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Il Capitano Derué

Aperto da max, Aprile 11, 2016, 09:52:45 AM

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max

L'altra sera ho giocato a tradurre un capitolo di "LES HOMMES DE CHEVAL" del "Baron de VAUX" con il microfono e la funzione di dettatura automatica di OSX... che ci piglia abbastanza se gli detti dei capoversi con punteggiatura ben scanditi, ma si inventa frasi senza senso se cominci a tradurre "a braccio". Alla fine ho ripiegato su una traduzione e quindi una dettatura "alla lettera" e la mattina dopo ho rigirato tutti i capoversi dandogli un senso compiuto (spero) in italiano.

Perché ho tradotto sto capitolo? Perché il Barone de VAUX era il gossipparo dell'epoca e stando seduto a leggere ( :icon_toilet:) son capitato su un episodio che farà sicuramente sorridere Alex... qual'è l'episodio? A voi immaginarlo... :mrgreen:

Quel pochissimo che sapete vi impedisce di capire quel moltissimo che non conoscete.

max



IL CAPITANO DERUÉ
(Les hommes de cheval - Baron de VAUX - 1888)

Ancora prima d'essere uomo di spada, il capitano Derué è uomo di cavalli, ed occupa nel panorama equestre un posto altrettanto considerevole di quello che la sua brillante spada gli ha fatto conquistare nel mondo della scherma.

Nonostante non sia passato per Saumur il capitano Derué è nondimeno un vero cavallerizzo, capace di far fronte a tutte le difficoltà equestri; in campagna lo si vede agire in modo energico e risoluto. In maneggio egli esegue, con una perfetta precisione, i movimenti più complicati dell'alta scuola.
Ed è seguendo un metodo razionale, identico a quello che ci insegnava alla scuola il mio venerato maestro - il luogo tenente colonnello Guérin - che egli è arrivato ad acquisire questa scienza.

Dotato di qualità eccezionali e possedendo in più spirito di studio e osservazione, il capitano Derué non si poteva certo accontentare dell'equitazione elementare che gli era stata insegnata al reggimento: un'equitazione che consiste, a parte rare eccezioni, a lasciare camminare i cavalli liberamente.

Infatti, a causa della rapidità con la quale si devono formare i cavalieri che passano dalla scuola di cavalleria, è impossibile pretendere di spingere troppo in là l'educazione degli uomini e dei cavalli.
Allo stesso tempo avere un cavallo ben addestrato è un inconveniente, è un problema più che un vantaggio. Perché in Francia un ufficiale che sa far passeggiare il suo cavallo facilmente, con regolarità, con leggerezza durante una parata, riceve dei rimproveri. Non è così dappertutto per fortuna.
In Russia, ad esempio, un cavaliere che sa eseguire una lançade durante una parata riceve dall'imperatore gli stessi onori della bandiera: l'imperatore saluta.

L'equitazione militare consiste dunque nel semplificare e nel ridurre il lavoro, ci si accontenta di insegnare al cavaliere come condurre il suo cavallo. L'obiettivo di queste lezioni potrebbe riassumersi: "sapersi fermare e ripartire".

Mottin de la Balme dice del resto, nel suo trattato di cavalleria: "Piuttosto di mettere della scienza nell'istruzione a cavallo o di sottilizzare l'arte, cosa che l'ha resa problematica e impraticabile, bisogna semplificare, ridurre il lavoro a quello che spiegherò di seguito. Anziché formare cavalieri che sappiano far passeggiare, piaffare o camminare sulle due piste i loro cavalli, bisognerà soltanto insegnare loro quattro movimenti in croce bastanti per eseguire le manovre necessarie alla guerra".

Quest'equitazione così poco sapiente non poteva certo bastare al capitano Derué, che voleva studiare il cavallo in modo approfondito: le capacità, il carattere, la struttura. Voleva capire il perché delle cose e dedicarsi anima e corpo all'arte dell'addestramento.

Malgrado le innumerevoli difficoltà incontrate, il suo desiderio di apprendere è stato così forte da mettersi a studiare i grandi ecuyer militari quali Bohan, d'Auvergne, Melfort; i grandi maestri quali Grisone, Pluvinel, Newcastle, la Gueriniere, Dupaty de Clam, Thiroux, etc. come pure il manuale d'equitazione di Saumur, molto chiaramente e molto minuziosamente redatto.

Trovando la sua equitazione ancora imperfetta e volendo ottenere i risultati di un'equitazione fatta di vigore ed energia, si mette a praticare il metodo del conte d'Aure, metodo che simboleggia l'equitazione ardita da campagna, propria dell'insegnamento ai soldati.
Quest'equitazione tutta istintiva, tutta di coraggio, ancora in voga adesso e che il conte d'Aure ha regolarizzato facendo conoscere i mezzi che tendono a provocare e mantenere la franchezza delle andature, viene praticata con successo dal capitano Derué portando i suoi cavalli a dimostrare un enorme impulso; ma ottenuto questo non tarda molto a dirottare la sua preferenza al metodo di Baucher, metodo vero e superiore a tutti gli altri.

È con questo metodo che addestra Sans Pareil, che è veramente stato il cavallo di alta scuola il più sottomesso e il meglio addestrato così come il più valoroso all'aperto.

È con questo cavallo che il capitano Derué, durante le grandi manovre, dovette ritornare un giorno dal castello di Surville dov'era stato invitato a cena. Verso le 10 di sera lascia il castello ma, siccome la briglia del suo cavallo non si trovava più, se ne parte senza. La cosa non gli impedisce di percorrere in un'ora e mezza una distanza di 28 km sul quale percorso c'era una riva in discesa di tre buoni chilometri. Nonostante non conoscesse bene il posto fa il tragitto senza la minima difficoltà. Ma gli exploits del capitano Derué in materia equestre non si contano!

L'abbiamo visto rappresentare l'anno dopo al circo Molier, in uno spazio estremamente limitato, un combattimento a cavallo: una vera e propria rievocazione dei tornei dei prodi cavalieri. In quel caso si sono potute vedere in modo indiscutibile le sue qualità di cavallerizzo.

Come equitazione accademica il capitano Derué è un modello di precisione e possiede una finezza di aiuti irreprensibile.
Il capitano è uno degli ufficiali dell'arma che ha meglio compreso il metodo del luogotenente colonnello Guérin, l'ex ecuyer en chef di Saumur. Come il colonnello Chaverondier, che comanda oggi il punto di rimonta di Caen, M. Derué è arrivato per un'applicazione saggia di questo metodo - derivante in sostanza dal metodo Baucher - a superare tutte le difficoltà dell'alta scuola fino a ed ivi compresi i cambiamenti di piede, al tempo, indefinitamente e su tutte le linee.

È lui che, per primo, ha applicato nella cavalleria la scherma a cavallo, ottenendo i risultati assai incoraggianti nei quali sperava.

Il generale Campenon, quando divenne luogotenente colonnello, disse nella prefazione di un trattato di scherma: "Tutte le battaglie che si rispettano terminano per un gran duello di cavalleria, duello nel quale, prima di arrivare alle mani, i cavalieri avran da percorrere distanze maggiori rispetto al passato, in ragione della portata aumentata delle nuove armi. Per uscire vincitori da questo duello ci vanno dunque, a parte l'intelligenza, il colpo d'occhio e la decisione di chi comanda, tre condizioni essenziali:
1- Dei cavalli che abbiano prontezza, velocità e robustezza;
2- Degli uomini capaci di ben governare i loro cavalli;
3- Dei cavalieri che sappiano ben servirsi della loro spada".
E conclude lasciando ai più competenti di lui indicare attraverso quali perfezionamenti i primi due punti possano essere raggiunti.

Il capitano Derué gli rispose con il suo trattato di scherma a cavallo, messo in pratica per 3 o 4 mesi con il suo squadrone, dove i risultati giustificarono le sue previsioni e anzi andarono oltre.

Io poi non so cosa passò per la testa nelle alte sfere ma, un bel giorno, una decisione ministeriale siglata proprio dal generale Campenon, venne a cancellare quello che fino a un momento prima lui stesso adorava e la scherma a cavallo fu soppressa.

Ciononostante, era evidente che questa cosa funzionasse perché non poteva che essere eseguita da cavalieri con una pratica e uno studio assai approfondito dell'equitazione. Ma si ritorna sempre alla stessa storia: i cavalieri non han mica bisogno di imparare a montare a cavallo, anzi è inutile fare di loro delle persone istruite.

Per ritornare all'uomo di cavalli, del quale ho tracciato a grandi linee la fisionomia, posso dire che il baucherismo ha trovato in lui un discepolo fervente che ha saputo tradurre in azione, sulla gran parte dei suoi cavalli, il metodo del suo maestro, tale e quale l'avevano capito il luogo tenente colonnello Guérin, M. Gaussen, il generale L'Hotte, etc.
Quel pochissimo che sapete vi impedisce di capire quel moltissimo che non conoscete.

raffaele de martinis

... accontentare dell'equitazione elementare che gli era stata insegnata al reggimento: un'equitazione che consiste, a parte rare eccezioni, a lasciare camminare i cavalli liberamente...
i cavalieri non han mica bisogno di imparare a montare a cavallo, anzi è inutile fare di loro delle persone istruite.


Vero ieri, verissimo oggi.

Ieri, pereché i cavalleggieri erano analfabeti o semianalfabeti e dovevano imparare presto e bene... si giuocavano la pelliccia.

Oggi, pereché per la maggior parte siamo ragasse, ragassine e vecchie carampane per le quali è più che sufficiente montare a cavallo... mettersi la bestia tra le cosce e battere la sella.
Capire una contrazione, sentire una marcatura, selezionare una battuta sulla quale impostare un'azione non ha alcunio interesse per noi... certo non faccio di ogni erba una canna,  :icon_eek: ci son certo ragasse che si applicano et studiano, ma la realtà - in generale - è questa.

... "il culo nella carriola e le gambe avanti"...

alex

Citazioneiccome la briglia del suo cavallo non si trovava più, se ne parte senza. La cosa non gli impedisce di percorrere in un'ora e mezza una distanza di 28 km sul quale percorso c'era una riva in discesa di tre buoni chilometri.

Incredibbile, perfino in discesa! La famosa discesa senza freno.....
La nuda Verità è una donna difficile da amare. L'illusione invece è una donna seducente, amorevole, a cui è facilissimo restare fedeli.

max

Sicuramente una discesa di mano...
Quel pochissimo che sapete vi impedisce di capire quel moltissimo che non conoscete.