• Welcome to Cavallo Planet - Forum Per gli appassionati di equitazione inglese e americana... e di cavalli..

Gli atteggiamenti e la locomozione del cavallo

Aperto da Col. Paolo Angioni, Maggio 02, 2012, 03:06:43 PM

« precedente - successivo »

Col. Paolo Angioni

Lo scritto che segue è parte di un articolo in più puntate che ho scritto nel 1991 per la rivista delle FISE "Sport equestri".

I TERMINI GIUSTI DELLA LOCOMOZIONE DEL CAVALLO


La trattazione dell'argomento nel suo complesso chiamato «conoscenza della macchina cavallo», macchina dotata di vita psicofisica, ha lo scopo di rendere evidenti i processi del suo funzionamento per consentire al cavaliere, all'addestratore, al preparatore di stabilire l'impiego, l'addestramento, l'allenamento del cavallo secondo criteri razionali, che tengano preminentemente conto della natura dell'animale.

Dal rispetto dei principi che si desumono dallo studio del cavallo nasce il rispetto dell'animale, atteggiamento dell'uomo nei confronti del compagno che lo serve fatto non di compassione e di indulgenza, ma di stretta osservanza delle regole della sua psiche e del suo fisico.

La capacità di locomozione del cavallo ha originato l'equitazione. Si può dunque definire l'elemento primario messo in funzione dal cavaliere per raggiungere i suoi scopi, quali essi siano: svago, lavoro, trasporto, competizione.

La materia che riguarda la locomozione è vasta e non semplice. I trattati d'ippologia si interessano maggiormente agli aspetti della fisiologia del movimento e svolgono uno studio che interessa maggiormente l'ippologo. I trattati di equitazione reperibili oggi sul mercato illustrano per lo più in maniera superficiale e approssimata i modi di muovere degli arti del cavallo senza preoccuparsi dei processi dello sforzo e della fatica messi in moto nell'impiego delle diverse andature alle varie velocità.

Siccome esiste molta confusione e mancano fonti facilmente accessibili. ho ritenuto di fare cosa utile per l'uomo di cavalli e per il lettore dotato dell'umiltà di apprendere, raccogliendo, per quanto possibile, ciò che si trova in vari testi elencati in calce che fanno autorità, oggi di difficile o impossibile consultazione, sotto forma di dizionario che renderà più agevole e più chiara la lettura del testo del presente articolo.

DEFINIZIONI E PRINCIPI GENERALI

Avvertenza: La terminologia è quella classica italiana, usata dagli autori italiani che fanno testo dell'Ottocento e dei primi del Novecento: Federico Mazzucchelli, Enrico Conti, Cesare Paderni, Eduardo Chiari, Federico Caprilli, Alfredo Fè d'Ostiani, Ruggero Ubertalli.

La bibliografia alla quale ho attinto per le definizioni è in fondo all'articolo.

***

Atteggiamenti: detti anche attitudini, sono in ippologia le posizioni che il cavallo assume quando non cammina. Si distinguono in stazione e decubito, a seconda che il cavallo sia in piedi o coricato. Nella trattazione della teoria equestre, i termini atteggiamenti e attitudini si riferiscono anche alle forme (posture) che il corpo del cavallo prende in movimento.

Locomozione: è la facoltà di spostare il corpo, per mezzo degli sforzi muscolari, rispetto all'appoggio sul suolo e all'ambiente.

***

Andatura: è il modo che possiede il cavallo di combinare l'attitudine generale (postura) e i movimenti del corpo con i differenti e invariabili movimenti degli arti locomotori per trasferirsi sul suolo a diverse velocità da un punto all'altro, superando gli ostacoli che si frappongono. Nella pratica abitualmente il termine si limita a considerare le modalità di spostamento degli arti nei diversi modi di progressione. Il tronco viene considerato come un solido invariabile, animato da un movimento orizzontale uniforme.

Andature naturali o istintive: sono le andature eseguite istintivamente, senza addestramento, dal cavallo in libertà in buona condizione di salute. Andature di progressione: passo, trotto, galoppo, salto; di regressione: indietreggiamento o rinculo o passi indietro. Alcuni autori considerano l'indietreggiamento e il salto non andature, ma movimenti a sé stanti eseguiti con limitata traslazione del corpo (Chiari).

Andature acquisite: risultano dall'addestramento o dall'usura. Le prime si dicono artificiali (Chiari: passeggio, raddoppio, far ciambella o piaffo, corvetta, poggiata, capriola, ballottata), le seconde irregolari (Chiari: travalca o galoppetto, traino o traverga, ambio rotto).

Andature basculate: l'incollatura compie a ogni passo o falcata movimenti di oscillazione sul piano verticale e sul piano orizzontale: passo, galoppo.

Andature orizzontali: l'incollatura non ha visibili movimenti propri di oscillazione: trotto.

Andature camminate: durante un passo completo o una falcata, uno o più arti conservano il contatto con il suolo: passo, ambio.

Andature saltate: in una fase di ogni passo o falcata nessun arto è a contatto del suolo: trotto, galoppo, salto.

Andature laterali: gli arti si spostano per bipedi laterali: ambio.

Andature diagonali: gli arti si spostano per bipedi diagonali: trotto, galoppo.

Alzata: l'istante in cui il piede si stacca dal suolo. Corrisponde alla fine dello sforzo propulsivo dell'arto.

Appoggio: fase dell'evoluzione di un arto il cui piede rimane a contatto del suolo. Si suddivide in tre periodi: principio, mezzo, fine. Al passo ordinario la durata dell'appoggio è uguale a due terzi della durata di un passo completo. Da cui si desume che la durata dell'appoggio è più lunga della durata del sostegno. Nell'evoluzione dell'arto, durante un passo completo di ogni andatura, la fase di appoggio costituisce la fase di sforzo muscolare, la fase aerea costituisce la fase di riposo o recupero.

Base di appoggio: corrisponde alla figura che si ottiene unendo con una linea i piedi in appoggio sul suolo. Può essere: nulla, nessun piede tocca il suolo e il cavallo si trova in una fase di proiezione o sospensione (tra la posata di un diagonale e l'altro nel trotto, tra l'ultimo e il primo tempo del galoppo, nel salto); unipedale, corrisponde a un punto, un solo piede in appoggio (primo e ultimo tempo di galoppo, ricevimento dal salto,...); bipedale, corrisponde a una linea, due piedi in appoggio, anteriori, posteriori, laterali o diagonali (impennata, scalciata, istante dello scatto dei posteriori per la propulsione aerea del corpo, ricevimento dal salto, ambio, due basi del passo, le basi del trotto e due del galoppo,...); tripedale, corrisponde a un triangolo, tre piedi in appoggio (quattro basi del passo, due basi del galoppo,...), prende il nome dal piede anteriore o posteriore isolato in appoggio; quadripedale, corrisponde a un quadrilatero, quattro arti in appoggio (una base del galoppo rallentato, la stazione forzata).

Battuta: rumore prodotto dalla posata del piede o di due piedi sul suolo; in un passo completo ciascun piede fa la sua battuta. Le battute simultanee di due piedi diagonali o laterali sono considerate come due battute successive che si sono ravvicinate tanto da confondersi.

Bipede: associazione di due arti o due arti considerati insieme. Bipede anteriore: i due arti anteriori; posteriore: i due arti posteriori; laterale destro: i due arti destri; laterale sinistro: i due arti sinistri; diagonale destro e sinistro: l'anteriore dà nome al bipede.

Cadenza: comunemente, nel linguaggio equestre, è la misura regolare che il cavallo conserva nelle andature. Più esattamente è il numero di passi completi eseguiti in un minuto.

Centro di movimento superiore: il centro delle due estremità del cavallo intorno al quale avviene l'oscillazione dell'arto. Nelle estremità anteriori è situato un po' al di sopra della parte mediana della scapola, in quelle posteriori nell'articolazione coxo-femorale. La linea che unisce il centro di movimento superiore di un arto con il piede si chiama linea direttrice dell'arto.

Decubito: è la posizione del cavallo coricato. Può essere costo-sternale e laterale. Il cavallo si corica di rado nelle ventiquattro ore. Lo fa quando è molto stanco. Dorme in piedi e si riposa sufficientemente, grazie alla vigilanza dell'istinto di conservazione che tiene in attività sinergicamente e costantemente, senza che il cavallo ne abbia coscienza, il sistema muscolare degli arti e del tronco per ricondurre il centro di gravita nel punto in cui l'equilibrio è più solido.

Durata: il tempo in cui un arto rimane a contatto del suolo (appoggio) o in sospensione (o sostegno) durante un passo completo. Le durate relative dell'appoggio e del sostegno in un passo completo sono molto variabili. Il loro valore è la vera caratteristica dell'evoluzione di un arto ed è il segreto dell'economia delle forze nell'impiego razionale delle andature.

Equilibrio: poiché non si riferisce a un corpo inerte, ma a un corpo animato, nel cavallo non è un fatto fisico-meccanico, ma appartiene alla fisiologia. È il fenomeno per cui un corpo mantiene una postura funzionale nelle diverse situazioni. Anche per il cavallo stare in equilibrio significa mantenere la proiezione del baricentro entro il perimetro di base. Alla semplicità della definizione fa riscontro la complessità dell'organizzazione neuromuscolare necessaria per mantenerlo. La difficoltà nasce dal fatto che il corpo del cavallo è una struttura articolabile e che ha capacita motorie: ogni movimento dev'essere accompagnato da una serie di correzioni per riportare a condizioni ottimali i rapporti tra baricentro e base d'appoggio.

In movimento le correzioni consistono nella ridistribuzione del peso intorno all'asse verticale in modo che quest'ultimo non esca dal perimetro della base. Nella ricaduta da movimenti aerei (salti), l'equilibrio viene assicurato riportando non il baricentro sulla base di appoggio, ma la base di appoggio (unipedale, bipedale) sotto il baricentro.

L'equilibrio viene assicurato dalle informazioni sensoriali che provengono dai recettori vestibolari e labirintici (orecchio), dalle informazioni visive, dalle informazioni che partono dai recettori tattili e pressori della pianta del piede.

Questi sistemi di controllo dell'equilibrio sono automatici e sono comandati dall'istinto. Il che permette al cavallo in libertà e montato di ristabilire l'equilibrio eventualmente compromesso con una rapida modificazione della sua postura, specialmente grazie all'intervento del bilanciere (testa-collo), senza bisogno di alcun intervento da parte del cavaliere.

Evoluzione: è lo svolgimento, sempre lo stesso, dei movimenti periodici (della stessa durata e a intervalli di tempo regolari) che ciascun arto compie durante la marcia. Anche ogni parte del tronco è animata da un movimento periodico della stessa durata. La durata dell'evoluzione è uguale alla somma delle durate dell'appoggio e del sostegno.

Falcata (lunghezza del passo): è lo spazio coperto in un passo completo; si misura da una punta all'altra di due orme successive dello stesso piede. Oppure: è la lunghezza di un passo tra due orme successive dello stesso piede. Oppure: è la durata del contatto di un piede con il suolo. Vale per tutte le andature: falcata di passo, falcata di trotto, falcata di galoppo. Nel cavallo da corsa una falcata di galoppo può raggiungere 8 metri, una falcata di trotto 6 metri.

Impulso: è l'attività sensitivo-motrice tradotta in forza dal treno posteriore e trasmessa attraverso il rachide al treno anteriore. Può essere dato in due sensi: in alto, o verticale, e in avanti o indietro, od orizzontale.

Levata: anche sostegno o sospensione, è la fase aerea del movimento di un arto, staccato dal suolo. Si suddivide in alzata, mediana o propulsione e terminale o posata.

Marcia: l'azione di un cavallo che si trasporta in un modo regolare Aa qualsiasi andatura da un punto a un altro.

Movimenti: secondo il Chiari, quando il cavallo non è in stazione o in decubito, si muove, esegue movimenti che vengono classificati in: 1. movimenti eseguiti sul posto (impennata, calcio e doppio calcio o sgroppata); 2. movimenti con limitata traslazione da un luogo a un altro (salto e rinculo); 3. le andature. Altri autori considerano il salto e l'indietreggiamento come andature. Altri autori ancora considerano movimento sul posto, e dunque non tra le andature, il piaffo.

Orma: è la traccia lasciata dal piede sul suolo. Quando l'orma posteriore si posa su quella anteriore si dice che il cavallo copre, quando la supera il cavallo sorpassa, se non la supera e non la copre il cavallo non copre.

Passo completo: è l'insieme delle due fasi del movimento di un arto, appoggio e sostegno, durante la progressione. Oppure: è l'insieme dei movimenti di un arto effettuati tra due stesse posizioni successive durante la marcia. Oppure: è l'insieme di levata e di appoggio effettuato dai quattro arti durante la progressione. La dizione vale per qualsiasi andatura: passo di passo, passo di trotto, passo di galoppo.

Periodo di scambio di appoggio o di doppio appoggio: nelle andature camminate e molto lente è l'istante molto breve in cui un piede si posa sul suolo e il congenere si alza, per cui entrambi si trovano contemporaneamente al suolo. Corrisponde al momento in cui avviene il passaggio del peso del corpo da un arto all'altro dello stesso bipede anteriore o posteriore. C'è dunque un istante in cui il peso è ripartito ugualmente sui due arti di uno dei bipedi, anteriore o posteriore. La stessa cosa succede nell'altro bipede. Ne risulta un fatto singolare: quando due piedi di un bipede sono ugualmente all'appoggio, un piede dell'altro bipede si trova per forza anch'esso in appoggio per sopportare la parte anteriore o posteriore del corpo che lo riguarda. In questo istante il cavallo è realmente appoggiato su tre piedi. È la spiegazione delle quattro basi tripedali che si succedono in un passo completo di passo.

Pista: è la successione delle orme. È semplice o rettilinea se le orme dei piedi anteriori e posteriori si sovrappongono simmetricamente da una parte e dall'altra dell'asse longitudinale del cavallo o dell'asse di marcia. È doppia se le orme dei piedi anteriori e posteriori non sono sulla stessa linea assiale. Il cavallo avanza allora traversato, come un cane. È curvilinea se il cavallo si muove su una curva. È trasversale se il cavallo si muove obliquamente o lateralmente.

Posata: è l'istante in cui il piede incontra il suolo. Corrisponde all'incirca all'inizio dello sforzo impulsivo dell'arto.

Reazioni: sono i ripetuti urti dei piedi sul solo durante la locomozione, trasmessi dalle articolazioni inferiori a quelle superiori e all'assetto del cavaliere.

Ritmo: è la successione delle battute.

Sgambata: è la distanza che separa i punti della levata e della posata.

Sospensione o sostegno: è la fase nelle andature saltate in cui il corpo è in aria e nessun arto è a contatto del suolo.

Sostegno: (anche sospensione o levata) è la fase dell'evoluzione di un arto, tra due appoggi, il cui piede non è a contatto del suolo e si porta in avanti, indietro o di lato, a seconda del senso di marcia. La durata del sostegno, al passo ordinario, è un terzo della durata del passo completo. Da cui si desume che il sostegno (recupero) è più breve dell'appoggio (sforzo). Al galoppo da corsa la durata del sostegno è tre quarti della durata del passo completo. Da cui deriva che il sostegno (recupero) al galoppo da corsa è molto più lungo dell'appoggio (sforzo).

Stazione: è la posizione del cavallo in piedi. È forzata o libera. È forzata quando tutti gli arti sono in appoggio simmetrico. La base di appoggio è un trapezio, perché la distanza tra gli arti anteriori è maggiore di quella tra gli arti posteriori. È libera quando uno o raramente due arti sono a riposo. La stazione forzata può essere regolare o verticale, e il cavallo si dice allora piazzato; riunita o centripeda, e il cavallo si dice sotto di sé anteriormente e posteriormente o solo anteriormente o solo posteriormente; distesa o centrifuga, e il cavallo si dice disteso (meno propriamente fuori di sè) anteriormente o posteriormente, o solo anteriormente o solo posteriormente. Nella stazione forzata la base di appoggio è regolare quando la distanza tra i bipedi anteriore e posteriore corrisponde a quattro quinti della taglia. Nella stazione libera il piede dell'arto o di un arto a riposo è sempre vicino al punto di appoggio normale; il posteriore è spostato avanti e in dentro; lo spostamento dell'anteriore è quasi insensibile; se l'anteriore è spostato troppo avanti, denuncia sofferenza (cavallo che scrive). Cosi pure, se a riposo è sempre lo stesso arto, anteriore o posteriore, indica che c'è sofferenza.

Taglia: è la distanza fra il punto più prominente del garrese e il suolo.

Tempo: è la durata che separa due battute o due posate successive dello stesso piede.

Varietà d'andatura: è la modificazione nelle rispettive durate dei differenti tempi che compongono un passo completo di un'andatura.

Velocità del passo: è la velocità del tronco, uguale alla lunghezza del passo divisa per la sua durata.

***

Lo studio delle andature ha per il cavaliere lo scopo principale di sapere come ottenere dal cavallo il massimo lavoro con il minimo sforzo.

Lo studio scientifico della posizione degli arti del cavallo nella locomozione ha potuto iniziare soltanto dopo la pubblicazione sulla rivista francese "La Nature", che fu la prima a farle conoscere in Europa nel 1878, delle fotografie istantanee del cavallo al galoppo eseguite nello stesso anno negli Stati Uniti, a Palo Alto, dal fotografo inglese Eadweard Muybridge (1830-1904). Fu in quella circostanza che venne dimostrato fotograficamente il tempo di sospensione al galoppo dei quattro arti del cavallo. Quindi, diversamente dall'equitazione, lo studio scientifico della locomozione è relativamente recente.

L'origine del movimento di tutti i corpi che si muovono risiede nella rottura dell'equilibrio che manteneva quel corpo nello stato d'immobilità. Quale che sia l'andatura, non sono i piedi del cavallo che iniziano a muoversi, ma è il corpo. I piedi arrivano immediatamente in suo soccorso per impedire l'inevitabile caduta.

La velocità dell'andatura dipende dal grado d'instabilità dell'equilibrio e dalla forza muscolare che ha origine a sua volta dall'energia del cavallo.

Il principio che regola l'impiego intelligente delle andature è che a una data velocità deve corrispondere una determinata andatura, che comporti un minimo di fatica.

La progressione del cavallo dipende da una successione di oscillazioni degli arti. Le oscillazioni dall'avanti all'indietro avvengono con il piede in appoggio e costituiscono la fase impulsiva. Le oscillazioni dall'indietro in avanti, più rapide, avvengono senza appoggio, con l'arto in sospensione. Nella regressione avviene l'inverso, ma si tratta di un caso particolare e non frequente, che non interessa questo studio.

A ogni andatura ogni estremità compie dunque due oscillazioni per ogni passo completo. Con il piede in appoggio effettua un movimento simile all'oscillazione di un pendolo rovesciato che ha l'asse nel punto di appoggio del piede con il suolo: si chiama movimento di appoggio. Invece con il piede in sospensione l'oscillazione ha il suo asse nel centro di movimento superiore: si chiama movimento di sostegno o sospensione o levata. L'appoggio si suddivide in tre periodi: 1. principio, 2. mezzo, fine. La sospensione, a sua volta, si divide in: 1. periodo iniziale o alzata, 2. mediano o propulsione, 3. terminale o posata.

Alla velocità normale di ciascuna andatura (la velocità delle andature ordinarie stabilite dai vecchi regolamenti di cavalleria, velocità simili in tutta Europa, oggi chiamate medie: passo da 75 a 110-112 m/m; trotto 150-200-250 m/m; galoppo medio 350 m/m; allungato 450 m/m; carriera 800 m/m), l'oscillazione aerea avviene grazie all'azione del peso dell'arto con l'aiuto di un intervento minimo di forza interna, paragonabile alla forza della molla di un orologio a pendolo che si ricarica a intervalli di tempo per conservare l'ampiezza dell'oscillazione del bilanciere. L'oscillazione aerea è dunque una fase di riposo e di recupero.

Ma se aumenta la velocità dell'andatura, la velocità dello spostamento in avanti dell'arto in sospensione deve necessariamente aumentare e richiede l'intervento di forze tanto superiori quanto il movimento è più rapido. La reazione verso l'indietro delle forze necessarie per spostare l'arto in avanti contrasta il movimento di progressione del corpo. Scrive de Sevy che in questo caso i muscoli adduttori, che prima erano quasi a riposo, lavorano considerevolmente, il recupero della fatica che si ha in una oscillazione lenta non può avvenire, con danno del lavoro utile dei muscoli estensori e l'arto viene cosi presto compromesso dallo sforzo.

Invece, «quando le andature sono adattate alle velocità, a un massimo di lavoro degli estensori si associa un minimo sforzo degli adduttori».

Nella andatura detta rapida, il galoppo, congegnata dalla natura per assolvere il ruolo di velocità, quanto descritto sopra, fino a una certa soglia di velocità, superata la quale si ripresenta lo stesso fenomeno, gli arti in sospensione dispongono di un tempo relativamente lungo per compiere le loro oscillazioni in sospensione. Invece nelle andature lente (passo) la durata dell'appoggio è circa doppia di quella della sospensione.

Quindi nell'andatura rapida (galoppo) il lavoro intenso compiuto dagli estensori nella fase di appoggio viene seguito da un periodo di sospensione e di riposo relativamente abbastanza lungo. Avviene cosi sia l'economia delle forze (lavoro moderato degli adduttori che non contrasta la progressione del corpo), sia il loro recupero (periodo relativamente prolungato della sospensione, quindi recupero). Invece nell'andatura lenta (passo), in cui la durata della sospensione è circa la meta della durata dell'appoggio, l'accelerazione della velocità della sospensione non fa altro che accrescere la fatica eliminando il recupero.

I meccanismi descritti giustificano la varietà dei modi di cui dispone il cavallo per progredire e la scelta che ne fa per rispondere al principio che presiede l'economia delle forza, massimo lavoro con il minimo sforzo.

Bibliografia:

Enrico Conti, L'ipposiade o l'accademico equestre, Torino 1823.
Jean-Jules Lenoble du Teil, Les allures du cheval, Paris 1893.
Eduardo Chiari, Trattato d'ippologia, Torino 1897.
Cesare Paderni, Lezioni per il Corso Magistrale, Pinerolo 1891.
J.Jacoulet, C.Chomel, Traitè d'hippologie, Saumur 1900.
Fernand-Valentin Gossart, Allures du cheval, Paris 1907.
Carlo Giubbilei, Caprilli, vita e scritti, Roma 1911.
L. de Sevy, Allures, assiette et réactions, Paris 1919.
A. Bonacossa, La Scuola di cavalleria di Pinerolo, Pinerolo 1930.
Alfredo Fè d'Ostiani, L'equitazione, Torino 1932.
Ispettorato del Servizio Veterinario, Compendio d'ippologia, Roma 1963.