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Le stazioni di posta e il cambio cavalli

Aperto da silviasco, Aprile 07, 2015, 09:19:15 PM

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silviasco

Facciamo un tuffo nel passato: tutti sappiamo che un tempo le strade erano dotate, ad intervalli regolari, di "stazioni di posta" per il "cambio cavalli". Alcune sono ancora chiaramente visibili, se non sono state trasformate in qualcos'altro si riconoscono le stalle al pian terreno, fiancheggiate da un'osteria, e magari un primo piano per le camere.
Quel che mi incuriosisce è: come funzionava questo sistema del cambio cavalli? Passi la diligenza, che probabilmente apparteneva a qualcuno in grado di lasciare cavalli un po' qui e un po' lì lungo il percorso in modo da averne sempre a disposizione. Ma i viaggiatori "privati"? Se uno si metteva in viaggio, con la propria carrozza, e la propria pariglia migliore, come poteva esser certo di cosa avrebbe trovato in cambio? Lasciava la sua pariglia di razza per prendersi i ronzini della posta? E come li recuperava poi? Oppure i privati non potevano cambiare, ma solo fermarsi a far riposare i cavalli? Ma in ogni caso, 'ste bestie oltre che dormire avranno anche dovuto mangiare, cosa non rapida per un erbivoro, non è che gli basta un panino e via  :chewyhorse:...
Sono certa di aver letto in qualche romanzo di un cambio cavalli fatto dal tale che era partito con la sua carrozza. Certo, un romanzo non fa storia, lo scrittore potrebbe anche aver scritto una castroneria, ma se si tratta di scrittore al massimo ottocentesco, ossia coevo dell'epoca delle diligenze, dubito fortemente che potesse scrivere stupidaggini senza essere sgamato.
Avete notizie più dirette di come funzionasse la cosa?

rhox

i privati non usavano le stazioni di cambio se erano con la loro carrozza. tendenzialmente le stazioni di cambio erano statali o comunque di aziende che le possedevano tutte quindi era un ricambio di cavalli di proprietà di un ente solo.

se eri un privato in viaggio ti fermavi la notte nelle stazioni, il cavallo dormiva nelle poste e ci ripartivi il mattino dopo
Il miglior modo per rispettare il cavallo è rispettare te stesso

silviasco

Non vorrei ricordare male, ma se non sbaglio Phileas Fogg, il protagonista del giro del mondo in 80 giorni, fa questa cosa di cambiare i cavalli. Può darsi che la carrozza che aveva fosse già una noleggiata dal circuito diligenze, naturalmente. Ora non ho certo il tempo di rileggermi tutto il romanzo per scoprirlo (e magari se non è lì, rileggere anche tutto Jules Verne, magari era in un suo romanzo, o tutto Dickens, ecc. ecc. per ritrovare dove caspita avevo letto questa cosa...)
Certo la cosa più logica è quella che hai detto tu, Rhox...

raffaele de martinis

La Posta si chiama posta proprio per quello, infatti, per far viaggiare la corrispondenza si usavano le stationi di posta, appunto.

I Tasso, la famiglia che dette i natali al nostro giolivo Torquato, fu quella che modernizzò (nel medioevo) questo servitio che svolse in tutta Europa.

Gli antichi viaggiatori potevano anche cambiare/affittare i lalli alle stazioni di posta... erano li per quello,
Infatti c'è un detto che dice/diceva: Caval di posta poco in posta, il cavallo da nolo doveva permanere in posta pochissimo per fruttare il assimo al suo padrone.
Spesso scoppiavano discussioni tra il proprietario e l'avventore per stabilire il risarcimento per il danno riportato dal lallo per una "gestione" poco corretta dell'occasional cavagliere.

Benvenuto Cellini, che tutte voi cognoscete, stese con un colpo del suo mirabile archibuso il maestro di posta (il più bestial uomo della città) che gli aveva sequestrato sella e finimenta perché a suo dire aveva troppo spremuta una lalla presa in affitto, ma la storia riportata dal Parmeggiani è molto più complessa et longa.

In Sicilia, fino agli anni 50/60 del s.s. esistevavo ed esistono ancora, come strutture, i fondaci delle locande dove non si cambiavano i cavalli se non in occasioni particolari, ma si facevano soste per la notte o anco per alcune ore,  si servivano semplici pasti dove regina era la "pasta alla carrettiera"... le porzioncine erano non meno di mezzo kilo a testa, razione normale a quei tempi per giente che lavorava duro 14 ore il giorno.
... "il culo nella carriola e le gambe avanti"...

alex

Anche le razioni dei cavalli penso che non scherzassero. Nell'unico trekking serio a cui ho partecipato, i cavalli marciavano minimo minimo 8 ore al giorno; e ciascuno giolivamente si pappava 6 kg di avena al giorno, oltre ad abbondante fieno la notte, senza avere - ovviamente - il minimo inconveniente nè digestivo, nè metabolico, ed arrivando alla destinazione, dopo quasi 1000 km di viaggio, più bello e pimpante di come era partito.
La nuda Verità è una donna difficile da amare. L'illusione invece è una donna seducente, amorevole, a cui è facilissimo restare fedeli.

raffaele de martinis

Già, i lalli e i muli lavoravano con la musetta attaccata alla testa e consumavano ben oltre i 10 kg di avena al giorno, se non mangiavano cadevano letteralmente sulle ginocchia.

Che io ricordi i lalli da lavoro... tutti erano lalli da lavoro, erano robusti ma non pesanti, a pensarci era perché a parità di "carburante" quelli leggieri rendevano di più molto di più, quelli pesanti consumavano molta profenda solo per restare in forma, poi ce ne voleva tanta altra per farli carburare.

Oggi, che i lalli lavorano (si fa per dire) per sollazzo si usano lalli da carne per fare lavori che un onesto mulo farebbe con la metà di spesa e di tempo, ma questo non ci riguarda, lasciamo che i giolivi lavoratori si divertano.
... "il culo nella carriola e le gambe avanti"...