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Cavallo Rotondo

Aperto da Col. Paolo Angioni, Maggio 03, 2012, 01:08:40 AM

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Col. Paolo Angioni

Non posso che rispondere in breve (anche se lo scritto potrà apparire non breve) e schematicamente. Infatti, all'argomento della locomozione, allo studio delle posture del cavallo, argomento e studio nei quali rientra il cavallo rotondo, e al lavoro necessario sono dedicati interi libri.

Il cavallo trasmette al cavaliere sensazioni fisiche con il suo movimento e la sua postura che è la forma che prendono le varie parti del corpo. Il cavaliere con la sua sensibilità, attraverso l'aderenza del suo corpo, si dice dell'assetto, senza bisogno di guardare, a occhi chiusi, percepisce non solo il movimento delle andature, ma la postura, in particolare sente con il busto, le natiche, le cosce la forma del dorso, con le mani la forma del collo, della testa, la rispondenza della bocca. Con l'assetto sente, in particolare, la concavità o la convessità del tratto dorso-lombare (che chiamiamo impropriamente le reni), il fatto che qui ci interessa. Il cavallo trasmette continuamente sensazioni all'assetto del cavaliere con i movimenti che produce con il rachide sul quale il cavaliere è posato. Quanto più è rilassato il sistema nervoso del cavaliere, tanto più sono rilassati i suoi muscoli e più è sciolto l'assetto. In tal modo è in grado di sentire nel modo migliore il cavallo.

Nella locomozione è importante sentire quale piede il cavallo sta per appoggiare per terra o sapere che il passo ha quattro tempi, il trotto due, il galoppo tre o quattro. Ma è più importante conoscere i movimenti che compie il rachide sul piano orizzontale e verticale, movimenti legati in modo sincronico ai movimenti degli arti. Il movimento infatti inizia nel dorso del cavallo e lo sentiamo con il nostro assetto.

Il rachide è un ponte formato da 18 vertebre dorsali e da 6 lombari. E' un ponte a volta sospeso tra gli arti anteriori e arti posteriori. Le vertebre debbono essere collegate, sostenute, rafforzate tra loro da un potente sistema muscolare. Tanto più perché devono sopportare il peso di un trasportato, il cavaliere. L'esercizio fisico rende il ponte capace di reggere il peso senza nuocere alla naturalezza delle andature.

Quella che noi chiamiamo la rotondità del cavallo dipende dall'avanzamento più accentuato sotto il corpo degli arti posteriori. Quando i posteriori avanzano decisamente sotto il corpo, il tratto dorso-lombare si arrotonda, diventa convesso e noi sentiamo più accentuata una spinta verso l'alto una volta della natica sinistra, una volta di quella destra. Più è accentuata la spinta verso l'alto, più è accentuata e lunga la levata, lo spazio che separa l'alzata del piede dalla sua posata sul suolo, più i posteriori avanzano sotto il corpo. In equitazione si dice che i posteriori si impegnano o sono impegnati.

Colgo l'occasione per aprire una breve una parentesi.

L'avanzamento pronunciato del posteriori sotto il corpo i Francesi lo chiamano engagement, che deriva dal verbo engager, che vuol dire introdurre, far entrare, per esempio la chiave nella serratura. In questo caso vuol dire introdurre, far entrare, far avanzare i posteriori sotto il corpo. In equitazione, in italiano, si dice impegnare. I posteriori si impegnano, sono impegnati. Gli esperti italiani di dressage (che in francese vuol dire addestramento) traducono engagement con ingaggio, ingaggiare, che in italiano non vuol dire introdurre, far entrare, far avanzare, ma "assunzione mediante contratto" oppure "ingaggiare battaglia". Chiusa parentesi.

L'avanzamento dipende dal buon rapporto che esiste tra muscoli superiori del corpo (dorso) che chiamiamo, per usare un solo nome, ilio-spinali, e i muscoli inferiori, gli psoas e gli addominali. I due gruppi muscolari sono detti antagonisti. Quando si allungano i muscoli superiori si possono accorciare i muscoli inferiori. Un esempio immediato l'abbiamo piegando un nostro braccio. I muscoli interni si accorciano per piegare e quelli esterni si allungano per lasciare piegare. A loro volta regolano il piegamento. Nel cavallo, se non si allungano i muscoli superiori perché sono contratti o a causa di dolori o per mancanza di lavoro o per errato lavoro, e hanno perciò perso elasticità (estensibilità, retrattilità, tonicità, distensione), i muscoli inferiori, antagonisti, non possono accorciarsi, quindi tirare i posteriori sotto il corpo. Da cui passi corti e affrettati.

Prima di ottenere il cavallo rotondo, bisogna fare in modo che i muscoli superiori si possano allungare naturalmente (quindi con facilità) e quelli posteriori si possano accorciare altrettanto naturalmente. In natura, nel cavallo brado, scosso, libero, tutto ciò avviene naturalmente. Nel cavallo montato la natura, se non è ostacolata, è certamente condizionata dal peso e dall'ingombro del cavaliere e dalle sue azioni che interferiscono sia con la postura sia con il movimento. Per esempio, l'esempio più frequente ed evidente, le azioni delle redini (delle mani) possono contrastare le naturali oscillazioni dell'incollatura, indissolubilmente legate al corretto, naturale movimento di due andature e del salto.

Il cavallo montato ha bisogno di fare ginnastica per riacquistare la stessa naturalezza che ha quando non trasporta il peso del cavaliere. La ginnastica per dare o ridare la naturale capacità di funzionamento ai muscoli superiori e inferiori del corpo del cavallo è il movimento con la testa bassa e il collo allungato, movimento che tira, allunga i muscoli superiori e dà modo a quelli inferiori di accorciarsi. Si allungano, si accorciano e si sviluppano in qualità e in forza.

Un'altra breve parentesi per coloro che pensano, dicono e scrivono che il lavoro con la testa bassa porta peso in avanti e mette il cavallo sulle spalle. L'equilibrio del cavallo è di tre tipi; orizzontale (peso parimenti distribuito sulle anche e sulle spalle), sulle spalle o sulle anche. L'equilibrio dipende da un unico fatto: l'avanzamento più o meno pronunciato dei posteriori sotto il corpo, da cui dipende la distribuzione del peso totale del cavallo più o meno sui o verso i posteriori o verso gli anteriori. Si osservi un cavallo che gira alla corda al passo. Tutti possono farlo. Non c'è bisogno di essere un grande addestratore o un uomo di cavalli. Si scelga e si osservi, per comodità, un solo piede posteriore. Quando il cavallo cammina con il collo più o meno vicino all'orizzontale l'orma di quel piede si avvicina all'orma del piede anteriore dello stesso bipede. Man mano che il cavallo distende il collo e abbassa la testa l'orma di quel piede avanza sempre di più, copre quella anteriore e, quando il cavallo quasi sfiora con la punta del naso il terreno, l'orma posteriore sopravanza, e di molto, quella anteriore. Cosa vuol dire? Vuol dire che il cavallo, per contrastare il peso che si è spostato verso le spalle a seguito dell'allungamento del collo e dell'abbassamento più o meno completo della testa, ha avanzato di molto, ha impegnato i posteriori, ristabilendo l'equilibrio.

Spero che questa spiegazione abbia chiarito la parte per così dire meccanica della questione cavallo rotondo.

Per riassumere e chiarire: rotondo vuol dire il cavallo capace di arrotondare, rendere convesso il tratto dorso-lombare e in minor misura l'arco dorsale, il ponte sospeso che porta il nostro peso, a seguito dell'avanzamento degli arti posteriori. Premessa del cavallo, in piano, riunito.

Una volta messo bene dal punto di vista muscolare e posturale il cavallo, come deve agire il cavaliere per ottenere il cavallo rotondo?

Premessa indispensabile (tralasciando tutto il lavoro che precede: riscaldamento, rilassamento, raggiungimento della calma, cavallo in avanti, ecc.) è che il cavallo sia attivo, volenteroso, che mostri la voglia di avanzare, ma nella calma, nell'obbedienza agli aiuti, voglia che in equitazione si chiama impulso.

Il passo è un'andatura basculata. L'incollatura compie movimenti di oscillazione sia nel piano verticale (su e giù) sia (meno pronunciati) sul piano orizzontale (destra e sinistra). Il lavoro al passo è delicato, perché c'è il rischio che le azioni delle redini possano limitare o annullare i movimenti del bilanciere collegati strettamente alla naturalezza dell'andatura. Una mano che compie azioni che limitano le oscillazioni del collo riduce l'armonia dell'andatura, non solo, l'estensione dei passi (i passi diventano via via più corti), insegna al cavallo a ridurre poi annullare i movimenti del collo per non sbattere con la bocca sulla mano, difesa che si ripresenterà al galoppo, altra andatura basculata, con conseguenze poco considerate da gran parte dei cavalieri, ma ben più gravi.

Il trotto è un'andatura non basculata. Inoltre è simmetrica. E' l'andatura fondamentale per l'addestramento. Il bilanciere, non potendo associarsi alle posate degli arti che avvengono troppo rapidamente, e non potendo sceglierne uno (come al galoppo, andatura asimmetrica), perché l'andatura è simmetrica, si fissa, rimane immobile. Non può essere disturbato il suo movimento perché non esiste.

Al trotto le azioni delle redini e la mano ferma non producono il rischio di deformare la naturalezza dell'andatura.

Come procedere?

Non è il lavoro di un giorno e neppure di una settimana. Il tempo lo stabilisce il cavallo con la sua attitudine ad apprendere e a adattarsi al lavoro. Il cavallo è un essere animato. Volere a tutti i costi una rapida risposta è una violenza al suo fisico, al suo morale, alla sua psiche. Basta pensare a noi stessi quando facciamo ginnastica. In noi c'è innato il senso della misura che ci consente di esercitare l'autocontrollo. In sella siamo fuori del cavallo. Bisogna avere il buon senso di dare il tempo al morale del cavallo e ai muscoli di accettare la nuova postura e di conformarvisi. Non solo. Bisogna saper adattare le richieste al carattere di ogni singolo cavallo. Il che spetta alla qualità del cavaliere che si riassume in due parole: sensibilità e tatto.

Il cavaliere aggiusta le redini, lavora al trotto, seduto, controlla il suo assetto, rilassa le spalle, le braccia, le gambe (prima di tutto il suo sistema nervoso, da cui tutto dipende), non prende la bocca tirandola a sé, non piega con la forza il collo, ma lascia che la testa del cavallo si porti in una posizione tipica di quando il cavallo è fermo e in attenzione di qualcosa (indicazione di massima), in modo che la commessura delle labbra sia all'incirca poco sotto l'orizzontale che sfiora la sommità del garrese (è un'altra indicazione di massima che dipende, ovviamente, dalla conformazione del cavallo), riduce poco per volta l'estensione del trotto, tenendo vivo con il tocco delle gambe, con un leggero schiocco della lingua dato a tempo con le successive posate di un arto (il cavallo è sensibile al tempo, al ritmo), eventualmente con il tocco di una bacchetta su costato appena dietro la gamba, gioca con le dita (stringe e rilascia) sulle redini leggermente tese per ottenere il rilassamento della bocca, poi la sua cessione, poi un leggero piego alla nuca, non oltre la seconda vertebra cervicale, in modo che la nuca sia e rimanga, durante tutto il lavoro (lavoro con il cavallo in mano), il punto più alto dell'incollatura e la linea della fronte sia sempre leggermente davanti alla verticale, al massimo, in via eccezionale, coincidente con la verticale. In questa attitudine o postura generale del cavallo, lo sollecita in avanti, senza lasciar aumentare l'ampiezza delle falcate del trotto. Il cavallo impegna i posteriori arcuando, rendendo concavo il tratto dorso-lombare. Tutta la linea superiore del suo corpo, iniziando dalla nuca, prende una forma ad arco. E' il cavallo che chiamiamo rotondo.

Sono indicazioni di massima. Questa è la teoria, facile da scrivere. Non altrettanto facile da mettere in pratica. Ma, se non altro, questa è una traccia per avere qualche idea in più e per diminuire, ma non annullare, il rischio di sbagliare.