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De Sévy, Il bilanciere

Aperto da Col. Paolo Angioni, Maggio 02, 2012, 03:37:32 PM

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Col. Paolo Angioni

Il bilanciere

(pag. 1 di L. de Sévy, Les allures – Le cavalier – Paris 1919)

La testa e l'incollatura del cavallo costituiscono quello che si chiama il suo bilanciere. Per i cavalieri che l'hanno così qualificato non ha del bilanciere che il nome, poiché essi non attribuiscono importanza che alla sua posizione relativa in rapporto alle altri parti del corpo e all'equilibrio che risulta da questa posizione.

E' così che leggiamo, nel ragguardevole trattato di equitazione del compianto capitano de Saint-Phalle a proposito della terza fase del salto: «Superato l'ostacolo, gli anteriori si posano a terra, uno dopo l'altro, e ricevono tutta la massa. L'incollatura si alza per liberare la parte anteriore e precipitare l'appoggio dei posteriori».

Non possiamo assolutamente condividere questo modo di vedere. Crediamo in effetti di dover distinguere, dal punto di vista del bilanciere, il gesto e la posizione che ne risulta, gesto e posizione che, come dimostreremo, producono, dal punto di vista dell'equilibrio, effetti inversi.

Osservando la progressione di un cavallo al passo e al galoppo, si nota una simultaneità quasi assoluta tra i movimenti dell'incollatura e quelli degli arti [Nota a piè di pagina: L'abbassamento dell'incollatura corrisponde alla levata di un anteriore, il suo innalzamento alla levata di un posteriore]. Ci si può domandare se questa simultaneità è un effetto del caso o se c'è, tra i movimenti precedenti, una relazione di causa ed effetto. E' su quest'ultima ipotesi che ci soffermeremo, cercando di dimostrare che, in ogni circostanza, il cavallo si serve molto di più del gesto del suo bilanciere che della posizione relativa in rapporto alle altre parti del corpo.

Innanzi tutto noteremo che l'utilizzazione dei gesti delle parti mobili in vista della progressione si ritrova non soltanto nel cavallo e nei quadrupedi in generale, ma anche, in una forma differente, nell'uomo e in tutti i bipedi. E' particolarmente evidente nei gallinacei.

E' dunque proprio una legge generale. La verificheremo dapprima con qualche fatto sperimentale. In seguito completeremo questi dati dell'esperienza con una dimostrazione teorica.

Per esempio nell'uomo le braccia e il busto sono le parti mobili in rapporto alle gambe, agenti della locomozione. Sono o diventano occasionalmente bilancieri che favoriscono la progressione o altri movimenti.

Il podista prende, nella marcia, un doppio movimento d'oscillazione del busto e delle braccia:

1. Per permettere il sollevamento della gamba destra, il busto fa in avanti e a destra un movimento laterale che, mentre si produce [Nota a piè di pagina: Soprattutto all'inizio], alleggerisce il piede destro e permette il suo innalzamento. Il gesto si accentua ed è particolarmente evidente quando il sollevamento del piede deve essere considerevole. Quando, per esempio, sale una scala.

2. Per facilitare il gesto in avanti della gamba destra, il podista prende appoggio sull'inerzia del braccio destro di cui ferma il movimento in avanti e che getta indietro. Questo gesto è percettibile soprattutto quando la cadenza accelera o quando aumenta la lunghezza del passo.

Si possono, d'altra parte, moltiplicare all'infinito gli esempi di questo stesso fenomeno, poiché sono il risultato di leggi generali.

L'equilibrista, sulla corda, si rimette in equilibrio chinandosi bruscamente dalla parte verso la quale sta per cadere, ripresa di equilibrio che è spiegabile soltanto con l'appoggio che l'equilibrista prende sull'inerzia della parte alta del suo busto, per spostare la sua massa nel senso inverso.

Il ciclista impiega procedimenti molto differenti secondo che giri lentamente per equilibrio preliminare o che si trovi improvvisamente nell'obbligo di evitare un sasso. Nel primo caso agisce per mezzo della posizione e si piega all'interno della curva; nel secondo caso agisce per mezzo del gesto e si piega bruscamente dalla parte del sasso che vuole evitare per far scartare dal sasso la bicicletta.

Il bambino, seduto su un'altalena, arriva a darle un certo impulso unicamente con il gesto delle gambe e con l'appoggio che prende sulla loro inerzia.

L'esecuzione del movimento conosciuto in ginnastica con il nome di Allemanda si spiega nella stessa maniera. Il ginnasta, alla fine di una oscillazione in avanti, porta le gambe alla barra. Poi, nel momento in cui comincia l'oscillazione inversa, che rende più rapida raccorciando, piegando le gambe, il pendolo costituito dal suo corpo, accelera ancora la velocità del movimento, rendendo precipitosa con un colpo di reni la caduta delle gambe, sull'inerzia delle quali prende appoggio per innalzarsi. Grazie a questi due procedimenti (raccorciamento del pendolo, appoggio sull'inerzia), l'ampiezza delle sue oscillazioni cresce e arriva a eseguire il movimento ascensionale senza impiego di forza.

Un esempio analogo è quello dell'uomo senza gambe che mette in movimento la carrozzella con la sola proiezione del busto all'indietro.

Questi vari esempi mostrano le molteplici applicazioni dei gesti delle parti mobili quando hanno la funzione di bilanciere. [Nota a piè di pagina: La maggior parte degli esseri animati dispongono di bilancieri. Per i bipedi, in equilibrio instabile, questi bilancieri si trovano, quandp sono fermi, sensibilmente sulla verticale dei punti d'appoggio (uomo, gallinacei). Per i quadrupedi il bilanciere si trova davanti ai punti di appoggio, favorendo già con la posizione, prima di aggiungervi l'influenza del gesto, il movimento in avanti. Il bilanciere equilibra in questo caso per così dire la massa dei posteriori; senza approfondire qui questa questione, possiamo in effetti segnalare la relazione che esiste da una parte tra questa massa e quella dell'incollatura e, dall'altra, tra l'ampiezza dei gesti dei posteriori e la lunghezza e la mobilità del bilanciere. Sviluppare il gioco di quest'ultimo sarà preparare l'ampiezza del gesto dei posteriori].

Ora, per precisare le cose, spieghiamo quello che precede con la dimostrazione teorica che segue.

Un individuo si trova su una basculla (fig. 1) e tiene nelle mani con le braccia tese una massa M di peso abbastanza forte affinché i fenomeni che si produrranno siano apprezzabili. Ogni movimento delle braccia dell'individuo produce movimenti dell'indice della bilancia. Ora, siccome nulla si aggiunge e si toglie sul piatto, queste variazioni non possono essere attribuite che ad altre influenze: sono prodotte dalle variazioni della forza impiegata dall'individuo per spostare la massa che, da una parte, è sottomessa alle leggi della pesantezza e, d'altra parte, alle leggi dell'inerzia. [Nota a piè di pagina: Tutto quello che stiamo per dire si applica all'influenza dei gesti del bilanciere sul peso che gli arti anteriori sostengono].

Supponiamo dapprima che l'individuo alzi bruscamente la massa dalla posizione M alla posizione M'. Si osserva che l'indice sale e sembra indicare bruscamente un aumento di peso all'inizio del movimento, poi scende per riprendere la posizione che aveva in principio quando la massa M è arrivata in M'. Questo movimento, almeno al principio, sembra dunque aver aumentato il peso indicato dall'indice.

Fig. 1
Allegato:
De Sévy forum 1.jpg


Supponiamo ora che l'individuo lasci cadere la massa M dalla posizione M' alla posizione M'', in conseguenza del suo proprio peso, come in caduta libera. E' evidente che, durante il tragitto M'M'', il peso della massa M è soppresso nelle mani dell'individuo e, di conseguenza, sulla bilancia. Da cui la diminuzione di peso indicata dall'indice.

Se l'individuo ferma bruscamente la caduta in M''. l'indice risale rapidamente e segna il peso dell'individuo aumentato dal peso della massa che torna ad aggiungersi nuovamente più un certo peso che corrisponde alla forza viva dovuta alla velocità acquisita. Da cui l'aumento di peso indicato. L'indice in seguito segna, nuovamente, il peso normale, dopo il fermo.

Se l'individuo, non contento di lasciar cadere la massa in caduta libera, gira la mano per rendere più rapida la caduta, prende appoggio sull'inerzia di questa massa e sopprime, per il tempo che dura il suo sforzo, una parte del suo proprio peso uguale alla forza che applica, proprio come se avesse alleggerito la basculla appoggiandosi un istante su un corpo fisso esterno al piatto della basculla.

Movimenti verticali del bilanciere.

Tutto quello che abbiamo scritto è applicabile ai movimenti del bilanciere [Nota a piè di pagina: Il bilanciere, sia per lo sviluppo del suo sistema osseo sia per la densità dei suoi muscoli, rappresenta un peso relativo considerevole] nel cavallo, movimenti che, come dimostreremo, non hanno applicazione al trotto, ma favoriscono doppiamente i gesti degli arti anteriori al passo e al galoppo.

Questi movimenti dell'incollatura agiscono in un modo decisivo sul treno anteriore e non meno immediatamente sul treno posteriore. Rappresentiamo schematicamente la conformazione di un cavallo, sia A il treno anteriore, B quello posteriore (fig. 2) e vediamo qual è l'effetto prodotto in B dal gioco dell'incollatura supposta in estensione.

La massa del bilanciere, di peso p, non appoggiando su niente, è equilibrato in rapporto alle spalle da una certa massa del treno posteriore, di peso q.

Fig. 2

1° Se il cavallo abbassa bruscamente l'incollatura, sopprime momentaneamente il peso sull'avantreno in un modo più o meno completo per ragioni che abbiamo indicato precedentemente. Ne risulta che la massa di peso q, che gli faceva equilibrio dalla parte del treno posteriore, ora pesa sui garretti. Il movimento di abbassamento dell'incollatura avrà dunque per effetto di sovraccaricare il treno posteriore. [Nota a piè di pagina: Vedremo più avantiche questo gesto d'incollatura è utilizzato dal cavallo per portare i posteriori all'appoggio alla fine del salto].

2° Se il cavallo alza l'incollatura, aumenta l'appoggio sugli anteriori, come se il peso stesso dell'incollatura aumentasse. Ne consegue che l'incollatura farà equilibrio a una massa più grande del treno posteriore. Il treno posteriore sarà dunque alleggerito dal movimento di innalzamento del bilanciere. [Nota a piè di pagina: Un'applicazione, facile da osservare, dell'utilizzazione di questi due gesti d'incollatura ci è fornita dai movimenti del bilanciere di un cavallo coricato che si alza: dapprima c'è l'innalzamento lento dell'incollatura - posizione preparatoria - poi l'abbassamento brusco con il quale il cavallo si solleverà con gli anteriori, infine innalzamento brusco per alleggerire il treno posteriore e permettere il suo sollevamento].

3° Se, con una contrazione muscolare, il cavallo esagera il movimento di discesa del bilanciere, in modo da renderlo tanto brusco e anche tanto accentuato quanto è possibile, non soltanto alleggerisce il treno anteriore, ma trasforma inoltre in forza ascensionale lo sforzo che fa per affrettare la discesa dell'incollatura, ciò che gli permetterà di alzare il suo salto dopo aver lasciato il suolo.

Movimenti laterali del bilanciere.

L'appoggio che il cavallo prende sull'inerzia del suo bilanciere, si può comprendere, non solo nel senso verticale, ma ancora più efficacemente nel senso laterale, perché l'incollatura in questo caso non è sollecitata dal suo peso.

E' così che il cavallo che getta bruscamente la testa a destra carica, all'inizio del movimento, la spalla sinistra di un peso equivalente alla forza che ha dovuto impiegare per produrre il gesto verso destra. Siccome il peso totale del treno anteriore non è cambiato, la spalla destra si deve trovare alleggerita, nello stesso istante, dello stesso peso di cui è stata caricata la spalla sinistra. Affinché questo effetto possa prolungarsi, bisognerebbe che il sovraccarico della spalla sinistra fosse costante. La forza impiegata dal cavallo per produrre il gesto dovrebbe dunque essere altrettanto costante, ciò che comporterebbe per lo spostamento una velocità accelerata, condizione evidentemente impossibile da realizzare, perché i gesti dell'incollatura sono forzatamente limitati.

Ne consegue che l'effetto prodotto non può essere che fuggitivo – ma è anche istantaneo – e che importa soltanto l'inizio del gesto. E' dunque il solo interessante da produrre e da considerare. Lo si potrà limitare al punto da renderlo quasi impercettibile, ma non sarà meno efficace durante il cortissimo istante in cui si produrrà.

Non appena terminato il movimento, la spalla destra precedentemente alleggerita, si trova caricata, ciò che verifica il fatto che l'effetto del gesto e quello della posizione che ne risulta sono sempre contrari.

Bisogna dunque distinguere due tempi:

1° Il gesto a destra toglie peso alla spalla destra.

2° La posizione che ne risulta porta un sovraccarico della stessa spalla.

L'alleggerimento della spalla destra corrisponde come durata ed equilibrio alla levata dell'anteriore destro, il sovraccarico che ne risulta corrisponde logicamente alla sua posata. Il solo gesto dell'incollatura verso destra crea dunque due equilibri successivi e contrari, corrispondenti alla levata poi alla posata dell'anteriore destro. [Nota a piè di pagina: Dal punto di vista del peso, l'influenza del gesto è di un ordine completamente superiore a quella delle variazioni della posizione, sia p il sovraccarico che risulta dalla posizione bassa dell'incollatura, P la variazione d'appoggiosugli anteriori che risulta dai gesti bruschi. Mentre p non può variare che da 6 a 10 kg, P potrà raggiungere dai 30 ai 40 kg. D'altra parte, essendo l'incollatura sempre in movimento, salvo che al trotto, è evidente l'importanza di P].

Questo è in opposizione con le due teorie contrarie che hanno, l'una e l'altra, i loro partigiani. Secondo gli uni, bisognerebbe, per provocare il movimento di un arto, alleggerirlo, secondo gli altri caricarlo. E' più logico ammettere quello che noi abbiamo appena stabilito, che l'arto deve essere alleggerito nel momento in cui compie la levata, ma che è un sovraccarico che provoca la sua posata.

Questo movimento laterale del bilanciere sarà molto utile per provocare il movimento in avanti dell'anteriore corrispondente, così come vedremo nel lavoro al galoppo.

Dopo aver studiato i movimenti verticali e laterali dell'incollatura la cui azione sarà tanto più incisiva quanto questa sarà più allungata, bisogna ancora studiare il suo movimento di estensione e di raccorciamento.

Il cavallo, che arriva riunito e appoggiato su un ostacolo largo e che vien messo bruscamente nel vuoto, quasi inevitabilmente si ferma. Il fatto si spiega così: nel momento in cui il cavaliere allunga le redini, il cavallo estende bruscamente l'incollatura raccorciata. Per fare questo gesto prende appoggio sulla massa del suo corpo, al movimento del quale oppone una forza uguale a quella che gli è stata necessaria per produrre l'estensione. Questa minima forza non sarebbe sufficiente a produrre la fermata.. La innesca e il cavallo indeciso, provocato a fermarsi da questo equilibrio favorevole dovuto al gesto dell'incollatura, la completa con l'avanzamento dei garretti.

Il brusco allungamento dell'incollatura tende dunque a provocare un rallentamento.

L'osservazione dei gesti del cavallo nel galoppo in libertà conferma questa osservazione: il cavallo si vuole fermare bruscamente? Lo si vede allungare l'incollatura.

Anche talvolta si produce il gesto opposto; il suo effetto è direttamente opposto.

Riassumendo, arriviamo alle seguenti conclusioni:

1° Il gesto di abbassamento del bilanciere alleggerisce il treno anteriore e sovraccarica il treno posteriore.

2° Il gesto d'innalzamento del bilanciere carica il treno anteriore e alleggerisce il treno posteriore.

3° Il gesto laterale del bilanciere verso destra alleggerisce l'anteriore destro sovraccaricando l'anteriore sinistro e inversamente per il gesto contrario.

4° Il brusco gesto di estensione del bilanciere tende a provocare un rallentamento.

5° Il gesto di un brusco raccorciamento del bilanciere tende a provocare l'accelerazione dell'andatura.

Le posizioni che risultano da questi gesti danno, come abbiamo dimostrato, equilibri contrari. Quando è in azione, il cavallo equilibra la sua massa con i gesti del bilanciere; soltanto in scuderia e in stazione la mette in equilibrio con la posizione. [Nota a piè di pagina: Il cavallo che zoppica con l'anteriore destro marca, quando questo arto in quel momento molto impegnato e di conseguenza molto caricato è all'appoggio, un gesto d'abbassamento e di estensione del bilanciere: ciò che presuppone evidentemente una posizione iniziale alta dell'incollatura; è per questo motivo che l'incollatura si solleva, quando l'anteriore dolorante fa la posata. Nel galoppo da corsa, l'esperienza mostra che alla fine del quarto tempo: 1° L'incollatura del cavallo è molto alta, 2° Il treno posteriore, che ha lasciato il suolo, è più alto che il treno anteriore. Questo equilibrio è evidentemente instabile e, senza l'intervento del bilanciere, la caduta in avanti sarebbe imminente. Ma il cavallo, con un movimento discendente del bilanciere, alza il treno anteriore e ristabilisce l'orizzontalità della massa. In questa posizione, data la preponderanza di peso dell'avantreno sovraccaricato dal peso del cavaliere, dovrebbero essere gli anteriori a venire per primi in appoggio. Per modificare questo equilibrio, il cavallo ferma il movimento ascendente e comincia il gesto discendente del biaknciere, gesto che ha per effetto di portare una traslazione di peso verso il treno posteriore e di permettere ai posteriori di prendere appoggio per primi. E' dunque proprio con il gesto e non con la posizione che il cavallo si equilibra nel galoppo veloce].

Non è da dire che in equitazione, e principalmente nell'addestramento, le posizioni del bilanciere siano sempre prive di interesse, ma ne presenteranno soltanto nei seguenti casi:

1° Per il rallentamento (per raccorciamento del bilanciere).

2° Nell'impiego delle redini di opposizione per impedire la posizione contraria.

3° Nell'addestramento della partenza al galoppo su un determinato piede per opporsi alla partenza sul piede contrario (partenza al galoppo con aiuti laterali).

Il cavaliere si trova senza azione diretta per provocare il gesto dell'incollatura; ma a ogni intervento delle redini per fissare il bilanciere, il cavaliere dovrà cominciare il suo addestramento con la posizione; è l'unico mezzo di cui dispone per farsi comprendere, poi ubbidire. Nel più breve tempo dovrà sostituire a questi aiuti coercitivi, incompatibili con il gesto, aiuti indicativi; questi ultimi, molto più leggeri, dovranno inoltre mettere il cavallo in grado di equilibrarsi per mezzo del gesto.

Questa distinzione tra i procedimenti di addestramento e quelli di equitazione spiega la distinzione che faremo tra l'addestramento elementare della partenza al galoppo con aiuti laterali, poi il lavoro al galoppo con aiuti diagonali.

Sarebbe un torto immaginare che i differenti gesti, distinti e analizzati qui per i bisogni dell'eposizione, si trovino anche nettamente dissociati nella realtà; al contrario, il cavallo li combina secondo il risultato che si propone di raggiungere. Così:

1° Associa un'estensione e un abbassamento simultanei del bilanciere che avranno il doppio effetto di alleggerire l'avantreno e di far rifluire peso verso il treno posteriore. (Nel salto il cavallo fa questo gesto nel momento in cui, con i garretti quasi distesi, dispone della massima potenza e di conseguenza non teme il massimo sovraccarico).

2° Associa un innalzamento con un accorciamento del bilanciere, ciò che produce l'effetto contrario, cioè alleggerisce il treno posteriore e sovraccarica quello anteriore (gesto osservabile all'inizio del salto).

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