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La "Parola Contraria": la mia.

Aperto da raffaele de martinis, Aprile 24, 2013, 02:32:51 AM

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carodubbio

L'unico modo per non dare fastidio al cavallo ( stare leggeri) , è quello di avere una posizione corretta in sella e muoversi con il cavallo , tenendo sempre il nostro peso bilanciato , in uguale misura sulle due staffe e tendo la nostra testa in verticale con la schiena dl cavallo .

Al passo si fa ogni uno come pare e piace , al trotto e galoppo NO

raffaele de martinis

#616
Caro Marco, hai ragione quella è la maniera di stare leggieri e seduto.

Per tutta l'antichità l'alta squola era sconosciuta, nondimeno esistevano  gli spettacoli equestri basati sopratutto sulle acrobazie a cavallo e ammaestramenti ottenuti a suon di frustate o di artifizi da circo, la storia di Bisanzio è risaputa, ma è assai plobabile che i cavallerizzi bizantini presentassero ammaestramenti come quelli appena descritti che erano di norma - ai tempi - nei caroselli e nelle parate equestri, questo non esclude che presentassero dei similpiaffer, delle impennate o qualcosa del genere.

L'alta squola credo sia originale partenopea e rinascimentale... i principi rinascimentalisi dell'arte si rifacevano a modelli classici (greci e romani) che erano considerati ideali di perfezione, appunto.

Collo lallo accadde la stessa cosa, attraverso l'equitazione superiore/l'alta squola, si riproducevano stilizzate e codificate le andature enfatiche degli stalloni o dei polledri in libertà : classici movimenti dei lalli, appunto.
... "il culo nella carriola e le gambe avanti"...

alex

Divagazione analogica

Il rinascimento è il momento in cui non solo l'equitazione, ma anche altre arti considerate "umili" vengono codificate in trattati. Un altro esempio che ho incontrato per caso: la metallurgia, anch'essa arte molto raffinata, e anch'essa codificata per la prima volta in quei secoli. Io vedo volentieri - come ipotesi - l'idea che le altre civiltà, che hanno coltivato la raffinatezza intanto che l'Europa attraversava i secoli bui, e penso a due: l'araba e la greco-bizantina; entrambe "orientali" - abbiano sviluppato l'arte equestre, che poi sarebbe stata accolta, sviluppata e codificata  nel rinascimento. La lettura di Grisone, e degli altri autori, fa pensare che le cose che scrivono non siano nate da un momento all'altro; e il bizantinismo dei morsi rinascimentali, in tutte le loro innumerevoli combinazioni e nelle regole puntigliose per la loro scelta, non mi pare frutto di una sperimentazione di decenni, ma di secoli. Non essendoci evidenti rapporti fra questi bizantinismi e l'equitazione araba, mi pare - per esclusione - che la fonte sia greco-bizantina. Il bizantinismo del mio ragionamento ne è, in fondo, un indizio.

Fine divagazione analogica
La nuda Verità è una donna difficile da amare. L'illusione invece è una donna seducente, amorevole, a cui è facilissimo restare fedeli.

raffaele de martinis

E' evidente che non è successo che, un bel giorno, il Grisone si sveglia e dice: "toh, oggi non ho una minchia da fare: invento l'arte equestre", sappiamo che il Grisone fu aglievo di Cola Pagano chi mai era costui?

Ce ne informa Ferraro Pirro, gentilhuomo napoletano, già cavallerizzo maggiore di Filippo due re di Spagna:

Il signor Cola pagano, figlio del signor Monte Pagano, cavallerizzo maggiore del serenissimo Don Ferrante d'Aragone Re nostro antipassato, seguì le orme del padre nel cavalcare, il quale visse molto spatio di tempo col sig. Fabritio Colonna.... ... e ritornato dalla servitù del re d'Inghilterra, servì per maggior Cavallerizzo tutto il tempo che visse, all'eccellentissimo d'Orange, vicere del regno e in Italia Generale di Cesare; costui fu il primo inventore dei torni, che hoggi si fanno e ritrovò il raddoppiare che hora si costuma... ....sotto la sua disciplina si creò il sig, Marc'Antonio Pagano e il sig, Federico Grisone...

Dunque il Nostro fu di formazione europea e originale inventore di esercizi d'equitazione, d'altronde gli orientali - intesi come mongoli, arabi, turchi - non ebbero mai una vera alta squola, il loro principale impegno era di render maneggevoli i lalli in querra, per far questo non abbisognavano di passage, piaffer, ballottade e capriole.
... "il culo nella carriola e le gambe avanti"...

raffaele de martinis

#619
Così  (collo arrivo della polvere da sparo)
la  levata, la  corvetta,  la  sgroppata, 
la  capriola, movimenti che  i cavalli,
appositamente addestrati,  compiono
per attaccare il nemico  e  per  difendersi 
nei  combattimenti corpo a corpo, sono dimenticate
e non vengono più insegnate, semplice-
mente perché rallentano la mobilità e la
velocità del cavallo. Colgo l'occasione
per annotare che questi movimenti, cor-
vetta,  dal  salto  del  corvo,  sgroppata,
capriola,  dal  salto  del  capriolo  o  del
capro  o  del  caprone,  chiamati  oggi
"salti di scuola", sono stati descritti e così
si  trovano  nominati  per  la  prima  volta
nella storia dell'equitazione nei libri dei
maestri  italiani  del  Rinascimento  (circa
1450  fno  alla  fne  del Cinquecento.


Se è vero - ed è vero - che - dagli assiri in poi - si proteggevano i lalli con armature, gualdrappe, coperte e pettorali, l'ultima cosa da fare - in mezzo una pugna - era metterli a fare levade e corvette e pesade, cioè mettersi a scoprire il ventre dell'animala... il fante fa un passetto di lato e squarcia il ventre dell'allegro lallino con l'alabadrda o la picca... eppoi - fare queste esibizioni - contrasta con l'evidenza con la logica di ogni uomo di cavalli, solo ad un mentecatto può venire in mente di mettersi a fare passage, piaffer, ballottade e croupade nel bel mezzo di uno scontro nel quale ci si giuoca la vita!
Se è vero che queste arie rallentano la velocità e la mobilità dello lallo con la nascita della polvere da sparo, è altrettanto vero che la cosa/il rallentamento accadesse anco prima: non esistevano falconetti, spingarde, archibugi e sputafuoco, ma imperversavano, gli archi (micidiale il long bow), i giavellotti, le frecce, le balestre, le catapulte e i trabucchi che erano  altrettanto letali.
Per concludere, ammesso che il lallo sia perfettamente addestrato all'alta squola, riuscirà a fare quelle arie con attorno diecine/centinaia di scalmanati armati fino ai denti - a piedi o a lallo - che con urla selvagge ti si buttano contro?

Ma sentiamo cosa dice... Bice? Noooo, buona la rima ma sentiamo qualcuno di veramente autorevole...
... "il culo nella carriola e le gambe avanti"...

alex

Solo per ricordare la tecnica di combattimento a cavallo più efficace descritta nel 1400 da Dom Duarte: da fuori della mischia, mettere il cavallo un buon  galoppo e passare dritti fra i fanti, senza fermarsi, usando la velocità del cavallo per aumentare la forza dei colpi di spada a fendente o la forza di penetrazione dei colpi di lancia; non fermarsi, uscire dalla mischia al galoppo, girare il cavallo e ripetere. Ci saranno state altre tecniche ovvio, non sempre si poteva attuare questa, ma questa è la tecnica migliore; e a pensarci, il "torneo" (galoppo, colpo, continua il galoppo, dietrofront, ripetere)  - se ci pensate - potrebbe essere l'esercizio perfetto per impratichirsene.
La nuda Verità è una donna difficile da amare. L'illusione invece è una donna seducente, amorevole, a cui è facilissimo restare fedeli.

rhox

salvo che se trovi il fante furbo che mentre passi colpisce il cavallo, magari agli arti, sei bello che panato.. o meglio inscatolato visto che lo facevano in armatura..
Il miglior modo per rispettare il cavallo è rispettare te stesso

alex

Mah... se lo consiglia il re Duarte, che lo faceva in pratica, qualche motivo ci sarà.
La nuda Verità è una donna difficile da amare. L'illusione invece è una donna seducente, amorevole, a cui è facilissimo restare fedeli.

rhox

certo, non sto dicendo che sia una tecnica da evitare..
solo che se è la migliore non oso immaginare le altre quali rischi comportassero!

Il miglior modo per rispettare il cavallo è rispettare te stesso

raffaele de martinis

La cavalleria era dirompente (alla Duarte) contro fanterie improvvisate raccogliticce, vice e versa, trovava pane duro contro fanterie organizzate che - serrando i ranghi - resistevano alle cariche, la falange macedone, il quadrato romano, i tercios, i lanzitenecchi, gli alabardieri svizzeri hanno sempre dato filo da torcere alle migliori cavallerie d'Europa.
... "il culo nella carriola e le gambe avanti"...

raffaele de martinis

#625
Visto che Bice non dice, sentiamo cosa dice - a proposito dell'alta scuola equestre -  il Colonel De Saint-Andrè, già Capo Cavallerizzo del Cadre Noir et eruditissimo uomo di lalli:

...tutte queste arie, non avevano altro scopo che dimostrare la perfetta maestria del cavaliere e l'obbedienza e l'eleganza armoniosa del cavallo, al contrario la maneggevolezza nel combattimento, restò la preoccupazione dominante dei popoli orientali.

Comunque qualsiasi cavaliere sano di mente, in battaglia pretendeva dalla sua cavalcatura l'obbedienza cieca ed assoluta...vietata qualsiasi iniziativa bellicosa del quadrupede tantomeno lo si addestrava a farle, naturalemente, sotto l'azione di speroni troppo convincenti e di imbocature troppo ardenti, poteva capitare che i lalli  - nella pugna - di impennassero e scalciassero e saltassero ma erano azioni casuali, che - a volte - potevano danneggiare lo stesso cavagliere.

Per lo vero, qualcuno provò quest'addestramento - tra questi il Corte nei duelli - ma possiamo senz'altro considerarla un'eccentricità che non ebbe mai alcun seguito consistente ed effetto pratico, gli eventuali malcerti vantaggi erano scompenzati da tanti rischi: troppi.

Anche nell'equitazione accademica, c'era la fissa del naturale, infatti, i puristi definivano "naturali" tutte le arie di scuola in quando riproducevano atteggiamenti che il cavallo - nelle fattispecie gli stalloni - prende in natura, che: per ottenere queste "naturalità" si usassero i sistemi e gli orpelli più strani et "artificiali" non era/non è tenuto da conto.

La "scuola napoletana" non era per tutti i lalli, solo cavalli particolarmete solidi di testa e con un fisico di ferro erano in grado di sopportare le terribili pretese dell'alta scuola.

Pertanto si usavano cavalli interi con le dette caratteristiche, le femmine e di conseguenza i castroni, erano quasi sempre esclusi: troppo, senzibbili, troppo delicati, andavano facilmente fuori di testa sotto l'azione del capezzone e la costrizione dei pilieri... sono già al mezzopippone, l'altra metà ve la beccate  - se volete - la prossima volta...
... "il culo nella carriola e le gambe avanti"...

raffaele de martinis

Dunque, per conchiudere l'argomento lalli intieri = solidità di capa dirò che ai tempi si usavano anche i muli intieri, cosa illogica e pericolosa pereché - spesso - erano bestie intrattabili ma avevano quel quid che era importantissimo per un animala da travaglio qualità che abbiamo cercato di definire,.
In inglese c'è una parolina perfetta per questa significatione: stamina = capacità di resistenza/capacità di sopportazione.
Questi muli, quasi sempre portavano la museruola e - spesso - il fiocco rosso dietro, per questa ragione, erano usati solo da specialisti, gente (più bestia delle bestie) che andava ad arare - a ore/a giornata - terreni particolarmente pesanti e difficili dove era esatta la stamina, il normale mulo intiero aveva più stamina (rendeva di più) di un lallone da tiro e - a mantenerlo - costava di meno, rispondeva ad una elementare regola economica, appunto.


i principi dell'equitazione praticata allora dai
maestri,  detta  equitazione  di  scuola,  il
cui principio fondamentale è la "riunione"
del cavallo, perché  soltanto un cavallo
riunito,  cioè,  per  spiegare  brevemente,
un  cavallo  che  si  è  sottomesso  con  la
parte anteriore del corpo, testa e collo,
alle redini e con la groppa alle gambe
del  cavaliere,  solo  un  cavallo  così  ri-
unito può essere veramente rispondente
nel  bel mezzo  della  battaglia.


Quì, il Nostro prende una cantonata di spigolo, nessuno gli ha detto che la più grande potenza militare a cavallo è stata quella di Gengis Kahn, lo faccio io. I mongoli, fecero il più grande impero (terrestre) di tutti i tempi in groppa ai loro lallini, che tutto erano tranne che riuniti, ma erano velocissimi e manegevolissimi quello che ci voleva in battaglia, infatti, fecero un cu lo così alle cavaglierie europee, a cominciare da quella teutonica e da quella russa che, di certo, mammole non erano.

Se proviamo a  entrare nella realtà di quelle genti, di quei predoni, di quei guerrieri, vediamo che il principio che adottavano era uguale a quello dell'alte squola ma perseguito con altri metoda, il principio era semplice: - l'obbedienza doveva essere incondizionata, il cavallo doveva passare tra le fiamme o tra una selva di lance piuttosto che disubbidire al suo cavaliere.

Questo fatto era di una certa validità, dato che l'alternativa era la morte, inoltre era vietata qualsiasi iniziativa bellicosa da parte del quadrupede.
La doma/l'educazione era "etologica" cioè rispondente a quanto avviene in natura dunque, violenta...violentissima con buona pace di coloro che credono che etologica vuol dire dolce, non violenta.

Di fatto si legava il puledro al solito palo, giù bastonate, catenate, urla, fuoco e fiamme poi a poco a poco lo si trattava con dolcezza ma ricordando al primo cenno di ribellione le passate brutture.
Insomma, la povera bestia preferiva buttarsi giù da un dirupo, passare tra una selva di spade e lancie, piuttosto che disubbidire al suo padrone, dovete convenire che a quei tempi erano duri per il lallo ma non lo era da meno, anzi lo era di più per quei cavalieri selvaggi.

Una delle tattiche dei mongoli, contro fortificazioni, valli o trincee era di mandare avanti dei cavalli pesantemente bardati, montati da prigionieri estranei spinti da mongoli stessi che, erano stati condannati a morte, la loro organizzazione militare prevedeva la morte per chi si sottraesse al combattimento, questa punizione oltre che per il fellone era somministrata a tutto il plotone di sua appartenenza.

Il fatto era accettato come del tutto naturale, dunque, questi condannati, spingevano i prigionieri di guerra vestiti alla mongola, ad attaccare per primi le fortificazioni e i fossati messi a difesa delle citta assediate, in realtà, il loro scopo era di creare un ammasso di uomini e cavalli morti o moribondi che riempiva i fossati o - ammucchiato sotto le mura - facilitava la scalata dei successivi guerrieri.  ...non è dato sapere se - gli eventuali sopravvissuti mongoli -  alla disperata carica venissero poi reintegrati o dovevano continuare l'opera di "spingitori" finché non venissero accoppati...ma torniamo a noi.

Anche gli occidentali, in battaglia, usavano il lallo come mezzo d'urto, dunque la carica e se si impegnavano in duello a singolar tenzone...

Minchia ! Chiedo tenia: ho fatto il pippone!
... "il culo nella carriola e le gambe avanti"...

carodubbio

http://youtu.be/3HLI2BgStVc

Non sono sicuramente dei colossi questi cavalli rispetto al nostro metro, ma come sempre nella vita conta la sostanza, e questi se li sfidate nel loro territori vi fanno il culo anche nei nostri giorni, perché NOI siamo una generazione che si è agiata troppo sull'opulenza.

Personalmente dopo un periodo di ambientamento climatico , ci starei a battagliarci essendo ancora animato da un spirito RURALE

raffaele de martinis

Comunque, i cavaglieri da combattimento medioevali mica erano dei vanitosi cicisbei, oltre a caricar dritto si insegnava allo lallo a travolgere i fantaccini e a lasciar libera la destra > destriero? Cioè a girare a sx a redini cedute in maniera tale da consentire al prode eroe di menar mazzate colla mano destra usando simpatica attrezzatura che formava il suo corredo: spadone, mazza ferrata e ascia... inoltre aveva lo scudo la lancia e una 30ina di kg di ferraglia addosso, l'assetto era profondissimo, incastrato in selle avvolgenti, per queste ragioni, alcuni ritengono che i duelli/le cariche si svolgessero all'ambio andatura più confortevole del galoppo per non parlar del trotto... chissà!

Ma torniamo al Nostro...
... "il culo nella carriola e le gambe avanti"...

raffaele de martinis

... che ci convince che Caprilli svolge tutta la sua ricerca per formare ill lallo da guerra, il ché e vero da una parte ma non è vero dall'altra, il nostro - che plobabilmente è un militare - seleziona i fatti evidenzia che Caprilli ha detto:

per  l'equitazione militare,
quella che ha come fnalità la campag-
na dove si combattono le battaglie, «la
sola  [equitazione],  la veramente utile
alla guerra».
Parole sue. Caprilli non ha
altro scopo se non il cavaliere e il caval-
lo militare.


Ma tralascia di sottolineare che il Capitano ha trionfato in tanti concorsi ippici e si sollazzava a partecipare a corse di lalli, pare che - addirittura - sia coinvolto nel "giallo" delle Olimpiadi del 1900:

http://www.storiedisport.it/?p=8953

che Caprilli abbia partecipato o meno alle Olimpiadi non ha importanza, perché era sua ferma intenzione di andarci, fu impedito dal regolamento militare e comunque Trissino era suo aglievo, dunque, indirettamente vinse quelle medaglie.

Il Nostro afferma che:

Caprilli  non  ha
insegnato e scritto per quello che oggi è
lo sport equestre così come lo conoscia-
mo e lo pratichiamo, non ha scritto per
il salto, per i cavalieri e per i cavalli che
fanno i concorsi e gran premi o anche
le categorie oggi dette B115...


sarà vero ma nei fatti il Capitano era un competitivo da paura: guardate cosa ti combina il "Caprillone"...



... "il culo nella carriola e le gambe avanti"...