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Posizione (a cavallo attraverso i secoli).

Aperto da mimmo77, Settembre 23, 2021, 07:31:27 AM

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mimmo77

Titolo :  La position à cheval à travers les âges ; suivie d'une étude sur "l'assiette" à cheval / L. de Sévy licenziato alle stampe  a Parigi - 1919.

Il libro si trova presso la biblioteca equestre "Gallica" ed è conzultabile onlain.

Cominciamo col notare che l'autore usa due palabre: position e assiette, in itagliano, come in franzose, i due lemmi sono sinonimi ma in francese hanno una sfumatura diversa: position indica la postura, l'atteggiamento dell'homo a cavallo: Ce cavalier a une belle position à cheval.

Mentre assiette riguarda la solidità e l'efficacia delllo stare a cavallo: Un bon cavalier ne perd jamais son assiette.

Lovviamente le due hose posson coincidere... ma anche no,
Ad esempio, il grandissimo JDO aveva (secondo i puristi) un pessimo assetto ma "faceva un cubo così", specialmente nelle gare a tempo, ai suoi concorrenti che tenevano una perfetta posizione.

AOH, questa è la mia interpretatione di quanto ho letto i francese, lingua da me un pochito cagnosciuta, ma di certo non sono un "francesista", per qualche tempo (che bel tempo) frequentai Parigi, ma di certo non fui di casa alla Sorbona.

Ora, chi minchia era Levy?



... fatti non fummo per "viver el noble bruto" ma per condivider virtute et cagnoscenza...

mimmo77

Perdonate: errata corrige, il seguente periodo va letto così:

il grandissimo JDO aveva (secondo i puristi) una pessima posizione ma "faceva un cubo così", specialmente nelle gare a tempo, ai suoi concorrenti che tenevano una posizione perfetta.


... fatti non fummo per "viver el noble bruto" ma per condivider virtute et cagnoscenza...

mimmo77

Per puro caso mi ritrovo il testo guida della FISE per diventare distruttori di equitazione, è di qualche ano/qualche decennio fa ma credo che non sia di molto cambiato.
Posizione e assetto sono così definiti:

posizione: è il modo di disporre le sezioni del corpodell'allievo a cavallo.
In base alle esigenze dinamiche del cavallo e quindi della staffatura si individuano tre posizioni principali: seduta, sollevata, da corsa.

assetto: è la capacità di adeguare la posizione al movimento del cavallo, in modo che ci sia un costante equilibrio ed è misurato dal rapporto tra il baricentro del cavallo e quello del cavaliere, che consente l'insieme...


Il testo prosegue, per varie pagine, in un burocratese trombonico trasformando la semplice differenziazione francese di fine ottocento, in un inzzopportabbile complicato esercizio tecnico scientifico che niuno sarà in grado di capire, men che mai di applicare.

Seguendo l'antica definizione francese, la position a cheval si è evoluta nei secula seguend i tempi e i grandi maestri, così abbiamo:

la posizione nella Grecia e nella Roma antica,
quella nel medioevo,
quella rinascimentale, seguita dalla prima rivoluzione:
la posizione de La Gueriniere,
quella di La Broue,
di Pluvinel,
di Newcastle.
A questo punto siamo nel secolo dei lumi, l'equitazione si adegua e la posizione diventa "razionale"... sciscisci scientifica.
Dupaty de Clam è l'initiatore gli seguiranno:
Bohan,
Ducroc de Chabannes,
Drummond de Melfort, e sopratutto il
Dauvergne il papà dell'equitazione militare... militare eh già dalla metà  del settecento fino ql 1921, i marmittoni a cavallo francesi seguirono le regole dettate da specifiche ordinanze.
In questo contesto si inserisce la celeberrima querelle Baucher - D'Aure.
Comunque, l'influenza di queste ordinanze si è trasmessa fino a noi, infatti, i testi di equitazione (quello della FISE, appunto) risentono dei formalismi e dei "trombonismi" marmittonici restati in auge per almeno 3 secoli.

Ora, dopo oltre un secolo, il lavoro di de Sevy risulta datato e superato dai fattti, ma resta valiido su tutta la parte storico analitica e
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mimmo77

... quindi cominciamo dal medioevo cioè da quando la staffa era diventata di uso comune.
Praticamente il cavagliere era dritto sulle staffe incastrato in una sella con l'arcione e la paletta esageratamente alti.
I lalli erano addestrati a caricare dritto e - tutt'al più - a "dare la destra" cioè girare a sx in maniera tale che l'homo potesse menare liete mazzate colla destra.
In pratica si cercava trasferire il combattimento a piedi a cavallo.

Se la sella offriva un sostegno importante nello scontro, in caso di caduta del lallo era micidiale per il cavaliere che si fracassava ossa, ossicini e tendini.
Certo montare con un'armatura di svariati kili, scudo, lancia, spada, mazza, e limetta per le unghie non era facile e il cavagliere abbisognava del fido scudiero/dei fidi scudieri per montare a cavallo.
Di certo gli argani che si vedono nelle barzellette non furono mai inventati, ma di certo bisognava essere  aitati a salire a cavallo.
Anche lo scendere era complicato, pare che le selle avessero, da un lato, una specie di canaletta per far scorrere più facilmente le tepide urine... una semplice minzione non giustificava il piede a terra da parte del "messere".
Altro discorso era se il nostro prode avesse avuto l'impellente bisogno di  defecare, allora era necessario scendere, appartarsi ed evacuare  l'intestino.
Dopo di ché toccava al solerte scudiero provvedere alla pulizia delle terga del suo signore inscatolato nella sua armatura.



Ecco, quest'impostazione si è mantenuta nei secula vediamo come passando al rinascimiento.
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mimmo77

#4


L'immagine ci mostra Cesare Fiaschi, uno dei cavallerizzi capisquola della terribile "scuola napoletana" del 500 in Italia.
A sinistra è tratta dal suo "trattato di imbrigliare, maneggiare e ferrare i cavalli", l'altra è un acquerello del Vallet del diciannovesimo secolo.

La sella è all'italiana cioè col pomello (plobabilmente serviva per tenersi nei "salti di scuola") e con la paletta alta, era contenitiva quasi come quella medioevale, il cavaliere è "in piedi" ma è più morbido rispetto alle epoche precedenti e comincia a farsi strada l'idea di grazia e di bellezza che saranno tanto care alla squola di Versailles.

Allora andiamo in Francia...

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mimmo77

Fino alla metà del XVIII secolo, cioè all'avvento di  de La Gueriniere, si cavalcò come messer Pignatelli aveva dettato: seduti sull'inforcatura e non sulle chiappe, gambe discese e dritte, magari leggermente puntate in avanti verso la spalla dello lallo per avere un minimo di sostegno.
E' vero, si raccomandava la scioltezza, di non restare impalati come un bastone, ma quello era.
Plobabilmente, quell'assetto era considerato "fiero", nobile, guerriero, macho.
Stare seduti, come facevano certamente i villani sui loro asini e sui loro muli, era da zotici cafoni.
Le selle erano alla royale, alla pluvinel, insomma delle sella a piquer...





Insomma, il lallo era un oggetto di vanità, l'equitatione una vacua esibitione, (nulla è cambiato, per molti lo sono ancora) non a caso in Germania - a quei tempi - si allevava un lallo che chiamavano Prunkpferd da: der Prunk - lo sfarzo + Pferd - cavallo.

Mantelli "strani" erano molto apprezzati come quello pezzato, il roano, il falbo, il sorcino in particolare era molto ricercato il "grigio Isabella" colorazione che tutti conosciamo perché  pare che fosse il colore che assunse la biancheria intima di Isabella di Castiglia dopo un annetto che non la cambiava in virtù di un "fioretto" fatto.

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mimmo77



De La Gueriniere: metà del XVIII secolo.

Il Nostro fu il primo a cambiare l'assetto "classico"
mettendo a sedere il cavaliere sulle chiappe invece che
sull'inforcatura, così come, invece di caricare il peso sulle
staffe, lo mette sugli ischi.
Le cosce saranno rilassate e cominceranno ad assumere
una certa obliguità.
Fu il primo a  dare importanza al concetto di scioltezza e
di equilibrio e a sostituire gli strumenti di "tortura" usati dal
Newcastle, La Broue, Pluvinel e Eisenberg con l'accordo
ragionato di mani e gambe.
Bandì anche le selle, dette all'italiana, con pomo e paletta alti
che imponevano un assetto verticale, con la sella detta
alla francese più piatta e meno contenitiva di quella
all'italiana, dunque con la possibilità di prendere un assetto
più naturale.
Anche le terribili imboccature lasciarono spazio a freni più
semplici e leggeri, tuttavia il La Gueriniere, non riesce
a liberarsi completamente dei vecchi insegnamenti.
Infatti, fa sedere il cavaliere sulle natiche invece che
sull'inforcatura, ma annulla quasi completamente questo
progresso, facendogli inarcare le reni per mettere
la cintura il più avanti possibile, cosa che - evidentemente -
rimette l'assetto sull'inforcatura.

Prescrive che le cosce e le gambe cadano naturalmente,
ma vuole che le prime abbiano un grado di inclinazione
vicino alla verticale.
Vuole la staffatura lunga, che non può essere mantenuta senza irrigidirsi, ciò  è in contrasto con quanto dice e i suoi seguaci ripetono: l'assetto si deve  mantenere senza forza e rigidità.
Con la posizione seduta e l'appoggio sulle chiappe, La Gueriniere sostituisce l'energia e il vigore del cavaliere con la grazia che da allora in poi sarà considerata come la più bella qualità del cavaliere.
La grazia è una grande qualità estetica ma è anche un sicuro indirizzo per la scienza... dice il Nostro.
Malgrado delle evidenti contraddizioni, con la posizione seduta sulle chiappe, La Gueriniere può praticare la decontrazione, che  permette di unire una  scioltezza, fino ad allora sconosciuta, ad un preciso e delicato uso degli aiuti.
Il lallo, finalmente, vede nel suo cavaliere non più un domatore ma un amico; così lavorerà tranquillo con gentilezza e decontrazione.
La grazia prenderà il posto dell'energia e del vigore, e, da allora in poi, tutti coloro che volevano diventare cavalieri, per prima cosa, dovevano dedicare tutto il tempo necessario per acquisirla.
Cos'è la grazia per il Nostro?
E' un atteggiamento naturale e disinvolto, nella posizione dritta, che bisogna mantenere in qualsiasi circostanza.
Dunque, sebbene abbia fatto dei decisivi passi in avanti, rispetto al Newcastle, a La Broue e al Pluvinel, il de La Gueriniere, in nome dell'estetismo, conserva il cavaliere ancora troppo rigido, vediamo il suo assetto:
Le cosce e l'interno delle ginocchia girate verso l'interno in maniera tale che la parte piatta della coscia sia incollata ai quartieri della sella.
Le gambe, sebbene libere, sono ben ferme, vicino il costato del cavallo ma senza toccarlo e senza andare indietro (alla cinghia) perché gli aiuti non devono esser dati ai fianchi che sono una parte troppo delicata e sensibile per dare di speroni.
I talloni più bassi delle punte, meglio che queste siano un tantino in dentro che in fuori, la punta del piede deve uscire dalla staffa soltanto uno o due pollici.
Per riassumere, la cintura avanzata, le reni ferme, le spalle riversate all'indietro - gli archetipi della grazia - impediscono ancora lo sviluppo dell'azione delle reni e la completa souplesse a cavallo, ma siamo già sulla strada buona per assumere una posizione più naturale compatibile con la decontrazione e la leggerezza.
La Gueriniere è considerato il padre dell'equitazione francese, io direi che è il padre della equitazione di corte, quella della Scuola di Versailles tutta eleganza, grazia e bellezza quella che ancora si pratica alla Scuola Spagnola di Vienna, dove il suo libro - Scuola di Cavalleria - è considerato a tutt'oggi la "bibbia equestre", dunque, il suo marchio è ben inciso "oltrereno", mentre, in patria, l'avvento di Baucher, di d'Aure e compagnucci cancella in larga parte il suo insegnamento.

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mimmo77

#7

    Dupaty de Clam: seconda metà del XVIII secolo.

    Il caro Robichon ci ha portati dritti dritti nel "secolo dei lumi", e, siccome il lallo segue (suo malgrado) le vicende humane, fu anch'esso sottoposto alla "illuminazione"; l'equitazione doveva diventare una scienza esatta regolata da norme precise.

    La hosa è un cicinin complicata per una serie di concause oggettive, culturali, temporali, estetiche.
    oggettive: l'equitazione è un sistema complesso che accorda un primate e un equino e gli scopi del primo non coincidono affatto con quelli del secondo.
    culturali: il cavallo e il cavaliere, avevano già una ben precisa collocazione nella cultura europea, quella guerresca, pertanto già fatta propria dai marmittoni.
    temporali: siamo nel "secolo dei lumi", periodo nel quale la scienza e la razionalità invadono tutti i campi del sapere, l'equitazione non ne fu esclusa; Dupaty de Clam fu il primo ad affrontare l'argomento partendo da basi scientifiche alternando intelligenti intuizioni a tremende sciocchezze.
    estetiche: a quel tempo, come ancor oggi, è radicata la convinzione che il "buon cavaliere" deve essere anche un "bel cavaliere" cosa che contrastava con l'evidenza già allora, infatti, nel 1772, il generale de Guibert si esprimeva così: da quattromila anni si monta con principi differenti dai nostri; gli sciti, gli antichi numidi, glattuali berberi, turchi e tutti i popoli che il destino ha fatto "nascere cavalieri", sono seduti sui loro cavalli in maniera differente dalla nostra, le cavallerie del Marocco e dell'Algeria, hanno selle più piccole e leggere delle nostre con staffe larghe e attaccate corte; galoppano col busto in avanti, le ginocchia alte, le gambe attaccate in maniera che i talloni si appoggino leggermente ai fianchi...

    Come che sia, l'opera di Dupaty ha influenzato pesantemente il D'Auvergne e i discepoli di quest'ultimo.
    Ecco la premessa del Nostro: la geometria,l'anatomia e la meccanica ci devono dettare le prime regole dell'equitazione... il "disastro" è annunciato, ora, vediamo - in particolare - cosa dice il Nostro:

    La verità è una (quella sua), le feiknius sono tante... questo è il motto - attualizzato - del Dupaty.

    Con questa rigida visione non si può andare molto lontano, infatti, le critiche al Nostro sorsero copiose, che fu definito: "cavallerizzo da salotto", ma altrettanto numerosi furono coloro che rimasero influenzati dal suo pensiero e cercarono di metterlo in pratica con conseguenze visibili fino ai giorni nostri.
    Si scaglia contro le differenti scuole e i differenti Maestri che non sanno dare spiegazioni logiche e scientifiche ai loro metodi.
    Il suo nobile intento è di riunire, in un solo protocollo razionale supportato da basi scientifiche, tutta l'equitazione.
    Il bello è che altri autori opporranno alle scientifiche teorie del Dupaty, altre loro teorie altrettanto scientifiche.
    Credo che questo sia abbastanza per capire la figura dell'uomo, vediamo quello che ci interessa, l'assetto a cavallo secondo le regole scientifiche e razionali del Nostro:

    • per prima cosa detta che i centri di equilibrio cavallo-cavaliere debbano coincidere (ciao core!),
    • più punti di appoggio ha una massa, più questa è solida e stabile.

    • bisogna poggiare sulla sella, oltre che gli ischi anche il coccige. (la cosa è anatomicamente impossibile).

    • Per farlo, bisogna che il cavaliere faccia scivolare le natiche sotto le reni, mettere le spalle all'indietro.
    • spingere la cintura in avanti, tenere le reni dritte e non inarcare la schiena (?)

    allora, l'uomo, guidato dalle leggi meccaniche adattate all'equitazione, avrà, con poca forza, un assetto più fermo e comodo rispetto ad un altro che, per mantenersi, impiegherà tutta la forza delle sue cosce... peccato che 5 pagine più avanti affermi l'esatto contrario:
    « l'enveloppe et l'étendue sont préférables à l'assiette »: l'avvolgimento (delle gambe) e la ampiezza (della superficie di contatto) sono preferibili all'assetto... è nata la teoria della gamba fasciante che sarà messa in pratica dal D'Auvergne & C.  nell'ambito dell'equitazione militare.

    Come già detto, l'equitazione è un sistema complesso, nel quale, l'assetto ha una sua ulteriore complessità specifica che non può essere  ridotta a speculazioni scientifiche in quanto intervengono fattori che riguardano sensazioni, capacità e "talenti" estremamente soggettive, personali... direi.
    Infatti, L'Hotte nelle sue fondamentali "Questioni", molto saggiamente scrive:
    A mio parere anche quando si parla di spostamento di peso in relazione all'equilibrio del cavallo,  il maestro non deve mai far riferimento al centro di gravità perché - ammesso che lo si possa determinare - esso varia in continuazione, inoltre le dimostrazioni equestri non possono essere valutate con il bilancino,  ma richiedono un trattamento ampio, pratico e possibilmente comprensibile a tutti.
          La determinazione costante del centro di gravità del cavallo potrebbe essere oggetto di speculazioni scientifiche,  ma in pratica queste sarebbero di difficile applicazione poiché il cavallo ci riserverà sempre e comunque delle sorprese,  conseguenti al fatto che abbiamo a che fare con un essere vivente il quale, come la vita e la natura, non svelerà mai completamente il suo mistero ma ci sorprenderà come eternamente fa la vita stessa.

    Nella realtà, la strada aperta da Dupaty è stata battuta e viene ancora battuta aggiungendo alle scienze proposte dal Dupaty: meccanica, fisica, dinamica, anatomia anche l'etologia, la psicologia animale, il condizionamento operante...

    Come fanno i gauci e in particolare gli addestratori dei cavalli da polo a domare e a preparare i loro lalli senza sapere una beatissima minchia di quanto sopra... solo IDDIOLOSA!
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    ... fatti non fummo per "viver el noble bruto" ma per condivider virtute et cagnoscenza...

    mimmo77

    Siamo nel secolo dei lumi, la ragione prende il sopravvento anche nell'equitatione, e va all'estreme conseguenze, per quanto possibile allora con Jaques Amable D'Auvergne, che, influenzato dal Dupaty de Clam detta le basi dell'equitazione militare. Specialmente i suoi "aglievi" contribuiranno a rendere l'equitazione più "naturale", pratica e semplice.

    Abbiamo già ciacolato abbondantemente del Amable D'Auvergne:

    http://www.cavalloplanet.it/index.php?topic=6264.0

    Ritorno sul personaggio per mostrare l'evoluzione della posizione a cavallo
    fino alla fine del XVIII secolo:







    Bene, è tempo di andare nel XIX secolo dove troveremo lieti personaggetti che
    ... fatti non fummo per "viver el noble bruto" ma per condivider virtute et cagnoscenza...

    raffaele de martinis

    ... che hanno fatto la Storia dell'Equitazione.

    La fonte è "Un Ufficiale di Cavalleria" del generale L'Hotte, che descrive minutiosamente l'assetto dei più grandi Cavallerizzi da luiconosciuti nella sua lunga e prestigiosa carriera.
    In particolare mi riferisco a Baucher, d'Aure e Rousselet.
    ... "il culo nella carriola e le gambe avanti"...

    raffaele de martinis

    Montava con la testa bassa, il mento appoggiato al petto, sembrava che riflettesse su ciò che stava facendo, ignorava le osservazioni che venivano fatte sul suo assetto a cavallo che era giudicato "troppo poco disceso" con le reni inarcate.
    Ma la critica principale era rivolta al fatto che portasse le gambe troppo all'indietro.
    Per lo vero questa posizione è cambiata nel tempo; e dirò la ragione più avanti.
    Ma anche all'epoca questa critica non era del tutto giustificata.
    Con Partisan, per esempio, l'ho visto montare con le gambe messe in modo irreprensibile.I cavalli di Baucher mettevano i garretti sotto la massa a sollevare piuttosto che a spingere in avanti, questo comportava un enorme uso di gambe e speroni.
    I cavalli della "prima maniera" avevano i fianchi martoriati dall'uso degli speroni che - a quel tempo - avevano le spronelle acuminate.
    Infatti, spesso cavalli portavano tracce di sangue nei fianchi.
    Questa forza e questa continua pressione delle gambe e dei  speroni, non erano prive di inconvenienti. Alla fine il cavallo si abituava, si assuefaceva al dolore e si ingranava.
    D'altro canto anche il cavaliere ne soffriva, infatti, Baucher, quando smontava da cavallo, si avvolgeva le cosce con fasce di stoffa bagnata e ben serrate, per mitigare le conseguenze dei loro sforzi.
    Anni dopo, Baucher, ripensando al periodo di cui sto parlando, mi disse: "Mi chiedo come abbiamo ancora le gambe dopo l'abuso che ne abbiamo fatto. "
    Per un po', per dare sollievo alle gambe, si mise ad usare il frustino...


    Ma


    ... "il culo nella carriola e le gambe avanti"...

    raffaele de martinis

    ... prima di passare a d'Aure, lasciatemi fare una considerazione sul perché Baucher teneva le gambe indietro: la convinzione corrente era/è che agendo colle gambe indietro il lallo si "ingaggia", si "impegna" mettendo i posteriori sotto spinge la massa verso l'alto.
    Bene, questa convinzione/questa affermazione è falsa, leggete nel nostro dizionario "impegno/ingaggio" e vedrete se non ho/ha ragione JDO, detto questo passiamo ad illustrare la posizione a cavallo del conte d'Aure.
    ... "il culo nella carriola e le gambe avanti"...

    raffaele de martinis

    La sua posizione a cavallo, elegantissima e, di solito, lontana da ogni alterigia o affettazione, rivelava, a prima vista, una natura equestre tra le più privilegiate.

    Ma era soprattutto fuori in campagna che appariva in tutto il suo splendore. Quando vedevamo  il Conte d'Aure che con  grande disinvoltura, le gambe né troppo strette né troppo tese, passare al galoppo di caccia o al trotto sollevato che praticava con tanto ritmo e grazia, la staffa ben calzata, come usava a quel tempo, avevamo davanti agli occhi la perfetta l'immagine del cavaliere-uomo del mondo.

    In maneggio, dal punto di vista accademico ci sarebbero alcune cose da sottolineare,
    ... "il culo nella carriola e le gambe avanti"...

    raffaele de martinis

    In maneggio, dal punto di vista accademico, c'era una piccola osservazione da fare sulla posizione delle sue cosce, che avrebbero dovuto essere più discese.
    Da notare che, nei cavalieri molto seduti, ed è stato il caso di Aure, le ginocchia tendono a salire, mentre nei cavalieri che hanno le cosce molto discese i glutei hanno la tendenza a uscire dalla sella. Il bel assetto alla francese è caratterizzato dall'ingaggio dei glutei sotto di sé unito alla discesa delle cosce.
    La piccola imperfezione di posizione che ho appena menzionato era dovuta principalmente dalle due ernie inguinali di cui d'Aure soffriva da tempo, fin dai tempi in cui era cavallerizzo a Versailles.


    Quì devo aprire una parente, nella quale il Generale descrive l'assetto accademico tenuto a Versailles coinvolgendo il visconte d'Abzac e
    ... "il culo nella carriola e le gambe avanti"...