• Welcome to Cavallo Planet - Forum Per gli appassionati di equitazione inglese e americana... e di cavalli..

1890: iniziativa degli squadroni. 1901 ?

Aperto da alex, Agosto 02, 2012, 06:31:23 PM

« precedente - successivo »

alex

Caro Colonnello,
come lei sa sto leggendo, a balzi, i primi volumi della nuova serie di Rivista di Cavalleria (anni 1898-1902), alla ricerca dei lavori di Caprilli ma soprattutto del clima di quegli anni. E sono affascinato dalla sensazione (solo sensazione, immagino) di "sentire" qualcosa di quell'atmosfera, quasi dalla viva voce dei protagonisti, molto ma molto più intensamente della sensazione che si avrebbe leggendo un testo che a posteriori commentasse, pur ampiamente, quelle fonti.

Mi pare di capire che la revisione del Regolamento di equitazione, 1890, sia stato rivoluzionario per il concetto della "iniziativa degli squadroni", sostituendo al principio gerarchico rifgido e agli ordini di manovra dettagliati, una indicazione di obiettivi, da raggiungere in qualche modo per iniziativa degli squadroni e del loro capitano. Beninteso: senza rinunciare nè alla disciplina, nè all'obbedienza.

Mi domando se la seconda rivoluzione, quella di Caprilli, possa avere una qualche relazione con la prima, permettendo (ferma restando disciplina e obbedienza) una "indicazione di obiettivi" al cavallo da parte del cavaliere, una specie di "principio di iniziativa"  allargato al binomio.

Le pare che possa esserci un minimo di vero in questa interpretazione piuttosto audace?
La nuda Verità è una donna difficile da amare. L'illusione invece è una donna seducente, amorevole, a cui è facilissimo restare fedeli.

Col. Paolo Angioni

Caro Alex, purtroppo non sono competente in fatto di questioni prettamente militari. Infatti non ho fatto l'accademia. Provengo dal complemento e il nostro corso di arte militare era molto terra a terra. Chi può darle una risposta fondata è il generale Apicella, che era uno dei migliori del suo corso e ha fatto il corso di "scuola di guerra". Non per niente è arrivato al vertice della scala gerarchica. Gli ponga la stessa domanda. Dal mio punto di vista, detto in poche parole, Caprilli non era interessato all'«arte equestre» come la concepiamo noi oggi e come la concepivano i cavalieri accademici (L'Hotte, Steinbrecht, Decarpentry, eccetera). Tanto è vero che quando è tornato dalla visita a Saumur alla Scuola di Cavalleria francese, il cui corpo istruttori di equitazione era il Cadre Noir, non ha scritto e detto parola di leggerezza, grazia, riunione, piaffo, passeggio, corvette o capriole, ma si è mostrato interessato al maneggio delle armi a cavallo, allo sviluppo dello spirirto militare aggressivo, all'inseguimento del fantoccio a cavallo, al football, al gioco della rosa. Poi - importante - ha avuto una parte importante la riduzione della ferma da quattro a due anni. Il tutto rendeva necessaria la massima semplificazione. E' tutto scritto (compresi fedelmente tutti gli scritti di Caprilli) nel libro di Giubbilei, ufficiale preparatissimo nella materia militare, titolo di scuola di guerra, anch'egli arrivato al vertice della gerarchia militare, nelle pagine 33 e seguenti.

D'altra parte in Francia non è avvenuto diversamente. Quando ci fu, nella seconda metà dell'Ottocento, la famosa disputa d'Aure-Baucher e l'Ispettorato di Cavalleria bocciò il metodo presentato da Baucher e scelse quello presentato da d'Aure, i motivi della scelta furono dettati dalla necessità di semplificare e d'Aure, come Caprilli, era un semplificatore.

Spero di averle offerto qualche spunto di riflessione. In Italia di Caprilli e del Sistema Naturale di Equitazione c'è per lo più una falsa idea. Non mi riferisco ai vertici federali che, in breve, non sanno e non capiscono alcunchè.

alex

Grazie della risposta.

Mi sono preso una piccola "vacanza" dalla Rivista - il prossimo passo è impegnativo e richiede la fine delle ferie per verificare che tutto funzioni. Nel frattempo, ho visto citare così spesso le due versioni del Regolamento - quello del 1890, in cui già ci sono accenni alle idee poi formalizzate in quello del 1901, che  Caprilli contesta in particolari lasciando intendere che su tutto il resto è d'accordo - che vorrei proprio reperire una copia di ciascuno di loro, perlomeno del Tomo I che, mi pare, parli più specificamente di questioni di addestramento dei cavalli e delle reclute.

Suppongo che non siano difficili da reperire, immagino fossero stampati in parecchie copie, ma per ora sul web non li ho trovati. Porrò la domanda al generale Apicella.
La nuda Verità è una donna difficile da amare. L'illusione invece è una donna seducente, amorevole, a cui è facilissimo restare fedeli.

Col. Paolo Angioni

Caro Alex,

se lei vuol conoscere e comprendere la storia e l'evoluzione che ha portato a Caprilli, deve trovare i quattro volumi del Regolamento per gli esercizi e le evoluzioni della cavalleria, cm 18 x 10.5, pubblicato a Torino dalla Tipografia dei Fratelli Fodratti, via dell'Ospedale n. 10 (non esiste più neppure la via). La presentazione è firmata da Vittorio Emanuele II, in data 24 ottobre 1861. Il regno è proclamato il 17 marzo 1861 e nell'ottobre, senza computer, la cavalleria italiana ha già il suo regolamento che unifica le cavallerie di tutti gli stati della penisola. Il regolamento è una meraviglia. C'è tutto quello che riguarda la conoscenza del cavallo, il suo addestramento e l'istruzione del cavaliere. C'è perfino la particolareggiata descrizione, tanto per farle un esempio, di come il soldato deve riporre i capi di vestiario nella valigia che poi viene caricata dietro la sella, sulla groppa del cavallo. L'addestramento del cavallo è quello previsto dall'equitazione di scuola, complicatissimo. Idem l'istruzione della recluta.

E' difficile reperire il regolamento. Forse l'hanno a Pinerolo. Se un giorno qualche impegno la portasse in Piemonte, venga a trovarmi. Credo di possedere la più ricca biblioteca equestre privata d'Italia. Per ora ho catalogato più di mille volumi.

Un cordiale saluto e complimenti per la sua preziosa attività,

Paolo Angioni