http://www.cavalloplanet.it/index.php?topic=1081.0
Il topic di cui al link qui sopra mi ha fatto riflettere. Una riflessione seria, a dispetto del titolo, volutamente ironico, e spero che il fatto non desti polemica (in caso contrario, pazienza!).
Prima di chiedersi cosa sia un istruttore ho deciso, nel mio personale vocabolario equestre, di bandire la parola istruttore. Maestro, questo è il termine che utilizzerò d'ora in avanti.
Stabilito ciò, cosa o chi è un Maestro?
Il termine Maestro è talmente mal usato e disusato che persino le enciclopedie on-line considerano, oggi, questo termine come fuorviante. In realtà è un termine quasi ecumenico per indicare chi, data l'esperienza e la perizia dimostrata in una determinata disciplina, si pone a capo di una comunità di persone che si applicano nello studio di quella disciplina.
Ma la domanda più interessante è. Cosa vuole un Maestro?
Semplice: il suo fine è quello di diventare inutile all'allievo. Il suo fine è di vedere l'allievo raggiungerlo e superarlo. E' un fine tanto meraviglioso quanto crudele, che porta con sè una quantità infinita di implicazioni psicologiche, che Tu Revien potrà meglio di me spiegare.
Qualsiasi insegnante vi troverete di fronte, al quale non sia chiara questa faticosa missione, non è un Maestro, indipendentemente dalla propria abilità.
Ora, quanti di voi hanno incontrato un Maestro vero?
Io.
io ne ho incontrati tre.
ma nessuno di loro era disposto ad insegnarmi qualcosa.
facevo troppo schifo oppure ero troppo presuntoso o forse tutte e due le cose insieme.
Bellissima la risposta di Poker. Per quanto mi riguarda ho collezionato una serie di personaggi, nei vari decenni passati, che non potrei definire Maestri ma al massimo onesti artigiani più o meno dediti al loro lavoro: infatti mi sono arrangiata da sola anche per interi decenni senza sentire troppo la loro mancanza.
La persona che mi aiuta attualmente forse potrebbe essere definita "Maestro" secondo la definizione che ne dà Nicola, perchè vedo in lei la volontà di diventarmi "inutile" prima o poi.
Riguardo alle implicazioni psicologiche hai ragione, Nicola. Permettere a qualcuno di superarci, insegnandogli addirittura a farlo, richiede un'autostima a prova di bomba e anche una certa capacità di gestire il distacco, la separazione. Perchè se un allievo diventa davvero bravo, tra lui e l'istruttore si crea un legame che sempre più si avvicina a un rapporto tra pari, che diventa difficile interrompere perchè è gratificante per entrambi.
Citazione da: Nicola - Ottobre 08, 2012, 04:20:19 PM
Semplice: il suo fine è quello di diventare inutile all'allievo. Il suo fine è di vedere l'allievo raggiungerlo e superarlo. E' un fine tanto meraviglioso quanto crudele, che porta con sè una quantità infinita di implicazioni psicologiche, che Tu Revien potrà meglio di me spiegare.
secondo il mio modesto parere, ci sono casi (molti) in cui un istruttore/un maestro, capisce (a volte anche da subito) che l'allievo non sarà mai in grado di superarlo.
Per fortuna, ci sono istruttori che non si perdono d'animo e mantengono la passione anche nel cercare di insegnare qualcosa, il più possibile, a questi allievi.
per questo motivo, io penso che il mio istruttore sia un maestro.
beh io direi di si. e ripeto mi ritengo una persona fortunata.
mi sta dando tutto quello che sa. sta a me essere in grado di recepirlo.
Citazione da: Tu Reviens - Ottobre 08, 2012, 06:39:53 PM
Riguardo alle implicazioni psicologiche hai ragione, Nicola. Permettere a qualcuno di superarci, insegnandogli addirittura a farlo, richiede un'autostima a prova di bomba e anche una certa capacità di gestire il distacco, la separazione. Perchè se un allievo diventa davvero bravo, tra lui e l'istruttore si crea un legame che sempre più si avvicina a un rapporto tra pari, che diventa difficile interrompere perchè è gratificante per entrambi.
Ecco il punto, ecco il punto! Per Diana, ecco il punto!
Io questa cosa l'ho provata, la provo ogni volta che indosso sci e scarponi, e lo provai, commosso, quando il mio Maestro mi fu accanto alla consegna di un importante titolo nel judo. Non ho intenzione di andare oltre qui, ma il tema è esattamente questo.
In equitazione questa "magia", questa "fusione d'anime" non l'ho provata mai, ma di persone che mi hanno dato, equitativamente parlando, tutto ciò che potevano/sapevano, almeno un paio le ho incontrate.
Quando sembro ambizioso, o superbo addirittura, nel dire che la ricerca di ogni buon allievo mira al superamento del proprio Maestro, lo dico a ragion veduta.
Citazione da: Shanna - Ottobre 08, 2012, 07:25:04 PM
secondo il mio modesto parere, ci sono casi (molti) in cui un istruttore/un maestro, capisce (a volte anche da subito) che l'allievo non sarà mai in grado di superarlo.
Mutuando il discorso di Tu Revien (che d'ora in avanti chiamerei col suo nome, se me ne concederà il permesso), chi così la pensasse avrebbe così poca stima di sè, e così poca fiducia nei suoi mezzi, da non trasferire nulla se non ha chi ha talmente tanto talento naturale da raggiungere certi risultati anche senza l'ausilio di una guida.
Citazione da: Nicola - Ottobre 08, 2012, 08:26:37 PM
Mutuando il discorso di Tu Revien (che d'ora in avanti chiamerei col suo nome, se me ne concederà il permesso), chi così la pensasse avrebbe così poca stima di sè, e così poca fiducia nei suoi mezzi, da non trasferire nulla se non ha chi ha talmente tanto talento naturale da raggiungere certi risultati anche senza l'ausilio di una guida.
Non ho capito. Dici che un istruttore che si rende conto dei limiti dell'allievo è un cattivo istruttore?
O dici che un allievo che prende atto dei suoi limiti è uno che si sottostima?
Io ho iniziato due anni fa, non sono giovanissima e non sono portata. Avevo (ho) un sacco di paure. Non è falsa modestia nè mancanza di autostima.
Il mio istruttore ce la mette davvero tutta per insegnarmi il più possibile, davvero. Ma è giusto che io resti con i piedi per terra, sarebbe deleterio pensare di poter arrivare ai suoi livelli. Io penso che proprio per questo sia un ottimo istruttore, dice la verità, non fa credere cose che non sono vere, non mette grilli per la testa, ma ti sprona ad andare avanti (se vede che hai passione).
un istruttore che pensi in breve che il suo allievo non andrà mai molto lontano ha poca stima delle sue capacità. questo intendeva nicola..
se parti dal presupposto che un sacco di persone non potranno tendere al meglio e quindi a superarti non hai fiducia nelle tue capacità di insegnamento..
Al di là del talento dell'allievo, e della capacità del maestro, arrivare a certi livelli è cosa comunque riservata a chi ha l'opportunità e la voglia di dedicarsi all'equitazione a tempo pieno. La mia istruttrice monta qualcosa come 4 ore al giorno tutti i giorni da quando è nata, in più ci mette anche passione e la voglia di migliorarsi sempre a sua volta. Quando mai sarà superata da qualche allieva dilettante che monta 4 ore alla settimana?
Siamo realisti: un dilettante resta un dilettante, e non c'è niente di male, chi si accontenta gode.
Citazione da: PokerFace - Ottobre 08, 2012, 05:57:51 PM
ma nessuno di loro era disposto ad insegnarmi qualcosa.
facevo troppo schifo oppure ero troppo presuntoso o forse tutte e due le cose insieme.
ha ha ha ...è anche la storia della mia vita equestre :nanna:
non importa
Citazione da: Nicola - Ottobre 08, 2012, 08:02:30 PM
Citazione da: Tu Reviens - Ottobre 08, 2012, 06:39:53 PM
Riguardo alle implicazioni psicologiche hai ragione, Nicola. Permettere a qualcuno di superarci, insegnandogli addirittura a farlo, richiede un'autostima a prova di bomba e anche una certa capacità di gestire il distacco, la separazione. Perchè se un allievo diventa davvero bravo, tra lui e l'istruttore si crea un legame che sempre più si avvicina a un rapporto tra pari, che diventa difficile interrompere perchè è gratificante per entrambi.
Ecco il punto, ecco il punto! Per Diana, ecco il punto!
Io questa cosa l'ho provata, la provo ogni volta che indosso sci e scarponi, e lo provai, commosso, quando il mio Maestro mi fu accanto alla consegna di un importante titolo nel judo. Non ho intenzione di andare oltre qui, ma il tema è esattamente questo.
In equitazione questa "magia", questa "fusione d'anime" non l'ho provata mai, ma di persone che mi hanno dato, equitativamente parlando, tutto ciò che potevano/sapevano, almeno un paio le ho incontrate.
Quando sembro ambizioso, o superbo addirittura, nel dire che la ricerca di ogni buon allievo mira al superamento del proprio Maestro, lo dico a ragion veduta.
Consolati, Nicola: neanche io l'ho mai provata in equitazione, perchè non ho mai rischiato di diventare migliore (o anche solo uguale) ai pochi istruttori validi che ho avuto.... E' una cosa che conosco bene, tuttavia, perchè è esperienza comune nelle psicoterapie, soprattutto il quelle molto lunghe, con pazienti abbastanza complessi/compromessi. Quando tutto va come deve andare, il paziente a un certo punto comincia a prevenirti, a sapere fare quello che fai tu. Magari non altrettanto bene (si spera, sennò ogni paziente "riuscito" sarebbe un concorrente futuro) ma abbastanza bene per uno alle prime armi. E a quel punto bisogna cominciare a pensare ai commiati, perchè le terapie non finiscono quando l'altro è "guarito", ma quando ha imparato a curarsi da solo. E c'è un lungo periodo in cui - ufficialmente il paziente, in realtà entrambi - si elabora la difficoltà di separarsi.
Ah, dimenticavo: certo che puoi chiamarmi col mio ingannevole nome.
Citazione da: bionda - Ottobre 08, 2012, 09:32:26 PM
Al di là del talento dell'allievo, e della capacità del maestro, arrivare a certi livelli è cosa comunque riservata a chi ha l'opportunità e la voglia di dedicarsi all'equitazione a tempo pieno. La mia istruttrice monta qualcosa come 4 ore al giorno tutti i giorni da quando è nata, in più ci mette anche passione e la voglia di migliorarsi sempre a sua volta. Quando mai sarà superata da qualche allieva dilettante che monta 4 ore alla settimana?
Siamo realisti: un dilettante resta un dilettante, e non c'è niente di male, chi si accontenta gode.
la questione non è arrivarci ad eguagliare il proprio maestro, ma "combattere" per fare il meglio per tendere a quel pensiero..
da parte di entrambi..
facile dire: tanto non ho/ non ha i numeri per fare questo e quello...
Citazione da: Tu Reviens - Ottobre 08, 2012, 10:13:51 PM
perchè le terapie non finiscono quando l'altro è "guarito", ma quando ha imparato a curarsi da solo.
Valido in egual misura nel rapporto tra Maestro ed allievo: sembra telepatia, ma l'allievo compie azioni, fa considerazioni, si auto corregge prima che il Maestro glielo suggerisca.
Concordo con molti che si tratta di impresa difficile, a cui dedicare tempo e sudore, ma auguro a costoro di non accontentarsi.
Il tema è, e comprendo che non è immediato, che se si cerca un Maestro, bisogna cercare di farsi un'idea di cosa si va cercando.
Inontrare un Maestro vero...
Eh...
A volte penso che ci siano due tipi di Maestri veri: quelli universalmente noti e quelli scogniti.
Se penso all'universale penso ai grandi istruttori che si fanno pagare a caro prezzo i corsi... ti fanno pagare anche solo per il privilegio di sentirli parlare, non diciamo lavorare con loro. Molti innovativi, altri ex-innovativi che continuano a chiamarsi Maestri per inerzia.
Si dice che tanti nascono incendiari e muoiono pompieri...
Altri, invece, fanno tesoro dei loro anni e anni e anni trascorsi in mezzo a cavalli e cavalieri e con l'età... maturano. Diventano sempre migliori, sempre più saggi, sempre innovativi e curiosi come il primo giorno.
E poi ci sono i maestri sconosciuti... i soldatini ignoti che combattono la stessa crociata, magari con eguali effetti sul singolo... ma non possono raggiungere un vasto pubblico.
Dal vecchietto che ti guarda con gli occhi lucidi a bordocampo, allo stalliere che, tra una carriola di M e l'altra, scopri dotato di intuito naturale, all'istruttore che detesti e che non ti sforzi abbastanza di capire.
Nel primo caso, purtroppo, il denaro fa da spartiacque. A me piacerebbe conoscerli tutti... dico i grandi famosi... viaggiare con Mu per il mondo e sentire tutte le campane, avere l'onore di udire una colossale sinfonia discordante per il solo motivo che, cavolo, ne vale la pena.
Come andare allo stadio. Da tiepida tifosa della Juve, anni e anni fa, ho deciso che avevo un'occasione, e l'ho colta, non importava se lo spirito non mi si confaceva del tutto... le Opportunità sono Opportunità e dire di no è da pazzi. Così ho investito due soldini in un bel biglietto e sono partita per lo stadio... dove ho visto giocare Pavel Nedved nei suoi giorni migliori, all'apice della gloria, ed infine l'ho visto far decollare una bomba da fuori area e piazzarla all'incrocio. Robe da raccontare ai nipotini, per la serie "io c'ero".
Sono andata una seconda volta a vedere l'ultima partita di Gianluca Pessotto.
E basta.
Un'esperienza ridicola, tanto quanto unica. Perchè per chi ama quello sport, sono stati Maestri anche loro.
Vorrei allo stesso modo poter vedere i clinic di Monty Roberts e subito dopo un allenamento di Gal. Vorrei fare uno stage con Carl Hester e subito dietro con Linda Tellington.
Perchè ne varrebbe la pena. Robe da dire: "io c'ero".
Magari non mi è piaciuto nemmeno un po', ma cavolo, io c'ero, io ho sentito, io ho provato, io ho valutato... nel mio piccolo.
Solo che non si può.
Tocca fare una scelta in partenza... tocca scegliere senza quasi aver provato... un po' per sentito dire... e magari ti trovi davanti uno che chiamano Mestro e che a te, semplicemente, fa saltare i nervi.
D'altro canto i Maestri sconosciuti... persone altrettanto forti e speciali che spesso passano in sordina perchè non hanno nomi famosi che non inducono all'umiltà.
Se fossi stata più umile, probabilmente avrei potuto imparare tanto da un amico di famiglia...
Ma ho imparato poco, perchè avevo le orecchie tese verso altri lidi e mi sono fatta scappare un'opportunità.
Lui aveva due cavalli in giardino... chi volete che fosse a confronto di Roberto Arioldi?! E quindi spesi soldi per un biglietto per poter veder saltare Paprika della Loggia. Perchè il suo cavaliere era un Maestro. E che onore, gente... io c'ero... ma forse se fossi stata a casa a farmi insegnare dall'amico con i cavalli nell'orto la differenza che passa tra un sella francese ed una devoucoux... beh, forse avrei fatto meglio.
Insomma... probabilmente ho incontrato dei Maestri... ma non li ho riconosciuti.
Altri me li hanno indicati... e non mi hanno affascinata.
Perchè il fatto è che credo fortemente che un Maestro sia riconosciuto tale dalla stima dei suoi allievi. La sua bravura misurata dalla bellezza dei risultati che riesce a far loro ottenere. E magari il Maestro che per te è tutto, con me non trova la giusta sintonia e non riesce a farmi fare niente. L'altro che a te non è piaciuto potrebbe invece toccare la giusta corda e disignorantarmi all'istante.
C'est la vie...
A questo punto, io dico Emanuela.
L'unica vera Maestra che ho avuto.
Mi ha insegnato tutto nella vita, mi ha trovata sperduta tra i casini della mia piccola vita e mi ha insegnato a camminare a testa alta, mi ha messo in riga, mi ha messo in mano una penna, mi ha messo nella testa un sogno, mi ha messo in bocca parole. E mi ha detto: tu farai grandi cose. Me lo ha detto con una tale sicurezza da finire con il convincermi. E non importa se non era vero... io ci ho creduto. E tale era la sua abilità che mi ha sempre fatto fare tutto quello che voleva, perchè io la veneravo. Io vedevo con certezza il mio Prima e Dopo la cura come in una pubblicità... e mi vedevo migliore. Pazienza se non era vero: era una Maestra e mi ci ha convinta.
Ed era una Maestra per davvero. Insegnava italiano alle elementari di Lido di Camaiore, Via del Paduletto, al numero 1.
De tout temps, les écuyers de valeur ont été rares. Ils sont rares surtout hors de France.
Da sempre - specialmente al di fuori della Francia - è raro trovare dei veri Maestri di Equitazione.
Così, constatava amaramente un grande uomo di cavalli nel secolo dei grandi écuyers/del grandi cavallerizzi, se lo diceva lui allora figurarsi noi oggi.
Il Pignatelli, uno dei cavallerizzi che hanno inventato la Bella Equitazione, vecchio quasi decrepito, dava lezioni ai suoi allievi seduto all'ombra di un albero nella sua Accademia a Napoli.
Parafrasando un vecchio detto equestre, mi permetto di affermare che: -
Un cavaliere senza cavallo è solo un uomo, un cavallerizzo anche seduto su una sedia a rotelle, resta sempre un cavallerizzo.
Pensateci gente, cercate cosa fa differenza.
Citazione da: bionda - Ottobre 08, 2012, 09:32:26 PM
Al di là del talento dell'allievo, e della capacità del maestro, arrivare a certi livelli è cosa comunque riservata a chi ha l'opportunità e la voglia di dedicarsi all'equitazione a tempo pieno. La mia istruttrice monta qualcosa come 4 ore al giorno tutti i giorni da quando è nata, in più ci mette anche passione e la voglia di migliorarsi sempre a sua volta. Quando mai sarà superata da qualche allieva dilettante che monta 4 ore alla settimana?
Siamo realisti: un dilettante resta un dilettante, e non c'è niente di male, chi si accontenta gode.
quoto bionda, siamo realisti. :pollicesu:
Citazione da: rhox - Ottobre 08, 2012, 10:23:48 PM
la questione non è arrivarci ad eguagliare il proprio maestro, ma "combattere" per fare il meglio per tendere a quel pensiero..
da parte di entrambi..
facile dire: tanto non ho/ non ha i numeri per fare questo e quello...
Qui nessuno ha detto che bisogna arrendersi. Anzi, se leggete bene ho scritto che un bravo istruttore è proprio quello che non si arrende di fronte ai limiti del proprio allievo, ma continua a insegnargli con la stessa passione e impegno con cui insegna a uno più dotato.
Citazione da: rhox - Ottobre 08, 2012, 10:23:48 PM
Citazione da: bionda - Ottobre 08, 2012, 09:32:26 PM
Al di là del talento dell'allievo, e della capacità del maestro, arrivare a certi livelli è cosa comunque riservata a chi ha l'opportunità e la voglia di dedicarsi all'equitazione a tempo pieno. La mia istruttrice monta qualcosa come 4 ore al giorno tutti i giorni da quando è nata, in più ci mette anche passione e la voglia di migliorarsi sempre a sua volta. Quando mai sarà superata da qualche allieva dilettante che monta 4 ore alla settimana?
Siamo realisti: un dilettante resta un dilettante, e non c'è niente di male, chi si accontenta gode.
la questione non è arrivarci ad eguagliare il proprio maestro, ma "combattere" per fare il meglio per tendere a quel pensiero..
da parte di entrambi..
facile dire: tanto non ho/ non ha i numeri per fare questo e quello...
Concordo con Bionda, ci sono casi in cui superare il Maestro è pura utopia...prendiamo ad esempio Istruttore ed allievo diversamente abile....che è un esempio reale...per quanto si impegni e possa diventar bravo l'allievo, difficilmente arriverà a superare il maestro, farà le sue cose, magari benissimo, ma è diverso.
Trovo poi sbagliatissimo dedicarsi ad una disciplina col solo intento di superare chi ce la sta insegnando. L'intento deve essere capire imparare saper fare, senza entrare in "competizione" con chi ci fa l'immenso regalo di condividere il suo sapere con noi. Voler superare, essere meglio di chi ci ha dato, a me sembra un volere essere "come lui" ma più bravo....e
nessuno di noi è uguale ad un altro: ognuno deve dare il massimo di sè in base al proprio IO e alle proprie capacità....essere la fotocopia migliorata di qualcun altro per me, non ha nessun senso.
Poi....se il mio pensiero durante l'apprendimento è focalizzato al risultato di superare il maestro, non potrò ritenermi soddisfatto finchè non arriverò al risultato (che in moltissimi casi, non arriverà MAI proprio per quello che dice Bionda), quindi...frustrazioni a gogò perchè quello che ottengo non è mai abbastanza e quindi mi perdo questo passaggio fondamentale: C'est pas le but qui compte, c'est le chemin.....se si aspetta di arrivare alla meta per essere soddisfatti, non si gioirà mai del cammino che si sta percorrendo....immensamente triste....
Citazione da: Miky Estancia - Ottobre 09, 2012, 10:47:31 AM
....e nessuno di noi è uguale ad un altro: ognuno deve dare il massimo di sè in base al proprio IO e alle proprie capacità....
:quoto:
Citazione da: Miky Estancia - Ottobre 09, 2012, 10:47:31 AM
....immensamente triste....
Banalmente.....si è invertito totalmente il concetto iniziale.
Quanto al discorso della disabilità, conoscendo l'argomento in maniera tanto diretta quanto approfondita, sarebbe il caso che a discorrerne si facesse attenzione riguardo alla propria specifica competenza.
Citazione da: Nicola - Ottobre 09, 2012, 11:17:06 AM
Quanto al discorso della disabilità, conoscendo l'argomento in maniera tanto diretta quanto approfondita, sarebbe il caso che a discorrerne si facesse attenzione riguardo alla propria specifica competenza.
Appunto.
Citazione da: bionda - Ottobre 08, 2012, 09:32:26 PM
Siamo realisti: un dilettante resta un dilettante, e non c'è niente di male, chi si accontenta gode.
Citazione da: Miky Estancia - Ottobre 09, 2012, 10:47:31 AM
Poi....se il mio pensiero durante l'apprendimento è focalizzato al risultato di superare il maestro, non potrò ritenermi soddisfatto finchè non arriverò al risultato (che in moltissimi casi, non arriverà MAI proprio per quello che dice Bionda), quindi...frustrazioni a gogò perchè quello che ottengo non è mai abbastanza e quindi mi perdo questo passaggio fondamentale: C'est pas le but qui compte, c'est le chemin.....se si aspetta di arrivare alla meta per essere soddisfatti, non si gioirà mai del cammino che si sta percorrendo....immensamente triste....
Trovo questi due passaggi perfettamente in accordo con il pensiero.
Perchè, alla fine, l'equitazione può anche essere solo un hobby, uno svago e un divertimento e non è che dobbiamo diventare i migliori per forza, a questo scopo, trovare un Maestro che ci indichi la via e ci insegni al meglio è importante, ma non essendo la NOSTRA professione, non vedo come ma soprattutto PERCHE' dovremmo prefiggerci lo scopo di superarlo.
Infine
Citazione da: Nicola - Ottobre 08, 2012, 04:20:19 PM
Cosa vuole un Maestro?
Semplice: il suo fine è quello di diventare inutile all'allievo. Il suo fine è di vedere l'allievo raggiungerlo e superarlo.
Sono d'accordo con la prima parte, il Maestro deve puntare a quello, ma non sono affatto d'accordo con la seconda parte.
Per me quindi, sono proprio i presupposti della discussione le definizioni che sono strettamente personali e con le quali io, non mi ci rivedo
Homocaballus mi diceva: ricordati che anche se ti poni un obiettivo, la cosa più importante non è l'obiettivo, ma il viaggio. Questo per me è l'equitazione.... un viaggio senza obiettivo alcuno; un viaggio bello per se stesso.
Citazione da: Nicola - Ottobre 08, 2012, 04:20:19 PM
Qualsiasi insegnante vi troverete di fronte, al quale non sia chiara questa faticosa missione, non è un Maestro, indipendentemente dalla propria abilità.
Sciocchezza. Uno che "insegna" con lo scopo di farsi "superare" non ha capito niente. O è veramente scarso per cui è facile sorpassarlo, anche sulla destra.
Un istruttore qualificato che insegna da una decina d'anni, se non si rende conto che al massimo uno su cento di quelli cui insegna ha le potenzialità/interesse/voglia/etc/etc per superarlo è tonto.
Un istruttore davvero bravo, se si rende conto di avere davanti un* che ha le potenzialità/interesse/voglia/etc/etc per superarlo, in tal caso deve facilitarne il sorpasso in tutti i modi (tranne che accostare e fermarsi). Cioè, deve comportarsi da maestro nel senso definito nel topic di apertura. Ah, un istruttore è davvero bravo se, quando ha davanti un* che ha le potenzialità/interesse/voglia/etc/etc per superarlo, se ne accorge.
Provate a sostituire "istruttore" con "professore di mate"...