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La bella equitazione.

Aperto da piciopacio, Luglio 02, 2012, 02:53:54 PM

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Shanna

speravo almeno qui di non trovare i soliti luoghi comuni.

Senza polemica, secondo me qui nessuno di noi pratica  davvero la "bella equitazione" di cui leggete sui vostri libri.

Siamo gente che condivide una bellissima passione, che ci mette l'anima e il cuore, che si DIVERTE, che rispetta il più possibile l'animale che rende tutto questo possibile...
Secondo me, questo basta :)

alex

Purtroppo, non basta. Alcuni obiettivi base della "bella equitazione", ed in particolare la leggerezza, tutt'altroche facile da raggiungere,  hanno strettamente a che fare con il benessere del nostro equino. Affermare di amare e rispettare l'equino, senza una gran fatica personale per raggiungere la leggerezza, è una contraddizione. E' per questo che io,  nonostante la mia equitazione sia assolutamente elementare, e priva di qualsiasi ambizione performativa/sportiva, mi sono posto il problema. Figuriamoci quanto più se lo dovrebbe porre chiunque desidera performance/agonismo.

Oppure si ammette senza ippocrisia che il fine della nostra equitazione è il puro divertimento, o il puro guadagno, senza alcuna seria preoccupazione riguardo il benessere del quadrupede.... ma sono così pochi quelli che hanno l'onestà intellettuale di ammetterlo.


La nuda Verità è una donna difficile da amare. L'illusione invece è una donna seducente, amorevole, a cui è facilissimo restare fedeli.

PokerFace

concordo con shanna.
oltretutto da quel che scrivete passa il messaggio che l'equitazione sia qualcosa riservato agli eruditi, ai coliti, ad una elite.
a parte il fatto che vi siete autoeletti a far parte di questa elite di spiriti illuminati detentori e fruitori di questa "bella equitazione", non credo che questa visione sia corretta o anche solo utile.

che poi, questa di denigrare il prossimo per innalzar se stessi, è una cosa antipatica, anche al di fuori del campo equestre....

rhox

dipende quali sono i tuoi obiettivi shanna... per te può essere sufficiente, per altri no.
conta che tu monti da molto meno rispetto a tanti utenti qua e quindi hai ancora un po' di cose da scoprire e da capire quale può essere la differenza tra accontentarsi del cavallo che sa fare o dell'insegnarglielo
che poi gli altri si fermino a certi livelli perchè non hanno tempo, chi li segue, il cavallo adatto è un altro discorso, ma ci sono un sacco di persone che vorrebbero tendere a qualcosa di più, anche solo comprendere meglio quello che i maestri descrivono nei loro libri come sensazioni, traguardi, passi in avanti o indietro..

io sono una di quelle, mi piacerebbe saper fare di più, anzi mi piacerebbe non essere regredita come ho fatto in questi anni in cui ho montato meno e male.
però in questo momento mi mancano alcune condizioni e soprattutto mi manca la voglia di doverle cambiare visto che a fatica ho raggiunto questo equilibrio.
non per questo io sono soddisfatta della mia equitazione e per quel poco che posso fare ho prenotato delle lezioni con una persona che in questo momento rispecchia il mio modo di vedere l'equitazione.

leggo molto meno di mio marito i classici perchè a me piace più l'aspetto fisico/biomeccanico del cavallo rispetto all'addestramento, ma ci confrontiamo spesso sulla teoria, sulla pratica, su mille cose e questo funge da sprone a entrambi nel migliorarsi o nell'aspirare a migliorarsi ogni volta che si sale in sella.

pratichiamo la bella equitazione? molto probabilmente no, però questo non vuol dire che nessuno dei due se ne vanti o non vorrebbe migliorare.

poker qua nessuno denigra nessuno.. anzi forse nessuno si accorge che molte discussioni in realtà per quanto possano essere "pompose", "erudite", ecc vorrebbero essere uno stimolo a chi vuole coglierlo..
per quanto piciopacio possa sembrare al di sopra di tutti voi ha una cosa che evidentemente manca moltissimo ad altre persone: la voglia di sperimentare, capire e dopo aver visto coi propri occhi giudicare.
in questi anni gli ho visto provare e poi solo dopo parlare di barefoot, bitless, ecc.. tutti argomenti che un sacco di altri etichettano come "inutili", "fattibili solo in certi casi", " non adatti a quello che faccio/al mio cavallo", ecc..
quanti di voi hanno letto i libri che vengono citati? quanti di voi si sforzano di capire quello che viene scritto?
eppure giudicate chi lo fa come "elitario"
Il miglior modo per rispettare il cavallo è rispettare te stesso

old duck

queste generalizzazioni mi danno veramente fastidio....guardate che esistono posti (e anche discretamente numerosi direi) dove non si insegna solo a saltare, saltare, saltare, dove magari l'istruttore è pure addestratore, posti dove si insegna una buonissima equitazione, dove ci sono giovani allievi volenterosi e capaci....E poi non capisco una questione di fondo....anzi, non capisco proprio dove voglia andar a parare Piciopacio (a parte la sensazione di fastidio per questo fraseggiar erudito inframmezzato da termini veramente insopportabili da leggere, ma capisco che questo è un mio limite personale). La bella equitazione....cos'è OGGI per Piciopacio e per Alex? Non esiste più? Non ci sono più  maestri (a parte Piciopacio a quanto leggo) in grado di insegnarla in Italia? Spariamoci allora tranquillamente un colpo...Magari volando più basso possiamo anche vedere le buone cose che molto umilmente tanta gente fa a cavallo.
Tornando IT, per me l'equitazione significa MONTARE: il lavoro da terra, in libertà può essere molto gratificante ma non può essere definito come equitazione
Ci sono due cose in Equitazione: la tecnica e l'anima. Nuno Oliveira

old duck

scusa Rhox (intervengo di nuovo) ma guarda che leggere i libri Classici è un grande merito ma non è certo condizione sine qua non per montar bene o per insegnare a montare bene. Idem la sperimentazione: tanto di cappello ma per montar bene bisogna in primis aver buoni maestri poi farsi il mazzo sul campo ed infine avere quel talento naturale che fa la differenza tra i moltissimi e i pochi. Poi la cultura equestre è importantissima per carità. Sarà che ho visto in sella persone meravigliosamente capaci di montare qualsiasi cavallo che resto molto perplessa di fronte a certe affermazioni
Ci sono due cose in Equitazione: la tecnica e l'anima. Nuno Oliveira

Nicola

Citazione da: PokerFace - Luglio 03, 2012, 09:08:47 AM

oltretutto da quel che scrivete passa il messaggio che l'equitazione sia qualcosa riservato agli eruditi, ai coliti, ad una elite.

che poi, questa di denigrare il prossimo per innalzar se stessi, è una cosa antipatica, anche al di fuori del campo equestre....

PokerFace temo tu abbia frainteso, me ne convincono le due affermazioni che cito.

Passare il messaggio che l'equitazione sia una disciplina che necessita un lungo studio ed una lunga applicazione è cosa ben diversa dal pensare che si tratti di materia elitaria. Te lo dice uno che ha praticato arti marziali per anni.

Altrettanto sbagliato è pensare che le affermazioni di "incompletezza" ed "ignoranza" di tanta parte del mondo equestre è invece il riconoscimento (fatto con un certo grado di umiltà) che lo studio è la sola via per un'equitazione consapevole, a qualsiasi livello la si pratichi.

Facendo un paragone, così come chi vuole padroneggiare la lingua italiana non può prescindere dallo studio di Dante, Petrarca, Boccaccio, e poi di Manzoni, Svevo...(meglio sarebbe se si partisse dai placiti cassinesi, ma lasciamo andare), così in equitazione è necessaria, prima possibile, la consuetudine e l'approfondimento di una biblioteca equestre.

Affermare il "dovere" dello studio, tanto più perchè in equitazione abbiamo la responsabilità su un altro soggetto pensante (il cavallo), non significa affatto sostenere l'elitarietà della disciplina.
Tu sarai pure Bob Loomis ma io non sono nato ieri

Falsum saepe vero suavius est

Shanna

concordo con Poker e anche con Old Duck.

Non basta la teoria, serve la pratica. E scusate se lo ribadisco, ma sono certa che qui dentro nessuno si può definire davvero un bravo cavaliere e nessuno può dire di praticare la bella equitazione.

Non è cosa per tutti.

Io non è che mi accontento o per me è sufficiente quello che faccio.
Ho sempre la voglia e lo stimolo di migliorarmi e di fare il meglio per il mio equino, ma so quali sono i miei limiti.
Il divertimento non viene prima del rispetto per l'animale.

ipocrisia? io penso modestia e umiltà, che servono in grandi dosi in questo "sport" o "arte".

Nicola

Citazione da: old duck - Luglio 03, 2012, 09:28:42 AM
scusa Rhox (intervengo di nuovo) ma guarda che leggere i libri Classici è un grande merito ma non è certo condizione sine qua non per montar bene

Il Generale questo diceva quanto sosteneva che i libri, in equitazione, sono fatti per chi già sa....

Ma chi già sa (e spesso chi già sa dovrebbe essere colui che insegna) dovrebbe riconoscere il valore della cultura.

Il talento non basta, in nessun campo.
Tu sarai pure Bob Loomis ma io non sono nato ieri

Falsum saepe vero suavius est

klystron

Citazione da: piciopacio - Luglio 02, 2012, 06:03:49 PM

Attenzione, non vi condanno anzi vi capisco perché la maggior parte di voi monta da 10/15/20 anni - dunque siete dei parvenus dell'equitazione - sicuramente: - o avete cominciato con un "fai da te" (la  solutione meno peggio), o avete incontrato istruttori di origine militare, oppure vi siete affidati ai guru del momento, .
Sia gli uni che gli altri sono lontani anni luce dalla "bella equitazione".


A me onestamente non piace questo modo di porsi....scusa Piciopacio, ma tu che ne sai chi c'e' dietro lo schermo e chi legge? Cosi come non lo sappiamo noi del resto...
Per il resto quoto Shanna e Old....

PokerFace

rox, non ci crederai ma, a parte i testi vecchissimi (che sono francamente illeggibili, faticosissimi) qualcosa ho anche letto (steinbrecht, la gueriniere, licart, l'hotte, klimke, paalman, oliveira, fleming, Karl ecc).
quindi no, io non bollo come "elitario" chi legge e studia, ma bollo come "elitario" chi pensa che solo studiando i tomi dei maestri si possa fare una bella equitazione.
eppure, leggere e studiare - ve lo dico per certo - non  è condizione sufficiente per montare nemmeno decentemente.
chi non ha la fortuna di avere una certa predisposizione (non tanto fisica quanto direi di sensibilità e di equilibrio) può ammazzarsi di studio ma farà sempre una equitazione meno che mediocre (io per esempio, posso studiare quanto mi pare, ma non monterò mai come moyersoen).

Nicola

Citazione da: PokerFace - Luglio 03, 2012, 09:43:20 AM
eppure, leggere e studiare - ve lo dico per certo - non  è condizione sufficiente per montare nemmeno decentemente.

Il tema (IMO) è un altro.

Il tema è che, prima o dopo bisognerà mettere mano alla cultura, per poter evolvere. Meglio sarebbe se a canalizzare questa "mole" di conoscenza fosse un istruttore competente.

Lungi da me fare l'apologeta di chicchessia, ma io sarei stato felice se chi mi ha insegnato l'equitazione mi avesse, nel tempo, detto parole tipo:

"il lavoro che stiamo facendo è tipico del metodo XY"
"per farti capire questa cosa provata da sella, leggi questo, poi ne parliamo"

Oppure, nel mondo delle fiabe, sogno un istruttore che dica:
"Ieri sera sono andato a leggere di come il tal cavaliere affrontava il problema che ieri non siamo riusciti a risolvere.....proviamo!"
Tu sarai pure Bob Loomis ma io non sono nato ieri

Falsum saepe vero suavius est

old duck

fermi un attimo: credo che nessuno qui dica che la cultura equestre non sia importante anche perchè qualsiasi persona che fa equitazione da un po' di anni avrà certo sentito il bisogno di leggere qualche libro. Mi pare poi anche stranissimo che istruttori certificati non abbiano cultura equestre visto che sono richieste prove di teoria e di conoscenza anche approfondite riguardo il cavallo. Starà certo poi alla sensibilità di queste persone che insegnano suggerire letture ma starà anche al gusto e alla sensibilità dell'allievo progredire e formarsi culturalmente. Nel modo dell'internet chiunque oggi ha gli strumenti per documentarsi e per affrontare qualche buona lettura (non parlo del web ma di autori e testi). Dire però che una profonda cultura equestre sia indispensabile per montar bene mi par francamente eccessivo.
Ci sono due cose in Equitazione: la tecnica e l'anima. Nuno Oliveira

bionda

Citazione da: PokerFace - Luglio 03, 2012, 09:43:20 AM
eppure, leggere e studiare - ve lo dico per certo - non  è condizione sufficiente per montare nemmeno decentemente.
chi non ha la fortuna di avere una certa predisposizione (non tanto fisica quanto direi di sensibilità e di equilibrio) può ammazzarsi di studio ma farà sempre una equitazione meno che mediocre (io per esempio, posso studiare quanto mi pare, ma non monterò mai come moyersoen).

Mi pare che nessuno abbia detto che sia sufficiente leggere libri per imparare a montare bene.

Per poter montare bene, secondo me, prima di tutto ci vuole il fisico, il talento, l'equilibrio è un talento fisico. Si può migliorare con la pratica, ma ognuno ha i suoi limiti. La sensibilità è un talento psichico, ma da sola non basta, se poi il fisico non ti segue. Uno può avere orecchio ed essere stonato lo stesso.

D'altra parte non ho mai visto un cavaliere che mi piacesse e che fosse un praticone che non legge. C'è veramente troppo da sapere. Per praticare una buona equitazione non può bastare un istruttore, o copiare quei pochi che ti vedi intorno.

"Entschuldige, mein Tier, ich werde schon noch dahinterkommen"
Udo Bürger
"Scusami, mio animale, prima o poi ci arriverò"

Nicola

Citazione da: old duck - Luglio 03, 2012, 10:03:28 AM
Mi pare poi anche stranissimo che istruttori certificati non abbiano cultura equestre visto che sono richieste prove di teoria e di conoscenza anche approfondite riguardo il cavallo.

Carissima, tempo fa (temo qualche anno), Angioni scrisse un articolo molto interessante sui testi proposti in FISE per kla formazione degli istruttori. Sul tema che citi....è per lo meno illuminante....lo posto qui....

http://www.***.it/viewtopic.php?f=33&t=1870

Inauguro la nuova sezione inserendo un articolo scritto nel 2000 per la "Rivista di Cavalleria", pubblicazione dell'Associazione Nazionale Arma di Cavalleria. Si tratta della stessa rivista, che esce ininterrottamente dal 1886, sulla quale, nei numeri di gennaio e di febbraio del 1901, il capitano Federico Caprilli pubblicò il suo primo scritto Per l'equitazione di campagna, il manifesto del nuovo "Sistema naturale di equitazione" che gettò le basi della sua rivoluzione.

Ecco il mio articolo:

La storia del Testo guida per la formazione professionale dell'istruttore di equitazione è, per sommi capi, la seguente.

Il 15 dicembre 1996 viene eletto il nuovo consiglio della FISE, con la presidenza Croce. Consigliere responsabile del nuovo settore per la formazione (ex scuola istruzione) diventa il dottor Flaminio Richeri, un medico di Calice Ligure, già presidente del Comitato regionale ligure della F.I.S.E., che ha avuto modo di dichiararsi, saggiamente, un "non tecnico" (Pinerolo, 1 ottobre 1999), pur essendo alla testa del reparto più tecnico della federazione.

Viene nominata la commissione per la stesura di un nuovo testo per la formazione degli istruttori. La commissione lavora collegialmente e, come primo passo, redige un nutrito elenco di testi che diventa la bibliografia del testo in progetto.

"La redazione di questa bozza è avvenuta in modo corale", precisano i redattori nell'introduzione del testo. La bibliografia contiene l'elenco di cinquantuno testi, di cui quaranta di autori esteri, dieci di autori italiani, uno di origine sconosciuta, per un totale di più di novemila pagine. Sono le letture fatte dai commissari, per loro esplicita dichiarazione.

Dei dieci testi di autori italiani solo quattro sono di equitazione. Gli altri trattano la medicina sportiva, il pronto soccorso, l'allestimento di ostacoli e di percorsi di salto e di concorso completo, l'educazione motoria di base (uomo) e il corpo, il movimento e la prestazione (uomo). I redattori asseriscono di aver letto, anzi studiato i testi, studio da cui è scaturita la sintesi. Quindi il testo, giova sottolinearlo, è indiscutibilmente – a detta dei redattori - la sintesi dei cinquantuno testi.

Nel maggio del 1997 il Testo guida in bozza è pronto. Il che vuol dire che i quattro redattori, senza ritirarsi in un eremo, in meno di cinque mesi hanno letto e studiato coralmente, cioè tutti e quattro, novemila pagine e ne hanno operato la sintesi. Una fatica che ha dell'incredibile.

Ma il tempo è nulla in confronto alla difficoltà dell'operazione di sintesi. Qui manca lo spazio per citare il nome di tutti gli autori dei testi elencati nella bibliografia (sei tedeschi, un austriaco, tredici francesi, un olandese, sette inglesi, un ungherese), un elenco che suscita, prima ancora di addentrarsi nella lettura, lo sgomento o una gran risata del competente. Basti sottolineare che sono comprese nella sintesi le opere di due famosi cavalieri-autori francesi dell'Ottocento, il conte d'Aure e François Baucher, capi di due scuole opposte, irriducibili avversari in vita sul campo e per sempre nelle idee, il cui migliore e più famoso allievo, il generale L'Hotte (autore di Questioni equestri), stimò di tenere ben separati nell'applicazione pratica, fino a vietare l'applicazione dei metodi ideati da Baucher ai cavalieri del Cadre Noir (il quadro degli istruttori di equitazione della cavalleria francese) e si guardò bene, nei suoi scritti, dall'operare l'impossibile sintesi degli insegnamenti dei due maestri, essendo appunto impossibile la sintesi degli opposti. Soltanto un lettore sprovveduto di cultura equestre o un neofita entusiasta per la novità del giochetto si sarebbe potuto avventurare in un tale stravagante idea di sintesi.

Le domande che sorgono spontanee e legittime in un uomo di cavalli o in semplice appassionato italiano, di una nazione cioè patria due volte (la prima nel Cinquecento, la seconda nel Novecento) di un rinascimento equestre, sono le seguenti: era veramente necessario metter mano in fretta e furia alla redazione di un testo tanto importante per il futuro dello sport equestre italiano senza un preventivo ragionamento questo si "corale" e un dibattito che avessero interessato i competenti che, grazie a Dio, sono ancora in circolazione sul territorio nazionale? E' possibile che per confezionare un testo guida per la formazione dell'istruttore di equitazione italiano si siano dovuti scomodare ventinove autori esteri? E' possibile che soltanto tre italiani (Ubertalli, Mangilli e Nava con due testi) abbiano avuto il compito dell'apporto del nostro insegnamento?

Ma il fatto più sorprendente, direi mostruoso, che determina una nuova rivoluzione davvero epocale (nel 1997 eravamo al termine del secondo millennio), è l'esclusione dalla bibliografia, quindi dalla sintesi, degli scritti di Federico Caprilli, il cui nome è citato una sola volta nella parte dedicata all'apprendimento delle tecniche di salto all'interno della frase che trascrivo integralmente: "La tecnologia e gli studi sulla meccanica del movimento ci consentono di proporre un metodo che abbia delle solide basi razionali, partendo dai principi enunciati e sperimentati dal capitano Federico Caprilli, sino alla loro attuale evoluzione, frutto della continua sperimentazione". Dei principi enunciati e sperimentati da Caprilli non si trova neppure l'ombra in tutto il testo.

Circa cento anni fa (1901) sono uscite le bozze del primo regolamento di equitazione ispirato dalla rivoluzione prodotta dal pensiero e dalla pratica di un grande innovatore, universalmente riconosciuto, Federico Caprilli, che tanto bene ha portato al modo di montare e di lavorare i cavalli in tutto il mondo e che ha dato origine alla moderna equitazione di salto ostacoli, che ha liberato l'istinto, la bocca e le reni del cavallo e li ha messi a disposizione del buon cavaliere.

Circa cento anni dopo (1997) il nome di Caprilli viene ufficialmente abolito e il suo insegnamento cancellato. Sarebbe stato indubbiamente impossibile far andare d'accordo la semplicità, il buon senso e la razionalità di Caprilli (si rileggano i suoi esemplari scritti, che hanno il pregio della chiarezza e della sinteticità, pregio di chi ha le idee chiare) con i concetti, le metodologie, le pratiche contenute in molti dei libri sintetizzati, soprattutto con il linguaggio astruso e involuto adottato dai redattori, con il vocabolario specialistico preso a prestito chissà dove del testo guida in esame.

Al posto dell'insegnamento di Caprilli viene scelto senza tante spiegazioni, come testo ispiratore di un nuovo modo, non italiano, di addestrare il cavallo e di insegnare al cavaliere il salto, un libro di due autori tedeschi, tra l'altro scritto espressamente (nella prefazione all'edizione italiana firmata dai due autori) per il costruttore di percorsi da Arno Gego e Hauke Schmidt, da cui il titolo Percorsi e ostacoli, pubblicato nella versione italiana dalle Edizioni Equestri nel 1989. Il capitolo III contiene il succo del nuovo insegnamento passato nelle pagine del Testo guida nella quinta parte, seconda fase dell'istruzione, intitolata Apprendimento delle tecniche di salto, una specie di testo di ragioneria equestre.

Gli Italiani sono conosciuti nel mondo soprattutto e soltanto per il loro modo di montare e di vincere nei concorsi di salto ostacoli, non certamente per i risultati nel concorso completo (a parte le due medaglie d'oro di Tokyo) e nei concorsi di addestramento (dressage). Quel modo avremmo avuto il dovere non solo di preservare, ma di coltivare e di tramandare.

La caratteristica monta italiana verso e sull'ostacolo, nostra unica e caratteristica prerogativa, insegnata dai grandi cavalieri e dai maestri italiani tra le due guerre mondiali e dopo la seconda guerra, finché sono vissuti; la monta rappresentata dal modo di andare di grandissimi cavalieri quali Piero e Raimondo d'Inzeo, Graziano Mancinelli, per non citare che coloro che hanno ottenuto le maggiori e più importanti vittorie, ineguagliate in Italia; il modo di insegnare nelle nostre scuole di equitazione da istruttori che si richiamavano tutti a un sistema che ha dato indiscutibili risultati sul campo; tutta questa ricchezza viene improvvisamente gettata al vento da un nuovo testo per la formazione degli istruttori, redatto da quattro giovani "tecnici" che probabilmente non hanno idea della ferita che hanno inferta al nostro patrimonio e non sono neppure al corrente della grandezza del nostro passato. Il nostro passato non è un museo dove si conservano reperti archeologici o testimonianze di quello che fu. Il nostro passato è una tecnica di monta sugli ostacoli e di addestramento del cavallo saltatore tuttora viva, valida, indiscutibile. Basta praticarla, e correttamente.

Eppure, malgrado i precedenti, il presidente della F.I.S.E. ha trovato il modo di dichiarare nella presentazione della bozza del Testo guida che "la cultura equestre mondiale trova nella tradizione italiana, internazionalmente identificata nel pensiero e negli scritti di Federico Caprilli, l'elemento di coesione tecnicamente più significativo". Evviva la coerenza: Caprilli e i suoi scritti sono però scomparsi dal Testo guida. Quale coesione poi trovi la cultura equestre mondiale nella tradizione italiana non è dato di sapere e di capire. Sono tutte belle e vuote parole nel tentativo di arrampicarsi sugli specchi per accreditare un testo che di italiano non ha assolutamente nulla, che dice addio alla nostra più bella equitazione di salto ostacoli, che ci condanna a essere una nazione senza passato al rimorchio di teorie e di procedure che non ci appartengono, prese a prestito qua e là da alcuni testi di autori esteri che con l'equitazione italiana non hanno rapporto alcuno.

Una volta, a Roma, nell'ufficio del segretario della Federazione italiana sport equestri, commendator Ennio Marongiu, di fronte alla sua scrivania, c'era uno scaffale con la raccolta completa de "Il cavallo italiano", dall'anno della sua fondazione (1923) all'ultimo numero. Quella raccolta di pubblicazioni mensili, lungo l'arco di circa mezzo secolo, contiene la più bella antologia di scritti di nomi illustri dell'equitazione italiana, veri uomini di cavalli, cavalieri straordinari, uomini di intelletto fine e dalle opinioni fondate profondamente nella pratica vissuta personalmente, scritti da cui trarre un insegnamento nazionale, moderno, intelligente, confrontandolo e integrandolo con lo studio della monta dei nostri grandi cavalieri, di cui è superfluo ripetere il nome. Non dimentichiamo che il cavallo, differentemente dagli tutti gli "strumenti" utilizzati dall'uomo nel campo sportivo, non si è evoluto nell'ultimo secolo. I cavalli che montavano i nostri cavalieri d'anteguerra e di qualche decennio fa erano gli stessi di oggi. Il loro sistema di locomozione non è cambiato, la loro psiche era esattamente la stessa dei cavalli attuali.

Quelle pagine avrebbero dovuto incominciare a sfogliare i quattro redattori scelti dalla F.I.S.E., insieme ai dirigenti da cui sono stati scelti. Quella si sarebbe stata una bella lettura corale per rendersi prima di tutto conto dell'arduo compito al quale si accingevano. Probabilmente avrebbero rinunciato al progetto e all'incarico, salvandoci da un'innovazione non superflua, ma dannosa.

Paolo Angioni
Tu sarai pure Bob Loomis ma io non sono nato ieri

Falsum saepe vero suavius est