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#41
A / Re:Assetto: Baucher - d'Aure
Last post by raffaele de martinis - Ottobre 17, 2023, 09:00:43 AM
Da un "Ufficiale di Cavalleria" del generale L'Hotte: ASSETTO D'AURE.

Il ritratto del visconte d'Abzac, che si trova nella terza edizione del trattato di equitazione di d'Aure del 1847, rappresenta il modello ideale della posizione ricercata a Versailles.
Era caratterizzata da una profonda inforcatura,   ginocchia quasi dritte,  gambe cadenti morbidamente grazie al  loro stesso peso.
Quella posizione di gambe era molto in voga a quel tempo ed era adottata dalla maggior parte dei cavallerizzi :  lo testimoniano i ritratti dell'epoca e la mia esperienza diretta, fatta osservando montare   il comandante Rousselet, il capitano Brifaut e il vecchio maestro di equitazione Aubert.

Erano staffati molto lunghi, certamente più di d'Aure: la punta del piede  non poteva che sfiorare la staffa e sovente era più bassa del tallone,  come ho potuto osservare personalmente e come si nota nel ritratto del visconte d'Abzac.
Anche  Lançon montava così;    ottuso e imbottito dei principi di Verailles, disapprovava la maniera di calzare la staffa di d'Aure  e il suo essersi  distaccato – nella pratica come nell'insegnamento – dalla linea dettata dai loro maestri.

Sebbene fosse un innovatore, d'Aure teneva in buon conto le opinioni di coloro che provenivano dalla sua stessa scuola; pertanto, un giorno che montava col Mgr il duca d'Aumale, gli disse : « Domandi a Lançon cosa pensa di me ».                                                                                                                                                                                     
Il principe pose la domanda a Lançon, il quale si limitò a dire , con voce aspra  come  era sua abitudine : «Potete dire a d'Aure che è un " accrocco " Nota » Naturalmente il giovane principe non esitò a riferire la risposta di  Lancon al conte d'Aure, il quale replicò:   « Ah ! se montasse i cavalli che  monto io ! »
In effetti quel minchione non aveva che cavalli da scuola, facili da montare, dalle andature dolci, e,  lavorando su fondi compatti e non chiedendo loro grandi sforzi, poteva permettersi di tenere  le staffe  sotto la punta del piede, come faceva  Lançon, rendendole  nient'altro che  « l'ornamento del piede. »

Ma coi cavalli difficili quella staffatura, a causa della sua lunghezza, diventa un impaccio e  rende più difficoltoso mantenere una pressione energica e prolungata delle gambe in varie situazioni: su terreni accidentati,  quando bisogna superare degli ostacoli,  quando si spinge il cavallo al galoppo di carriera e quando si pratica il trotto sollevato.

Comunque, se è vero che – in maneggio – il conte d'Aure portava le ginocchia un po' in alto, è altrettanto vero che restava perfettamente seduto in ogni circostanza , come richiesto dal suo maestro - il visconte d'Abzac – che ripeteva continuamente agli allievi il suo motto preferito : - « assis ! assis ! ».

Nella tradizione di Versailles, il modo di stare in sella prevedeva di spingere le natiche sotto di sè Nota del Generale: Un vecchio maestro di equitazione di quella scuola – del quale ho dimenticato il nome – a questo proposito manifestava un comportamento curioso.
D'Aure mi disse che, quando si sedeva su una poltrona, lo faceva prendendo  posizione come se inforcasse un cavallo :  cacciando - prima di tutto - le natiche sotto di sè.

Questo tipo d'assetto, caratteristico di d'Aure, provocava un leggero inarcamento delle reni e  aveva portato il celebre cavallerizzo a inclinare leggermente il corpo all'indietro, particolarmente quando montava in maneggio, prendendo una posa un po' studiata.

Il barone de Curnieu, comparando la posizione di d'Aure con quella di Baucher -  molto meno seduta, con  propensione a portare il corpo in avanti -  affermò, con ironia  :  « D'Aure monta sulla schiena, Baucher monta sulla pancia. »

La posizione delle gambe di d'Aure differiva da quella del visconte d'Abzac che, come la maggior parte dei vecchi cavallerizzi , lasciava cadere le gambe con  un certo abbandono; D'Aure, invece, manteneva un maggior contatto col cavallo.
Le sua gambe erano piazzate in modo da essere sempre pronte a mandare francamente il cavallo in avanti, se necessario aiutandosi con  gli speroni .
Il maestro diceva :  gli speroni devono avere tanto potere sul cavallo da farlo passare nel fuoco.
Nella tenuta delle redini mostrava un'abilità sorprendente:  una volta – durante una passeggiata – l'ho visto tenere nella mano sinistra  le quattro redini, la frusta, la tabacchiera e il fazzoletto. E intanto conduceva il suo cavallo in perfetta scioltezza.
Il suo modo di tenere e di usare le redini in maneggio era del tutto personale e non era stato appreso da nessuno dei suoi maestri.

Nella posizione della « mano della briglia » il pollice era più vicino al corpo del mignolo, evitando - così – l'allungamento della redine destra, uno sbilanciamento che si produce quando la mano assume la posizione inversa;  le redini devono essere aggiustate con la mano destra sistemandole fino al pomello.

A Versailles, nelle scuderie reali – per i cavalli dei « capocaccia » la redine destra della briglia era di un punto – un centimetro e mezzo – più corta di quella sinistra :  I .....conducevano i loro cavalli con una sola mano, avendo impegnata la destra con il « corno da caccia ».

Devo dire che se si mantiene la mano della briglia nella posizione generalmente usata, col   mignolo più vicino al corpo che il pollice, l'allungamento della redine destra può essere evitato se, quando si sistemano le redini,  si mette l'indice della mano destra tra di loro; in tal modo,  si ha la possibilità di agire sull'una o sull'altra redine e in seguito di accorciare la redine destra. In questo caso, non si prende come riferimento il pomello ma si parte dal morso per calcolare la stessa lunghezza. Nota
D'Aure teneva la mano destra piazzata in avanti e al di sopra della mano sinistra, le dita allungate,  posate di piatto sulle redini della briglia, libere di agire efficacemente gravando ora sull'una ora sull'altra.
Questa posizione della mano destra era giustificata non solo perchè permetteva di  piegare l'incollatura con grande facilità, ma anche e soprattutto per il grande uso che l'abile cavallerizzo faceva della redine di opposizione al fine di  deviare, raddrizzare e contenere le anche. Nota
Il suo tatto equestre – così raffinato – gli diceva di concentrarsi verso le anche, sia per controllare le resistenze ed eliminarle, sia per dar loro la direzione.

La mano sinistra non partecipava a questi effetti di opposizione:  « Ognuno ha la sua fissazione – diceva il Maestro – la mia è di tenere la mano della briglia ben piazzata in mezzo alla panza ; e non si deve muovere se non nei cambiamenti di direzione,  mantenendosi  sempre nella  direzione da seguire. »

L'importanza che d'Aure dava alla posizione centrale della mano della briglia non era fine a se stessa, ma finalizzata al conseguimento della  posizione dritta del cavallo,  che era uno dei suoi principali obiettivi.

Per convincersene, bastava osservarlo alla testa della ripresa dei cavallerizzi. Lui solo, in tutta la ripresa,  faceva i cambiamenti di piede al galoppo senza traversare il suo cavallo.
Si poteva  allora osservare la sua mano sinistra piazzata secondo il suo principio, mentre  la  destra agiva sull'una o sull'altra redine per piegare l'incollatura, o  venire in aiuto alla gamba per disporre il cavallo nel movimento richiesto.

«Il cavallo è come la barca, lo si dirige dalle due estremità. »

D'Aure applicava quest'aforisma, così giusto e produttivo, in maniera perfetta e costante;  di certo lo aveva appreso dal maestro, ed era stato poi seguito da tanti altri che si ispiravano ai suoi principi,da lui condensati nell'immagine della barca..
Di solito trascurava l'uso del filetto, utilizzando quasi costantemente il morso.  Quando, nel 1838, venne a Saumur invitato dal generale de Brack,  comandante della scuola, osservò che i cavalli non erano messi in mano come nella scuola dei d'Abzac, dalla quale proveniva, per il troppo uso del filetto, uso  motivato dalla falsa convinzione che il  fissare il cavallo sul morso l'avrebbe troppo represso.

La sua predilezione per il morso era del tutto naturale:  lavorando sulle resistenze dei cavalli, cioè sul controllo incompleto delle energie, agiva soprattutto sul controllo fisico del cavallo/sulla massa Nota.
Il suo lavoro mirava a  ottenere un più favorevole bilanciamento delle forze in gioco, stabilendo un equilibrio tra  quelle che spingono in avanti e quelle che moderano e rimandano il peso là dove è utile ai fini di una sua buona distribuzione.
Pertanto era necessario un freno di una certa potenza, sia per fissare la testa, sia per determinare nell'equilibrio del corpo – inteso nel suo insieme – le modifiche dell'atteggiamento del cavallo o il movimento richiesti.

La sua mano – tenuta ben ferma – una volta ottenuto l'effetto richiesto diventava di un'estrema leggerezza, una mano di bambagia: Notagiocava morbidamente con le dita sulle redini come se fossero dei nastrini delicati e avesse paura di romperli.
Quando chiedeva di rallentare o l'alt, per rendere l'azione della mano il più possibile morbida e progressiva inclinava leggermente il corpo all'indietro:  la mano non faceva altro che seguirlo senza tirare.

D'Aure, nella sua pratica, esigeva innanzitutto la franchezza dell'impulso.
Mandava il cavallo sulla mano tenendo un contatto costante con la sua bocca e dosando la tensione delle redini in funzione del livello di energia dell'andatura.
Poi dava all'incollatura un'elasticità sufficiente a poterla allungare o piegare in ragione della distensione o del raccorciamento dei movimenti.
I suoi cavalli si mostravano sinceri con lui, liberi nelle  andature, precisi alla mano, spontanei e diligenti allo sperone.
Montava a lungo il cavallo che addestrava in previsione del lavoro di campagna, dicendo che i cavalli chiamati a rispondere a tutte le mani si addestrano soprattutto con il lavoro di routine, con l' assuefazione

Ricordava questi soggetti perchè, quando era cavallerizzo cavalcante, i suoi cavalli da caccia erano particolarmente ricercati.
Infatti, camminando accanto al re, per lasciare al sovrano il fondo migliore, metteva sempre il suo cavallo nei solchi lasciati dai carri: solo per questa circostanza, che diventava per loro un'abitudine, quei cavalli acquisivano una sicurezza di piede che li rese assai apprezzati dall'entourage del re.

Quello che non diceva era che, con il suo talento, completava meravigliosamente  quello che il terreno aveva insegnato ai suoi cavalli.


#42
B / Babieca.
Last post by raffaele de martinis - Ottobre 15, 2023, 12:09:58 PM
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#43
P / Pato.
Last post by raffaele de martinis - Ottobre 14, 2023, 05:51:05 PM
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#44
R / Rampare.
Last post by raffaele de martinis - Ottobre 14, 2023, 07:29:35 AM
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#45
C / Cabrata
Last post by raffaele de martinis - Ottobre 14, 2023, 07:26:20 AM
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#46
B / Burdizzo
Last post by raffaele de martinis - Ottobre 14, 2023, 07:21:59 AM
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#47
S / Salasso.
Last post by raffaele de martinis - Ottobre 14, 2023, 07:18:29 AM
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#48
M / Re:Maiese
Last post by raffaele de martinis - Ottobre 14, 2023, 07:14:24 AM
In realtà, maiese, in moderno itagliano maggese, in siciliano màisa è campo arato ma lasciato a riposo per almeno un anno.
#49
E / Elegidos.
Last post by raffaele de martinis - Ottobre 09, 2023, 06:53:27 PM
elegido - eletto, prescelto, predestinato

¿Pero los caballos top, esos elegidos que uno ve en las canchas de polo, son inteligentes?
Alguien me va a decir que no estoy en mi sano juicio, pero hay caballos que tienen esa virtud.
Los jugadores se dan cuenta y en la pregunta esta dicho, son elegidos. Uno les nota una vivacidad especial, tienen intuición y se anticipan a muchas cosas. Eso es más que repetición y memoria.

Polito Ulloa.

Traduco: ma i cavalli migliori, gli "elegidos" che si vedono nei campi da polo, sono intelligenti?
Qualcuno mi dirà che non sono sano di mente ma ci sono cavalli con questa virtù.

I giocatori se ne rendono conto e alla domanda rispondono: sono gli elegidos, gli eletti, i predestinati, gli unti dal Signore.
Si nota in loro una vivacità speciale, hanno intuizione e spesso anticipano i comandi del cavaliere.

Questo è molto più che memoria e di ripetere azioni per abitudine.

#50
F / Re:Forums equestrii.
Last post by raffaele de martinis - Ottobre 08, 2023, 07:24:02 PM
Ridisegnerò anche il logo, ci vorrà magari del tempo, ma questa resta la casa in cui molti cavalieri vecchi e nuovi trovavano e troveranno spunti interessanti. Chissà che in futuro non torni anche "scrivibile"

A presto, giovini!


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