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Attacca e scappa

Aperto da DivinityOfDarkness, Giugno 26, 2012, 11:22:31 PM

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DivinityOfDarkness

Buonasera Colonnello,
pur non praticando più salto, mi diletto a guardare gare di conoscenti e disquisire in merito a certe questioni.

Ordunque e chiederei: cosa porta un cavallo ad attaccare un salto (ossia affrettarsi verso di esso per saltarlo a tutta birra), per poi scappare dopo essersi ricevuto?
Che lacuna c'è stata nell'addestramento?
E se il cavallo fosse adestrato, qual è l'errore del cavaliere che porta a questa situazione spiacevole?

Grazie
Dove ci sono i cavalli... c'è la cacca.

Col. Paolo Angioni

#1
Cara Airin,

ci sono cavalli detti "focosi", di carattere ardente, che "hanno voglia di andare". Sono così di natura, come un uomo nasce e cresce deciso, talvolta aggressivo, arrogante, e, malgrado sia dotato di ragione e di riflessione, malgrado l'educazione famigliare (con la g, da famiglia), così è e così rimane. Con i cavalli capita lo stesso. Un cavaliere capace sfrutta questo tipo di natura. Quando avevo una ventina d'anni, ho avuto un cavallo piccolo, Loriano, un saurino, con una grinta straordinaria, gran tiratore in percorso. Non ho mai pensato di "calmarlo" con tutti gli esercizi consigliati dai manuali di equitazione e che io stesso produco oggi sul forum quando mi domandano come fare. Perché non aveva grandi mezzi, non aveva "potenza" e andava anche su grossi ostacoli grazie solo al suo spirito. Ho fatto e ho vinto perfino alcune potenze. Ha superato un metro e novanta centimetri (Cernobbio, Firenze, Arenzano, concorsi nazionali) solo grazie alla grinta con cui affrontava gli ostacoli.

Ci sono invece cavalli che hanno ricevuto un addestramento in piano sbagliato, che poi si manifesta creando difficoltà quando il cavallo va verso un ostacolo, accresciuto dalla tensione psichica prodotta dalla vista dell'oggetto che il cavallo sa che dovrà saltare (perché i cavalli galoppano? E' il titolo di un libro di tempo fa. Possiamo domandarci: perché i cavalli saltano?). Sono cavalli che in genere scappano dal malessere, dal dolore prodotto dal ferro nella bocca. Oppure da un cavaliere che monta male, che dà continue sederate sulla schiena, che tormenta il costato con speroni su talloni malfermi, che compie continui spostamenti di peso che per il cavallo sono un fastidio. A tutto questo il cavallo cerca di sottrarsi, senza riuscirci, con l'unica difesa che madre natura gli ha dato: la fuga. 

Anch'io mi diletto a guardare, soprattutto in Class Horse TiVi (come la chiamano), certi percorsi, grossi, e certi cavalieri che non fanno altro che tirare sulla bocca per "aggiustare" il cavallo, per "prendere la battuta giusta", per "equilibrare". Mai un commento al proposito del cronista. E' sempre colpa della "deconcentrazione" del cavallo. E vedo cavalli alzare la testa e aprire la bocca, indice di sofferenza, proprio nel momento più importante dell'avvicinamento all'ostacolo, quando stanno "prendendo le misure", come si dice (e sono loro a prenderle), per saltare e mi domando: "ma perché non si piantano? Perché non puniscono il cavaliere che li tormenta in bocca?". Perché sono cavalli eccezionali, abituati nella loro inconsapevole istintiva memoria delle migliaia di anni (almeno 5000) dall'addomesticamento, abituati a sopportare tutto: le immani fatiche, le sofferenze, la fame, la sete, il gelo a - 50°, il caldo torrido, i trattamenti più brutali. Ha mai visto un film sulla ritirata di Russia dell'Armir? Riesce a immaginarsi Alessandro Magno alla testa di un esercito con 12.000 cavalli sfrrati, senza sella, che percorre circa 6.000 per arrivre alle sorgenti dell'Indo, dove ingaggia un'ultima battaglia, qualla dell'Idaspe, nel 326 a. C., contro il re Poro, la vince, ma poi il povero Bucefalo muore per le fatiche e le ferite sopportate. E Alessandro fonda Bucefalia, una città che esiste ancora con altro nome, Jelhum. E gli altri 12.000 cavalli o quanti ne erano rimasti (perché servivano anche come carne fresca per alimentare gli uomini)? Non si sa. Si può solo immaginare. Non credo siano tornati a casa

Ecco perché non si fermano, perché non si piantano: perché sono bravi e generosi e non conservano l'odio.

Sono andato fuori tema?

rhox

#2
buonsera Colonello, una domanda: nell'attacco dei salti in alcuni casi può contare anche ansia in merito a cosa succede se rifiutassero?
ho visto un discreto numero di cavalli, anche ad alti livelli, rifiutare, irrigidirsi e prendersi una serie di frustate, speronate, strattoni in compenso perchè "gli passi l'idea"..
in questi casi il cavallo può iniziare a "buttarsi di là" prima possibile tentando di non trovarsi nella situazione di rifiutare ed essere punito?
Il miglior modo per rispettare il cavallo è rispettare te stesso

Col. Paolo Angioni

#3
Caro Rhox, un cavaliere che si rispetti, che abbia un minimo di conoscenza della psiche del cavallo e della psicologia dell'addestramento (materia fondamentale che non è mai comparsa e non compare sui testi italiani dei corsi istruttoei della FISE, quindi è ignorata dai futuri istruttori) sa che la punizione data a casaccio, più per rabbia, una specie di vendetta (e così capita nella maggior parte dei casi), viene associata dal cavallo con l'oggetto che lo ha spaventato o che ha prodotto un rifiuto. Per cui il timore. l'apprensione, lo stato di irritazione del cavallo aumentano e si identificano proprio con l'oggetto che il cavallo ha rifiutato e che il cavaliere, con le botte, vorrebbe rendere  amichevole, da non temere. A meno che pensi che il cavallo avrà più paura delle botte che dell'ostacolo. Anzi: che preferisca saltare pur di evitare le botte, decisione frutto del ragionamento che il cavallo non può fare.

Un cavaliere preparato culturalmente e con esperienza tiene al benessere morale del cavallo, perché un cavallo che moralmente sta bene, ha fiducia, ha voglia di far bene, è nella condizione psichica (dal cervello del cavallo, non dai muscoli o dagli esercizi fisici, la spalla in dentro, "l'aspirrina dell'equitazione", dipende il suo comportamento) migliore per fornire la migliore prestazione. E' facile assicurare il benessere fisico: ci sono il veterinario, il maniscalco, l'uomo di scuderia, l'alimentarista, il dentista, ecc.. Non è facile invece mantenere la migliore condizione morale che dipende soltanto da una persona, il cavaliere, in particolare dalla sua sensibilità educata dalle conoscenze di cui sopra.

DivinityOfDarkness

Grazie Colonnello, anche per la divagazione storica.

Poichè li ha nominati, potrebbe fare un piccolo appunto su

Citazione da: Col. Paolo Angioni - Luglio 12, 2012, 09:24:15 PM
"calmarlo" con tutti gli esercizi consigliati dai manuali di equitazione e che io stesso produco oggi...
?

Anche io avevo fatto l'associazione di idee fatta da rhox, ossia che il cavallo, magari preso a frustate più volte per aver scartato un ostacolo o essercisi inchiodato davanti, tendesse a dire "occheccavolo, aspetta che ora volo di là sennò le busco".. un po' come quando, intimoriti da un albero o un cespuglio, i cavalli accelerano quando ci passano davanti come per dire "se ci passo veloce è più diffiile che eventuali mostri mi attacchino!"


Se un cavaliere di poca esperienza si trovasse ad aver comprato un cavallo 'gran tiratore' che risultasse a lui difficile da gestire, cosa consiglierebbe, come esercizio?
Dove ci sono i cavalli... c'è la cacca.

DivinityOfDarkness

Mi permetto di riproporle la mia domanda, grazie
Dove ci sono i cavalli... c'è la cacca.

Col. Paolo Angioni

#6
Gran tiratore? Ho visto nella mia carriera sportiva (che è diversa da quella di cavaliere) grandi cavalli saltatori-tiratori montati da grandi cavalieri, compresi i nostri fratelli d'Inzeo e Graziano Mancinelli, ridotti all'obbedienza da imboccature forti. Si tratta, usando imboccature forti, di avere esperienza, sensibilità e tatto. Come i suddetti avevano a iosa. Perché bisogna tenere da lontano e poi saper cedere per non contrastare sia la postura necessaria (che il cavallo prende da sé) per saltare bene, sia la voglia di andare che spesso è esuberanza. Qui, cambiando le parole, si potrebbe adoperare il meraviglioso detto di Antoine de Pluvinel a proposito della leggerezza. Scrive Pluvinel (1625) che la leggerezza è come il fiore per il frutto. Una volta rovinato (Pluvinel usa il verbo estouffer = stufare), il fiore non torna più. La considerazione vale anche per l'esuberanza, che rende particolarmente combattivi certi cavalli, specialmente se non hanno mezzi (potenza) adeguati, e vale per le imboccature forti. Una volta "stufata", l'esuberanza può sfiorire e, una volta sfiorita, non torna più. I cavalli perdono, a furia di controlli, la loro voglia di andare e a un certo punto il morale viene meno, si modifica, i cavalli diventano indifferenti e perfino un po' vigliacchi. Oppure diventano belve. Non si può aumentare la potenza dell'imboccatura. Bisogna quindi stare attenti a modificare il morale di un cavallo. La soluzione migliore nel lavoro a casa è il lavoro alla corda al trotto, prolungato. Poi si monta, si prende il galoppo, due salti e a casa. Con un mio cavallo irlandese, Oliver Ho, gran tiratore, ma piuttosto piccolo, quando finalmente ho capito, invece di "stufarlo" per ore cercando di "lavorarlo" del mio meglio, lo mettevo alla corda, lo lasciavo rallegrarsi e andare come voleva, mezz'oretta, si sfogava, poi lo montavo. Pochi tempi di galoppo, due salti in campo prova, ed entravo nel campo di gara. Basta così?

DivinityOfDarkness

Grazie mille ^__^ è stato prezioso..
Dove ci sono i cavalli... c'è la cacca.

klystron

Caro Colonnello, leggerla è sempre un piacere.
E non sono riuscita a trattenermi dall'intervenire perchè, da quando mi scrisse per la prima volta del suo Oliver Ho, ogni volta che lo nomina mi strappa un sorriso....sarà il nome una garanzia di esuberanza?
Grazie come sempre per il suo intervento,
Un caro saluto,
Chiara

Col. Paolo Angioni

Come va il suo Oliver? Se avessi oggi Oliver Ho, che allora mi dava molti problemi, saprei meglio cosa fare. L'età, se da un lato è una seccatura e un impedimento, dall'altro è un tesoro. Il mio Oliver era piccolo, un fascio di nervi, instancabile, a mano una bontà. Lo portava amano con la capezza e una corda mio figlio che aveva due anni! Quando farete la prima gara mi piacerebbe esserci.

bambolik

Buona sera caro Colonnello,
ancora una volta quando lei scrive sono felice. Sa essere chiaro, dettagliato e fascinatore.
Noi stiamo provando con mano tutto quello che scrive ed è sempre una grande gioia averne risultati.
Grazie
Gabriella
"Non è mai tempo perso quello trascorso a cavallo"(Winston Churchill).

klystron

Caro Colonnello, non l'ho più aggiornata solo perchè esattamente una settimana dopo la sua visita, abbiamo notato che Oliver aveva un risentimento alla schiena. La scorsa settimana ha quindi lavorato solo in modo leggero alla corda, e lunedi aspettiamo il veterinario-osteopata (prima non è potuto venire). Speriamo non sia nulla di grave (ma non dovrebbe), anche perchè nei giorni dopo il lavoro con lei avevo provato a seguire i suoi consigli e mi sembrava già di notare i primi miglioramenti.
La terrò sicuramente al corrente. La prima gara? magari...speriamo, anche se prima ne ho di lavoro da fare...!
Nel frattempo ho ordinato De Sévy "Les allures, le cavalier", ed è arrivato proprio due giorni fa. Ho già iniziato a studiare!
Un caro saluto e a presto.

Col. Paolo Angioni

Cara Chiara, quando ancora non esisteva il veterinario-osteopata e non si conosceva neppure il nome, il rimedio per il mal di schiena, che nella maggioranza dei casi è una questione muscolare, era il lavoro senza il peso del cavaliere, quindi alla corda, a lungo al passo, poi al trotto su un circolo di almeno m 10, postura del cavallo: collo compleatmento disteso e testa bassa. Si praticava un massaggio con una pomata revulsiva per scaldare, ma, dato lo spessore della muscolatura, il massaggio aveva un risultato molto relativo. Che fa oggi il veterinario-osteopata?

klystron

Caro Colonnello, le rispondo con un messaggio privato.