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Il tocco magico.

Aperto da raffaele de martinis, Gennaio 07, 2016, 08:16:05 AM

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Nicola

Arrivo a spingermi oltre, e mi scuso se il paragone non sarà proprio da "prima colazione".

L'empatia di cui parlo riguarda anche la responsabilità sul dolore altrui. Nel nostro, nemmeno così remoto, passato contadino, la relazione empatica con gli animali avveniva anche nel momento della macellazione.

Come diceva Pokerface altrove, l'ipocrisia di non voler sapere da dove viene la carne comprata al supermercato (fateci caso, i macelli una volta erano dentro le città, ora nessuno più sa dove siano nascosti) è la medesima ipocrisia di chi affronta il tema della relazione con l'equino negando l'assioma nello stesso momento in cui lo utilizza.

Mi sono convinto che l'assioma sia una delle forme di rispetto più straordinarie mai tributate al mondo degli equini. Riconosce il danno della domesticazione, riconosce la forzatura di una condizione esistenziale altrui, e, riconoscendola, se ne prende carico.

Il fardello è condiviso.

Questo è il problema dei relazionisti. Sanno perfettamente (o se non lo sanno è una vera tragedia) che la luna è per metà buia, ma evitano ostinatamente di sottolineare questa sconvolgente evidenza.

Per questo Baucher piangeva. Per vera empatia.
Tu sarai pure Bob Loomis ma io non sono nato ieri

Falsum saepe vero suavius est

Nicola

Citazione da: alex - Gennaio 15, 2016, 08:49:37 AM
Uno dei miei gatti è abilissimo......

Ti prego, mi crei un grave dolore. Io sono stato soggiogato da entrambi i miei gatti, di cui sono arrivato a pietire l'affetto mostrandomi solerte e servizievole. Per carità non parliamo di gatti.  :laughter-485:
Tu sarai pure Bob Loomis ma io non sono nato ieri

Falsum saepe vero suavius est

alex

#17
Tutti i gatti dispongono di sufficiente sentiment e tacte per addestrare minuziosamente un umano medio; arrivano a insegnare precisi comandi vocali, ne ho già parlato. Segnalavo il caso perchè non tutti ce l'hanno per ammansire un cane.
La nuda Verità è una donna difficile da amare. L'illusione invece è una donna seducente, amorevole, a cui è facilissimo restare fedeli.

Nicola

Peraltro l'empatia è un concetto meraviglioso perché prescinde dalla conoscenza diretta. E' consapevolezza di una comune condizione esistenziale anche quando non esiste un legame affettivo.

Anche un totale estraneo che si mostra (meglio se lo è realmente) empatico è in grado di farmi percepire una sensazione di comfort.

Molti dei corsi di formazione che seguo per il mio lavoro trattano di questi argomenti. Strano ma vero, trattandosi di relazioni tra uomini "the dark side of the moon" non viene quasi mai sottaciuta.

Perdonate la frammentarietà dei post. Le idee giungono un po' per volta.
Tu sarai pure Bob Loomis ma io non sono nato ieri

Falsum saepe vero suavius est

milla

Condivido pienamente.
Argomento interessantissimo e poco affrontato.
Nicola continua quando puoi  :pollicesu:

raffaele de martinis

Già, le sentiment e le tact:
considerando queste due espressioni, la prima empatica, la seconda semiempatica, deduciamo che sono qualità innate o quasi innate, come: il fascino, il carisma, l'intuito ecc- ecc.

http://calmoinavantiedritto.blogspot.it/2011/03/8-tom-bass.html

Dunque, fare scuola di relazione è come andar a fare scuola di talento, una mi... scusate la scimmia che ho sulla spalla mi suggerisce - ... una sciocchezza.

La relazione, o meglio, il convivere con gli animali fin da bambini sviluppa l'empatia, il vostro affezionatissimo è empatico forse proprio per quello, infatti, ho percepito il disagio di una persona attraverso questo freddo schermo che sto guardando e  - pur ribadendo che la utante mi stava pesantemente sui... sulle scatole - volevo ovviare alla sua penosa situazione, tentativo fallito per uno spiacevole incidente.

Dunque, chi propone queste tecniche vuol solo spillar valsente alla lallista, a meno che, non dica che assieme ai suoi dettati - la poareta - non stia almeno 8 ore il giorno assieme alle amate bestiole... forse a 42 anni è un pò e tardi sarebbe stato opportuno cominciar da piccine... ma è già qualcosa, e comunque le fruitrici del cavallo sono soddisfatte.


... "il culo nella carriola e le gambe avanti"...

PokerFace


il tema mi interessa particolarmente. L'empatia si può insegnare? I gerarchi nazisti – che avevano dimostrato di non conoscerla – avrebbero potuto essere "rieducati" a com-patire (soffrire insieme) alle loro vittime?
Per me la risposta è no. E se è no per quanto riguarda le persone, è ancor più no per quanto riguarda gli animali, soprattutto quando sono silenti come i cavalli.
I miei genitori mi hanno raccontato che, quando ero piccolo e mi mettevano a letto, io piangevo disperatamente. E a volte mi svegliavo nel cuore della notte, magari per un incubo, e cominciavo a piangere come una fontana, strillando.
Mia madre – che soffriva a sentirmi e finiva per piangere pure lei – voleva venire da me e rassicurarmi. Mio padre glie lo impediva sistematicamente. Non c'era alcun pericolo nella mia cameretta, nessun mostro e io stavo bene. Lui si alzava, chiudeva a chiave la porta di camera mia e si portava via la chiave. Dopo un po' che piangevo, vinto dallo stesso sforzo di strillare, mi riaddormentavo profondamente sino a mattina.
Ho smesso in brevissimo tempo di piangere. Non mai avuto bisogno della luce notturna e anche mandato in colonia d'estate in mezzo ad estranei (in prima elementare, quanti ricordi) sono sempre stato sereno e sicuro.
Avrei sicuramente avuto lo stesso risultato anche se la questione fosse stata gestita nel modo che desiderava mia mamma, ovvero con la rassicurazione, con la protezione.
I metodi funzionano entrambi.
Non so se mio padre non avesse empatia o semplicemente tenesse a bada il suo naturale istinto di consolarmi.
Sicuramente mia madre, questo istinto, non solo lo aveva ma non riusciva a controllarlo, tanto da piangere anche lei quando mio padre – chiudendo la porta a chiave e portandosela via – le impediva di venire da me.
Dipende dal sesso? O dalle naturali inclinazioni caratteriali, indipendentemente dall'essere uomo o donna? Non lo so.
So però per certo che le donne, in genere, sopportano benissimo il loro stesso dolore e soffrono molto per il dolore degli altri (spesso si sentono male alla vista del sangue e di ferite ecc.). E in genere le volontarie ai canili sono donne. E le gattare sono donne. Indice di una forte propensione a prendersi carico del disagio e del dolore (anche emotivo) altrui.
Di contro, quante donne fanno il macellaio in italia?
E sicuramente avete sentito qualche notizia (magari l'avete anche vissuta) di bambini (maschi) che danno fuoco al gatto o prendono a sassate il cane o fanno esplodere col petardo il piccione.
Le femmine non lo fanno in genere.
Ecco dove sta la differenza, per me, anche nella scelta dell'equitazione praticata o della scuola seguita.
La donna, in genere, è empatica. E tale empatia è talmente forte come istinto da non poter essere controllata. Nel senso che – sentendo che una data azione fa soffrire (si ok, parolone) il cavallo – trova la cosa ingiusta e insopportabile e pertanto si orienta verso strade che (almeno in teoria, almeno per quel che "promettono" propagandisticamente) sono dolci, indolori ecc.... Ecco mia mamma che, quando io piangevo, si disperava perché non le era permesso di consolarmi e quindi di salvarmi dalla mia paura, dal mio dolore.
L'uomo, in genere, è anche lui empatico. Ma – non so se per machismo o per mera applicazione della fredda ragione – tiene sotto controllo tale sentimento e non si fa guidare da esso. Sa che l'imboccatura può causare dolore ma la usa lo stesso e – per via dell'empatia – la usa responsabilmente, ovvero applicando il minor dolore possibile per ottenere il risultato che vuole. Accetta l'eventualità che, per insegnare al cavallo una cosa, si debba passare per la somministrazione di un tot di dolore. Ed ecco che si orienta per l'equitazione classica. Mette gli speroni. Mette la briglia. E se il cavallo dice NO lo costringe a dire SI. E sa perfettamente che lo sta costringendo con il dolore o con la minaccia del dolore. Pertanto (quanto meno nelle intenzioni) non eccederà nella somministrazione dello stesso.
Poi ci sono i non empatici. Sicuramente più rari tra le donne che tra gli uomini. E in ogni caso, eccezioni. Questi sono i sadici, ignoranti nei sentimenti e nella conoscenza. I picchiatori. Ma stiamo parlando di soggetti borderline anche nei rapporti umani.

milla

Bell'intervento Poker, una chiave di lettura (a mio avviso, in quanto donna) che può spiegare in maniera convincente la relazione donna-lallo (più delle strampalate teorie "sessuologiche").

Nicola

Cucio insieme alcuni aspetti interessanti.

- L'empatia è innata nell'uomo ma può essere sopita
- L'empatia è molto difficile da recuperare una volta "estirpata"
- L'empatia è molto più naturalmente evidente nel genere femminile
- L'empatia si sviluppa con il tempo e la socialità

L'empatia, in ultimo, NON nega l'esistenza del dolore.

Ok va fondata una setta!! La cavalleria empatica. Voglio diventare ricco presto, questa mi sembra un'idea geniale!!

Tu sarai pure Bob Loomis ma io non sono nato ieri

Falsum saepe vero suavius est

milla

Concordo ancora una volta.
Certo che l'empatia NON nega il dolore ma, come diceva anche Poker, lo rende tollerabile (sia per chi lo subisce che per colui che ne è causa) mediante la condivisione empatica.
Potrebbe essere anche un meccanismo egoistico se vogliamo, volto ad alleviare i sensi di colpa appunto di chi è causa del dolore mediante la condivisione ma qui credo che ci spingeremmo oltre.

Nicola

Citazione da: milla - Gennaio 15, 2016, 10:37:16 AM
Potrebbe essere anche un meccanismo egoistico se vogliamo, volto ad alleviare i sensi di colpa

Probabilmente oggi sì, ma non in passato. Oggi il rapporto con il dolore e con la morte è frequentemente negato e rifuggito.

Questo è uno dei più evidenti problemi della nostra società attuale. Facile che il fatto dipenda da una mancata assimilazione emotiva della seconda guerra mondiale, ma è una mia teoria
Tu sarai pure Bob Loomis ma io non sono nato ieri

Falsum saepe vero suavius est

PokerFace

Per me no Nicola.
Per me deriva dal fatto che le persone sono lontane dalla morte in genere, non ne hanno esperienza.
Anche le guerre oggi non fanno piu impressione.
Si ammazza la gente a distanza di km dall alto di un caccia o addirittura da casa coi droni.
Ammazzare qualcuno con una pistola è semplice. Puoi farlo da lontano. Non vedi neanche il sangue. Non senti i rantoli. Ammazzare a lama é un filino diverso.


milla

#28
L'avevo visto Poker, fantastico, soprattutto per me gattofila impenitente.

Continuando il discorso è vero che oggi le persone sono lontane dalla morte, dalla malattia, dalla vecchiaia ecc.
Per tanti motivi.
-Vari studi hanno sottolineato come la spettacolarizzazione della morte abbia contribuito a renderla meno reale (quello che diceva Poker: vedi in tv uno che fa una strage in una scuola in USA e percepisci il fatto come lontano da te e un po' come se fosse l'ennesimo telefilm).
-Indubbiamente ci stiamo irrimediabilmente staccando da quella civiltà contadina che considerava naturali il dolore, la vecchiaia e la morte come parti inscindibili della vita
-Il mondo attuale dei media ci propone continuamente dei modelli in cui ogni imperfezione viene bandita, la morte viene negata o edulcorata al massimo, non so se avete notato la pubblicità dei prodotti destinati agli anziani, uomini e donne che portano la potesi, il pannolone ecc. che sembrano dei quarantenni in ottima forma, telefilm ambientati nei reparti di oncologia pediatrica dove i ragazzini ne combinano di ogni. Ecco questa è una deformazione della realtà che ci induce a credere che saremo giovani, belli e sani in eterno.

L'empatia potrebbe essere più sviluppata nelle donne per motivi ancestrali derivanti dall'esigenza di accudire alla prole, ovvero ad un essere che non si esprime e quindi, al fine di garantirne la sopravvivenza, occorre che la madre sia dotata di particolare empatia per capirne i bisogni ed alleviarne le sofferenze, idem per l'accudimento degli anziani, anch'esso affidato alle donne chiamate a condividerne il decadimento, la sofferenza e la morte.         

silviasco

Aggiungo una considerazione sul come si sviluppa l'empatia e perché le donne sembrano averne naturalmente di più. Non riesco a recuperare fonti precise per ciascuna affermazione, ma una delle autrici di riferimento per l'argomento è Alice Miller, psicologa svizzera. Studiò proprio le personalità di Hitler e di altri personaggi feroci o viceversa virtuosi, ipotizzando (e l'ipotesi è suffragata da vari altri studi ed autori) che le radici della violenza umana siano nella violenza educativa. Se un bambino viene trattato con rispetto ed empatia, sviluppa la sua naturale sensibilità ed empatia. Viceversa, l'educazione o piuttosto l'addestramento esercitato in modo freddo, severo e violento tende a distruggere l'empatia. Detto proprio in due parole, ma la Miller ci ha scritto su svariati tomi. Ed ha anche chiarito perché questo non è automatico, ossia non tutti i bambini maltrattati divengono, fortunatamente, serial killer, ma non voglio dilungarmi qui su questo aspetto.
Quel che fa la differenza fra uomini e donne non è tanto un fattore genetico, ma epigenetico: le bimbe vengono coccolate più dei maschietti, in genere. I maschi (generalizzo ben sapendo che il mondo è vario) ricevono da un lato meno empatia (tipico, se piangono: ma che fai, non fare la femminuccia!), dall'altro in loro i comportamenti violenti o irruenti sono tollerati se non incoraggiati (che ci vuoi fare, è un maschiaccio, e non esiste il termine "femminaccia"). Il risultato è che in media gli uomini tendono ad essere meno empatici, anche meno consapevoli del loro mondo emotivo perché addestrati a reprimerlo e nasconderlo. E siccome si pensa che i maschi siano meno empatici e sensibili delle femmine, quando si ha a che fare con un neonato o un bimbo piccolo il comportamento tende ad essere diverso a seconda del sesso, ed a costruire le basi per la diversità futura (anche questo è stato oggetti di studi sperimentali appositi).
Secondo la Miller, è possibile recuperare la capacità empatia anche in soggetti che hanno subito gravi maltrattamenti in infanzia (e di fatto questo avviene molto comunemente, altrimenti saremmo invasi da una moltitudine di soggetti violenti!), questo meccanismo  è anche alla base della comune accettazione della "violenza educativa ordinaria", i cui effetti negativi sono mascherati dalla grande capacità di compensazione dell'animo umano, e dal fatto che la violenza educativa ordinaria è inserita in un contesto relazionale ed emotivo complessivamente sano e positivo per il bambino. Quindi, coloro che "sono cresciuti bene" a suon di ceffoni, sono cresciuti bene nonostante i ceffoni e non grazie ad essi. Sarebbero senz'altro cresciuti ancor meglio senza (a parità di tutto il resto della relazione educativa, s'intende).
Ma questo coi cavalli c'entra poco, poiché i cavalli, a differenza dei bambini, vanno addestrati, non educati. Mamma cavallo educa il puledro (e lo educa a fare il cavallo ed eventualmente al rapporto di base con l'uomo), noi lo addestriamo, e condivido in toto il discorso sulla consapevolezza delle proprie azioni punitive/correttive.