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Tipi di monta

Aperto da alex, Settembre 11, 2012, 01:41:52 PM

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alex

Due parole sull'equitazione bellica. Senza andare troppo lontano, ma restando quasi ai giorni nostri nel corso del XIX secolo, le manovre di combattimento vero e proprio a cavallo hanno progressivamente perso il carattere di "sfondamento di forza" mentre acquisiva importanza la maneggevolezza, l'imprevedibilità e un "ordinato disodine", fino ad arrivare all'epoca caprilliana, inizi '900, in cui all'equitazione da combattimento non restava che assomigliare moltissimo a una equitazione sportiva di campagna, proprio per piombare sul nemico attraverso qualsiasi ostacolo (che fosse tecnicamente superabile). Ma vi sono anche alti aspetti dell'equitazione militare che richiedono grandi capacità di campagna: l'avanscoperta, le comunicazioni.

C'è un articolo, sulla sconfitta di Adua, che la mette proprio in relazione con l'assenza della cavalleria, che sarebbe stata necessaria, anche in piccolo numero, non tanto per affrontare in combattimento le maree di etiopi a cavallo, quanto per avere informazioni tempestive sugli spostamenti del nemico.

Tuttavia la necessità di spostarsi rapidamente superando qualsiasi ostacolo dovrebbe coniugarsi anche con la possibilità di percorrere lunghissime distanze in sella, seppure a velocità contenuta, e quindi non so se la classica sella inglese fosse la più opportuna, nemmeno in quel periodo di "canto del cigno" dell'uso bellico della cavalleria.

Nel periodo immediatamente precedente, invece, esisteva ancora la necessità di attaccare in squadroni compatti, e di manovrare con esattezza in gruppi ordinati, e da qui la necessità di privilegiare il perfetto controllo del cavallo sulla velocità e sull'iniziativa; e quindi era importante un'equitazione più simile a quella di scuola e di maneggio, basata sulla precisione delle manovre.

La nuda Verità è una donna difficile da amare. L'illusione invece è una donna seducente, amorevole, a cui è facilissimo restare fedeli.

Winter Mirage

Interessante Alex...!!!


Sachicko... la sella da trekking in sintetico potrebbe essere un buon approccio... salvo una cosa... le metterei un quartiere e leverei il fender.
Non tanto perchè sono inglesista... ma perchè se penso di usare il cavallo abitualmente (e avendo una sella quasi identica a quella della foto) so che mi piace la comodità della gamba luuuuuuunga... ed un bel quartierone aiuta a stare in sella comodamente... oltre ad essere un pelo un freno quando il cavallo fa boiate.

Invece mi piace il mini sottosella!!!  :love4:
Assiduus usus uni rei deditus et artem et ingenium saepe vincit

Sachiko.88

Alex.. la tua dissertazione è davvero interessante.. non hai altro da raccontarci? data la mia ignoranza in materia posso solo stare ad ascoltare!

Winter.. il quartiere sarebbe un'ottima aggiunta, non ci avevo minimamente fatto caso!
Diciamo che verrebbe fuori una sella mista: con il seggio simile a quello della sella americana, e i quartieri della segga inglese per dare stabilita.. mmm.. ci piace! brevettiamo?
E anche se fosse solo finzione, solo il pretesto per fare una canzone!
vale la pena almeno di tentare, se è un'occasione per poter volare
allora non la sprecare, prova a volare!...

Winter Mirage

Assiduus usus uni rei deditus et artem et ingenium saepe vincit

alex

Citazione da: Sachiko.88 - Settembre 12, 2012, 05:26:28 PM
Alex.. la tua dissertazione è davvero interessante.. non hai altro da raccontarci? data la mia ignoranza in materia posso solo stare ad ascoltare!

Dissertazione è un po' audace come definizione... sono solo flash e impressioni prese sfogliando quel "vecchio mattone" di Rivista di Cavalleria. Dalle diverse voci - c'è quella del giovane ufficiale rampante, quella del vecchio veterano, quella di chi va a curiosare fra le cavallerie estere del tempo -  un po' come dalle voci di questo forum, viene fuori un mosaico, ed essendo la fine del 1800 emerge proprio "il mondo di passaggio" fra la vecchia equitazione di scuola e e la nuova equitazione sportiva.

Facci un saltino anche tu! Se ci passi, ho la garanzia di aver lavorato almeno per UNA persona....  :icon_rolleyes:

http://it.wikisource.org/wiki/Rivista_di_Cavalleria_-_Volume_I

La nuda Verità è una donna difficile da amare. L'illusione invece è una donna seducente, amorevole, a cui è facilissimo restare fedeli.

piciopacio

Esiste una retorica romantica sulla cavalleria che è radicatissima, nella realtà, la fanteria - quando ben organizzata - ha sempre avuto la meglio sui reparti di cavalleria che prevalevano solo quando, come nel medio evo: -

le fanterie erano spesso neglette e composte da fanti per lo più di estrazione rustica o servile, male armati e poco addestrati.

Gli alabardieri svizzeri, i tercios spagnoli, i lanzichenecchi quando facevano quadrato erano praticamente inespugnabili, le cariche di cavalleria raramente sfondavano.

Penso della guerra - dunque dei militari - tutto il male possibile.
Credo che le donne siano la sola ancora di salvezza possibile per l'umanità, chi lo volesse può saperne di più di come la penso su questi tema seguendo questo link

http://calmoinavantiedritto.blogspot.it/2011/08/militaria.html

Il passaggio tra l'equitazione di scuola e quella sportiva è cominciato in Inghilterra dalla seconda metà del 600, la sella inglese esisteva già ai tempi del de La Guerriniere, e fu gradatamente adottata - con relativi aggiustamenti - da tutte le cavalerie europee.

Quello a cui assisti è la fine dell'equitazione militare, che ha trascinato la sua agonia fino alla II guerra mondiale con le gloriose cariche dei polacchi contro i tank tedeschi, ed altre simili furbate come questa.


Mario Biserni

L'ultima Carica del Savoia.

Lo stesso Abba viene falciato da un colpo al cuore nel tentativo di raggiungere gli uomini di Rubino rimasti senza una guida.
Mentre si continua a morire si levano alte le grida degli uomini del 3° che hanno messo in fuga le ultime truppe russe. Savoia è ormai padrone del campo
grazie alle due cariche della cavalleria del 2° e 3° squadrone e all'ausilio delle forze a piedi del 4°. Il fumo si dirada sul campo di battaglia e i cavalieri rientrano alla spicciolata. Sono da poco passate le nove quando finalmente si possono contare i caduti della carica di Savoia Cavalleria.
"Savoia ha caricato" è la frase che passa di bocca in bocca e che riempie di orgoglio i cuori dei sopravvissuti. Il bilancio finale è di 33 vittime e 53
feriti. Il prezzo più alto è pagato dai cavalli: 150 nobili destrieri non ci sono più. Le truppe russe pagano un prezzo molto più alto: 150 morti, 300 feriti e 500
prigionieri Gli ingenti sacrifici del Reggimento vengono ripagati con la medaglia d'oro allo stendardo, medaglia d'oro alla memoria per Abba e Litta, 54 medaglie d'argento e 49 croci di guerra sul campo. Proprio nel giorno del 250° compleanno del Reggimento si è consumata la più gloriosa pagina della storia delle "cravatte rosse". L'unico tassello che manca è quello del nome da dare alla carica. Durante la sera gli ufficiali optano per Isbuscenskij, un paese che non è mai stato raggiunto dai cavalieri di Savoia, ma che grazie a questo episodio è entrato a pieno titolo nella storia delle forze armate italiane.

Mario Biserni

Breve storia della cavalleria e altri scritti

                                                        Queste pagine sono state scritte per i soldati che oggi servono nell'arma di cavalleria.
                                                                          Si dice che la cavalleria non e! un'arma ma uno stile di vita.
                                                                                                               E' vero.
Ma senza i soldati non esisterebbe la cavalleria; senza i reggimenti saremmo alle compagnie di ventura o alle confraternite; senza gli Stendardi non avremmo memoria, onore, futuro.

maggio 2004

Francesco Apicella
dragone, lanciere, cavalleggero

piciopacio

Quando leggo Savoia mi vengono i brividi, non tanto per Filiberto che imperversa in TV e suo padre - il giovinotto mi è addirittura simpatico - quanto per Sciaboletta cuor di leone e per il Padre della Patria: - Vittorio Emanuele I.....cosa c'entra tutto ciò con i  - Tipi di monta. solo Iddio lo sa.



Mario Biserni

La sera del 20 gennaio 1941, il tenente Guillet rientrò al forte di Cheru dopo una lunga ed estenuante attività di pattugliamento del territorio, ma gli venne ordinato di ripartire immediatamente per affrontare gli inglesi della Gazelle Force che minacciavano di accerchiare migliaia di soldati italiani in ritirata verso Agordat. L'improbo compito attribuitogli era di ritardare di almeno 24 ore la manovra dell'avversario, costringendolo a fermarsi nella piana tra Aicotà e Barentù. All'alba del 21 gennaio, dopo una furtiva manovra di aggiramento, il Gruppo di Guillet caricò il nemico alle spalle, creando scompiglio tra i ranghi anglo-indiani. Si trattò di uno spettacolo impressionante e, al contempo, incredibile: Guillet e i suoi uomini attaccarono, armati di sole spade, pistole e bombe a mano, le truppe appiedate e le colonne blindate inglesi. Dopo essere passato illeso tra le sbalordite truppe avversarie, il Gruppo tornò sulle posizioni iniziali per caricare nuovamente. Questo diede tempo agli inglesi di riorganizzarsi e di sparare ad alzo zero verso i cavalieri di nuovo all'attacco. In particolare, alcune pattuglie blindate inglesi iniziarono a dirigersi verso il fianco e alle spalle dello schieramento di Guillet, minacciando di accerchiare il manipolo di soldati a cavallo. Il tenente Roberto Togni, Vicecomandante del Gruppo, effettuò allora una mortale "carica di alleggerimento" con il suo plotone di trenta indigeni, per consentire al grosso del Gruppo di sganciarsi indenne. All'ordine di "Caricat!" il plotone, con il Togni in testa, si gettò su una colonna di carri "Matilda", che aprirono il fuoco falciando mortalmente tutti gli uomini e i cavalli. Quel sacrificio permise, tuttavia, al resto delle truppe di Guillet di sganciarsi conseguendo appieno l'obiettivo: le truppe italiane in ritirata erano al sicuro dentro le fortificazioni di Agordat. Guillet pagò un alto prezzo per questa battaglia: 800 tra morti e feriti e la perdita del suo grande amico Togni. Fu quella l'ultima carica di cavalleria nella storia militare dell'Africa.
L'ufficiale britannico che subì l'assalto in seguito così descrisse l'avvenimento:

« Quando la nostra batteria prese posizione, un gruppo di cavalleria indigena, guidata da un ufficiale su un cavallo bianco, la caricò dal Nord, piombando giù dalle colline. Con coraggio eccezionale questi soldati galopparono fino a trenta metri dai nostri cannoni, sparando di sella e lanciando bombe a mano, mentre i nostri cannoni, voltati a 180 gradi sparavano a zero. Le granate scivolavano sul terreno senza esplodere, mentre alcune squarciavano addirittura il petto dei cavalli. Ma prima che quella carica di pazzi potesse essere fermata, i nostri dovettero ricorrere alle mitragliatrici[2] »

Guillet partecipò, alla testa di quello che rimaneva del suo Gruppo ormai appiedato, anche alle battaglie di Cochen e Teclesan, prima della caduta di Asmara avvenuta il 1º aprile 1941.

La leggenda del Cummandar es Sciaitan

Mario Biserni

Non si parlava di cavalleria?

alex

Trovata la "razza perfetta" per l'equitazione da mobilità, senza pretese, senza fisime e senza pazzie! E - paradosso - sta nella mia regione, il Friuli!!!

"Il cavallo friulano è piccolo di statura (m. 1,40 a metri 1,50), ha la testa attaccata con grazia, fronte spaziosa piana, e quadrata, orecchie mobilissime, naso leggermente camuso, occhi grandi e vivaci, narici aperte. Il corpo quasi cilindrico, garrese elevato, rotondo e carnoso, dorso breve, robusto, reni lunghe, avvallate, groppa breve, larga e cadente, ma muscolosa. Il torace è molto largo a coste fortemente arcate, il ventre breve, un pò pesante, il fianco piccolo. Le gambe muscolose e tendini asciutti e staccati, articolazioni larghe, tibie lunghe, stinchi e pastorali posteriori corti, tendenza al vacchino in molti soggetti. La pelle ed i peli non sono molto fini, ciò che lo rende poco sensibile alle influenze atmosferiche. Il colore del mantello è grigio storno.
Il dott. A. Barpi nel suo libro sulle razze cavalline italiane [p. 610]riassume bene i pensamenti dei più pregiati descrittori del cavallo forlano, ed a coteste qualità fisiche aggiunge molte doti pregevoli e cioè: la bontà dell'indole, la docilità e l'intelligenza, l'energia e la resistenza, la sicurezza e facilità dei movimenti e lo slancio generoso.
L'inesperto che vede questo cavallo al passo od in iscuderia lo può credere un cavalluccio qualunque, ma osservato in azione diventa ammirevole. I suoi pregi sono l'energia, la prontezza e la potenza delle contrazioni muscolari che eseguisce alla partenza. (fonte)"   :happy_birthday-736:

Piccolo problema: già all'inizio del 1900 ne veniva preconizzata l'estinzione... cosa che puntualmente è avvenuta.  :vfncl:
La nuda Verità è una donna difficile da amare. L'illusione invece è una donna seducente, amorevole, a cui è facilissimo restare fedeli.

Sachiko.88

Citazione da: alex - Settembre 13, 2012, 07:03:19 AM
Trovata la "razza perfetta" per l'equitazione da mobilità, senza pretese, senza fisime e senza pazzie! E - paradosso - sta nella mia regione, il Friuli!!!

"Il cavallo friulano è piccolo di statura (m. 1,40 a metri 1,50), ha la testa attaccata con grazia, fronte spaziosa piana, e quadrata, orecchie mobilissime, naso leggermente camuso, occhi grandi e vivaci, narici aperte. Il corpo quasi cilindrico, garrese elevato, rotondo e carnoso, dorso breve, robusto, reni lunghe, avvallate, groppa breve, larga e cadente, ma muscolosa. Il torace è molto largo a coste fortemente arcate, il ventre breve, un pò pesante, il fianco piccolo. Le gambe muscolose e tendini asciutti e staccati, articolazioni larghe, tibie lunghe, stinchi e pastorali posteriori corti, tendenza al vacchino in molti soggetti. La pelle ed i peli non sono molto fini, ciò che lo rende poco sensibile alle influenze atmosferiche. Il colore del mantello è grigio storno.
Il dott. A. Barpi nel suo libro sulle razze cavalline italiane [p. 610]riassume bene i pensamenti dei più pregiati descrittori del cavallo forlano, ed a coteste qualità fisiche aggiunge molte doti pregevoli e cioè: la bontà dell'indole, la docilità e l'intelligenza, l'energia e la resistenza, la sicurezza e facilità dei movimenti e lo slancio generoso.
L'inesperto che vede questo cavallo al passo od in iscuderia lo può credere un cavalluccio qualunque, ma osservato in azione diventa ammirevole. I suoi pregi sono l'energia, la prontezza e la potenza delle contrazioni muscolari che eseguisce alla partenza. (fonte)"   :happy_birthday-736:

Piccolo problema: già all'inizio del 1900 ne veniva preconizzata l'estinzione... cosa che puntualmente è avvenuta. :vfncl:

L'ultima frase mi ha demoralizzato.. Perchè in Italia non riusciamo mai a valorizzare i nostro patrimonio?  :icon_neutral:
E anche se fosse solo finzione, solo il pretesto per fare una canzone!
vale la pena almeno di tentare, se è un'occasione per poter volare
allora non la sprecare, prova a volare!...

Mario Biserni

molto semplice era un cavallo frugale agricolo come lo è il bardigiano che esiste ancora...E l'agricoltura non ne ha più avuto bisogno.
Se pensi che sono sparite razze molto più nobili:
il Corsiero Napolitano il persano non esiste quasi più, il San fratellano non gode di ottima salute, il Salernitano è sulla stessa linea..
Non ricordo dove l'ho messo ma sul web si trova ancora un documento dove il Re d'Italia inviava ad un Re arabo che aveva subito un epidemia oltre 100 cavalli Arabi orientali dal centro ippico di Catania..
Pensa a che libvelli era il mondo equestre in Italia...Senza arrivare alla famosa scuola di Napoli dove tutti i nobili europei che volevano imparare ad andare a cavallo venivano...Pignatelli, Grisone, Fiaschi...

alex

Corsiero..... solo recentemente (pensate che esperto sono) ho scoperto che ai tempi della cavalleria pesante c'era il destriero, i corsiero e il palafreno. Tre tipi di cavalli, che dovevano essere tutti posseduti dal cavaliere combattente, per tre tipi di attività, e probabilmente con tre monte diverse.
La nuda Verità è una donna difficile da amare. L'illusione invece è una donna seducente, amorevole, a cui è facilissimo restare fedeli.