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Sezioni CHIUSE - Sola Lettura => Imparare da un maestro => Salto Ostacoli => Topic aperto da: Col. Paolo Angioni - Maggio 05, 2012, 01:43:07 AM

Titolo: Esercizi eseguibili in autonomia
Inserito da: Col. Paolo Angioni - Maggio 05, 2012, 01:43:07 AM

Se lei è principiante, le consiglio di non avventurarsi sugli ostacoli, anche bassi e apparentemente facili, per non rischiare incidenti. La presenza dell'istruttore o di un cavaliere pratico è indispensabile.


Detto questo, l'esercizio più utile che può fare da sola è, al passo, poi al trotto, infine al galoppo, mettersi in sospensione sulle staffe per acquisire una buona presa dei polpacci, dell'angolo coscia-gamba, e ottenere controllo dell'equilibrio del busto, che è il fatto più importante quando il cavallo spicca il salto per non disturbarlo, naturalmente in bocca e secondariamente sulle reni.

L'esercizio è preceduto dalla ricerca della giusta posizione in sella. Si introdurre il piede nella staffa per il primo terzo, si abbassa il tallone, si ruota leggermente la punta del piede verso l'esterno (la stessa angolazione che lei tiene quando cammina), si preme con la parte anteriore interna del piede sulla panca della staffa per portare la suola in fuori. Questo fatto fa aderire maggiormente il polpaccio il ginocchio e la parte bassa della coscia. Aumenta la superficie di contatto tra gambe e sella e, perciò, assicura una migliore presa quando il cavallo esegue il salto. Una volta ottenuta e resa facile questa posizione, allora si esegue l'esercizio.

Può fare l'esercizio sia in piano, sia, al passo e al trotto, sulle barriere a terra o sui cavalletti, che non sono altro, essendo praticamente scomparsi quelli veri, che barriere rialzate da terra di 20 - 30 cm. Sui cavalletti, al trotto, l'esercizio è particolarmente efficace.

Quando sarà presente il cavaliere che l'aiuta, lei potrà saltare avendo ottenuto una posizione solida in sella, e sarà in grado di seguire nel modo migliore il movimento del cavallo, in particolare l'avanzamento della testa, senza attaccarsi alle redini. Anzi, si legherà al movimento e il salto diverrà un movimento sicuro e piacevole.

Questo aspetto del salto, la preparazione fisica del cavaliere al salto, è un fatto spesso trascurato ed è l'origine di tanti disaccordi che mettono in difficoltà sia il cavallo, sia il cavaliere.

Non si annoi nel fare a lungo questo esercizio. Ne godrà i vantaggi quando farà i primi salti più alti e i percorsi.


La gabbia è costituita da una barriera di ingresso alta non più di 20 cm, da una barriera a terra, da un larghetto rovesciato, la prima barriera più alta, la seconda più bassa a un?altezza fissa di circa 30-40 cm. Il largo non ha piede. La larghezza è di circa cm 50. La prima barriera della combianzione può essere semplice come nella fotografia, oppure può essere costituita da una croce di Sant?Andrea alta al centro cm 20. La croce ha il vantaggio di inquadrare meglio la direzione. E? raccomandato che la barriera più alta del largo sia solida, che non cada appena sfiorata, ma che offra un certa resistenza, i pilieri dovrebbero essere ripari (più solidi), ben stretti contro la barriera per aumentarne la resistenza. Il cavallo deve anche imparare a rispettare l?ostacolo. Non imparerì a rispettarlo se, ogni volta che sfiora la barriera, questa cade.

La distanza tra la prima barriera e la barriera a terra all?inizio è di circa m 2. Idem la distanza tra barriera a terra e largo. Si inizia con una distanza di m 2, si arriva a m 1.50 e anche meno, man mano che il cavallo fa progressi, diventa sicuro e agile. La prima barriera non si alza mai. La barriera a terra si può spostare gradatamente e di pochi centimetri verso il largo quando si vuole arrotondare di più la traiettoria del salto.

Il passaggio della combinazione va eseguito al trotto lento, quasi passo. Il rallentamento avviene poco per volta. Le redini devono essere lunghe per permettere il massimo impiego del bilanciere-incollatura. Non c?è assolutamente bisogno di contatto con la bocca. Più è libero il cavallo, più efficace è l?esercizio.

Prima di iniziare a saltare bisogna lavorare a lungo il cavallo in modo che si calmi, si rilassi muscolarmente (senza stancarlo), sia (con un espressione purtroppo non più di moda) ?staccato dalla mano?, cioè si diriga verso la combinazione al trotto senza variare la velocitì, con l?incollatura distesa e sotto l?orizzontale, senza tirare, senza bisogno che il cavaliere debba tendere le redini. Più la testa e bassa, più l?incollatura è distesa, più lento è il trotto (ma non addormentato), più l?esercizio è efficace. Un cavallo che tira sulle redini in direzione della combinazione o al suo interno, con la testa alta, non deve fare l?esercizio. Prima bisogna ottenere l?atteggiamento descritto sopra e sotto.

Per assicurarsi che l?avvicinamento avvenga correttamente, come descritto sopra, è bene mettersi in circolo al trotto sulla prima barriera, girando prima della barriera a terra, sia a sinistra, sia a destra. Le redini debbono servire solo per dirigere. Quando il cavallo passa senza saltare, perfettamente al trotto la prima barriera, si passa anche sulla barriera a terra e si gira. Si passano le prima due barriere perpendicolarmente e in diagonale. Se il cavallo non si rilassasse, si può entrare nella direzione contraria sulla barriera a terra e siuscire dalla prima barriera, sempre in circolo. Bisogna insomma assicurarsi che il cavallo sia completamente rilassato e stia al trotto, lento.

A questo punto, e solo a questo punto, si inizia a dirigersi verso il largo. Se il cavallo rimane al trotto lento, lo si lascia saltare. Non lo si spinge, né con le gambe, né tanto meno con il busto. Si può schioccare la lingua, una volta, chiaramente, per richiamare la sua attenzione dopo la prima barriera. Si puo arrivare da un circolo fatto in prossimitì della combinazione se si monta un cavallo in avanti o in dirittura da lontano, se il cavallo è completamente calmo. Si alternano i due modi di avvicinamento. Ci si dirige verso la combinazione al trotto sollevato, con il busto leggermente piegato avanti per non gravare sul tratto dorso-lombare (?reni?). Si cura di scendere bene con i ginocchi nei quartieri della sella, spostando leggermente indietro le gambe per applicare bene i polpacci ai costati del cavallo, con le punte dei piedi leggermente aperte (circa 15 gradi), abbassando i talloni e spingendo le suole in fuori per aumentare l?aderenza dell?angolo coscia gamba. Il primo terzo del piede introdotto nella staffa, con la panca della staffa perpendicolare al costato del cavallo. Se si teme di disturbare il cavallo durante il salto o di non poter fare a meno della ?presa? delle redini (che, ripeto, debbono essere lunghe, quasi abbandonate o abbandonate), si può mettere intorno al collo del cavallo un collare da prendere, per esempio, con la mano sinistra (senza lasciare la redine) durante l?esecuzione del passaggio. Basta uno staffile affibbiato intorno al collo. L?importante è assicurare al cavallo la massima libertì e il minimo disturbo affinché possa compiere con la massima attenzione l?esercizio. Faccio notare che nelle fotografie inviate da Ombretta (non si arrabbi, rende un bel servizio a tutti) la sua gamba retrocede, perde aderenza e il busto, non più trattenuto dalla presa delle gambe, si corica sul collo.

Dopo ogni passaggio ci si mette al passo per non affaticare il cavallo. Si ritorna al passo in direzione della combinazione si riprende l?esercizio.

L?altezza del largo inizialmente è di 80 cm. Dopo due o tre passaggi, se fatti bene, si alza di un buco (cm 5). E così via, a seconda del risultato, della potenza e dell?abilitì del cavallo. La larghezza non varia, così come l?altezza della seconda barriera.

L?esercizio è faticoso. Va ripetuto sinché si sente volenteroso e fresco il cavallo. Si può alternare una serie di passaggi (per esempio cinque) con un riposo più prolungato al passo.

Anche quando la prima barriera del largo arriva a cm 130 e più (e si può arrivare molto in alto, in dipendenza della potenza e dell?agilitì del cavallo), si continua ad andare verso l?ostacolo al trotto lento e non si aiuta il cavallo se non con l?aderenza dei polpacci e con lo schiocco della lingua. Se insorgono difficoltì (fermate, scarti, pasticci sulla prima barriera, ?) si riabbassa il largo e si ricomincia. Se il cavallo non passa bene le prime due barriere (per esempio le salta), si gira, non si va sul largo.

La funzione dell?esercizio è quella di provocare l?uso del bilanciere per alzare le spalle. Più è marcato il gesto di abbassamento dell?incollatura (come un tuffo della testa verso il basso), più le spalle si alzano, più l?avambraccio sale e si avvicina all?orizzontale (perfezione del passaggio degli anteriori).

L?esercizio aumenta la capacitì del cavallo di prendere una buona battuta, energica e pronta, aumenta la resistenza alla fatica del salto, aumenta la rotonditì del cavallo e della traiettoria, sviluppa la muscolatura del posteriore la la potenza della spinta, aumenta la scioltezza del rachide, abitua il cavallo a trattenere l?equilibrio davanti al salto, a passare il peso sulle anche nell?avvicinamento, a ?tirarsi indietro? con le spalle, a fare l?occhio alla sommitì della barriera (e non al piede), quindi a diventare abile anche nel saltare ostacoli ?vuoti? o leggeri. Il cavallo impara a rispettare l?ostacolo.

Il cavallo delle fotografie inviate da Ombretta ha un buon atteggiamento generale e inizia a usare il bilanciere come natura vuole. Non alza ancora sufficientemente gli avambracci. E? così costretto a proiettare in aria il proprio corpo più del necessario per far passare gli arti anteriori, quindi a compiere una fatica maggiore di quella che potrebbe fare. E? una questione di tempo. E? il cavallo, con il suo istinto, attraverso la ripetizione, a capire che aumentando la flessione degli anteriori diminuisce la fatica".

Si tratta di eseguire l'esercizio con molta progressione e senza mai chiedere al cavallo più di quello che ha dato bene la volta precedente, aumentando al massimo di 5 cm di altezza e/o diminuendo la distanza tra le barriere di altrettanto (un quarto di giro della barriera a terra). Accorciare la distanza tra le barriere, avvicinando, per esempio, la barriera a terra al largo di uscita, vuol dire obbligare il cavallo a battere più vicino e ad arrotondare la traiettoria alzando di più le spalle e flettendo maggiormente gli arti anteriori.

Un particolare importante: bisogna che la barriera più alta del larghetto sia di un certo peso, ben stretta tra i pilieri, in modo che, se il cavallo la tocca o la sfiora, non cada immediatamente, ma offra una certa resistenza. In modo che il cavallo la rispetti e, se non la rispetta, impari a rispettarla.

L'ideale sarebbe avere un aiuto che allarga o stringe, alza o abbassa secondo le sue indicazioni.

Le descrivo brevemente e senza entrare in troppi particolari (che tuttavia ci sono) una seduta di lavoro.

Dopo aver sciolto e calmato il cavallo (cavallo in filetto), dirigersi verso la combinazione e fare circoli e volte prima dell'ingresso in modo che il cavallo rallenti il trotto e distenda-abbassi il bilanciere (testa-collo). Questo risultato preliminare è fondamentale. E' inutile, anzi dannoso, fare l'esercizio se il cavallo non conserva da sé un trotto lento in un'attitudine (atteggiamento) rilassata. Le redini, perciò, le più lunghe possibili, servono esclusivamente per la direzione, con una tensione minima. Prolungare questo primo lavoro fino all'ottenimento della massima calma, massima lentezza (che non vuol dire dormire), massima distensione e massimo abbassamento del bilanciere equivale a migliorare l'efficacia del successivo lavoro.

E' importante la posizione in sella: staffatura giusta (più corta che lunga), peso sulle staffe, piedi infilati per il primo terzo nelle staffe con il tallone più basso della punta, in modo che la caviglia funzioni come ammortizzatore, ginocchi ben scesi nei quartieri, polpacci ben applicati affinché si abbia una buona presa e le gambe non si muovano, bacino avanti sulla sella, busto leggermente piegato avanti, mani davanti al garrese, in modo da favorire la distensione delle braccia e la completa libertà del bilanciere.

Quando tutte le precedenti condizioni sono assicurate, si fa un primo passaggio e, a seconda del modo in cui il cavallo l'ha eseguito, si allarga o si stringe di poco (si va per piccoli aggiustamenti progressivi) la distanza tra il primo e secondo elemento, facendo attenzione che la barriera a terra sia, inizialmente, sempre al centro tra i due elementi.

Con la ripetizione su una barriera alta al massimo 60 cm, il cavallo impara, poco per volta, a rallentare, a fare attenzione, a misurare e ad adattare la traiettoria in relazione alla sommità della barriera più alta del largo di uscita.

Quando il cavallo è a suo agio e padrone di sé su questa altezza, allora si inizia ad alzare, buco dopo buco, di 5 cm in 5 cm (in relazione ai mezzi del cavallo), avendo il buon senso di fermarsi al momento opportuno. L'esercizio allora diventa vera e propria ginnastica preparatoria e fa fare grandi progressi al modo di saltare del cavallo e alla sua potenza.

Anche il cavaliere impara, valuta i mezzi del suo cavallo, si rende conto delle sue condizioni fisiche, sviluppa il sentimento dello sforzo e la capacità di apprezzare la giusta esecuzione.

Quante ripetizioni? Dipende naturalmente dal cavallo, dalle sue condizioni di allenamento, dalla sua forza. Se dopo ogni passaggio ci si mette al passo per uno, due minuti, il cavallo recupera e non si affatica. Serve anche come ricompensa se ha fatto bene e tempo di ripresa morale se per caso non ha fatto bene. Inizialmente una decina sono sufficienti per preparare il cavallo ai lavori dei giorni successivi.

Non occorre una particolare abilità per eseguire bene l'esercizio. Non occorrono occhio, rapido e opportuno intervento degli aiuti del cavaliere, sufficiente decisione, come nell'esecuzione di un percorso. Il cavaliere deve lasciar fare al cavallo. Restare fermo con il busto, le gambe, gli aiuti. Fermo non vuol dire assente. Vuol dire fare il minimo necessario affinché il cavallo si possa concentrare su quello che deve fare (e che con la ripetizione capisce di dover fare) senza disturbare il suo istinto.