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Selleria.

Aperto da raffaele de martinis, Dicembre 07, 2013, 10:14:20 AM

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raffaele de martinis

 :icon_eek:
... "il culo nella carriola e le gambe avanti"...

mimmo77

Quando l'introduzione dei vaicoli a motore soppiantò carri e carrozze, intere categorie come, maniscalchi, scozzoni, addestratori e allevatori di cavalli rischiarono l'estinzione, tra questi i sellai che oltre a fabbricar selle, facevano anche finimenti e accessori per attacchi.
Molti di questi, facendo di necessità virtude, si convertirono a fare sedili e coprivolanti d'auto, ecco perché la selleria, oltre ad essere il luogo dove si fanno selle e si vendono o dove - nei maneggi - sono custodite indica anche: nelle autovetture l'insieme dei rivestimenti interni, costituiti dalla tappezzeria e dall'imbottitura delle pareti; anche il reparto delle fabbriche automobilistiche in cui avviene la fabbricazione e il montaggio di tali rivestimenti.
... fatti non fummo per "viver el noble bruto" ma per condivider virtute et cagnoscenza...

raffaele de martinis

Ma torniamo un attimino... - apro parente (ogni volta che sento dire "attimino", si risvegliano i miei cromosomi neandertaliani e darei di piglio alla più terribile e cieca violenza) chiudo parente -  alla selleria intesa come luogo nel quale si va per acquistare l'attrezzatura equestre.
Ai tempi, era difficile trovare negozi di questo genere, ne visitai alcuni a Parigi, Londra, Bruxelles.
A Roma c'era "Andreotti" un negozio chiuso da temp che aveva una "succursale" a Palermo presso la SPE alla Favorita: una volta al mese venivano giù con un furgoncino a vendere (a carissimo prezzo) i loro articoli.
Dunque, Palermo, una grande città, non poteva - ai tempi - permettersi una selleria stabile.

Ma com'era una selleria?
Un negozio sobrio, spartano, austero perfino.
In vetrina c'era esposta una o due selle, qualche accessorio come imboccature e staffe, un piccolo espositore con "gioielli" equestri, regalini ad uso dei turisti.

Una volta entrato era il "naso" che riceveva il primo messaggio inebriante: l'odore del  cuoio.
Uno o due manichini, un grande tavolo fratino, pareti coperte da grossi armadi di noce, un piccolo specchio lungo e stretto.

Vi ho descritto una selleria a Parigi oltre 50anni fa, lo faccio perché il proprietario pur avendo capito che non volevo non potevo acquistare nulla, gentilissimo, mi spiegò alcune cose riguardo a come acquistare una bona sella a prescindere dal prezzo.

Leggete cossa dice un parigino che - ai giorni nostri - va in "selleria a comprare un paio di staffili:

La plupart du temps on me taquine sur le fait qu'il y a plus de filles/femmes que de garçons/hommes mais rien de spécial à signaler (et j'ai vu plus de moniteurs que de monitrices, vive la logique ^^). On m'a jamais dit que j'étais gay parce que je fais ce sport c'est déjà ça !
Par contre dans les magasins c'est vraiment la galère pour avoir du choix pour nous.
Tu rentres et tu vois du rose de partout j'ai l'impression ! Sans parler des strass à tout va sur les équipements, ça devient limite gênant de rentrer dans une sellerie à force.


C'è bisogno di tradurre?
Alla stessa maniera è cambiata la gloriosa Fiera di Verona, ci andai la prima volta nel 74 o 75 del s.s. per la prima volta vidi i lalli spagnuoli e gli akal teke (corsi il rischio di comprarne uno), Mario Luraschi si esibiva "per strada", c'erano alcuni stand di articoli equestri e agricoli.
Acqustai 3 selle Agnetti... si ma non in fiera.

Infatti,
... "il culo nella carriola e le gambe avanti"...

raffaele de martinis

... l'omino dello stand (forse il proprietario, ma con le dita scure dal lungo contatto col cuero) mi disse che non conveniva acquistare alla fiera, i prezzi sono necessariamente più cari: fitto dello spatio, spese di viaggio, spese di soggiorno devono esser caricate sugli articoli in vendita, mi disse vieni a Montichiari e ti faccio un prezzo buono, così feci, mandai un mio socio che restava in zona ancora per qualche giorno e facemmo un ottimo affare.

Sono tornato a Verona altre volte, ricordo una per il centenario e un'altra, alla fine degli anni 90 del s.s., fatta appositamente per farla visitare a mia figlia per mantenere una promessa che le avevo fatto quando era una bambina.

Che delusione, un ammasso di paccottiglie varie, sbriluccichio di paillettes, swarosky e cuffiette colorate, deodoranti, sgroviglianti e profumi messi in bella mostra assieme a metodi presentati personalmente da gurus, etoaddestratori e ipporelazionanti più o meno parrellati.
E che dire dei biglietti?
Venduti a prezzo da rapina così come le bibite e i panini e i piatti tipici a dispositione.

Posso decisamente affermare che aborro la Fiera di Verona e le simil ippomanifestationi, per me possono andar tutte lietamente affa...lo
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