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Pignatelli - Paolo Uccello.

Aperto da raffaele de martinis, Dicembre 23, 2013, 03:04:54 PM

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raffaele de martinis



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Giovanbattista Pignatelli: 1525 (??) - 1598 (??).

Assieme a Grisone e Fiaschi, può essere considerato uno dei tre pilastri della scuola napoletana dalla quale è derivata l'equitazione accademica sviluppatasi in: Francia, Germania, Spagna, Inghilterra e Portogallo.

Visse a lungo - negli ultimi anni dava lezioni seduto sotto le fronde di una vecchia quercia, formò una pleiade di cavallerizzi che poi andarono a diffondere il nuovo modo di equitare in tutt'Europa.
Il più famoso di questi, fu senz'altro Pluvinel che disse di lui: E' il più grande uomo di cavalli di questo secolo, dunque anche dei precedenti.

Pare che sia stato lui ad inventare il lavoro al piliere unico con l'uso del capezzone, creò una imboccatura che fu a lungo adottata: il morso alla Pignatelli, relativamente all'epoca, assai dolce.
Non ha stampato nulla, si sa che ha lasciato tre manoscritti sull'equitazione, due sono finiti in collezioni private, un'altro si trova a Saumur ma non è mai stato divulgato...peccato ! Sarebbe interessante sapere di più su quest'uomo che - sempre a detta di Pluvinel - era coi lalli: avaro di mazzate e prodigo di carezze.
Per contro, un altro suo manoscritto del quale si conoscono molte copie, è stato pubblicato a cura di Patrizia Arquini e Mario Gennero, si tratta di
... "il culo nella carriola e le gambe avanti"...

raffaele de martinis

...L'Arte Veterale, in pratica è un manuale di veterinaria, argomento del quale il nostro dice di non essere particolarmente specializzato ma che per doveri del mestiere deve conoscere.
Infatti, l'umanesimo rinascimentale itagliano vuole che l'uomo di mondo - qual doveva esser un cavallerizzo - doveva esser edotto in varie discipline come la poesia, la musica, la scherma, la caccia, la danza ecc.

Inoltre, il rinascimento è la valorizzazione del classico, dunque, dell'antica Grecia e dell'antica Roma, si riscopre Senofonte e le rappresentazioni equestri antiche, dunque, il lallo viene rivisitato come materia artistica, però, la materia a disposizione di quel tempo era formata da lalli massicci e muscolosi dall'incollatura corta e pesante senza sangue, questa è la ragione per la quale i cavallerizzi napoletani idearono sistemi duri basati sulla forza, dunque, sulle mazzate e sull'uso di imboccature micidiali.

C'è da dire, che mentre i primi maestri napoletani affinavano i loro metodi brutali, già alla fine del 1300 un frate portoghese Mestre Giraldo, seguito dal re Duarte (suo allievo?) in due manoscritti, preconizzano l'addestramento dolce  che influenzerà l'evoluzione della scuola italiana (in particolare Pignatelli?) del 500.

Come che sia, del Pignatello le notizie sono scarse e contrastanti, lo conosciamo attraverso gli scritti dei suoi allievi, Salomon de La Broue, altro caposcuola francese disse riguardo il suo maestro:...i suoi cavalli erano maneggevoli e obbedienti, lui riusciva a portarli alle belle arie di scuola servendosi soltanto del capezzone e di una semplice imboccatura...   

Possiamo definire Pignatelli il più illustre cavallerizzo di scuola dolce, alla brida come si diceva allora, scuola che si contrapponeva alla scuola spagnuola - durissima - alla jineta.

Dunque, il Nostro può essere considerato il trattino di unione    :icon_eek: tra la vecchia scuola napoletana e quelle europee che sono tutte sue figlie, in particolare quella francese che accetta il suo metodo che si evolverà in maniera diretta fino alla spalla in dentro del La Guerriniere.


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... "il culo nella carriola e le gambe avanti"...

raffaele de martinis

Paolo di Dono detto Paolo Uccello: 15 giugno 1397 – Firenze, 10 dicembre 1475.

Ci ha lasciato memorabili scene di battaglie e di caccia, situazioni dove il lallo fu protagonista, da queste possiamo ricavare molte informazioni di come si andasse a cavallo nel basso medioevo.

Guardiamo i lalli:


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Dunque dei bestioni tozzi che non dovevano certo brillare per nevrilità ed impulso, il Nostro li ritrae al galoppo, o meglio in quello che si credeva fosse il galoppo, a quei tempi la meccanica di quest'andatura non era stata ancora capita o - come si vede dall'immagine sopra che raffigura il capitano di ventura Giovanni Acuto - all'ambio.



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In questa scena vediamo gli scontri con la lancia, i lalli son rappresentati al galoppo, due - in primo piano - sono atterrati mentre un'altro - ripreso da dietro scalcia violentemente.

Una mia amica, che sostiene che le arie di squola derivino dai movimenti in battaglia medioevali, ha visto nel galoppo stilizzato delle levate e nella scalciata, una fase della capriola.

E' evidente che in quelle situazioni accadeva di tutto, dunque, era normale che i lalli si impennassero sotto l'azione brutale del freno, o scalciassero per impazienza/per difesa, ma non era frutto di addestramento specifico, in pratica i lalli ubbidivano a morsi e a speroni micidiali:



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Guardate cosa portavano in bocca quelle povere vestie !

Altra cosa che capiamo è che...
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raffaele de martinis

...le battaglie tra cavallerie medioevali erano una somma confusa di sfide a singolar tenzone, nella raffigurazone si vede bene che la maggior parte delle lance è tenuta dritta solo quelli che si lanciavano allo scontro l'abbassavano...guardate:


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Un'altra famosissima pittura dell'Uccello è quella di San Giorgio che infilza il drago, di tutte le immaginette sacre che circolavano a casa mia durante la mia infanzia era la mia preferita, ovviamente me ne straimpipavo di s. Giorgio, mi affascinava il lallo:



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Dietro il drago (il peccato) c'è raffigurata una donna, per gli antichi - ma anche per molti giovannardi moderni - la donna era la sede di ogni turpitudine, che induceva in tentazione l'homo cattolicus, in questo caso l'Uccello dà alla ragassa una possibilità di redenzione tramite l'intervento divino (di un santo), è già qualcosa !

Un'altra memorabile opera dell'Uccello si trova a...

... "il culo nella carriola e le gambe avanti"...

milla

Molto interessanti ripeto questi post di Raffaele sui grandi personaggi dell'equitazione ed i grandi artisti del passato.
Volevo solo dire che le rappresentazioni artistiche di battaglie, cavalli,andature equipaggiamenti ecc. ecc. come fonti per capire il mondo del cavallo dell'epoca rappresentata vanno prese con cautela perchè spesso non sono proprio fedeli ma un po' ehm abbellite per "esigenze sceniche " e per dar lustro al soggetto del ritratto.
Tra i mille esempi mi viene in mente la famosissima tela di David raffigurante Napoleone che valica le Alpi. Nella realtà montava addirittura un mulo invece di un cavallo e la bardatura, abbigliamento ecc. non erano sicuramente quelli raffigurati dal pittore.
Quindi  bellissime opere d'arte, artisti eccelsi ma non prendiamo per oro colato tutto quello che raffigurano.

raffaele de martinis

#5
...Oxford, è una scena di caccia, secondo me è bellissima, si vedono i bracchieri condurre i cani armati della corta picca, da cui il francese piquer, siamo in epoca rinascimetale ma fin dagli assiri, le caccie coinvolgevano centinaia di persone e di cani che andavano stringendo la selvaggina, solo i VIPS andavano a cavallo.


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Notate, i cavaglieri in primo piano sulla sinistra, sembrano fare cenni ai bracchieri su come chiudere la selvaggina, a destra si vedono altri cavalieri che tengono la posizione dell'accerchiamento tranne uno...


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questa specie di giovine Babbo Natale a lallo impone una durissima fermata alla sua cavalcatura, probabilmente stava andando ad invadere il territorio dove erano indirizzati i cervi, è solo una mia supposizione, comunque si vede ben descritto lo  ante litteram slaidistop. :icon_eek:
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raffaele de martinis

Beccatevi sto linco, ho cercato di tratteggiare come meglio potuto la figura del Pignatelli: il Maestro dei maestri, è sorprendente come - in Itaglia - siamo scesi dal Pignatelli a... meglio non fare nomi.

http://calmoinavantiedritto.blogspot.it/2014/12/pignatelli.html
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raffaele de martinis

Riporto questo interessante post messo da Alex nello inclito foro Il Lallo:

MessaggioInviato: 15 Ott 2008 01:20 pm   

Pignatelli è uno degli immaginari partecipanti ai dialoghi con cui si conclude i"Il cavallarizzo" di Corte; una delle cose interessanti del libro è una certa freschezza con cui vengono tratteggiati personaggi reali, tolta una "certa" prosopopea quando si tratti di Signori...

Citazione:
Piacque à ciascuno questo parere, & così si ritirassero à casa, & il seguente giorno nell'hora detta tutti comparsemo à cavallo nel luogo istesso, eccetto che il Cavallier Prospero, che tardò alquanto dopo gh'altri à venire; per la qual cosa parendomi d'haver per ciò campo assai commodo d'assalirlo, con amico motto lo assaltai dicendo. Ben si pare cavallier Prospero che di gia dubitate del giuoco quando nel comparire sete stato l'ultimo. Anzi nò, soggiunse subito messer Roberto Mantoano cavallerizzo molto eccellente, & persona molto affabile, & piacevole, ma pò ben essere che il studiar delle dimande, & argomenti, che vi ha à far contra lo habbi trattenuto questo poco di piu de gl'altri, & voi messer Claudio ve n'accorgerete nelle proposte, & risposte, che vi farà s'egli è, com'io vi dico. Guardate pure che non sia il contrario rispose il Signor Giambattista Pignatello gentilhuomo napoletano, & veramente non men faceto, & cortese, che nel mestier del cavalcare molto raro, perche essendo il Commendatore molto amico, & servitore di gentili, & belle donne, si sarà voluto accomiatare dalla sua signora prima che entri in questro ballo, parendosi forse che troppo habbi à durare per lui, che ha à fare con uno che li saprà rispondere.

Si comprende che il Cavallerizzo, oltre che a conoscere il suo mestiere era anche un esperto di galateo, di maneggio, di maneggio delle armi, di musica, di ballo etc. etc. insomma era un cortigiano nel senzo proprio della parola:

s. m. (per il femm., v. cortigiana) Addetto alla corte con un grado onorifico o con qualche incarico di fiducia; frequentatore di una corte, gentiluomo di corte: il domandò quello che del santo Padre e de' cardinali e degli altri c. gli parea (Boccaccio); si elegesse uno della compagnia, ed a questo si desse incarico di formar con parole un perfetto cortegiano (B. Castiglione).

Invito tutte voi ragasse ad avvicinarsi al Pignatello ad approfondire; in campo equestre - sebbene misconosciuto - il Nostro ha la statura di un gigante la sua mano si allunga fino ai giorni nostri sopratutto per merito dei suoi discepoli stranieri...
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raffaele de martinis

Giovanbattista Pignatelli: 1525 (??) - 1598 (??).

Assieme a Grisone e Fiaschi, è uno dei tre pilastri della scuola napoletana dalla quale è derivata l'equitazione accademica sviluppatasi poi in: Francia, Germania, Spagna, Inghilterra e Portogallo.
Visse a lungo - negli ultimi anni - dava lezioni seduto sotto le fronde di una vecchia quercia, formò una pleiade di cavallerizzi che poi andarono a diffondere il nuovo modo di equitare in tutt'Europa.
Il più famoso di questi, fu senz'altro Pluvinel che disse di lui: E' il più grande uomo di cavalli di questo secolo, dunque anche dei precedenti.
Pare che sia stato lui ad inventare il lavoro al piliere unico con l'uso del capezzone, creò una imboccatura che fu a lungo adottata: il morso alla Pignatelli, relativamente all'epoca, assai dolce.
Non ha stampato nulla, si sa che ha lasciato tre manoscritti sull'equitazione, due sono finiti in collezioni private, un'altro si trova a Saumur ma non è mai stato divulgato... peccato ! Sarebbe interessante sapere di più su quest'uomo che - sempre a detta di Pluvinel - era coi cavalli: avaro di mazzate e prodigo di carezze.

Per contro, un altro suo manoscritto del quale si conoscono molte copie, è stato pubblicato a cura di Patrizia Arquini e Mario Gennero, si tratta di ...L'Arte Veterale, in pratica è un manuale di veterinaria, argomento del quale il nostro dice di non essere particolarmente specializzato ma che per doveri del mestiere deve conoscere.

Infatti, l'umanesimo rinascimentale italiano vuole che l'uomo di mondo - qual doveva esser un cavallerizzo - doveva esser edotto in varie discipline come la poesia, la musica, la scherma, la caccia, la danza ecc.
Il rinascimento è la valorizzazione del classico, dunque, dell'antica Grecia e dell'antica Roma, si riscopre Senofonte e le rappresentazioni equestri antiche, dunque, il cavallo viene rivisitato come materia artistica, però, la materia a disposizione di quel tempo era formata da lalli massicci e muscolosi dall'incollatura corta e pesante senza sangue, questa è la ragione per la quale i cavallerizzi napoletani idearono sistemi duri basati sulla forza, dunque, sulle mazzate e sull'uso di imboccature micidiali.


Grisone (?) e il suo tim.

C'è da dire, che mentre i primi maestri napoletani affinavano i loro metodi brutali, già alla fine del 1300 un frate portoghese Mestre Giraldo, seguito dal re Duarte (suo allievo?) in due manoscritti, preconizzano l'addestramento dolce  che influenzerà l'evoluzione della scuola italiana (in particolare Pignatelli?) del 500.



Pignatelli: il piliere.

Come che sia, del Pignatello le notizie sono scarse e contrastanti, lo conosciamo attraverso gli scritti dei suoi allievi, Salomon de La Broue, altro caposcuola francese disse riguardo il suo maestro:...i suoi cavalli erano maneggevoli e obbedienti, lui riusciva a portarli alle belle arie di scuola servendosi soltanto del capezzone e di una semplice imboccatura... 

Possiamo definire Pignatelli il più illustre cavallerizzo di scuola dolce, alla brida come si diceva allora, scuola che si contrapponeva alla scuola spagnuola - durissima - alla jineta.
Dunque, il Nostro può essere considerato il trattino di unione tra la vecchia scuola napoletana e quelle europee che sono tutte sue figlie, in particolare quella francese che accetta il suo metodo che si evolverà in maniera diretta fino alla spalla in dentro del La Guerriniere.

Pignatello, fu un abilissimo addestratore di cavalli.
Nella sua opera: - Il Cavallo Frenato, Pirro Antonio Ferraro immagina di dialogare con Don Diego di Cordoba, cavallerizzo maggiore di sua Maestà di Spagna, da quella conversazione, se ne ricava un elenco lunghissimo di cavalli addestrati dal Pignatelli e destinati ad illustri personaggi dell'epoca.

La maggior parte sono descritti per mantello e per razza, (allora "razza " stava per allevamento) di alcuni è citato anche il nome:
Il baio Saporito mandato al Re di Polonia;  Ruvo, della razza del signor conte di Ruvo mandato al Principe di Spagna, un'altro cavallo della stessa razza di proprietà del cardinale Carafa, fu donato da questi al re di Francia... i cavalli napoletani - in specie quelli addestrati dal Pignatelli - erano cavalli da re.
Nel 1584, John Astley scriveva: - Dalla scuola napoletana di Pignatelli uscivano non solo i migliori, ma i soli cavallerizzi d'Europa.
Per questo motivo il conte di Leicester, al quale il Corte aveva dedicato il suo libro, aveva preferito assumere un allievo e collaboratore del Pignatelli: Prospero D'Osma che fondò una accademia a Londra che ebbe un successo strepitoso, fatto che suscitò le invidie di molti, tra i quali quelle di Gervase Markham, l'importatore in Inghilterra del primo stallone arabo, il quale nel suo libro: "Cavalerice, or the English Horseman" attacca ferocemente il "Napoletano" e la sua scuola, ma non può fare a meno di usare la terminologia equestre italiana e raccomandare l'uso del piliere inventato dal Pignatelli.

Infatti un altro autore equestre inglese del tempo: - Blundeville confessa di non saper trovare parole inglesi che rendano bene il senso delle espressioni tecniche italiane.
... te capì, come cambiano i tempi ??? passi per computer ma perché usare: uikend, scioppink, questiotaim, sciogherl, tikket, giobsact... ma andate a da via i ciapp!!

L'influenza del Pignatelli sulla equitazione del tempo fu grande, a lui - come già detto - si devono delle invenzioni alcune delle quali sono sopravvissute fino ai nostri giorni, oltre il piliere e il capezzone c'era la sella chiamata "pignatella" e alcune imboccature che confrontate a quelle "antiche" erano "dolci": si fa per dire.

Nel Rinascimento, il cavaliero ideale deve essere oltre che "guerriero" anche "cortigiano" e deve conoscere le "buone creanze", il Gennero riporta queste poche righe nel "Morgante" di Luigi Pulci:
...Sapeva tutte le arti liberali,
portava spesso il falco pellegrino;
feriva a caccia lioni e cinghiali;
quando cavalcava un polito ronzino
(e correr nol facea, ma mettere ali),
da ogni man lo volgeva latino,
e nel voltar, chi vedea da parte
arè giurato poi che fusse Marte...


Avrete di sicuro notato due cose: la prima è che la parola "ronzino" non aveva ancora assunto il senso dispregiativo odierno ma aveva ancora il significato di cavallo da servizio.
La seconda è che dice:  da ogni man lo volgeva latino... cioè che: lo faceva girare dritto/giusto a tutte e due le mani... latino come qualcuno - forse - ricorderà, in siciliano ha tuttora conservato il significato che il Pulci usa nella fattispecie.
In quel periodo: ...nella sola Città di Napoli vi erano più di 40 tra titolati, cavalieri, e Gentilhuomini che facevano il mestiere, x chi per suo gusto, e chi per istruir gli altri, ciascheduno de quali aveva più di un Ajutante e d'un Cozzone, che potevano insegnare a quest'auttore, non solo di cavalcare, ma di buone creanze altresì...e nonvoglio lasciare dire che, da molti e molti a questa, parte quasi tutt'i Principi dell'Europa, per servizio della loro persona o per ammaestrare i figlioli, s'hanno per lo più servito di Cavallerizzi italiani o di Scolari d'Italiani...

Mario Gennero, riporta quanto scritto da Nicola Santapaulina sull'Equitazione della seconda metà del 500 nella sua prefazione al libro "L'Arte Veterale" di Giovan battista Pignatelli.
Sempre secondo Gennero, Pignatelli è lo "spartitraffico" dal quale l'arte equestre italiana si propagò in tutta Europa.
Di lui sappiamo sopratutto attraverso le notizie riportate dai suoi allievi e dai suoi colleghi del tempo.
Si dice che sia stato allievo del Grisone o del Fiaschi ma non è provato, di certo fu all'accademia di Giannetto Conestabile, provetto addestratore di: ... assai buoni e scelti cavalli, tra i quali sono memorabili il Levriero e il Garzuolo per la loro immensa perfettione e bontà...

Egli era di nobili origini, la sua famiglia, ha dato alla storia anche un papa: - Innocenzo XII e un santo, San Giuseppe Pignatelli (morto nel 1811).
Alla sua Accademia accorsero allievi da ogni parte d'Europa, a quel tempo gli stages, i clinic duravano molti anni  anche perchè l'allievo aveva affidato un cavallo e la progressione dell'addestramento del binomio, era seguita attentamente dal Maestro di Equitazione.

G.B. Ferraro, contemporaneo di Pignatelli così evidenzia il fatto che:..sia una sciocchezza credere che in un anno o due possa alcuno perfetto in questo esercitio divenire, bisognando così tempo all'huomo per divenire con la sperientia prudente, come al Cavallo per disciplinarsi e al Cavalcatore per conoscere la lor varia inclinatione, i difetti e la natura...
Pluvinel conferma: ...non ho mai lasciato gli insegnamenti del Signor Pignatelli, gentilhuomo napoletano, il più grande uomo di cavalli del nostro secolo e di quelli antecedenti, dal quale ho appreso una gran parte della mia sapienza durante i sei anni che ho passato da lui...
Salomon de La Broue, altro caposcuola francese, soggiornò 5 anni presso di lui: Dette lezioni fino a tardissima età, fu il vero Cavallerizzo, il Maestro di Equitazione.
Infine, il cavalier d'Acquino scrive: fece più cavalli comandando da sopra una seggia che operando.

... "il culo nella carriola e le gambe avanti"...