esempio, in queste due immagini tratte dal sito di Pete Ramey (www.hoofrehab.com/rehabilitations1.htm) si può osservare come nell'arco di sei mesi, col miglioramento delle condizioni generali di salute dello zoccolo, vi sia stato un riassorbimento sia delle ossificazioni delle cartilagini, che di quelle periarticolari.

E' un processo naturale?
La mia opinione personale è che nella stragrande maggioranza dei casi sia un problema "fatto in casa". Esistono sicuramente anche casi in cui le cartilagini si sarebbero calcificate a prescindere, a causa di patologie non direttamente correlabili alla gestione, ma per la maggior parte, a mio avviso, sono la conseguenza di condizioni generate "artificialmente", intendendo con ciò tutto quello che deriva dallo stato di cattività, dall'utilizzo e dalla gestione del cavallo da parte dell'uomo.
Escludo in modo assoluto che sia un processo "naturale" dovuto al solo invecchiamento dell'animale, in quanto molti cavalli di età rispettabile che conosco non hanno questo problema (o almeno non in misura rilevabile per palpazione).


Nota:
come scrissi qualche tempo fa, " [quello delle ossificazioni delle cartilagini] è un argomento abbastanza controverso, nel senso che in base alla persona a cui chiedi, sentirai una risposta diversa."
La mascalcia tradizionale ha idee talvolta diametralmente opposte sull'argomento, e spesso prescrive ferri che riducano ulteriormente l'elaterio.
Per quanto mi riguarda, trovo assurdo cercare di risolvere un problema allontanandosi sempre di più da quella che sarebbe la condizione naturale di una qualunque struttura.
Il retro dello zoccolo è nato per essere flessibile ed elastico. Se lo si rende rigido ed indeformabile, non dovrebbe stupire più di tanto se non la prende troppo bene..
Leonardo de Curtis, AHACP, PHCP
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DivinityOfDarkness

#3
 :icon_neutral: e mi son dimenticata la domanda più importante: si può vedere se c'è calcificazione senza strumenti particolari? O solo le radiografie possono far capire se c'è calcificazione?

Se non ho capito male, queste cartilagini 'abbracciano' il retro del piede e i minivasisanguigni che li arttraversano fanno un po' da ammortizzatori?
Che correlazione hanno col fettone? Un fettone strizzato e lontano dall'essere normale può avere ripercussioni su queste cartilagini?
E' che faccio una fatica immensa a collegare quello che c'è dentro al piede con quello che c'è fuori e che si vede..
Dove ci sono i cavalli... c'è la cacca.

Ipparco

#4
Le calcificazioni più estese sono facilmente individuabili palpando le cartilagini alari. Addirittura a volte sono visibili ad occhio sotto forma di irregolarità del profilo della cartilagine, nella parte che sporge sopra alla corona, come ad esempio in questi casi:


(il bozzo sulla destra della foto, si vede male per via dello sfondo)
Nei casi meno gravi, o nelle prime fasi del fenomeno, invece l'unico modo per diagnosticarle sono le lastre (o altri metodi analoghi, tipo tac, risonanza magnetica o simili).
Tuttavia, essendo asintomatiche, diagnosticarle potrebbe essere di importanza secondaria, nel senso che, essendo spesso la conseguenza di altri problemi, avrebbe più senso cercare di diagnosticare la causa, che oltretutto spesso è visibile macroscopicamente, se si sa cosa guardare.

CitazioneSe non ho capito male, queste cartilagii 'abbracciano' il retro del piede e i minivasisanguigni che li arttraversano fanno un po' da ammortizzatori?
Più che abbracciare, le cartilagini SONO il retro del piede, nel senso che danno struttura ad una parte priva di parti ossee. La muraglia e la suola NON SONO strutture portanti in senso stretto. Sono gusci protettivi che hanno bisogno di qualcosa a cui stare attaccate. La struttura portante del piede è quello che c'è dentro. La metà anteriore del piede è sorretta dalla 3a falange (P3), mentre il retro del piede (dal punto più largo della pianta fino ai talloni/glomi) è sorretto dalle cartilagini alari.
La ricca vascolarizzazione del retro del piede lo rende simile ad una spugna: quando viene schiacciata, il liquido (sangue) che viene strizzato fuori assorbe energia e la trasporta altrove. Quanto più il flusso viene ostacolato, tanto più il sistema riesce a smorzare gli impatti violenti (ho semplificato al massimo, è molto più complesso, ma almeno rende l'idea..)

Riguardo al fettone, essendo la parte che protegge il cuscinetto plantare, è strettamente collegato alle cartilagini alari: se il fettone è atrofico, vuol dire che tutto il retro del piede non ha ricevuto la stimolazione necessaria a farlo sviluppare, e quindi le cartilagini alari saranno a loro volta sottosviluppate, deboli e prone a sviluppare patologie.
Un piede contratto e atrofico, avrà cartilagini alari distorte rispetto alla loro disposizione ottimale, e quindi il funzionamento del piede sarà tanto più compromesso quanto più sarà contratto e deformato.

Citazionefaccio una fatica immensa a collegare quello che c'è dentro al piede con quello che c'è fuori e che si vede..
E' purtroppo un problema comune a molti. Una buona conoscenza dell'anatomia dell'arto distale aiuta parecchio a capire quello che gli succede. Come dicevo sopra, la parte più importante del piede non è l'unghia che lo protegge, ma ciò che c'è dentro e che espleta la maggior parte delle funzioni, come la dissipazione degli urti, la propriocezione, la spinta, la produzione del materiale corneo stesso..
L'unghia non fa altro che proteggere queste strutture vitali, non è la parte più importante, ma in passato ci si è focalizzati troppo sulla prima e poco sulle seconde.
Leonardo de Curtis, AHACP, PHCP
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