https://docs.google.com/document/d/1r3PJjR1QABZe3Q0dU2YETMKmaOxYsDg92KwOMOmy8rI/edit
Ecco il link per vedere, la traduzione col testo a fronte.
Stasera sarà pubblicato il capitolo secondo, se volete potete aprire le discussioni in questo topico.
Questo è il link per accedere alla versione illustrata del secondo capo.
http://iltraduttoretanghero.blogspot.it/
Se prendiamo in considerazione i diversi utilizzi ai quali può essere destinato il cavallo da sella, si vedrà che ciascuno di questi si basa sulla unione tra l'impulso - che è l'essenza del movimento - e l'addestramento e l'elasticità delle articolazioni , che sono delle vere e proprie molle viventi.
Dunque, l'unione di questi due elementi è indispensabile quale che sia il lavoro richiesto al cavallo: varierà - a seconda del genere di attività che il cavallo dovrà "affrontare" - solamente il rapporto di proporzione tra di loro
Ora, leggendo questi capoversi mi viene il timore di "trovarci" qualcosa che non c'è. Mi piacerebbe discuterne.
In sostanza mi sembra di intuire che il Generale, pur avendo dedicato gran parte della sua attenzione all'alta scuola, non mostri alcuna intenzione di descrivere gli altri usi del cavallo secondo un principio di subalternità.
Mi sembra di capire che, a partire da principi corretti e coerenti, non discrimini tra un'equitazione più o meno nobile.
E' sensato o ci sto trovando una personale giustificazione della mia equitazione?
Credo proprio che il Generale non faccia discriminazioni riguardo i principi.
L'impulso, ottenuto con il vento dello stivale, o con nerbate accompagnate da urla selvagge ci deve essere, così come l'addestramento è necessario: può essere di icomparabilissima finezza o brutalmente spiccio, ma questo è.
Ovvio che il nostro riservi le sue attenzioni alla Alta Scuola, ma nel prosieguo della lettura troveremo ottimi spunti riguardo l'equitazione corrente/militare.
Esperienza personale: se si impostano bene i principi - qualunque sia la monta praticata - i progressi saranno facili...quasi inevitabili.