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Il circolo dei "sapienti".

Aperto da raffaele de martinis, Gennaio 10, 2016, 03:11:33 AM

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SilvyCH

Citazione da: PokerFace - Gennaio 13, 2016, 09:23:08 AM

Siccome quello che conta non è COSA si fa a cavallo ma IL CAVALLO... sono due approcci diversi ma entrambi legittimi

Esatto, entrambi legittimi, io personalmente rispetto sia il professionista che vende un cavallo perché non ha le possibilità di fargli raggiungere l'obiettivo sia la persona che rinuncia all'obiettivo per non vendere il cavallo a cui si é affezionato (voi per non so quale motivo lo umanizzate in innamoramento, ma in realtà é un sentimento di affezione che hanno sia donne che uomini).

Non rispetto il professionista che distrugge il cavallo perché si é fissato che QUELLO È UN CRACK e non ammette che con lui non va né l'amatore che cambia cavalli pensando che siano loro il problema (e in realtà é lui che se prendeva un pesce rosso era meglio).

Nicola

#76
Scrivo poco ma continuo a leggere, con interesse, alcuni utenti che mi sono cari.

Scrivo poco ma monto parecchio, e leggo tanto più volentieri quanto più tempo passo in sella o con un forcone in mano, attività che, ai fini equestri, pressoché si equivalgono.

Mi sento di portare una parola di conforto a Raffaele, dicendogli che la sua iniziativa è lodevole ma è troppo precoce. Precoce per questioni di carattere culturale.

Il sapiente, presupposta la sua esistenza, può essere riconosciuto solo da un soggetto che ha la cultura per riconoscerlo.

Chi diceva "scio me nihil scire" posto che lo diceva in greco, parlava all'interno di un circolo, di un ambiente, culturalmente preparato a farlo.

Non solo, chiunque rifiuti consapevolmente un approccio critico e non sia propenso allo studio, avrà bisogno non di maestri o di sapienti, ma di guru, messia, e, nella peggiore delle ipotesi, guide autocratiche.

Non molto tempo fa, in un consesso che si occupa di legislazione europea, si è compiuta un'analisi storica sul rapporto esistente tra le forme di governo delle nazioni ed il livello culturale delle popolazioni.

Tanto più basso è il livello culturale diffuso, tanto più probabile è lo sviluppo di forme di governo di tipo autoritario.

Non solo, è emerso anche che uno degli indicatori peggiori degli ultimi anni, in occidente, è che la cultura e la conoscenza sono percepiti come disvalori, non utili alla realizzazione personale, generalmente assimilata ad uno mero stato di benessere economico.

Che attinenza ha tutto ciò con l'equitazione? Letteralmente tutto.

Sbaglio? 
Tu sarai pure Bob Loomis ma io non sono nato ieri

Falsum saepe vero suavius est

PokerFace

nicola, la cosa assurda è che ORA la cultura (in tutti i campi) è praticamente gratuita e accessibile a tutti.
quindi ora chiunque desideri accedervi, può farlo istantaneamente, senza differenze di ceto, nascita, dinero.
questo fatto che ci sia la possibilità di accedere o meno alla cultura e qualcuno decida di non accedervi è sconvolgente per me.

old duck

apprezzo molto l'intervento di Poker e di Silvy e sono d'accordo con Nicola riguardo l'analisi generale di preparazione e di cultura. Io sono fermamente convinta che in questo forum ci sono TANTE persone preparate culturalmente e che quindi sono perfettamente in grado di riconoscere, di criticare o di esprimere un'opinione riguardo la stragrande maggioranza dei post. Poi ci saranno quelli più o meno preparati tecnicamente o quelli che praticano discipline diverse. Ma resto convinta che la preparazione e la capacità di riconoscere un "sapiente" ci sia eccome. Ed è anche relativamente facile smascherare i "falsi sapienti". Non a caso si è parlato di professionisti, di chi sa, di chi fa, sa fare e sa insegnare.
Credo che a casa, mediamente, abbiamo dei veri PROFESSIONISTI che ci seguono e che ci insegnano l'equitazione (non solo pratica).
Alla fine siamo su un forum e qui si viene soprattutto per far quattro chiacchere in serenità con chi condivide la stessa passione.
Ci sono due cose in Equitazione: la tecnica e l'anima. Nuno Oliveira

raffaele de martinis

Che piacere!
Caro ingegnere, quello che dici è verissimo.

Quando ero ragazzo (ma anche da adulto), cercavo i sapienti, li ascoltavo rapito... peccato non averli registrati, i giovini di oggi si informano/si omologano nei tablet e alla TV, il sapiente non lo cercano, non lo riconoscono, e se gli capita non lo capiscono e lo sbeffeggiano.

Le ragasse non lo sanno, ma le ho "costrette/le costringo a penzare", l'esatto contrario che vogliono i guru e i professionisti, ovviamente, non è detto che si allineino alle mie opignioni... anzi non devono, non lo voglio, devono farsi delle loro idee.

Già il fatto che riesca - con modi urticanti - a far scoprire altre realtà alle giolive è un risultato enorme, qualcuna di loro ha letto perfino le questioni... è robba da non credere!

La hosa strana è che un vecio guardi avanti ad un futuro che non vedrà, ma voi - quando tuttosarà compiuto - dovrete rispondere alla domanda: la femminizzazione del mondo del cavallo è stata un progresso?
... "il culo nella carriola e le gambe avanti"...

Nicola

Cara Cinzia, in equitazione la parola "professionista" è assai rischiosa. Almeno in Italia.

Lo dico perché, a titolo di mero esempio, per la legge italiana un istruttore di equitazione ha un titolo rilasciato da una federazione sportiva, fatto che nulla ha a che vedere con il mondo delle professioni.

Il fatto che un soggetto qualsivoglia tragga profitto da un'attività comunque legata al mondo del cavallo, ivi compresa la competizione o l'insegnamento, lo rende titolare di un mestiere, ma certamente non di una professione.

Lo dico perché chi svolge una professione si assoggetta al giudizio di un organo di "pari" da cui può anche essere escluso.

Non entro nel merito delle deviate applicazioni pratiche di tale concetto, ma il concetto è importante.

Quindi, a mio parere, un atleta che gareggia in competizioni equestri è e resta un atleta, indipendentemente dal fatto che ne tragga profitto.

L'istruttore, d'altro canto, è ben lungi dall'essere un insegnante, abilitato e regolamentato dal MIUR.

Se invece l'equitazione è arte, cosa che io credo, parliamone pure. Ma anche l'arte vuole il suo impegno. Michelangelo conosceva Skopas, Prassitele, Lisippo, Andrea Piasano e tutta la genia di artisti che lo hanno preceduto, e non si è mai sognato di sostenere che lo scalpello era una sua invenzione.

Lo dico perché l'arte, quando è vera, presuppone un amore ed una dedizione ben superiori a quanto si può dedicare, in termini di sentimento ed impegno, rispetto ad un mestiere od una professione.

Poi, se ci fai caso tutti i veri artisti hanno fortissimi riferimenti culturali, ed il livello di approfondimento e studio diventa maniacale.
Tu sarai pure Bob Loomis ma io non sono nato ieri

Falsum saepe vero suavius est

PokerFace

raffaè, sicuramente per i cavalli SI.
guarda l'album di winter. quale cavallo non vorrebbe fare la vita che fa il suo (a parte lo stare scalzo, ovviamente)?
di sicuro non sarà un progresso per l'equitazione ma il progresso dell'equitazione è irrilevante. l'equitazione serve, esiste, c'è, progredisce se e in quanto serve alle persone.
se alle persone che vanno a cavallo non serve l'equitazione, non farà progressi affatto ma ciò non avrà alcuna importanza.
un pò come per le vinaigrette... quelle scatoline d'argento con dentro una spugnetta con sali e aceto... che si sniffavano quando c'era un puzzone o quando ci si sentiva male... ecco, avessero avuto qualche utilità la gente le avrebbe continuate ad usare... avremmo vinaigrette piccole, grandi, tecnologiche, ecc....
ma siccome la gente si mette il deodorante la mattina, a casa sua, dopo la doccia quotidiana, ecco che la vinaigrette non la usa piu nessuno....

Nicola

Provo a precisare oltre.

Io sono un lallista. Lo sono perché:
- i cavalli sono per me una terapia, l'unica vera terapia, ad una vita professionale carica di stress
- sono, nei fatti, un passeggiatore consapevole. Il tempo disponibile e l'età mi sono nemici nella speranza di salti di qualità tecnici eclatanti. Progressi continui non me li nego, ma il titolo di cavaliere non è un'aspirazione possibile
- ho un rapporto con i miei cavalli che è ben lontano dall'essere "ortodosso", perché concilia due esigenze opposte: il piacere di evolvermi tecnicamente cozza evidentemente con l'esigenza di una relazione con i cavalli di tipo anche fortemente emotivo
- provo un enorme soddisfazione anche nella sola vicinanza con i cavalli, priva anche di costrutto spesse volte

Ciò nondimeno sono un essere senziente profondamente rompiballe.

L'equitazione come sport, non sono stato io a dirlo, ha salvato il cavallo dall'estinzione (non è farina del mio sacco, ma è una opinione che condivido).

Ciò nondimeno per ottenere che il cavallo sopravviva dobbiamo ammettere che il concetto di arte in equitazione sia riservato a pochi.

Quello che sarebbe utile è riconoscere veramente la sapienza dove c'è. E non credo che l'esperienza, di per sé, sia sufficiente.

Un'esperienza priva di elaborazione, studio ed approfondimento, a mio avviso ha valore unicamente emotivo.

L'elaborazione dovrebbe, in teoria, mirare ad inserire l'esperienza in un corpus di conoscenze coerenti e storicamente incardinate.

Provo un sottile piacere quando mi accorgo che qualcuno, prima di me, ha affrontato lo stesso problema.

Se fossi un'artista, sarei fiero del fatto che il gesto intuitivo e geniale dell'uomo porta con sé l'anima e la storia di tutti i predecessori. Ed in ogni gesto del presente riverbera la potenza creativa del passato, dell'intera umanità vissuta fino a quel momento.
Tu sarai pure Bob Loomis ma io non sono nato ieri

Falsum saepe vero suavius est

old duck

guardate, io non voglio proprio entrar nel merito della disquisizione riguardo i professionisti in equitazione. Per me - chiamateli come volete - (addestratori, domatori, istruttori, maestri) sono le persone che, attraverso la quantità e qualità del lavoro svolto nel tempo e della tracciabilità della qualità dei risultati ottenuti danno evidenza della loro capacità. Che ce ne siano tantissime o pochissime in Italia, sarà oggetto di discussione e, in ogni caso, è in relazione al tipo di clientela che si avvale della persona. Per avviare un principiante alle tre andature non avremo bisogno di Moyerson o di Karl.
Io credo sia abbastanza conseguente che un professionista si definisce come una persona che sa, che fa, che sa fare e che sa insegnare (se insegna) attraverso la dimostrazione dei risultati ottenuti con il suo lavoro.
Tutto il resto sono belle parole che in equitazione servono poco. Servono persone che lavorano bene con i cavalli e che sappiano formare correttamente i cavalieri.
Non stiamo parlando di medici, avvocati, notai.
Ci sono due cose in Equitazione: la tecnica e l'anima. Nuno Oliveira

Kimimela

Citazione da: milla - Gennaio 12, 2016, 03:51:46 PM
Io propongo di fondare il circolo degli ignoranti (o meglio dellE ignoranti), vorrei indire un referendum per decidere se il nome dovrà essere:
-il club della cuffietta coordinata oppure
-lalliste sull'orlo della crisi di nervi
-lallo sexy club per casalinghe insoddisfatte
Prego votare però ricordatevi che la presidentessa sono io eh.
Via al televoto ragaSSe!
:quoto: :4pres:
tanto noi sappiamo fare solo questo no?  :laughter-485:
La Medicina (Canto Apache)
"Il vento e' la mia medicina che spazza via le pietre dalla mia mente. La pioggia e' la mia medicina che lava le mie ossa stanche.
Il mio cavallo è la mia medicina, e quando cavalco il ritmo del suo passo dentro mi accende"

Nicola

Citazione da: old duck - Gennaio 13, 2016, 11:11:13 AM
Io credo sia abbastanza conseguente che un professionista si definisce come una persona che sa, che fa, che sa fare e che sa insegnare (se insegna) attraverso la dimostrazione dei risultati ottenuti con il suo lavoro.

Questa affermazione manca di una parte fondamentale, e cioè di chi giudica il lavoro del professionista.

Il mio potenziale cliente non è tenuto a riconoscere la bontà del mio operato. Il mio operato viene giudicato a norma di legge e nei casi di specie dall'ordine a cui appartengo.

In equitazione, attualmente, i risultati misurabili sono solo quelli sportivi che possono centrare ben poco con le capacità effettive del singolo, e meno ancora hanno diretta attinenza con la reale consapevolezza tecnica degli atleti.

Proprio per questo motivo, in un mondo in cui le persone, per ragioni storiche evidenti, non hanno più consuetudine con il cavallo e certe conoscenze di base non possono essere date per scontate, la sola via è la ricerca storica critica, perché quella conoscenza data dall'uso e dalla quotidianità di molti si è irrimediabilmente persa.
Tu sarai pure Bob Loomis ma io non sono nato ieri

Falsum saepe vero suavius est

Luna di Primavera

Citazione da: old duck - Gennaio 13, 2016, 11:11:13 AM
Per avviare un principiante alle tre andature non avremo bisogno di Moyerson o di Karl.

no, però insegnare le basi è delicato, perché se l'insegnamento è scorretto oppure mal recepito l'allievo può acquisire difetti difficilissimi o impossibili da correggere in seguito.

I cavalli davanti mordono, dietro scalciano e in mezzo sono scomodi.
I. Fleming

old duck

dissento Nicola: i risultati sono misurabilissimi anche al di fuori dell'ambito agonistico: in primis sono i cavalli che ci fanno capire come lavora il professionista. I clienti vengono, osservano, se ben impressionati provano...alla fine il risultato di un istruttore è misurato e valutato (volenti o nolenti) da chi usufruisce della prestazione, questo nel bene e nel male. E se un professionista ottiene buoni risultati (bravi cavalli addestrati e bravi e corretti cavalieri), questa sarà la sua migliore carta di accredito per la sua professionalità.
Ma capita così in ogni mestiere: prima di affrontare un'operazione, mi informo sui bravi medici e poi mi informo su quanti esiti positivi ha avuto il chirurgo nei casi simili al mio, mi faccio operare e se l'operazione è riuscita, magari, suggerisco il cardiologo ad altro cliente.
Certo Luna! qui si era già nelle alte sfere  :firuu:
Ci sono due cose in Equitazione: la tecnica e l'anima. Nuno Oliveira

Nicola

L'esempio della medicina è calzante esattamente per l'assunto contrario a quanto sostieni. Quante migliaia di cause vengono intentate a medici che svolgono correttamente (o non correttamente) il loro lavoro? Immagina le nefaste conseguenze che si verificherebbero se l'operato del medico fosse giudicato dai pazienti.

Tu, salvo che non eserciti la professione medica, puoi giudicare elementi come la disponibilità, la chiarezza, l'empatia. Insomma, il tuo passaparola è marketing emozionale. E leggere le statistiche ha senso solo se si conosce la bibliografia scientifica sull'argomento.

Un neofita dell'equitazione compie le medesime scelte emozionali che tu operi quando scegli il medico. Solo che il medico ha la legge ed un ordine a cui rispondere, che tutelano innanzi tutto te.
Tu sarai pure Bob Loomis ma io non sono nato ieri

Falsum saepe vero suavius est

old duck

Nicola, poi la pianto...certo che se mi ammazzi la mamma, ti denuncio (e devo essere io a farlo), poi starà alla magistratura e all'ordine dei medici ecc ecc...IL mio passaparola sarà anche empatico ed emozionale ma stai certo che se il maniscalco mi inchioda per due volte il cavallo, ne chiamo un altro!Ma secondo te, come andrebbe operata la scelta del professionista in equitazione? Una persona, un bambino, un ragazzino dovrebbero in primis essere "acculturati" per riconoscere il professionista? Come? da chi? Davvero non riesco a capire...
A parte che sulle denunce, bisognerebbe aprire un capitolo a parte (ormai si sta davvero esagerando!).

ma non siamo un tantino OT con il circolo dei sapienti del topic?
Ci sono due cose in Equitazione: la tecnica e l'anima. Nuno Oliveira