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Allargare i talloni

Aperto da Ipparco, Dicembre 20, 2013, 11:56:11 AM

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Ipparco

Argomento complesso e spesso travisato nel suo significato di fondo, l'allargamento dei talloni merita a mio avviso un po' di riflessione.
Sento spesso dire cose come "il mio maniscalco ha messo dei ferri di una misura più grande per far allargare i piedi", oppure vedo interventi fatti sui piedi che cercano di "forzare" il piede ad allargarsi ai talloni ecc. Da dove nasce tutto ciò?
Un piede ben sviluppato e sano lo si riconosce anche da talloni (e glomi) larghi, robusti, un fettone voluminoso e un cuscinetto plantare ben sviluppato e con una consistenza piuttosto solida.
Questo più o meno da sempre, sulla base di osservazioni empiriche. Negli ultimi 10-15 anni anche gli studi clinici e le ricerche scientifiche hanno concluso che cavalli con questo tipo di conformazione sono meno soggetti a zoppie, e vivono più a lungo e più sani.
Di contro, un piede con talloni stretti, deboli e contratti è da sempre associato a problemi, zoppie e cavalli che durano poco e hanno vita grama. E anche questo è stato confermato da studi clinici ed istologici.
La domanda di fondo quindi dovrebbe essere: "E' possibile far passare un piede dalla condizione N°2 (contratto e debole) alla condizione N°1 (largo e sano)?"
La risposta, sulla base di studi scientifici ed esperienze empiriche, è sì.
Il come invece è un argomento molto più complesso.
Tradizionalmente s'è sempre cercato principalmente di "forzare" i talloni ad allargarsi, lavorando principalmente a livello del terreno, generando, in vari modi, forze che tendessero a "spingere in fuori" i talloni.
Questo approccio, sulla base degli studi scientifici più recenti (e del buon senso), è completamente inutile, se non terribilmente dannoso. Il problema di fondo non sono i talloni stretti, bensì un mancato sviluppo delle strutture interne. Non si risolve un problema eliminando i sintomi. Bisogna aggredire la causa.
Quindi? Qual'è la causa?
La causa di un mancato sviluppo del cuscinetto plantare, delle cartilagini alari, e in parte anche della 3a falange è la mancanza di un'adeguata stimolazione di queste strutture nei primi anni di vita dell'animale. Fatto, questo, dimostrato scientificamente sulla base di analisi istologiche ed esperienze sperimentali, sia sui cavalli che sui bovini.
Stabulazione in box, mancato pareggio, ferratura troppo precoce, terreni troppo morbidi sono tutte condizioni (comunissime, purtroppo) che precludono o rallentano il corretto sviluppo delle strutture interne allo zoccolo, predisponendo il cavallo ad avere piedi deboli, sottosviluppati, con talloni contratti.
Cercare di allargare questi piedi forzandoli ad aprirsi è come pretendere di raddrizzare la schiena ad uno con la scoliosi legandolo a un travetto di legno. La cura è peggio della "malattia".
E quindi? Cosa bisogna fare?
Bisogna cercare di rimettere al lavoro le strutture interne.
Questo cosa vuol dire?
Vuol dire che il fettone, e in particolare la zona che va dalla punta del fettone a circa 1/3 della sua lunghezza totale, dev'essere sottoposto a innumerevoli cicli di compressione e rilascio, e che il retro del piede dev'essere libero di flettersi, deformarsi, comprimersi, sia in verticale che in senso trasversale.
Questo processo stimola un gruppetto di cellule altamente specializzate, che nei puledri si trova nella zona in cui il tendine flessore profondo si inserisce sulla terza falange, a riprodursi e propagarsi all'interno del cuscinetto plantare, formando fasci di robusta fibrocartilagine che vanno ad irrobustire e "riempire" il retro del piede, trasformandolo in una struttura coesa, compatta e resistente.
Questo è uno dei motivi per cui ferrare un cavallo prima dei 5 anni di età (quando raggiunge il suo peso adulto) è una mossa assai sbagliata e controproducente: il ferro, irrigidendo artificialmente il piede e sollevando il fettone da terra, blocca quasi completamente lo sviluppo delle strutture interne, impedendo al piede di diventare come potrebbe e dovrebbe essere.
La buona notizia qual'è?
Che anche nei cavalli adulti, rimane la capacità del piede di riprendere e completare lo sviluppo delle strutture interne, se vengono creati i giusti presupposti.
Ovvero?
Prima di tutto al cavallo dev'essere dato modo di muoversi tanto, possibilmente sempre, e gli dev'essere data anche una ragione per muoversi, ad esempio un altro cavallo.
In secondo luogo occorre far sì che il piede ricominci a lavorare come dovrebbe: fettone attivo, compressione e rilascio, flessibilità ecc.
Dev'essere per forza scalzo?
Sarebbe meglio, ma si può fare qualcosa anche tenendolo ferrato. I ferri a mezzaluna o la ferratura Charlier sono una possibilità. Ferri normali (leggeri) con l'uso di riempitivi siliconici o poliuretanici possono avere qualche effetto positivo. Ferri in plastica con o senza riempitivi possono ridare flessibilità e stimolazione senza rinunciare alla comodità di una protezione permanente. Scarpette, incollate o meno, sono un'ottima alternativa.
Ognuna di queste soluzioni ha i suoi pro e i suoi contro.
L'unica cosa che non funziona è continuare a ferrare "come una volta" e stare a guardare che succede.
L'altro errore madornale che vedo commettere di continuo è aspettare troppo tra un pareggio e il successivo, o tra due ferrature. Non si risparmia, facendo così. Si buttano i soldi del pareggio o della ferratura precedente, e si ricomincia daccapo. La tempestività degli interventi è una delle chiavi di volta per ottenere dei miglioramenti..
Leonardo de Curtis, AHACP, PHCP
www.leonardodecurtis.it
"La semplicità è la sofisticazione finale"
Leonardo da Vinci

DivinityOfDarkness

molto molto molto interessante.........

Soprattutto il discorso sull'inutile e dannoso 'causare' l'apertura dei talloni in via artificiosa, che par lo sport del momento...
Dove ci sono i cavalli... c'è la cacca.

alex

Vi ricordo che (con la mia "mezza scarpetta", ricordate?) ho realizzato la "quadratura del cerchio":protezione della suola della punta e piena esposizione al terreno dei talloni e fettone; proprio come una ferratura a lunetta ma senza irrigidire nemmeno un poco la muraglia.

Piuttosto, il ragionamento di Ipparco è in linea con i principi sostenuti già anni fa da Ramey, ossia: il backfoot deve lavorare duro, ma assolutamente senza dolore, quindi con protezioni adeguate ma "fisiologiche" in caso di fastidio. Nei piedi difficili, doloranti, indeboliti questo significa: scarpette e solette ben studiate e lavoro, lavoro, lavoro. Ricordo il "paradosso del cavallo navicolitico": molti cavalli navicolitici, che soffrono di dolore alla parte posteriore del piede e che quindi usano ferri a uovo o pianelle per "proteggere" la parte dolorante (con risultati spesso discreti, nel breve periodo, il che rende la pratica molto diffusa) smettono di zoppicare con le scarpette e con una soletta a cuneo sotto il fettone, che aumenta la pressione sul fettone stesso. Nel momento in cui il dolore si attenua, il cavallo ricomincia ad appoggiare bene i talloni e quindi a stimolare efficacemente le strutture profonde (se lavora!); e la situazione migliora. Secondo questa teoria, pianelle e ferri a uovo avrebbero l'effetto esattamente opposto: eliminando ogni stimolazione al fettone, perpetuano e, nel tempo, accentuano la debolezza delle strutture interne del piede.
La nuda Verità è una donna difficile da amare. L'illusione invece è una donna seducente, amorevole, a cui è facilissimo restare fedeli.

rhox

infatti una delle prime cose che capita ai cavalli ferrati a uovo è che migliorano le zoppie, ma si contraggono i talloni.

la mia cavalla, ad esempio, quando ha messo i ferri a uovo ha contratto i talloni (come mi aveva predetto il maniscalco dicendo che a quel punto avrebbe dovuto tornare ai ferri normali) e quando è tornata ai ferri normali li ha aperti nuovamente. senza fare nulla eh, solo cambiando i ferri lasciando il fettone più esposto..
sicuramente conta anche il fatto che coi ferri chiusi è molto più difficile pulire il fettone e mantenerlo sano!
Il miglior modo per rispettare il cavallo è rispettare te stesso

alex

Brava.

Esiste una relazione diretta e molto trascurata fra salute del fettone e contrazione dei talloni. Un fettone malato (marciume) causa dolore nell'appoggio della parte posteriore del piede; un dolore nell'appoggio induce il cavallo a non caricare; il deficit di carico aumenta la contrazione dei talloni; la contrazione dei talloni peggiora le condizioni del fettone..... un bel circolo vizioso per intorrompere il quale è indispensabile guarire innanzitutto il fettone. Cosa spesso tutt'altro che semplice.
La nuda Verità è una donna difficile da amare. L'illusione invece è una donna seducente, amorevole, a cui è facilissimo restare fedeli.

rhox

più che altro non molte persone conoscono il fettone sano da quello no..
nel mio caso la mia cavalla agli anteriori ha sempre avuto pochi problemi, ma pulire bene le lacune laterali era una tragedia coi ferri chiusi.. non penso di aver mai usato tanto villate come in quel periodo...
Il miglior modo per rispettare il cavallo è rispettare te stesso

DivinityOfDarkness

Citazione da: rhox - Dicembre 21, 2013, 12:12:10 PM
più che altro non molte persone conoscono il fettone sano da quello no..
nel mio caso la mia cavalla agli anteriori ha sempre avuto pochi problemi, ma pulire bene le lacune laterali era una tragedia coi ferri chiusi.. non penso di aver mai usato tanto villate come in quel periodo...

Ferri a cuore, ferri a uovo, con barra trasversale e compagnia danzante rendono la pulizia del piede un'impresa.

Innanzitutto la lettiera/cacca/pipì ci si impaccano che è un piacere, poi col nettapiedi bisogna eseguire contorsionismi estremi per raggiungere certi punti, con il risultato che per cavar via lo sporco, se ne spinge in profondità una parte.

I fettoni sani mi erano ignoti. Un fettone non sai com'è quando è sano, finchè non ne vedi uno. E, casualmente, tutti i fettoni sani sono su piedi sani e larghi, difficilmente si trovano fettoni sani/non marci su piedi contratti. E' il piede sano che fa il fettone sano? O è il fettone sano che fa il piede sano? Della serie "è nato prima l'uovo o la gallina?"
Dove ci sono i cavalli... c'è la cacca.

Ipparco

Oppalà, vedo che ho destato interesse  :horse-cool:
Salute del fettone e stato di contrazione o sviluppo del piede sono in stretta dipendenza l'uno dall'altro, e vanno via di pari passo. Di conseguenza non si può pensare di affrontare uno dei due problemi senza affrontare contemporaneamente anche l'altro. Se un piede è contratto, è quasi inevitabile che il fettone abbia problemi di marciume, e l'unico modo di uscirne è di studiare un piano che affronti sia il marciume che la mancanza di stimolazione.
A volte può bastare la disinfezione e igienizzazione, altre invece occorre fare dei passi ulteriori prevedendo scarpette, solette, "pea gravel" (ghiaia fine e profonda) ecc.
Tutto ciò che è nocivo per il fettone, lo è quasi sicuramente anche per le strutture interne, e viceversa. Il box fa male ad entrambi, una lettiera umida a maggior ragione, la restrizione del movimento pure, e via dicendo.
Su un piede contratto, cambia anche la geometria delle strutture interne, così come la loro funzionalità. La crescita del fettone rallenta, si forma una lacuna centrale più profonda che può albergare marciumi, il materiale degradato non viene sostituito abbastanza in fretta. Il risultato è facilmente intuibile.
Nel momento in cui si comincia a "fare qualcosa" il processo si inverte, e spesso si riesce a riottenere un piede sano, se non ci sono stati danni gravi e permanenti.

Una cosa che non ho specificato nel mio post iniziale, e che sarebbe bene ricordare, è che le strutture interne, un po' come i muscoli (da cui differiscono per molti altri aspetti), hanno la caratteristica che se non lavorano, si atrofizzano, si degradano. Perciò, anche un piede inizialmente sano, se viene gestito male, può degenerare e soffrire di problemi analoghi a quelli di un piede mai sviluppatosi del tutto.
Leonardo de Curtis, AHACP, PHCP
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francobelmonte

Grazie Ipparco.
Mi capita ancora spesso di sentire dire "ho scavato un po' all'angolo di inflessione per favorire l'allargamento dei talloni, solo un po' eh, un paio di millimetri ..."
Ora, se le pareti nella zona posteriore del piede sono divergenti, anche solo un po', le forze di reazione del terreno provvedono a far si che la piattaforma posteriore si ampli e irrobustisca. Quel che serve è il movimento su un terreno adatto e una altezza dei talloni fisiologica tale da far si che l'animale non provi dolore perché troppo bassa ne che la struttura ceda e si deformi perché troppo alta. In una parola talloni a livello o appena sporgenti, nella maggioranza dei casi, dal piano della suola vera all'angolo di inflessione.
Se le pareti sono perpendicolari al terreno o strapiombanti, come nel caso di gravi difetti, l'indebolimento strutturale gioca a sfavore. Un indebolimento strutturale gioca sempre a sfavore, semmai la struttura va indirizzata e ricondotta verso la normalità dopo l'abbandono o gli sbagli.
Già nella "Storia della ferratura" di Fleming si parla di molle inserite tra i talloni per "allargarli" non so con quale effettivo risultato. Evitando medievali tecniche, sarebbe il caso di limitarsi ad attendere ed accontentarsi. La parte posteriore del piede è in grado di pensare a se stessa se messa in grado di farlo mentre i tentativi umani paiono grotteschi. Desidero richiamare un pensiero di Jackson riguardo alla concavità delle suole. Jaime irride alla nemesi della suola "più concava" invitando a tenerci quello che ... noi abbiamo scelto o di volta in volta e giorno per giorno determinato. Lo stesso atteggiamento vale per i talloni. Se la loro contrazione è stata provocata da un difetto di gestione é quella che deve essere abbandonata si tratti di limitazione del movimento, di ferratura senza riposo, di ferratura ad intervalli economici.
Gestione, non carattere acquisito ed immutabile o determinato successivamente e da forzare.
Da Lamarck in poi qualsiasi biologo ritiene che qualsiasi tessuto biologico non può che trarre giovamento dal maggiore utilizzo. La genetica interviene, tra l'altro, determinando la maggiore o minore capacità generale di reazione allo stimolo nuovo.
Sembra chiaro e semplice ad un biologo o naturalista non altrettanto ad altre categorie se è necessario che una veterinaria come la dr. Taylor, advisory panel della American Hoof Association di Pete Ramey (Auburn University) imposti un programma di lavoro di ricerca per la dimostrazione che il piede equino può svilupparsi sotto carico. Altrettanto significativo è che alla sua domanda di collaborazione abbiano risposto entusiaste solo industrie casearie e allevatori di bovini direttamente interessati alla maggiore salute animale perché direttamente in relazione con la produzione. Il preconcetto e l'ignoranza sono un ben brutta cosa.
www.bitlessandbarefoot-studio.org

malena

Salve alex...anch'io houn problema di talloni stretti ad un ant sx con piede evidentemente piu piccolo..e anche sui posteriori il fettone..stando su superfice dura..sembra che si compatta ma non si apre...quale sono le tue nuove mezze scarpette..??? Oppure l'idea di ferri in gomma...come si applicano...?? Grazie mille

alex

Cara Malena, leggo ma non scrivo quasi più.... è inutile, visto che vengo considerato parte di una "fazione". L'ultima volta mi è capitato solo per il fatto che ho ricordato l'assoluta ovvietà che un calcio di un cavallo ferrato è più pericoloso di un calcio di un cavallo sferrato... se quello che dico viene visto come "parteggiamento per una fazione" è del tutto inutile che parli; è tempo perso, meglio dedicarlo ad altro. 

In ogni caso, ubi major minor cessat: Franco Belmonte e Ipparco ne sanno n volte più di me  :horse-smile:
La nuda Verità è una donna difficile da amare. L'illusione invece è una donna seducente, amorevole, a cui è facilissimo restare fedeli.

Pippokid

Alex, considererei una perdita l'eventualità che tu smettessi di scrivere o diradassi.  ti ho sempre trovato molto preparato ed equilibrato e molte cose le ho imparate da te

elsi

Caro Alex, vorremmo esprimere vivo apprezzamento per i tuoi contributi. E' grazie alle tue traduzioni che parecchio tempo fa abbiamo   ottenuto le prime informazioni sul cavallo sferrato. Allora era una curiosità;  non immaginavamo nemmeno che il nostro cavallo avrebbe, un giorno, sviluppato un problema al navicolare e che l'avremmo tirato fuori dai guai grazie alle indicazioni di Ipparco e alle informazioni che tu e altre persone avete reso disponibili. Noi non scriviamo molto sui forum, in compenso leggiamo tanto. Ti esortiamo a non far mancare i tuoi contributi, anche se Internet per sua natura è quello che è. Un saluto cordiale da un triestino all'estero.

Bubba

 :quoto:  credo che le ormai famose traduzioni abbiano aiutato piu' di un cavallo  :horse-smile:
Cosi' come gli interventi nei forum.
Bubba e io ci uniamo ai ringraziamenti  :horse-wink:

cilla

Grazie anche da Cirillo & Filiberta, se quella stolta della nostra padrona non avesse visto il forum barefooters e non avesse scoperto le tue traduzioni avremmo ancora i ferri, non ci abbandonare Alex!!!!