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warmblood, (...horse)

Aperto da raffaele de martinis, Dicembre 24, 2013, 07:42:45 PM

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raffaele de martinis

... "il culo nella carriola e le gambe avanti"...

mimmo77

Warmblood, sangue caldo, mezzosangue, purosangue... come che sia, tutti i lalli moderni sono "warmblood" ossia con una percentuale più o meno significativa di "hot blood" nelle vene, il Generale - oltre un secolo fa - così scriveva: L'energia,  l'elasticità e la franchezza di azione del cavallo sono determinate dalla percentuale di sangue,  cioè dal suo grado di parentela più o meno stretto con le razze nobili: quella del purosangue arabo o del purosangue inglese. Senza esagerare si può dire che - nel cavallo da sella - il sangue supplisce a quasi tutte le eventuali carenze,  mentre - se mancasse - niente potrebbe sostituirlo. I cavalli comuni sono di ferro,  quelli di sangue sono d'acciaio.

Come il solito, quando si ciacola di lalli, si tende a complicare a far difficili le cose facili a render impossibili quelle difficili.
Lassio a voi il dibattimento nel "sangue" e offro, agli amanti dell'equitazione semplice, le parole del Lugli che nel suo: Il Romanzo del Cavallo - Ed. Vallecchi 1967 - ci dona una versione poetica ma rigorosa nella realtà del "sangue" più o meno caldo degli equini:

... tutti i cavalli moderni possono essere ricondotti all'interno di due discendenze, differenziate per il temperamento....  .... Dal "cavallo mongolo" sarebbero discese tutte le razze a sangue freddo, dal "cavallo ariano" quelle a sangue caldo.
I primi a domare il lallo - circa 8000 anni fa - furono i Mongoli, con questi doveva esprimere forza, dar prova di una capacità di adattamento e di sobrietà senza pari: servitore e strumento alla fame ansiosa e alla smisurata cupidigia del predone, avrebbe regnato da solo, vigile scorta fra sconfinati deserti, fra terreni impervi e sotto climi rigidissimi.
Ovunque fosse arrivato, il cavallo mongolo avrebbe distrutto ogni regno precedente, ogni civiltà, ogni memoria: sopratutto avrebbe annullato e sostituito i depositi e gli allevamenti dei vinti.
Contro di lui si ergeva il cavallo ariano, che alla forza contrapponeva l'agilità, faceva sfoggio di una provocante bellezza, di umori più lieti, di una giocondità frutto dell'abbondanza, re dei pascoli ubertosi, delle contrade assolate e ridenti, delle città festanti.
Un cavallo più fragile e meno frugale, un amico più vulnerabile ma anche più imprendibile, dagli spiriti desti, dai tratti brevi ma rapidissimi, dalla scherma abilissima.
Un essere nuovo, di natura più molle, fatto spesso per le pacifiche parate e l'ammirazione.
Duemila anni dovette durare la terribile lotta tra il cavallo mongolo e il cavallo ariano, non alla forza ma alla bellezza, non alla costanza ma all'estro, non al principio mascolino e virile, ma al principio femminino dell'equinità sarebbe toccato il privilegio di popolare il mondo.
... fatti non fummo per "viver el noble bruto" ma per condivider virtute et cagnoscenza...