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Maneggio, (atto del...)

Aperto da raffaele de martinis, Gennaio 05, 2014, 04:03:57 AM

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raffaele de martinis

... "il culo nella carriola e le gambe avanti"...

raffaele de martinis

Maneggio:  a parte l'indicazione - oggi prevalente - del luogo ove si lavorano i
cavalli, in italiano significa anche "addestramento equestre":  "prova di dressage", in un bell' italiano non più attuale, andrebbe tradotto:  "prova di maneggio".
... "il culo nella carriola e le gambe avanti"...

mimmo77

A conferma di quanto precede, beccatevi dal Tommyonlain:

Maneggio:
12 . Per Cavallerizza, Esercizio di cavalli. Magal. Lett. Ateis. 2. 259 ( Gh. ) Se voi foste venuto in questo mondo dalle nuvole, e, abbattutovi a cadere sur una scuola di maneggio, avreste veduto operare un ginotto fatto co 'l pennello, e far tutto quel che può fare un cavallo, d 'opera di terra e d'opera d'aria,...

Alleg. 34. (C) I figliuoli de' cavalli..., servono per lo più agli uomini di pezza, i quali, per utile, per onore, o per diletto gli adoperano, com'è a dir nelle guerre, ne' viaggi, in campagna , nelle giostre, e ne' maneggi in piazza.

Salvino. Odiss. 84. ( Man. ) Che niuna dell'isole è al maneggio Acconcia di cavalli, o grandi ha prata.
[Cont.] Il muoversi ordinato d'un cavallo diretto dal cavaliere. grigio. Cav.

10. Li conviene ( al cavallo ) il passo elevato, il trotto disciolto, il galoppo gagliardo, la carriera veloce, i salti agruppati, il parare leggiero, il maneggio securo e presto. E 28. È da stimarsi molto prima che darete il maneggio o di trotto, o di galoppo, di qualunque velocità e tempo, alcune fiate per quella pesta dove averà da maneggiarsi, passeggiarlo pur così.

Corte, Cavall. 64. v. Il mondo è ridutto a tale, che sì bel maneggio ( il serpeggiare), ed utile esercizio per il cavallo, ed anco per il cavalliero, è quasi bandito dalle scuole, nelle quali non si attende ad altro che a far corvette di più sorte.

[Cont.] Maneggio a tempo o di tutto tempo, a contrattempo, a mezzo tempo . grigio. Cav. 24. Li farete far due posate, ed al far della terza, tantosto quando comincia a levarsi, lo pigliarete ( il cavallo ) alla volta,... a caval di estrema forza, che va da gruppo in gruppo, pigliando lo terzo tempo sarà di maggior bellezza, e questo si dimanda maneggio a tempo, over di tutto tempo. E: Lo tenerete ( il cavallo) scorrendo sopra l'anche di dietro, ed al fine de suoi falchi, ed a quel tempo che suol fare la prima posata, li prenderete la volta tanto all'una come all'altra mano,... e questo si domanda maneggio contra tempo, perciò ch'egli volendo far la prima posata, in quel tempo che vuole iniziare a spesolarsi per posare, voi lo arrobate e chiudete la volta, e non li consentite quel tempo di fornire o fare la sua posata.

Corte, Cavall. 73. Prima ch'io passi più oltra devi sapere, che maneggio a mezzo tempo vogliano costoro che sia quello ai repoloni de' quali sul parare alla prima posata lo pigliate alla volta.
[Cont.] Maneggi di terra, d'aria . Babbo Natale. N. II. 1. Passerò adesso alle operazioni, o maneggi, ne' quali ( i cavalli ) si mettere... tutti li maneggi si distinguono in maneggi di terra e d'aria. Quelli di terra sono il passo, il trotto, il portante, il galoppo, la carriera. D'aria sono la corbetta, accorciata, ballottata, mezz'aria, aria del montone, capriola e passo, e salto. Si dicono d'aria a quali di quelli di terra, perchè in questi, più che in quelli, opera il cavallo levato in aria.
Onde Cavallo da maneggio o di maneggio vale Cavallo ammaestrato nelle varie andature e mosse che si fanno fare a' cavalli nelle cavallerizze. Tac.

Davide Germe. 6. (C) Cavalli non belli, non corridori, nè di maneggio, come i nostri ( qui il lat. ha: Nec gamma gyros in morem nostrum docentur).
... fatti non fummo per "viver el noble bruto" ma per condivider virtute et cagnoscenza...

mimmo77

Visto quanto sopra, se in Itaglia, fosse stata coltivata l'equitazione non avremmo il dressage come pratica sportiva ma il Maneggio,le competizioni di maneggio, le prove di maneggio, infatti, gli allievi francesi del Pignatelli nomavano manege l'addestramento equestre, vedi Le Manege Royale di monsieur Pluvinel, tal quale come dicevano piaffer per piaffo, courbette per corvetta, passage per passeggiata, ballottade per pallottata ecc. ecc.

Oltretutto si sarebbe evitata l'uso di una parola fuorviante: dresser da cui deriva dressage che vuol dire: raddrizzzare, domare, ammansire, piegare, sistemare, aggiustare, addestrare, condire... già: condire l'insalata!

Leggete cossa dicie JDO che - mi pare - il francese lo conoscesse.

.... Del resto, la parola dresser corrisponde perfettamente al senso che si dava al loro rapporto con i cavalli.

Té, ti voglio proprio raddrizzare!
Quello là, deve esser aggiustato!
Ha bisogno di una bella sistemata!

La parola dressage, soprattutto a livello inconscio, ha una connotazione di forza e sottintende l'imposizione, ad un individuo o a dei gruppi di individui, di certe regole, di certe leggi, di certi principi, di certe azioni.

Nella parola dressage c'è tutto questo e, fatalmente, ci sembra del tutto necessario e naturale l'impiego dei mezzi coercitivi.
Non bisogna sottovalutare la forza evocativa delle parole, infatti, proprio per questo, movimenti filosofici e politici impiegano sistematicamente e reiteratamente certe parole, anche quando queste non c'entrano affatto col contesto in cui le usano.
Sanno perfettamente che le parole hanno una risonanza, una influenza sull'inconscio e che attraverso l'uso sistematico di alcune di esse, si può facilmente manipolare il modo di pensare delle persone.

Quindi, dobbiamo diffidare di una parola che, ci piaccia o no, tende a stabilire la necessità dell'uso della forza.
Questo concetto fa emergere dal passato una situazione terrificante.
Non si può far altro che rabbrividire nel vedere le imboccature e gli speroni utilizzati dai nostri antenati nel corso dei millenni: dei veri e propri strumenti di tortura....
... resta il fatto che per un alcuni cavalieri, per meglio dire - ahimé - per un gran numero di cavalieri, il ricorso alla forza ed ai mezzi coercitivi è parte integrante della loro equitazione.

La prova assoluta della persistenza di questa mentalità è dimostrata - ancor oggi -  da come è praticata ed insegnata l'equitazione.
Capiamoci: non diciamo che la violenza e la brutalità sono considerate come mezzi necessari per praticare l'arte equestre, ma che il dressage del cavallo consiste essenzialmente nell'obbligare il cavallo a fare i movimenti voluti dal cavaliere.

Questa è una costante assoluta che troviamo in tutti i manuali e, ancor più significativamente, in tutti i trattati d'equitazione apparsi nel corso dei secoli, ecco cosa ci propongono:
«... Per far eseguire tali movimenti ad un cavallo, occorre mantenere la gamba destra alla cinghia, arretrare la gamba sinistra, ruotare il polso, estromettere il malleolo, accorciare l'ulna e allungare il radio, (licenze paradossali del traduttore) ecc..ecc..»

In altre parole: affinché il  cavallo faccia quel particolare movimento, realizzi quella tale aria di scuola, bisogna agire con gli aiuti in quella particolare maniera, in modo tale da far sì che l'animale sia obbligato a fare il movimento richiesto.

Dunque, riflettiamo bene su questo fatto: alla fine, l'arte equestre consiste nel governare le forze muscolari del cavallo attraverso l'uso di aiuti indicativi/sollecitativi ma che - per i primi tempi - per forza di cose sono sicuramente/devono essere sicuramente coercitivi, si tratta di obbligare il cavallo ad agire secondo le richieste del cavaliere.

Deve essere assolutamente chiaro che non si tratta più di violenza e ancor meno di brutalità sistematica, ma comunque resta il fatto che lo scopo del cavaliere è di far fare al cavallo il movimento che gli impone... insomma l'animale si deve piegare alla sua volontà....
.... sicuramente, i grandi, gli artisti, i geni dell'equitazione sono quelli che hanno tenuto in grande considerazione le reazioni psichiche del cavallo, della sua psicologia, della necessità di comprendere le sue reazioni, di persuaderlo, di convincerlo (Decarpentry) a fare quanto richiesto.[/b]
TUTTI, tutti i grandi cavalieri, tutti i geni immortali dell'equitazione hanno tenuto in gran conto quest'aspetto dell'arte equestre....
.....Questi maestri, nella pratica, istintivamente, in modo del tutto naturale hanno cercato di insegnare al cavallo ciò che deve fare, ma questo modo d'agire non è mai stato spiegato esplicitamente in nessun trattato e men che mai è stato divulgato.
Il principio chiave, fondamentale, del dressage (come è praticato ora) è di conoscere quali sono gli aiuti che il cavaliere deve usare al fine di far reagire automaticamente il cavallo in una certa maniera.

Ma tutto ciò ci porta a fare alcune considerazioni.
In primo luogo, ogni volta che il cavaliere vuole ripetere un movimento, deve ricominciare con le stesse azioni, sollecitative o coercitive che siano.
Poco male: ma se per una qualsiasi ragione, stanchezza, distrazione, mancanza di concentrazione, il cavallo non rispondesse generosamente agli aiuti come al solito, bisognerà aumentare l'intensità degli stessi.
In questo caso, è evidente, c'è il rischio che si possano creare delle contrazioni.

Ora, sappiamo che tutte le contrazioni provocano una certa perdita di resa muscolare, è questo può essere controproducente sia per effettuare delle arie di scuola, sia per saltare ostacoli.
Allora, sembrerebbe incontestabilmente preferibile insegnare al cavallo che quando riceve un dato segnale, deve essere lui e soltanto lui a compiere quel determinato movimento.
Allora lo farà in totale libertà fisica, e dunque completamente sciolto e in pieno possesso della sua completa potenza muscolare e, allo stesso tempo, manterrà integralmente anche la possibilità di rilassarsi.

Se entriamo in questa ottica, qual'è la differenza fondamentale che concerne il rapporto fra il cavaliere ed il suo cavallo?
In questo caso, non si tratta più di governare la massa muscolare del cavallo attraverso delle azioni che provocano determinate reazioni/risposte fisiche ma di fargli apprendere le regole che governano l'equitazione.
Il cavaliere non deve più indirizzare la sua attenzione al corpo del cavallo ma alla sua mente.
In altre parole, non lo deve raddrizzare/addestrare ma soltanto educare.

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... fatti non fummo per "viver el noble bruto" ma per condivider virtute et cagnoscenza...