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Assetto (medioevo).

Aperto da raffaele de martinis, Dicembre 28, 2022, 10:09:05 AM

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raffaele de martinis

Da sempre il lallo è stato usato per la guerra, non voglio andare troppo indietro,  agli assiro babilonesi, agli antichi egizi, ai numidi, ai greci, ai romani... parto dal medioevo da quando l'uso della staffa era consolidato.
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Il cavaliere europeo, ben incastrato nella sua sella, con ai piedi lunghi appuntiti speroni e con in mano un morso terrificante menava energiche mazzate all'avversario di turno, praticamente stava sull'inforcatura gravando sulle staffe  come se fosse in piedi.
La sella, estremamente contenitiva, consentiva di sopportare i duri scontri, ma rappresentava una trappola micidiale per il cavaliere anche in caso di un banale scivolone del lallo.



l suo destriero, in realtà, era una pesante rozza adatta a sopportare il peso dell'uomo e un centinaio di chili di ferraglie offensive e difensive, la bestia era addestrata a poche semplici cose: fermarsi, dare la destra (girare a sinistra così l'homo menava pesanti mazzate con la destra), caricare e poco altro... a volte faceva delle cabrate e delle scalciate date quasi sempre per caso in risposta al dolore che provocavano gli speroni e i morsi.

Con le crociate, i nostri cavalieri vennero a contatto con gli infedeli che montavano dei lalli piccoli ma veloci, agili e maneggevoli, così, mentre loro cercavano di infilzare il mussulmano caricando come un ariete, questi, gli girava attorno due o tre volte, dandogli simpatici fendenti di scimitarra, allegri colpi di giavellotto e gli infilava tre o quattro frecce nel culo.

Ma, allo stesso tempo, i tempi cambiavano e balestre sempre più potenti prima, e l'invenzione di spingarde, falconetti e archibugi poi, resero inutili le robuste e pesanti armature e - dunque - la selezione dei grossi destrieri.

L'uomo d'arme a cavallo, tuttavia, sopravvisse ancora a lungo nei tornei, nelle giostre, nelle fole, nei caroselli per lo spasso della "gioventù dorata" del tempo e dei fabbri che produssero armature da parata, delle vere e proprie opere d'arte, per lo più prodotte in Italia.

Ma l'equitazione fu ridotta ai minimi termini: si dice che il cavallo da torneo fosse addestrato a correre lungo la staccionata che regolava gli scontri, addirittura: il cavaliere in sella, lancia in resta, aspettava che un suo aiutante - da dietro - scudisciasse il suo lallo nelle terga per lanciarlo contro l'avversario (sic!).

Come che sia, il rude cavaliere medievale, entra in maneggio e diventa un grazioso cicisbeo applicandosi alla "equitazione di corte" inventata a Napoli in epoca rinascimentale e poi diffusasi in tutt'Europa.

Era nata l'arte equestre con tutte le arie ben codificate: pallottata, pesada, capriola, piaffo, corvetto, passeggiata erano/sono esercizi che non avevano/non hanno altro scopo che dimostrare la perfetta padronanza dello lallo da parte del cavaliere e la completa sottomissione con l'armoniosa obbedienza da parte del lallo.

L'efficacia, la maneggevolezza e la mobilità nel combattimento, restarono - invece - la preoccupazione predominante degli "orientali".

Quanto sopra è liberamente tratto da uno scritto contenuto in:  Cadre Noir - ed. Julliard - 1981 dell'allora colonnello de Saint-Andre - già Capo Cavallerizzo a Saumur.

Allora, mentre il guerriero medioevale si toglie l'armatura e indossa una monumentale parruccona per dedicarsi all'arte equestre, a riunire i lalli, a rallentare i loro movimenti... ad ottenere il minimo risultato col massimo sforzo (sic!), i popoli equestri continuarono a fare quello che avevano sempre fatto... i predoni.
Colpivano e sparivano con la velocità del lampo, le differenze restavano, anzi si acuivano.

Bisognò aspettare la fine del 700 perché in Europa si cominciasse a semplificare l'equitazione per renderla "militare"... ma questo l'abbiamo già visto oppure lo vedremo con il  D'Auvergne e i suoi continuatori.







... "il culo nella carriola e le gambe avanti"...