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Tre domande a chi conosce la mascalcia

Aperto da alex, Settembre 02, 2015, 04:46:25 PM

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SilvyCH

Io la penso proprio esattamente come Miky e ho avuto la stessa esperienza  :occasion14:

la mia é una cavalla da tiro leggero, pesa sui 600 kg.

Spero di trovare davvero il tempo prossimamente di raccontare la nostra esperienza, penso potrebbe interessare.

Nicola

#46
Le domande di Alex non avranno mai risposta, per manifesta ed incolpevole incomunicabilità tra differenti generi.

Alex esercita una "professione" e la sua mente lavora a partire da questo postulato.

Non voglio entrare nel dettaglio della sua, ma del concetto di "professione".

La "professione" possiede alcune caratteristiche di base:

- si vorrebbe basata su presupposti di scientificità;
- dal presupposto di cui sopra deriva la tendenza ad elaborare sistemi e modelli ripetibili, e fenomeni statisticamente validi;
- per conseguenza diretta la professione tende alla condivisione attraverso la parola scritta con obiettivo di universalità dei principi, dei sistemi, dei modelli;

Il concetto di "arte/artigianato" si basa invece:

- sull'irripetibilità della singola opera;
- sulla comunicazione del sapere in forma pratica e principalmente orale;
- sulla scarsa diffusione delle "regole dell'arte".

Ora, Alex sa che i principali promotori "moderni" del movimento barefoot hanno provato, almeno in principio, ad affrontare il tema con rigore scientifico:

- hanno proposto "modelli standard" di morfologia del piede, gestione, alimentazione;
- hanno fatto provenire i loro modelli da uno studio che voleva giungere a rango di rilevanza statistica;
- hanno proposto tecniche e sistemi per riprodurre i modelli standard.

La riuscita di questo tentativo è dubbia, ma io non griderei al fallimento, anzi.

Il problema è e resta che l'artista/l'artigiano dice che il cavallo è senza piede e chi cerca di approcciare il problema a livello "scientifico" si chiede:

- senza piede rispetto a quale parametro preso a riferimento?

Qui uno dice che un metro è l'unità base del Sistema internazionale e l'altro risponde che il metro non gli serve perché lui lavora con le mani e sa a tatto quando la misura è giusta.

 
Tu sarai pure Bob Loomis ma io non sono nato ieri

Falsum saepe vero suavius est

SilvyCH

No guarda la misura la dà la dolorabilità del cavallo prima e le lastre del veterinario poi.

Qui c'é molto poco da filosofeggiare  :benedizione:

Nicola

A pensare in questo modo la medicina sarebbe ancora legata indissolubilmente ai salassi come panacea.

La tua risposta é la dimostrazione pratica che le domande di Alex non possono avere risposta sensata
Tu sarai pure Bob Loomis ma io non sono nato ieri

Falsum saepe vero suavius est

Miky Estancia

Citazione da: SilvyCH - Ottobre 01, 2015, 10:19:11 PM
No guarda la misura la dà la dolorabilità del cavallo prima e le lastre del veterinario poi.

Qui c'é molto poco da filosofeggiare  :benedizione:

:perfect:

Concordo pienamente.
Inutile stare a filosofeggiare se poi, al lato pratico, non si sanno/non si vogliono riconoscere i mille segnali di disagio che il cavallo invia.
SE si è in grado di riconoscere i segnali, si chiama il vet per le lastre per avere un riscontro, altrimenti si ricade nel vortice delle "storielle" di cui accennavo nei post precedenti.

Le risposte esatte, giuste e sensate, ce le danno i cavalli, ogni singolo soggetto la sua; il tutto può venire confermato dall'intervento dei professionisti  (maniscalco e veterinario)...non sono sterili formule matematiche o rigidi schemi: non dimentichiamoci che abbiamo a che fare con esseri vivi, unici , non con dei numeri.
La cosa che tollero meno al mondo, anche meno dell'ignoranza, è la maleducazione. Perché se avere il cervello piccolo è una disgrazia, essere cafoni è una scelta. A.P.

alex

#50
Citazione da: SilvyCH - Ottobre 01, 2015, 10:19:11 PM
No guarda la misura la dà la dolorabilità del cavallo prima e le lastre del veterinario poi.

Qui c'é molto poco da filosofeggiare  :benedizione:

Francamente, mi interessano moooolto di più i segni di dolore del cavallo che le lastre. Esattamente come l'ortopedia umana moderna valorizza moooolto più i sintomi e i segni funzionali che le radiografie della colonna vertebrale.

E' una cosa molto curiosa osservare, per me, la considerazione "magica" in cui vengono tenuti gli esame del sangue e le radiografie nel cavallo.... non dico che non servano, naturalmente; ma mi incuriosisce l'enormità del valore diagnostico che gli viene attribuito.

La definizione di Miky del concetto "senza piede" è interessante (eccesso visibile di consumo + sensibilità), basta che le due cose siano presenti contemporaneamente, altrimenti hanno poco senso: se quello che sembra un eccesso di consumo NON è associato a sensibilità, NON configura la situazione "senza piede", proprio come non è detto che sia senza piede un cavallo che manifesta sensibilità. La definizione però è interessante ma non "assoluta"; può essere che un piede "consumato" sia sensibile per tutt'altro, e che il consumo non abbia la minima relazione con il fastidio/con il dolore. La verifica sarebbe semplice: se il fastidio/il dolore sparisce prima che la suola e la muraglia abbiano il tempo di ricrescere, allora è abbastanza evidente che la loro lunghezza/il loro spessore con il dolore c'entra molto poco.

Ma di certo chiunque pronuncia la famosa frase "questo cavallo è senza piede" queste cose le sa già.
La nuda Verità è una donna difficile da amare. L'illusione invece è una donna seducente, amorevole, a cui è facilissimo restare fedeli.

silviasco

Seguo questa discussione con grande interesse, perché mi interessa approfondire bene la questione... Da profana, leggendo, mi salta subito all'occhio una cosa: Miki tu dici che anche i tuoi cavalli che vivono scalzi, nel momento in cui hanno un incremento del carico di lavoro devono essere ferrati per evitare di andare in sofferenza. E che la ferratura li mette da subito in condizione di affrontare bene il lavoro. Perfetto, strategia sicuramente pratica e funzionale, niente da dire. Quel che mi domandò è: non sarà che il dolore è dovuto al fatto che il piede non ha avuto il tempo di reagire all'aumento di carico?
Io faccio un lavoro per lo più di ufficio, quando mi capita di fare qualche ora in montagna ovviamente il giorno dopo sono piena di dolori, questo non vuol dire che la mia struttura fisica non mi consente quello sforzo, e che ho bisogno di qualche strana protesi per andare in montagna: vuol semplicemente dire che avrei bisogno di fare allenamento costante per affrontare quello sforzo senza soffrirne.
Per analogia, può essere che il piede di un cavallo solitamente a riposo su terreno morbido abbia bisogno di un periodo di "indurimento" per affrontare poi senza problemi anche il lavoro.
Poi, che questo sia in pratica impossibile, perché l'esigenza di svolgere un lavoro non può attendere, è senz'altro vera, e quindi il ferro è una soluzione pratica ed efficace, che risponde al bisogno di poter disporre immediatamente dell'animale quando serve. Questo avvalorerebbe la pratica della sferratura da riposo: se ti ferro per lavorare (il "male necessario"), quando non devi lavorare ti sferro, evitando un "male" non più necessario (a patto che il cavallo non sia stato ferrato talmente a lungo da avere la suola troppo sensibile e delicata).
Se non sbaglio avevo letto proprio su questo forum i consigli di Senofonte per rinforzare lo zoccolo (il paddock sassoso): i cavalieri dell'antica Grecia non conoscevano i ferri, eppure dovevano poter disporre prontamente dei propri cavalli, ergo dovevano fare in modo che il piede fosse sempre sollecitato, anche nei periodi di "riposo".
La cosa curiosa è che quando parlo con proprietari, gestori di maneggio ecc., che non hanno approfondito l'approccio barefoot, tutti tendono a credere che il proprio cavallo non possa stare scalzo perché i terreni sono troppo duri, mentre in realtà è l'esatto contrario, un bel paddock morbido impedisce al piede di rinforzarsi abbastanza.
Volevo poi esprimere apprezzamento per il post di Nicola, non sembra nemmeno scritto da un ingegnere   :horse-wink:. Ci sono molti ambiti delle conoscenze umane che non possono essere descritti esaustivamente a parole, e che necessitano di un apprendimento "esperienzale" diretto, es sfido chiunque ad imparare a lavorare a maglia semplicemente leggendo un manuale, perfino le illustrazioni non sono di grande aiuto se non c'è qualcuno che ti mostri il modo corretto e ti faccia sentire la tensione del filo, ecc.

SilvyCH

Citazione da: Nicola - Ottobre 01, 2015, 10:34:00 PM
A pensare in questo modo la medicina sarebbe ancora legata indissolubilmente ai salassi come panacea.

La tua risposta é la dimostrazione pratica che le domande di Alex non possono avere risposta sensata

avevo fretta e ho risposto in due righe, ma il succo é quello che poi ha precisato Miky!

e sulle lastre, rispondendo ad alex, c'é poco da non affidarsi: fatte correttamente e lette correttamente, danno esattamente l'idea di cosa sta succedendo (rotazioni nell'asse, spessore suola, sofferenze articolari, etc etc).
Certo ci vuole un veterinario competente e con le attrezzature giuste.

Silviasco quello che dici é la base della teoria barefoot ma purtroppo personalmente ho avuto molte esperienze che la contraddicono e come ultima in ordine cronologico proprio con la mia cavalla (in paddock duro, con sassi e seguita e allenata correttamente aspettando anche questi mesi di ipotetico rinforzo della suola).

silviasco

Silvy, sarebbe interessante raccogliere questo tipo di esperienze, per completezza di informazione verso chi si avvicina al barefoot... Propongo di aprire un topic apposito nella sezione barefoot, perché qui saremmo OT sia come sezione sia come argomento specifico del topic. Vado ad aprire, spero di leggervi di là

Nicola

Il Topic resta interessante ma si va fuori tema.

Alex ha chiesto ad esperti di mascalcia se determinate prescrizioni sono universalmente note e praticate.

Le risposte si susseguono raccomando esperienze personali.

A tre domande come quelle di Alex avrei immaginato risposte tipo:

- i testi moderni di mascalcia ne parlano/non ne parlano
- Negli ultimi convegni il tema é stato trattato/non é stato trattato in questo modo
- le statistiche dicono che

Temo che la mascalcia non gestisca alcuna delle sue tematiche di interesse nella maniera succitata.

Quanto alla raccolta sistematica di dati, Alex aveva dato vita al progetto Coorte sul forum barefooters.

Era un'inizio di approccio corretto. Quello si
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Falsum saepe vero suavius est

segreto

Mi sono piaciuti molto i distinguo di Nicola sulla differenza di mentalità tra "professionista" e "artista/artigiano".
So che ora sono fuori tema ma ormai la strada è in discesa e non riesco a fermarmi, come quando da ragazzino scendevo di corsa dalla collina per vedere il cavallo che passava e gli ruzzolavo tra le zampe perchè non riuscivo a fermarmi.

Bene: Nicola merita una replica.
E' vero, la domanda di Alex non è proponibile perchè sottintende un metodo di pensiero che non è compatibile con la figura tipo del target a cui è destinata.
Ma Nicola deve ammettere che anche nel campo delle professioni (non avendo ancora la scienza scoperto tutto) al serio professionista si chiede di "metterci del suo" provando ad ipotizzare il possibile sulla base della sua sensazione di esperienza (che non è propriamente l'esperienza).
O no?

Segreto

Miky Estancia

Citazione da: silviasco - Ottobre 02, 2015, 09:07:01 AM
1. Miki tu dici che anche i tuoi cavalli che vivono scalzi, nel momento in cui hanno un incremento del carico di lavoro devono essere ferrati per evitare di andare in sofferenza. E che la ferratura li mette da subito in condizione di affrontare bene il lavoro. Perfetto, strategia sicuramente pratica e funzionale, niente da dire. Quel che mi domandò è: non sarà che il dolore è dovuto al fatto che il piede non ha avuto il tempo di reagire all'aumento di carico?

2. Per analogia, può essere che il piede di un cavallo solitamente a riposo su terreno morbido abbia bisogno di un periodo di "indurimento" per affrontare poi senza problemi anche il lavoro.
Poi, che questo sia in pratica impossibile, perché l'esigenza di svolgere un lavoro non può attendere, è senz'altro vera,

1. Il dolore è dovuto al fatto che il cavallo ha lavorato senza ferro, l'unghia quindi si è consumata (al posto del ferro) e il cavallo si è ritrovato "senza piede".
Per analogia: scalza, mettiti uno zaino e vai a camminare su terreni misti. Ti verrà male ai piedi perché non sei abituata (anche se magari a casa e in giardino cammini scalza), ma se fai percorsi brevissimi e senza troppe sollecitazioni, prima o poi ti abitui. Se invece non puoi permetterti di andare per gradi e devi per forza andare scalza con zaino in spalla da Roma a Torino in un tot di tempo, e magari ti tocca correre e non puoi star tanto li a fare il sofistico a scegliere il terreno migliore,  è praticamente certo che la pelle dei piedi ti si consuma e arrivi alla carne viva, prima che il piede abbia tempo di abituarsi e fare il callo come i piedi degli aborigeni.

2. I miei cavalli, ad esempio, vivono 365 giorni l'anno notte e giorno su sabbia molto abrasiva...si consumano le unghie anche a riposo scalzi, figurati se li attacco regolarmente  :firuu:
La cosa che tollero meno al mondo, anche meno dell'ignoranza, è la maleducazione. Perché se avere il cervello piccolo è una disgrazia, essere cafoni è una scelta. A.P.

Nicola

Citazione da: segreto - Ottobre 03, 2015, 07:04:14 PM
Ma Nicola deve ammettere che anche nel campo delle professioni (non avendo ancora la scienza scoperto tutto) al serio professionista si chiede di "metterci del suo" provando ad ipotizzare il possibile sulla base della sua sensazione di esperienza (che non è propriamente l'esperienza).
O no?

Segreto

Verissimo, con il distinguo che "il suo" lo può mettere nel solco di un corpus legislativo e normativo.

Questo vale anche quando il professionista registra un brevetto, ad esempio.

In ambito di professione è difficile far passare per proprie idee magari già ampiamente pubblicate.

Poi io sono un appassionato d'arte ed artigianato, ma quando l'artigianato incontra la strada dei miei cavalli, uso cautela estrema.
Tu sarai pure Bob Loomis ma io non sono nato ieri

Falsum saepe vero suavius est

alex

Citazione da: Miky Estancia - Ottobre 05, 2015, 01:15:41 PM

1. Il dolore è dovuto al fatto che il cavallo ha lavorato senza ferro, l'unghia quindi si è consumata (al posto del ferro) e il cavallo si è ritrovato "senza piede".

Il mio dubbio sul fatto che il legame consumo-indolenzimento  deriva dalle esperienze di un escursionista barefoot che ho già citato. Ha riferito la seguente esperienza molto interessante: in trekking in montagna, di più giorni, suterreni tosti, alla fine della prima giornata i suoi cavalli sferrati manifestano un po' di fastidio; il fastidio si riduce progressivamente nei giorni successivi; non c'è nessun consumo di muraglia anzi, alla fine del trekking i cavalli hanno bisogno di un piccolo pareggino.

Da qui l'idea che il consumo e l'indolenzimento non procedano di pari passo, e i dubbi su cosa sia veramente il cavallo "senza piede"; dubbio accentuato dal fatto che ho l'impressione che un cavallo con ottimo pareggio barefoot e perfettamente dritto potrebbe essere giudicato "senza piede" da alcuni maniscalchi (che effettivamente avrebbero difficoltà ad applicare un ferro su un piede che per loro è molto "corto"). Da cui la mia idea che il cavallo "senza piede" sia, per alcuni, un cavallo con la muraglia troppo corta per applicarci bene il ferro.
La nuda Verità è una donna difficile da amare. L'illusione invece è una donna seducente, amorevole, a cui è facilissimo restare fedeli.