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Quando l'introduzione dei vaicoli a motore soppiantò carri e carrozze, intere categorie come, maniscalchi, scozzoni, addestratori e allevatori di cavalli rischiarono l'estinzione, tra questi i sellai che oltre a fabbricar selle, facevano anche finimenti e accessori per attacchi.
Molti di questi, facendo di necessità virtude, si convertirono a fare sedili e coprivolanti d'auto, ecco perché la selleria, oltre ad essere il luogo dove si fanno selle e si vendono o dove - nei maneggi - sono custodite indica anche: nelle autovetture l'insieme dei rivestimenti interni, costituiti dalla tappezzeria e dall'imbottitura delle pareti; anche il reparto delle fabbriche automobilistiche in cui avviene la fabbricazione e il montaggio di tali rivestimenti.
Ma torniamo un attimino... - apro parente (ogni volta che sento dire "attimino", si risvegliano i miei cromosomi neandertaliani e darei di piglio alla più terribile e cieca violenza) chiudo parente - alla selleria intesa come luogo nel quale si va per acquistare l'attrezzatura equestre.
Ai tempi, era difficile trovare negozi di questo genere, ne visitai alcuni a Parigi, Londra, Bruxelles.
A Roma c'era "Andreotti" un negozio chiuso da temp che aveva una "succursale" a Palermo presso la SPE alla Favorita: una volta al mese venivano giù con un furgoncino a vendere (a carissimo prezzo) i loro articoli.
Dunque, Palermo, una grande città, non poteva - ai tempi - permettersi una selleria stabile.
Ma com'era una selleria?
Un negozio sobrio, spartano, austero perfino.
In vetrina c'era esposta una o due selle, qualche accessorio come imboccature e staffe, un piccolo espositore con "gioielli" equestri, regalini ad uso dei turisti.
Una volta entrato era il "naso" che riceveva il primo messaggio inebriante: l'odore del cuoio.
Uno o due manichini, un grande tavolo fratino, pareti coperte da grossi armadi di noce, un piccolo specchio lungo e stretto.
Vi ho descritto una selleria a Parigi oltre 50anni fa, lo faccio perché il proprietario pur avendo capito che non volevo non potevo acquistare nulla, gentilissimo, mi spiegò alcune cose riguardo a come acquistare una bona sella a prescindere dal prezzo.
Leggete cossa dice un parigino che - ai giorni nostri - va in "selleria a comprare un paio di staffili:
La plupart du temps on me taquine sur le fait qu'il y a plus de filles/femmes que de garçons/hommes mais rien de spécial à signaler (et j'ai vu plus de moniteurs que de monitrices, vive la logique ^^). On m'a jamais dit que j'étais gay parce que je fais ce sport c'est déjà ça !
Par contre dans les magasins c'est vraiment la galère pour avoir du choix pour nous.
Tu rentres et tu vois du rose de partout j'ai l'impression ! Sans parler des strass à tout va sur les équipements, ça devient limite gênant de rentrer dans une sellerie à force.
C'è bisogno di tradurre?
Alla stessa maniera è cambiata la gloriosa Fiera di Verona, ci andai la prima volta nel 74 o 75 del s.s. per la prima volta vidi i lalli spagnuoli e gli akal teke (corsi il rischio di comprarne uno), Mario Luraschi si esibiva "per strada", c'erano alcuni stand di articoli equestri e agricoli.
Acqustai 3 selle Agnetti... si ma non in fiera.
Infatti,
... l'omino dello stand (forse il proprietario, ma con le dita scure dal lungo contatto col cuero) mi disse che non conveniva acquistare alla fiera, i prezzi sono necessariamente più cari: fitto dello spatio, spese di viaggio, spese di soggiorno devono esser caricate sugli articoli in vendita, mi disse vieni a Montichiari e ti faccio un prezzo buono, così feci, mandai un mio socio che restava in zona ancora per qualche giorno e facemmo un ottimo affare.
Sono tornato a Verona altre volte, ricordo una per il centenario e un'altra, alla fine degli anni 90 del s.s., fatta appositamente per farla visitare a mia figlia per mantenere una promessa che le avevo fatto quando era una bambina.
Che delusione, un ammasso di paccottiglie varie, sbriluccichio di paillettes, swarosky e cuffiette colorate, deodoranti, sgroviglianti e profumi messi in bella mostra assieme a metodi presentati personalmente da gurus, etoaddestratori e ipporelazionanti più o meno parrellati.
E che dire dei biglietti?
Venduti a prezzo da rapina così come le bibite e i panini e i piatti tipici a dispositione.
Posso decisamente affermare che aborro la Fiera di Verona e le simil ippomanifestationi, per me possono andar tutte lietamente affa...lo