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Approccio "barefoot" alla laminite

Aperto da Ipparco, Maggio 04, 2012, 10:31:42 PM

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Ipparco

Ho cercato di raccogliere nel modo più sintetico possibile alcune informazioni utili per chi si dovesse malauguratamente imbattere in questo problema.
Il topic non ha pretese di completezza od esaustività, ma vuole solo rappresentare un punto di partenza per persone (e cavalli) in difficoltà. Invito tutti coloro che hanno esperienza e competenza in materia ad ampliare ed estendere le informazioni con articoli, studi/casi clinici ed esperienze personali.
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(tratta da Laminitis Research at the Australian Equine Laminitis Research Unit, Pollitt et al. 2005)

Definiamo il problema
Il termine "laminite" tecnicamente indicherebbe un'infiammazione delle lamine dermiche, ma è in corso un'accesa disputa sul fatto se l'infiammazione sia causa o conseguenza di altri fenomeni.
Anche se su molti aspetti di questa patologia il dibattito scientifico è tuttora aperto, sembra ormai dimostrato che un punto comune a tutti i casi di laminite acuta sia una rapida (ore) degenerazione della Membrana Basale [Pollitt, 2005], che si trova al confine tra derma ed epidermide ed ha il compito di garantire l'adesione tra il tessuto connettivo che circonda la falange distale ed il tessuto corneo che forma lo zoccolo.
Gli studi eseguiti presso la "Australian Equine Laminitis Research Unit" della Scuola di Scienze Veterinarie presso l'Università del Queensland, negli ultimi 15 anni hanno dimostrato come le precedenti teorie basate sul modello ischemico in molti casi fossero prive di fondamento, mentre appaiono sempre più promettenti i risultati ottenuti attraverso lo studio approfondito dei sistemi enzimatici che in condizioni normali controllano lo scorrimento della muraglia rispetto alla falange distale. Ci si è focalizzati in particolare sull'ipotesi che tossine generate o assorbite altrove nell'organismo raggiungano lo zoccolo attraverso l'apparato circolatorio, attivando alcuni complessi enzimatici e dando il via ad un processo che si autoalimenta. Un'altra ipotesi ritenuta plausibile punta l'indice sull'effetto di alte concentrazioni di insulina nel sangue ( iperinsulinemia ).

Cause
Mentre i processi che portano alla perdita di controllo dei processi enzimatici che distruggono la coesione tra derma ed epidermide non sono ancora stati accertati tutti nel dettaglio (almeno fino a questo momento), è stato possibile identificare empiricamente molte cause macroscopiche che possono portare alla distruzione della Membrana Basale ed alla conseguente separazione della muraglia dalle strutture sottostanti.
Molte di queste cause scatenanti sono strettamente legate all'apparato digerente del cavallo ed alla sua alimentazione, e sicuramente al primo posto per frequenza si trova il sovraccarico da carboidrati non strutturali. Semplificando al massimo, il meccanismo di azione più probabile sembra essere quello di una proliferazione incontrollata di batteri (Streptococcus spp in primo luogo) nel colon e nell'intestino cieco, che produrrebbero fattori di attivazione per gli enzimi Metalloproteinasi-2 e Metalloproteinasi-9, responsabili per la distruzione della Membrana Basale, che raggiungono attraverso il sistema circolatorio.
Anche se tutti i carboidrati non strutturali (zuccheri e amidi, in primo luogo) possono scatenare episodi di laminite se assunti in quantità eccessive, un'attenzione particolare va riservata ai fruttani (o Frutto-Oligosaccaridi), in quanto questi polisaccaridi non possono essere assorbiti nell'intestino tenue e raggiungono inalterati il colon, dove diventano un substrato eccellente per la proliferazione dei batteri di cui sopra.
Dato che alcune varietà di erbe, in alcuni periodi dell'anno, possono contenere altissime concentrazioni di fruttani (prossime al 50% del peso secco), ecco spiegato come mai cavalli lasciati al pascolo a volte siano colpiti da questa condizione, soprattutto in primavera.

Altre cause meno frequenti ma da non trascurare possono essere:
•   Resistenza all'insulina (analoga al diabete di tipo II negli umani. Attualmente uno dei filoni di ricerca seguiti sta cercando di stabilire l'effetto dell'insulina sui cheratinociti. Rif:  Induction of laminitis by prolonged hyperinsulinaemia in clinically normal ponies.  Katie E. Asplin, Martin N. Sillence, Christopher C. Pollitt, Catherine M. McGowan http://www.hoofrehab.com/Asplin-insulin.pdf );
•   Sindrome di Cushing ( conseguenza di un tumore alla ghiandola pituitaria );
•   Incuria prolungata;
•   Laminite da asfalto (causata da lavoro prolungato su terreni duri in combinazione con muraglie eccessivamente lunghe);
•   Gravi carenze alimentari;
•   Congestione (ad esempio grandi quantità d'acqua fredda subito dopo un lavoro intenso);
•   Obesità;
•   Traumi;
•   Periodi prolungati in cui un piede non possa portare peso: il controlaterale potrebbe sviluppare una laminite da stress;
•   Iperlipemia;
•   Setticemia;
•   Ritenzione della placenta;
•   Overdose da corticosteroidi;
•   Debilitazione estrema;
•   Intossicazioni (a causa di tossine presenti nell'ambiente);
•   Ipoglicemia (anche limitata ai soli tessuti del piede, ad esempio a causa di problemi circolatori o metabolici);
•   Ischemia;
•   Altro... (la lista dovrebbe essere costantemente aggiornata in base agli sviluppi della ricerca scientifica)

Le ricerche attualmente in corso puntano ad identificare un fattore scatenante (o anche solo un anello della catena) che sia comune a tutte queste cause "macroscopiche", nella speranza di poter interrompere il processo intervenendo farmacologicamente in modo opportuno. Personalmente su questo particolare aspetto sono abbastanza scettico, perché la mia sensazione (da profano, tengo a precisare) è che se anche l'esito sembra sempre lo stesso, non è detto che la strada per arrivarci sia una sola.

Sintomi
I sintomi, sia acuti che cronici, della laminite dovrebbero essere noti a tutti coloro che abbiano a che fare con cavalli, asini, zebre o muli. Questo perché solo un intervento tempestivo alle prime avvisaglie del problema può evitare le conseguenze più gravi (su cui tornerò tra poco) e garantire un recupero al 100%.
L'elenco dei sintomi più comuni di un caso acuto è:
•   Cavallo depresso, con battito cardiaco e ritmo respiratorio accelerati a causa del dolore acuto;
•   Sudorazione soffusa;
•   Cavallo immobile che rifiuta di muoversi;
•   Il cavallo colpito tiene gli arti anteriori molto avanti a sé caricando maggiormente i posteriori per ridurre il carico sulle lamine doloranti se sono colpiti gli anteriori. Molto più raramente sotto di sé, se ad essere colpiti sono i posteriori;
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(immagine tratta dal sito http://www.naturalhorseworld.com/Laminitis.htm )
•   Polso digitale aumentato (si sente dietro il nodello, sopra ai sesamoidi);
•   Piedi caldissimi al tatto (infiammazione delle lamine).

Studi clinici (Pollitt, 1996) hanno mostrato una buona correlazione statistica tra la gravità della zoppia (definita secondo la scala Obel, 1948) e l'estensione ed effettiva gravità del danno a livello istologico.
Esiste quindi anche la possibilità di un decorso sub-acuto, durante il quale il cavallo mostra sensibilità su terreni che normalmente non gli creano fastidi, i piedi hanno una temperatura solo leggermente più elevata del normale ma molti degli altri sintomi non si presentano. Questa forma di solito è legata ai disturbi metabolici come la resistenza all'insulina. Cerchiature o segni rossi sulla muraglia, ascessi, crescita "a ventaglio", obesità, perdite di peso anomale, pelo ispido, opaco, o un manto invernale che non muta, suole piatte, stiramento laminare o separazione della linea bianca, sensibilità degli zoccoli, riottosità o pigrizia dovrebbero essere tutti segnali di allarme per chi gestisce cavalli, che suggeriscono la necessità di rivedere radicalmente l'alimentazione dell'animale e sono spesso precursori di problemi decisamente più seri. Spesso un intervento tempestivo in presenza di questi segnali può prevenire l'insorgere della laminite e delle sue conseguenze.

I segni che invece indicano una laminite cronica, che solitamente (ma non necessariamente) è conseguenza di un caso acuto non opportunamente seguito, sono:
•   Muraglia visibilmente cerchiata;
•   Talloni lunghi e punta incurvata verso l'alto;
•   Produzione di materiale corneo displastico da parte delle lamine dermiche, con la formazione del cosiddetto "cuneo lamellare" tra suola e muraglia;
•   Rotazione della muraglia rispetto alla terza falange all'esame radiografico;

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(esempio drammatico di laminite cronica da incuria, foto di mia proprietà)


Conseguenze
Le conseguenze di un attacco acuto di laminite possono variare enormemente in base alle circostanze in cui esso avviene.

Il rischio principale è che si verifichi la separazione meccanica della muraglia dall'osso triangolare a causa delle forze che agiscono sulla muraglia. Qualora questo accada, le probabilità di danni permanenti allo zoccolo, ed in particolare alla delicata struttura delle lamine, aumentano esponenzialmente, anche se non viene esclusa la possibilità di un recupero almeno parziale dell'utilizzabilità dell'animale.
Sono quindi fattori di rischio, che possono ridurre enormemente le chance di recupero in caso di attacco acuto, tutte quelle condizioni che aumentano gli sforzi sopportati dalla muraglia e che privano il triangolare del supporto, fisiologicamente corretto, dato da una suola ed un fettone che portino buona parte del peso dell'animale sul terreno su cui esso vive abitualmente.
Ne elenco alcuni per chiarezza:
•   Muraglie eccessivamente lunghe (anche in relazione al terreno su cui vive il cavallo);
•   Suola e fettone che non contribuiscono a sostenere parte del peso del cavallo (ovvero pareggio troppo aggressivo che assottigli queste strutture);
•   Piedi con conformazione punta lunga-talloni bassi;
•   Ferri o altre protezioni vincolate rigidamente alla muraglia (glue-on, "ferri" in materiale sintetico ecc.);
•   Atterraggio di punta a causa di problemi nella regione caudale dello zoccolo;
•   Talloni alti ("effetto cuneo" del triangolare, su questo aspetto tornerò più avanti).

Tutte queste situazioni, più tante altre che sicuramente mi saranno sfuggite, applicano notevoli stress meccanici alla muraglia e quindi alle lamine, fino al punto in cui tutto il peso del cavallo grava esclusivamente sulle lamine. Fino a quando il piede è sano, è in grado di resistere abbastanza bene a questa condizione (che comunque in natura si presenta molto raramente), ma nel momento in cui la coesione tra lamine epidermiche e dermiche si indebolisce o viene meno, il rischio di separazione meccanica è altissimo se non si interviene immediatamente.

Altre conseguenze che si osservano frequentemente in caso di laminiti, soprattutto qualora vengano trascurate o seguite in modo errato, sono:
•   Rotazione o sprofondamento del triangolare ( rifondimento );
•   Perforazione della suola da parte del triangolare;
•   Ascessi in suola o corona;
•   Distacco completo della scatola cornea ( esistono casi di recupero parziale anche da questa condizione, seppur molto rari);
•   Distruzione del tessuto osseo della falange distale a causa delle pressioni anomale e della conseguente ischemia. In questo caso il recupero del cavallo può risultare impossibile.

Primo soccorso
Sulla base di quanto sopra, vediamo ora alcune cose da fare o non fare assolutamente nel caso vi doveste ritrovare tra le mani un cavallo che mostri i sintomi di un caso acuto di laminite.
•   Innanzitutto contattate immediatamente il veterinario;
•   Nel caso il cavallo sia ferrato o abbia le muraglie lunghe, chiamate il maniscalco/pareggiatore (per rimuovere i ferri o accorciare le muraglie);
•   Cercate di individuare le possibili cause (qualora siano esogene) per facilitare il compito al veterinario al suo arrivo;
•   Nell'attesa, non forzate il cavallo a muoversi a meno che non sia strettamente necessario (per nessuna ragione trasportate il cavallo con van o trailer);
•   Se il cavallo è in grado di sollevare i piedi, procuratevi del materiale morbido ( rotoli di garza, fogli di polistirolo da coibentazione o da imballaggio, stracci ecc.) e fissateli con nastro adesivo sotto al piede, in modo da fornire supporto al triangolare. Se una volta fatto questo il cavallo mostrasse il desiderio di muoversi, lasciategliene libertà ma evitando movimenti bruschi. Durante l'operazione di nastratura, cercate di tenere il piede sollevato per il minor tempo possibile;
•   Docciate od immergete i piedi in acqua fredda, se possibile anche con ghiaccio. Gli studi sulla crioterapia per il trattamento della fase acuta della laminite (VAN EPS, A. W., WALTERS,L.J., BALDWIN, G.I., MCGARRY, M., POLLITT, C.C. (2004) Distal limb cryotherapy for the prevention of acute laminitis. Clinical techniques in equine practice.) hanno dimostrato che i cavalli possono tollerare l'immersione in acqua gelida degli arti per periodi prolungati (fino a 72 ore consecutive) senza riportare danni, e che le basse temperature hanno l'effetto di ritardare (o forse prevenire, ma su questo gli studi sono ancora in corso) la degenerazione della Membrana Basale, dando quindi tempo al veterinario di intervenire con più calma per impostare una terapia.

Approccio "barefoot" alla laminite
Occorre chiarire prima di tutto che un cavallo scalzo non è al sicuro dalla laminite, in quanto molte delle cause possono colpire indiscriminatamente cavalli scalzi o ferrati. Quindi le precauzioni per prevenire l'insorgere del problema rimangono grossomodo le stesse per tutti gli equini.
La grande differenza nasce quando si vanno ad analizzare le possibili conseguenze: un piede scalzo, sano e pareggiato correttamente ha probabilità decisamente minori di subire danni permanenti a seguito di un attacco acuto di laminite, in quanto la conformazione della scatola cornea riduce al minimo la possibilità di uno spostamento della falange al suo interno e minimizza gli sforzi che agiscono sulle lamine. (In realtà sembra che un piede mai ferrato e correttamente pareggiato sia anche meno esposto al rischio di laminite in quanto le sue lamine sono in numero minore e quindi meno fitte, di conseguenza meno esposte al rischio di problemi circolatori come la congestione dovuta ad un'eventuale infiammazione)
Questo nasce dal fatto che un corretto pareggio "barefoot" prevede che suola e fettone abbiano un ruolo portante che nel caso di zoccoli ferrati è molto più difficile da ottenere a causa dello spessore del ferro, del mancato consumo della muraglia e spesso anche di differenze nel pareggio e nella concezione del funzionamento dello zoccolo. Inoltre il pareggio naturale ha tra le sue peculiarità di ricercare il parallelismo (3°≤ angolo palmare ≤ 8°) tra il terreno e il bordo distale della terza falange ed il corretto atterraggio di talloni a tutte le andature. Questa disposizione dell'osso garantisce la distribuzione uniforme dei carichi sulla superficie inferiore al momento del carico dinamico massimo, mentre l'atterraggio di talloni assicura che le lamine lavorino nelle condizioni più favorevoli possibili.
A questo punto ritengo utile inserire alcune considerazioni importanti sulle caratteristiche meccaniche dell'apparato di sospensione laminare. Come si può vedere bene dalla prima figura del topic, le lamine hanno una struttura orientata spazialmente (anisotropa, da ἰσὁτροπος). Analogamente ad altre strutture con caratteristiche simili, il loro comportamento sotto stress varierà quindi in base alla direzione delle forze applicate. Nel caso specifico, la capacità di resistenza alla trazione sarà massima per forze perpendicolari alla superficie interna della muraglia, mentre il minimo si troverà in corrispondenza di forze applicate parallelamente al piano lungo la direzione di crescita della muraglia.
Queste peculiarità, determinate dalla struttura fisica delle lamine, spiegano immediatamente per quale ragione sia importante ricercare un angolo palmare il più basso possibile ed assicurare sempre il fisiologico atterraggio di talloni.
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Da questo semplice grafico appare subito evidente come l'angolo palmare influisca sulla distribuzione dei carichi applicati alle lamine. All'aumentare dell'angolo, la componente parallela alla muraglia aumenterà d'importanza, mentre quella perpendicolare andrà via via calando..
Analogamente, la scomposizione delle forze nel caso si un atterraggio di talloni, sarà più favorevole che nel caso di un atterraggio piatto o peggio ancora di punta:
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Un modo più intuitivo di descrivere tutto ciò è quello che in precedenza ho chiamato "effetto cuneo".
Se osserviamo la forma normale (non patologica) dell'osso triangolare, noteremo subito che esso ha l'aspetto (e quindi le proprietà meccaniche) di un cuneo o addirittura di una lama:
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Esattamente come un cuneo o una lama quindi, il triangolare potrà sostenere bene i carichi fino a quando appoggerà con la base piatta, ma nel momento in cui la pressione venisse concentrata sull'affilato bordo anteriore esso agirà come una lama, danneggiando il corion e sprofondando nello zoccolo, potenzialmente fino a perforare la suola. Inoltre, essendo un tessuto vivente, il triangolare stesso reagirà alle pressioni eccessive, subendo dei rimodellamenti, come ad esempio accaduto a questo in conseguenza ad una laminite trascurata:
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L'approccio terapeutico barefoot alla laminite quindi si incentra sostanzialmente su quattro punti chiave:
1)   Alimentazione basata il più possibile su foraggi a basso contenuto di zuccheri ed amidi, eliminazione dei concentrati (granaglie, mangimi) ed integrazione di proteine, acidi grassi essenziali e minerali (importantissimo il magnesio) in base alle necessità. Qualora sia necessario aumentare l'apporto calorico è possibile fare ricorso a grassi di origine vegetale;
2)   Ridurre al minimo gli sforzi applicati alle lamine limitando ogni possibile braccio di leva e ripristinando il corretto allineamento della falange distale con il terreno (e di conseguenza con le forze applicate);
3)   Fornire un supporto plantare che ridistribuisca i carichi sul fettone e sulla suola e che smorzi urti e vibrazioni, per ridurre il rischio di separazione laminare e ridare comfort al cavallo;
4)   Una volta superata la fase acuta e stabilizzata la posizione dell'osso triangolare all'interno della scatola cornea, fornire ampia libertà di movimento al cavallo per favorire la circolazione, la ricrescita di una nuova connessione laminare e non ultimo il benessere psicologico dell'animale.
Per l'aspetto legato più strettamente alla meccanica del piede sarà quindi indicato l'uso di scarpette con plantari in neoprene o in alternativa dei cosiddetti "hoof casts", bendaggi preimpregnati con resine indurenti che permettono di fornire protezione e supporto alla suola senza scaricare forze sulla muraglia grazie alla deformabilità del materiale ( http://www.hoofrehab.com/hoofcast.htm ). Altri materiali utilizzabili possono essere resine siliconiche, acriliche o poliuretaniche, fogli di poliuretano espanso o simili ed in generale tutto quello che si presti a migliorare il comfort del cavallo.
Queste protezioni dovranno essere naturalmente abbinate ad un pareggio eseguito da persona competente, mirato a scaricare la muraglia e le lamine dal peso del cavallo su tutta la metà anteriore del perimetro (dal punto più largo del piede verso la punta) o come diversamente richiesto in base alle circostanze specifiche. Questo pareggio sarà caratterizzato da uno smusso angolato di circa 20° rispetto al piano della suola che dovrà partire dal bordo esterno della suola vera e propria e scaricare completamente dal peso del cavallo la muraglia e tutto quanto si trovi all'esterno della proiezione della terza falange (ovvero il punto in cui si troverebbe il "breakover" in un piede sano).
In presenza di un "cuneo lamellare" sarà opportuno scaricare anch'esso da qualsiasi sforzo, per evitare che le sollecitazioni sul cuneo distruggano la nuova connessione che cercherà di crescere a partire dalla corona.
Su tutto il perimetro della muraglia vera e propria sarà invece applicato un "mustang roll" molto accentuato, allo scopo di evitare sforzi inutili sulle lamine lungo tutto il perimetro del piede.
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(in rosso il bordo della suola, in giallo il cosiddetto "cuneo lamellare". Immagine originale tratta dal sito http://www.hoofrehab.com )

Per nessuna ragione dovrà invece essere intaccata la suola vera e propria, che durante la convalescenza rappresenta l'unica struttura portante del piede, insieme al fettone.
   
Se è possibile realizzare un'area sufficientemente ampia dotata di pavimentazione idonea (gomma, ghiaia tonda a granulometria fine, sabbia compatta) e lo stato degli zoccoli lo permette, talvolta si può ipotizzare di fare a meno di protezioni permanentemente applicate allo zoccolo. Questo permette di ridurre gli sforzi che gravano sulla muraglia, favorisce ulteriormente la circolazione e facilita la gestione. Il rovescio della medaglia è che riuscire a realizzare una struttura adeguata non sempre è facile.

Una volta rimossa la causa scatenante e raggiunta una configurazione che permetta al cavallo di recuperare una postura normale, gli si potrà lasciare modo di muoversi a piacimento, ma senza forzarlo conto la sua volontà.
In questa fase l'approccio barefoot non prevede l'utilizzo di analgesici ed antidolorifici, in quanto il dolore è un importante segnale per il cavallo stesso, che ne limita i movimenti in funzione dello stato dei piedi. Senza questo campanello d'allarme, il rischio di lesioni alle lamine dermiche aumenta a causa della ridotta sensibilità.
L'obiettivo è quindi quello di limitare i disagi dell'animale mediante mezzi meccanici (pareggio e protezioni dello zoccolo) e agendo farmacologicamente sulle cause del problema ove possibile, senza fare ricorso a calmanti per la riduzione del dolore.
Lo scopo del movimento in questo caso è duplice:
•   Eliminare il rischio di ischemia del corion soleare per la pressione generata dal supporto plantare;
•   Favorire la circolazione all'interno del piede per accelerare la guarigione e la ricrescita di una buona connessione laminare.
Se pareggio e protezioni saranno stati applicati correttamente, le probabilità di effetti negativi dovuti al movimento spontaneo del cavallo saranno minime, in quanto la meccanica del sistema le renderà praticamente impossibili.

Durante la fase acuta dell'attacco invece, cioè fino a quando siano attive le cause di degenerazione della Membrana Basale, il movimento potrebbe essere controindicato: visto che gli agenti scatenanti (qualunque essi siano) nella maggior parte dei casi sembrano raggiungere il piede col flusso sanguigno, un aumento della circolazione potrebbe accelerare ed estendere il danno. Meglio quindi limitare la libertà di movimento e valutare col veterinario l'opportunità di proseguire con la crioterapia per un periodo che dovrà essere stabilito in base alla situazione, ma limitato allo stretto indispensabile.

Tutti questi interventi sarebbero totalmente inutili se non fossero accompagnati da un'alimentazione a basso indice glicemico, basata soprattutto su foraggi a basso contenuto di carboidrati non strutturali, eventualmente arricchita da polpa di barbabietola o altre fonti di fibre ad alta digeribilità, ed integrata come necessario in base ai fabbisogni dell'animale con proteine, acidi grassi, minerali e vitamine, con particolare attenzione a quanto necessario ad assicurare la crescita di una nuova scatola cornea con una buona connessione laminare.
Qualora ci siano altre patologie predisponenti alla laminite, anche queste dovranno essere affrontate come opportuno per evitare una recidiva della fase acuta.

Prevenzione
Come per molte altre malattie, nel caso della laminite, la miglior cura è la prevenzione. Questa è basata sostanzialmente su due aspetti:
1)   Alimentazione;
2)   Cura dello zoccolo.

Come abbiamo visto, l'alimentazione gioca un ruolo fondamentale nell'insorgenza della laminite.
E' quindi fondamentale che sia ben bilanciata, adeguata ai fabbisogni dell'animale e idealmente quanto più simile possibile all'alimentazione naturale del cavallo. Questo vuol dire che sono da evitarsi quanto più possibile grandi quantità di cereali, ridurre l'accesso a pascoli particolarmente ricchi durante i mesi primaverili, soprattutto se contengono varietà vegetali a rischio (ad esempio: Allium spp, Ambrosia Artemisiifolia, Aster spp, Carduus spp, Centaurea spp, Cichorium Intybus, Erodium Cicutarium, Sonchus Arvensis, Taraxacum spp, Trifolium Pratense ecc. Una fonte molto interessante di informazioni in merito è il sito http://www.safergrass.org ), fornire cibo in modo uniforme durante l'arco della giornata e non concentrato in pochi pasti voluminosi, variare gradualmente l'alimentazione nel passaggio da un tipo ad un altro ecc..
In particolare, giornate soleggiate accompagnate da notti con temperature rigide spingono le erbe del pascolo ad accumulare zuccheri e fruttani, per cui in periodi in cui si verificano queste condizioni può essere opportuno limitare l'accesso al pascolo, soprattutto nel caso di esemplari predisposti.

Come accennato precedentemente, tutta una serie di segnali premonitori possono metterci in guardia su problemi legati all'alimentazione: cerchiature o segni rossi sulla muraglia, ascessi, crescita "a ventaglio", stiramento laminare o separazione della linea bianca, suole piatte, sensibilità degli zoccoli, obesità, perdite di peso anomale, pelo ispido, opaco, o un manto invernale che non muta, riottosità o pigrizia. In presenza di uno o più di questi sintomi è d'obbligo rivedere approfonditamente l'alimentazione, perché è probabile che ci sia qualcosa che non va.
Alcuni di questi sintomi sono estremamente frequenti da osservare, soprattutto nel caso di cavalli ferrati, che nonostante tutto vengono considerati "sani". La verità si scopre facilmente sferrandoli: inermi ed incapaci di affrontare qualunque tipo di terreno a causa dello stato pietoso dei loro zoccoli.

Per quanto riguarda la cura dello zoccolo, che si decida di tenere il cavallo ferrato o meno, l'aspetto più importante è di ridurre al minimo i rischi di conseguenze nefaste nel malaugurato caso che il cavallo cada vittima di un attacco acuto.
Alcuni criteri da rispettare assolutamente sono:
•   Muraglie corte e dritte;
•   Talloni bassi/punte corte;
•   3°≤ angolo palmare ≤ 8°;
•   Pareggio/ferratura ad intervalli regolari (30-40 giorni al massimo);
•   Supporto plantare sulla maggior parte dei terreni;
•   Atterraggio di talloni (che si ottiene assicurando lo sviluppo della regione caudale dello zoccolo);
•   Punto di stacco ( breakover ) il più arretrato possibile per ridurre gli sforzi sulle lamine;
•   Favorire la circolazione massimizzando l'elaterio per mantenere una connessione laminare sana;

Alcuni di questi punti possono essere rispettati più facilmente su uno zoccolo sferrato (come ad esempio il supporto plantare o l'atterraggio di talloni), ma questo non vuol dire che non sia possibile arrivarci molto vicino anche ferrando, se la ferratura viene eseguita da un professionista serio. Nel momento in cui però il cavallo dovesse essere colpito da un attacco di laminite, la miglior cosa da fare è sicuramente di rimuovere qualsiasi cosa sia vincolata rigidamente alla muraglia, per scaricarla da ogni sforzo e scongiurare danni seri.

Avvertenze
Tra le varie tecniche tradizionali che vengono proposte per il trattamento della laminite, ce ne sono almeno due da cui voglio mettere in guardia chiunque si trovi ad affrontare un caso di laminite:
•   L'innalzamento artificiale dei talloni;
•   La tenotomia.

Il primo viene giustificato sostenendo che riduca la tensione sul tendine flessore profondo e quindi diminuisca il rischio di rotazione della falange e migliori la circolazione nelle lamine dorsali. Anche ammettendo che ciò fosse vero, questa tecnica ha enormi svantaggi: la pressione graverà sul bordo affilato del triangolare invece che sulla base piatta, schiacciando il corion e riducendo la circolazione, e la distribuzione dei carichi sulle lamine sarà tanto peggiore quanto più alti saranno i talloni.
Molto meglio quindi contrastare la rotazione fornendo sostegno al triangolare con un supporto plantare che contrasti il momento applicato dal tendine con una forza applicata sotto alla punta della falange che si ridistribuisca su una superficie ampia e venga continuamente rilasciata nel momento in cui il cavallo si muove.
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La seconda è una pratica che non ha giustificazioni. E' come pensare di riparare un guasto della vostra automobile sparando una fucilata al radiatore. Il taglio di un tendine perfettamente sano per risolvere un problema di laminite è esattamente la stessa cosa: aggiunge un danno gravissimo ad uno tutto sommato gestibile. NON FATELO, per nessuna ragione.
Leonardo de Curtis, AHACP, PHCP
www.leonardodecurtis.it
"La semplicità è la sofisticazione finale"
Leonardo da Vinci

Ipparco

Resistenza all'insulina e alimentazione equina
Nel corso della sua evoluzione, l'apparato digerente del cavallo si è adattato ad un'alimentazione basata in primo luogo su foraggi a basso contenuto di CNS (carboidrati non strutturali), e lo stesso vale per il suo metabolismo. In natura infatti la maggior parte del cibo ingerito dal cavallo è costituito da gambi, foglie, steli, corteccia, radici ecc, di piante "selvatiche", ovvero non selezionate dall'uomo. Questo tipo di alimentazione è costituita per la maggior parte (> 90% peso secco) da fibre (sostanzialmente cellulosa, emicellulosa e lignina ) che vengono rese assimilabili grazie all'azione della flora batterica intestinale, mentre solo una piccola percentuale è costituita da CNS. Questo tipo di alimentazione ha il notevole pregio di non influire troppo sensibilmente sulla glicemia e, di conseguenza, sull'insulinemia.
Infatti, mentre i CNS vengono digeriti per la maggior parte già nell'intestino tenue, formando zuccheri semplici che vengono immediatamente assorbiti ed immessi in circolazione, innalzando la glicemia e stimolando la produzione di insulina, le molecole complesse di cellulosa ed emicellulosa devono essere digerite dalla flora batterica mediante un processo di fermentazione batterica. Questo processo ha come prodotti di scarto (per i batteri) degli acidi grassi ( acido propionico o propanoico, acido butirrico o butanoico e acido acetico ) che vengono a loro volta assorbiti nel circolo sanguigno. A differenza degli zuccheri generati dalla digestione dei CNS però, questi acidi grassi non causano un innalzamento della glicemia: gli acidi butirrico e acetico vengono utilizzati nel metabolismo dei grassi, mentre l'acido propionico, una volta arrivato nel fegato, viene lentamente convertito in glucosio, ma senza causare picchi nella concentrazione degli zuccheri nel sangue.
Al contrario, un'alimentazione contenente grandi quantità di CNS ( cereali, frutta, melasso o fieni/pascoli specificamente selezionati per un alto contenuto di CNS: molti dei fieni comunemente usati per l'alimentazione di animali da carne hanno questa caratteristica ) sottopone il cavallo a continui sbalzi dei livelli di zuccheri nel sangue e dei valori di insulinemia, e addirittura può portare ad una graduale riduzione della sensibilità all'insulina delle cellule dell'organismo ( una specie di "assuefazione") paragonabile al diabete di tipo 2 nell'uomo, con conseguente innalzamento dei valori medi di insulinemia. L'obesità è particolarmente predisponente a questo tipo di problema.
Gli studi sul diabete (nella medicina umana) hanno dimostrato che alti livelli di insulina hanno effetti negativi sul comportamento dei cheratinociti, causandone la proliferazione e migrazione a ritmi superiori al normale ( http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/9378759 ).
All'estremo opposto, livelli eccessivamente alti di glucosio nel sangue possono inibirne l'assorbimento da parte dei tessuti e rallentare la duplicazione dei cheratinociti, ed uno studio dedicato ( http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/11423485 ) ha potuto dimostrare quantitativamente l'effetto dell'iperglicemia sia sul rateo di assorbimento del glucosio che sulla proliferazione dei cheratinociti. Sarebbe quindi più che logico aspettarsi che, se gli effetti nel cavallo sono simili, non possano non influire pesantemente sulla crescita e sulla salute dello zoccolo.
Mentre gli studi clinici in questa direzione, sul cavallo, sono iniziati da pochissimo e sembrano confermare questa ipotesi (vedi Induction of laminitis by prolonged hyperinsulinaemia in clinically normal ponies.  Katie E. Asplin, Martin N. Sillence, Christopher C. Pollitt, Catherine M. McGowan http://www.hoofrehab.com/Asplin-insulin.pdf ), è esperienza comune di tantissimi proprietari di cavalli scalzi, nonché della maggior parte dei pareggiatori, che spesso zoccoli apparentemente difficili o irrecuperabili, con problemi di stiramento laminare, crescita irregolare, setole, unghia fragile o addirittura con laminiti croniche, possono recuperare in breve tempo salute e robustezza una volta che la dieta venga adeguata alle esigenze (reali) del cavallo.
Non a caso l'alimentazione consigliata per cavalli destinati a restare sferrati si basa su fieno di prato polifita e, casomai fosse necessario aumentare l'apporto calorico, su polpa di barbabietola e semi oleosi: sono gli alimenti con le migliori garanzie di mantenere la glicemia al minimo possibile pur assicurando un buon apporto calorico e nutrizionale.
Allo stesso modo l'avena ( quella con tegumento ) , tra i vari cereali, è uno di quelli con l'indice glicemico più basso ed è da preferire rispetto ad altre varietà, ma anch'essa è da somministrare con parsimonia e solo se necessario.

Un altro fattore determinante per la risposta glicemica è la distribuzione dei pasti lungo l'arco della giornata: un unico pasto voluminoso (in particolare se composto da cereali o simili) tenderà ad innalzare i livelli di glucosio (e quindi insulina) molto più di quanto farebbe la stessa quantità di zuccheri e amidi ripartita in tante piccole razioni assunte gradualmente, possibilmente inframmezzando del foraggio ad alto contenuto di fibre.
La stessa anatomia del cavallo ci dice che è fatto per mangiare poco alla volta ma in continuazione: il suo stomaco è grande appena il doppio di quello umano, e per di più non dovrebbe mai riempirsi per più di 2/3, pena il rischio di dolorose ulcere gastriche.
Un buon motivo per basare la sua alimentazione su foraggi sempre disponibili, piuttosto che mangimi e concentrati, soprattutto se somministrati in un unico pasto voluminoso.

Cosa si può fare se il proprio cavallo mostra già segni di resistenza all'insulina?
Chiaramente l'intervento più importante è sulla dieta: eliminare, nei limiti del possibile, tutte le fonti di CNS: niente cereali, niente melasso, evitare l'erba giovane nei mesi primaverili ecc.
Dopodiché si può intervenire con integratori a base di magnesio e cromo, entrambi importantissimi per il metabolismo dei carboidrati e spesso trascurati nella dieta del cavallo.
Un elemento determinante per mantenere nella norma il livello di insulina nell'organismo inoltre è l'esercizio fisico: un programma regolare di allenamento può migliorare notevolmente la sensibilità all'insulina delle cellule, riducendo la quantità necessaria ad ottenere l'effetto necessario ed inoltre aiuta a smaltire il glucosio utilizzandolo per l'attività muscolare.

In tabella sono riassunti gli indici glicemici di alcuni comuni alimenti per cavalli:
Alimento____________________________Indice glicemico
Avena intera_________________________100 (valore di riferimento)
Polpa di barbabietola (melassata)________72,2
Polpa di barbabietola (bagnata)__________34,1
Barbabietola disidratata (con melasso)____94,8
Granoturco__________________________104
Cereali melassati_____________________107
Fieno di medica (Medicago sativa)_________52
Cereali melassati + olio________________52
Fieno (Phleum pratense)________________32

Oltre ai problemi di zoccoli legati all'iperinsulinemia, c'è un ulteriore valido motivo per mantenere basso l'indice glicemico della dieta equina, soprattutto per gli esemplari in crescita. Uno studio approfondito eseguito nel 2001 presso il Kentucky Equine Research ( Pagan, J.D., Geor, R.J., Caddel, S.E. and P. Pryor. 2001. The relationship between glycemic response and the incidence of OCD in thoroughbred weanlings: a field study. Visibile a http://www.ker.com/library/advances/337.pdf ) ha stabilito un nesso certo tra disfunzioni nell'accrescimento delle ossa lunghe e risposta glicemica nei puledri. In particolare dimostra una forte correlazione tra l'indice glicemico della dieta e l'incidenza di Osteochondritis dissecans ( http://en.wikipedia.org/wiki/Osteochondritis_dissecans ). Una simile correlazione, anche se meno certa, fu trovata tra indice di massa corporea ed incidenza della malattia. Anche altre patologie scheletriche e dell'accrescimento sembrerebbero essere fortemente interconnesse con la risposta glicemica.
Le logiche conclusioni anche in questo caso, sono che, per evitare spiacevoli conseguenze, la dieta del puledro dovrebbe essere il più possibile simile a quella del cavallo selvatico: grandi quantità di foraggio a basso indice glicemico, eventualmente da integrare con proteine e microelementi per bilanciare la razione, ma senza sovraccaricare l'organismo con cereali o altre fonti di CNS.
Leonardo de Curtis, AHACP, PHCP
www.leonardodecurtis.it
"La semplicità è la sofisticazione finale"
Leonardo da Vinci

Ipparco

Pubblico il link all'abstract di una interessante recente ricerca fatta in Nuova Zelanda sugli effetti dell'innalzamento dei talloni per il trattamento della laminite, che finalmente riconosce ufficialmente come questa pratica sia dannosa in quanto applica sforzi maggiori sulle lamine rispetto a quanto accade con un angolo palmare corretto, con fattori variabili da 1.3 a 3.8.
http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/j.2042-3306.2010.00319.x/abstract
Buona lettura
Leonardo de Curtis, AHACP, PHCP
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alex

Alleluja. Entro meno di venti o trent'anni, finalmente spariranno tenotomia e rialzi dei talloni nei cavalli laminitici.

A chi ha voglia di riflettere propongo il seguente problema.

Com'è  possibile che una cosa sbagliata continui a essere praticata per decenni o per secoli nel pieno accordo di tutti, compresi i professionisti?

Il fatto è che è molto recente, anzi: recentissimo, il fenomeno della sistematica revisione dell'evidenza della bontà delle pratiche correnti mediche e veterinarie, soprattutto di quelle più comuni e date per "scontate". La "Medicina basata sull'evidenza" (EBM) ha poco più di trenta anni; la "Veterinaria basata sull'evidenza" è ancora più recente. 

Viviamo in un mondo dove le "conoscenze" sono in una certa parte basate su pregiudizi e su opinioni non dimostrate. Vale per ogni cosa, ma vale anche (purtroppo) per la medicina, umana e animale. La prova provata è che esistono opinioni diverse e contrastanti. Ogni volta che ci sono opinioni diverse e contrastanti, c'è "puzza di bruciato": o non esistono ancora sufficienti evidenze per dimostrare che una delle due opinioni è migliore dell'altra, o queste evidenze esistono, ma sono ignorate. Non si può avere opinioni sulle evidenze: sono quello che sono; ma bisogna prima ricercarle, poi accettarle, anche se smentiscono il lavoro di una intera vita.

Mi raccomando: niente fai da te sulla laminite; ma potete imparare qualcosa, allo scopo di verificare se anche le persone che chiamerete per assistere il vostro cavallo ne sono a conoscenza; e se sono bravi, non solo lo sapranno, ma ne sapranno molto, molto di più, com'è giusto che sia.






La nuda Verità è una donna difficile da amare. L'illusione invece è una donna seducente, amorevole, a cui è facilissimo restare fedeli.

mari68

bene oggi mi trovo in questa situazione: il mio cavallo e' uscito da una discreta laminite da aprile 2012 ho chiamato il  veterinario che con eco e radiografie ha stabilito che c' era una rotazione inferiore ai 10 gradi, oggi ripetendo la diagnostica l'angolazione del piede e' diminuita ulteriormente....ma rimane una strana zoppia dovuta ad un ascesso non scoppiato come si deve nonostante impacchi immediati e trattamenti vari in loco sempre suggeriti dal vet. il timore di oggi e' che sia il vet che il maniscalco hanno una mentalita nel vedere il cavallo solamnete ferrato, mentre il mio da ben 9 anni e' scalzo per necessita.'(sino ad ora il cavallo e' stato pareggiato da mio marito che ha partecipato ad uno stage di 2gg da..noto pareggiatore. ma due gg son solo due gg...)
appena si chiude la suola con cuoio o resine o si piantano chiodi piccoli piccoli lo zoccolo collassa marcendo e rompendosi da tutte le parti ed il fettone scompare....ho interpellato il vet perche mi facesse la diagnosi ed il maniscalco in collaborazione intervenga sui piedi per dare la giusta inclinazione piano piano nel tempo. entrambi desiderano applicare resine prima come un ferro poi sotto tutta la suola e dopo qualche mia resistenza verra applicata sulla muraglia nell'ordine di qualche millimetro e credo  che non venga applicata in punta.... queste righe dimostrano il timore..... che se prendero una decisione errata come parecchi anni fa il cavallo non camminera piu'.....confido in un buon dialogo tra noi tre d'alronde ho scelto persone  che mi ispirano fiducia hanno solo l endicap di non accettare del tutto il barefood.E'  questa cosa che mi preoccupa molto. ciao ciao ...

alex

Ti tocca darci molti più elementi.

Da cosa è stata causata, precisamente, la laminite, se si conosce il motivo? Di che razza è, com'è dal punto di vista nutrizionale secondo la tabella di Henneke? Ha segni di sindrome metabolica? E' stato escluso un Cushing?

Come tieni il cavallo, cosa mangia, in dettaglio?
E' mai stato visto da un pareggiatore MOLTO esperto?
Possiamo avere qualche fotografia di buona qualità del piede in tutte le proiezioni (da avanti, da dietro, di lato, fondo del piede di piatto, fondo del piede in obliquo)?

Perchè mai "chiudere la suola"?

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mari68

per alex

allora sono stata scoperta!!! i miei limiti nel gestire il miocavallo, ma da 10 anni a questa parte ce la metto tutta perche possa andare meglio.


e' un appaloosa e la laminite  e' stata innescata da un eccesso di pascolo primaverile  ad aprile proprio quando di gg faceva caldo e la notte freddo, cavallo obeso che da allora mangia solo 6 kg di fieno al gg non con erba medica dentro o  trifoglio non ha mai mangiato mangimi fa poco moto solo delle passeggiate di 2 ore 1 volta la settimana sono in verita delle grandi camminate. noi siamo nella zona di mantova e di grandi pareggiatori credo non ce ne siano tant'e che 10 anni fa costrinsi mio marito a partecipare ad uno stage di barefood (io non riuscii solo perche l'azienda per la quale lavoro non mi diede la possibilita di assentarmi, ci tengo a precisarlo)il vet al quale mi appoggio non ha ritenuto utile per il momento eseguire degli esami per ricercare eventuali sindromi metaboliche od altri morbi

mari68

...dimenticavo il cavallo e' libero giorno e notte tra il propiro box ed un recinto discreto di 10 m 2 su terreno in erba poi durante il pomeriggio puo entrare in altro padock in erba , manca l'elemento sassi che sinceramente sino ad oggi credevo sassi piu piccoli e arrotondati rispetto a quelli visti nel sito....infatti in tutti questi anni quando ho cercato sassi da mettere nel recinto si dimostrarono disastrosi xche troppo piccoli e sotto la pressione del peso del cavallo si scheggiavano per poi diventare appuntitti e causare danni agli zoccoli deboli del cavallo venivano chiamati sassi di fiume,perlomeno questo e' quello che mio marito vide dal pareggiatore parecchi anni orsono.....lasiammo stare e rinunciammo al callo della suola........

alex

Meglio che stia lontano dai sassi finchè non guarirà completamente. A dire il vero, sarebbe meglio che stesse lontano anche dall'erba.

Sei in una situazione non facile, perchè da quello che dici è probabile che la laminite sia insorta in un cavallo metabolicamente predisposto (sovrappeso, probabile "sindrome metabolica") e questa predisposizione è difficile da combattere e vincere. Come negli umani, correggere una sindrome metabolica e relativo sovrappeso è difficile e di certo la dieta non basta: occorre dieta e movimento associati.

Hai delle buone scarpette e solette? Non vedo altro modo che una ottima protezione al piede, perchè sia possibile farlo muovere abbastanza.

Aspettiamo le foto..... oltre che dello zoccolo, se ti va, anche del cavallo intero.

Ipparco? Ci sei? Batti un colpo!
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Ipparco

Buondì,
intervengo rapidamente, purtroppo ultimamente impegni personali e di lavoro mi tengono lontano dai forum e mi lasciano poco tempo libero in generale.
Penso anch'io che qui il problema sia probabilmente di origine metabolica. L'obesità è una causa riconosciuta di resistenza all'insulina e laminite.
In questo contesto, l'erba verde dovrebbe essere eliminata dall'ambiente quotidiano del cavallo e somministrata solo a ragion veduta in periodi dove sia "sicura" per quanto riguarda il contenuto di zuccheri.
Per quanto riguarda la sistemazione, potrebbe essere utile ghiaiare il paddock piccolo (quello da 10 mq) con uno strato di ghiaietta tonda e fine (5-10 mm di grana) per almeno 10 cm di spessore. Questo accorgimento permette di migliorare drasticamente la perfusione dei tessuti all'interno dello zoccolo, favorendone la salute e la produzione di materiale corneo sano.
Assolutamente da evitare invece i sassi di grosse dimensioni, che in questo momento potrebbero creare pericolosi punti di pressione e portare a sobbattiture o fratture della terza falange.
Se dovessi lavorare su piedi del genere vorrei avere un filo diretto col veterinario curante, lastre e possibilmente anche un venogramma per poter valutare al meglio lo stato effettivo dei piedi e decidere eventuali misure aggiuntive (scarpette, solette ecc).

Ovviamente tutto ciò è un quadro generale basato sui pochi elementi disponibili.

Saluti
Leonardo de Curtis, AHACP, PHCP
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"La semplicità è la sofisticazione finale"
Leonardo da Vinci

mari68

bene... anzi male molto male
il filo diretto con il vet e maniscalco nascera' e proseguira 'dal 23 ott in poi l'erba la posso tranquillamente evitare rasando i prati in cui si rilassa.....quel poco di radici che riesce a peluccare in questo periodo non credo abbiano alte concentrazioni di zuccheri .....non ci sono grandi escursioni termiche...vi prego di istruirmi in merito nel caso sbagliassi, per quanto riguarda le foto mi sto impegnando, rompendo le scatole a quella categoria santa dei "mariti" perche mi istruisca  come inviarle....sono una vera e prorpia frana anche con il pc macchine digitali e tutte queste grandi cose  utili ma difficili per me da  assimilare.
quel che mi preme pero ora, ho preso la decisione giusta ?per l'inervento che entrambi gli specialisti( vet e maniscalco) vorranno fare la prossima settimana?  mettere alcuni millemetri di resina sulla muraglia,  dovro verificare che non sia in punta? mio marito(quello che per 9 anni ha seguito i piedi del caro cavallo)e' parecchio titubante e pronto anche a fermarli.....fidatevi di cio che vi diro ora, mio marito e' persona non piena di se', umile e vuol solo, tenendo in considerazione la meccanica del  piede equino rispettarlo al meglio..... certo manca esperienza e conoscenza
noi abbiamo solo i piedi difficili di might. grazie grazie grazie 

mari68

...dimenticavo abbiamo delle scarpette per anteriori che vennero usate nei primi anni in cui venne rese scalzo, le rimetteremo.grazie  ciao ciao

alex

... senti, quando ha fatto il corso, tuo marito aveva un "maestro"; non c'è bisogno di dire chi è, magari me lo dici in MP, ma perchè non contattare lui per un consiglio? La cosa che farei io, se fossi nella vostra situazione e potessi permettermelo, sarebbe quella di spostare il  cavallo in un centro dove ci sia stabilmente un pareggiatore indicato come esperto da quel maestro e dove possa esserle assicurato "il meglio" per quanto riguarda la gestione, e lasciarcela per qualche mese. Mi sembra quasi impossibile che usciate vivi da una controversia continua e sempre incerta con il maniscalco e con il veterinario, ci vuole una sicurezza e una freddezza che non possedete. Sarete sempre dilaniati da dubbi terribili, e l'aiuto che vi si può dare da lontano è minimo, e magari pure sbagliato....

L'alternativa è quella di accettare l'idea proposta da JohnTheVet che in breve è: su per giù, anche affrontando la laminite in modo non perfetto, vale la regola 1/3 -1/3 -1/3: un terzo guarisce comunque; un terzo tira avanti; un terzo va male; seguire fedelmente i suggerimenti e le proposte dei professionisti di cui disponete; e sperare di cadere nel primo terzo, o almeno nel secondo terzo.


La nuda Verità è una donna difficile da amare. L'illusione invece è una donna seducente, amorevole, a cui è facilissimo restare fedeli.

mari68

bhe certo certo, questi contatti servono per chiarire idee oppure anche a renderle piu' complicate, quel che si cerca e' uno spunto un'altro punto di vista, proprio per ragionarci sopra e scegliere la soluzione meno lesiva.... sempre con la complicita' di una spiegazione logica che giustifichi il mezzo.....c'e che ci arriva subito , chi piu' tardi o addirittura mai.ciaociao inviero' comunque le foto degli zoccoli e obesita del povero caro might 

alex

Attenzione alle scarpette ossia: devono essere messe e tolte con estrema facilità; in nessun caso deve servire. per toglierle, tirare con forza.
La nuda Verità è una donna difficile da amare. L'illusione invece è una donna seducente, amorevole, a cui è facilissimo restare fedeli.