Guardando video su youtube, sono finita su questo:
Quella roba elettrica che usano (ok, non è una raspa, ma non so come chiamarla) è la prima volta che la vedo in mano ad un maniscalco/pareggiatore... voi che ne pensate?
Da veder così sembra un normalissimo flessibile da carpenteria, ci sono anche dischi appositi da montarci proprio per la mascalcia (anche se quello del video sembra più un disco da taglio per metalli).
L'ho provato in fiera l'anno scorso con dischi appositi, è utilizzabile ma richiede molta pratica prima di poter essere usato in piena sicurezza, a mio avviso.
Per quanto mi riguarda, preferisco di gran lunga gli attrezzi tradizionali. Con delle buone tenaglie, un buon coltello e una raspa nuova si pareggia qualunque zoccolo, in tempi più rapidi e con meno rischi..
Nel caso in questione tuttavia poteva essere una scelta sensata, vista la dimensione e lo stato dei piedi e la poca collaborazione del cavallo (se ha richiesto la gabbia..)
sabbioni usa spesso il trimmer.
a me sinceramente non piace perchè ci vuole un attimo a fare danni, se il cavallo si sposta per una mosca mentre sei sul punto sbagliato..
poi fa rumore, scalda parecchio sia in mano che il piede (tant'è che anni fa ne parlavo con gandini e diceva che in usa stavano pubblicizzando trimmer con giri più bassi perchè quelli da carpenteria hanno bisogno di un riduttore che inevitabilmente li fa sforzare e durano meno), hai il filo che intralcia e hai bisogno della corrente, se è a batteria devi averne di scorta, ecc
Quello che ho provato in fiera non aveva tutti questi inconvenienti. Non scaldava, la velocità era regolabile come anche la grana dei dischi. Il motivo principale per cui non lo userei è che è scomodo, ingombrante, inoltre non è ambidestro, non si vede bene quello che si sta facendo, fa andare la polvere negli occhi e nel naso e pesa il doppio o triplo di qualunque raspa; inoltre costa un botto.
E poi mi piace lavorare a mano..
quindi è un attrezzo normale, che ha i suoi pro e contro :) si chiama trimmer quindi?
Citazione da: Ipparco - Maggio 10, 2012, 11:36:26 PM
Quello che ho provato in fiera non aveva tutti questi inconvenienti. Non scaldava, la velocità era regolabile come anche la grana dei dischi. Il motivo principale per cui non lo userei è che è scomodo, ingombrante, inoltre non è ambidestro, non si vede bene quello che si sta facendo, fa andare la polvere negli occhi e nel naso e pesa il doppio o triplo di qualunque raspa; inoltre costa un botto.
E poi mi piace lavorare a mano..
ci sono le versioni "micro" in cui la testa ha un diametro di pochi cm e il manico non più grosso di un frullatore elettrico quindi sempre scomodo, ma molto meglio
Ne avevo visto uno in rete, di cui non ricordo il nome, che effettivamente era molto più piccolo e maneggevole, ma come tagliente usava quattro segmenti di catena da motosega montati su un dischetto, roba che se ti scappa e ti finisce addosso ti affetta..
Se dovessi scolpire un pezzo di legno anche anche, ma attorno ad un animale che si muove? Fossi matto..
Sempre in fiera ne avevo visto e provato anche uno abbastanza furbo che aveva il motore in una scatola da appoggiare a terra, con tanto di inverter per regolare la velocità, e poi la testina rotante azionata da un cavo flessibile lungo un paio di metri, e il manico da dover maneggiare era sì e no 4 cm di diametro.
Peccato che costasse 3000€ il motore, più qualche centinaio ogni testina intercambiabile ad innesto rapido. Aveva il pregio che le testine erano fatte in maniera che farsi male seriamente o ferire il cavallo era praticamente impossibile.
Probabilmente può aver senso in una clinica, per operazioni tipo asportazioni di cheratomi, wall grooving e simili. Sul campo non credo abbia senso..
Ecco, m'è venuto in mente: http://www.katools.com/shop/merlin-hoof-trimming-equine-p-187.html
Non so, a me avere una lama da motosega che gira a pochi mm dalle mie dita non piacerebbe per niente..
Denti da motosega... Tungsteno... e che madonna devi tagliare???
beh quegli strumenti vengono usati anche per le vacche, pecore, ecc
di per sè sono anche più morbidi dei piedi di cavalli, ma quando pareggi 100 vacche in un giorno devi avere qualcosa per cui non fai la minima fatica..
Citazione da: Midnight - Maggio 11, 2012, 10:45:56 AM
Denti da motosega... Tungsteno... e che madonna devi tagliare???
Beh, d'estate certi zoccoli diventano talmente duri che non è più così inverosimile. Me ne sono capitati certi che non riuscivi ad intaccare con la raspa, tantomeno col coltello.. Però sono eccezioni..
(http://img689.imageshack.us/img689/4536/p1010904t.jpg) (http://imageshack.us/photo/my-images/689/p1010904t.jpg/)
Uploaded with ImageShack.us (http://imageshack.us)
La foto è di alcuni anni fa, oggi ho una smerigliatrice a batterie ricaricabili, più leggera e maneggevole.
Per gli zoccoli estivi, se non si ha una smerigliatrice, ecco la solutione: -
(http://img39.imageshack.us/img39/5715/p1010427q.jpg) (http://imageshack.us/photo/my-images/39/p1010427q.jpg/)
Uploaded with ImageShack.us (http://imageshack.us)
(http://img819.imageshack.us/img819/6981/p1010425gv.jpg) (http://imageshack.us/photo/my-images/819/p1010425gv.jpg/)
Uploaded with ImageShack.us (http://imageshack.us)
Citazione da: Ipparco - Maggio 10, 2012, 05:33:31 PM
Da veder così sembra un normalissimo flessibile da carpenteria, ci sono anche dischi appositi da montarci proprio per la mascalcia (anche se quello del video sembra più un disco da taglio per metalli).
L'ho provato in fiera l'anno scorso con dischi appositi, è utilizzabile ma richiede molta pratica prima di poter essere usato in piena sicurezza, a mio avviso.
Per quanto mi riguarda, preferisco di gran lunga gli attrezzi tradizionali. Con delle buone tenaglie, un buon coltello e una raspa nuova si pareggia qualunque zoccolo, in tempi più rapidi e con meno rischi..
Nel caso in questione tuttavia poteva essere una scelta sensata, vista la dimensione e lo stato dei piedi e la poca collaborazione del cavallo (se ha richiesto la gabbia..)
La gabbia si usa con delle pulegge (sling) per sostenere il,peso di queli bestioni. Provare a tenere in braccio e sollevato una zampa di quelle !!!
Non per la poca collaborativita'.
Quello che trovo e' che la raspa non permette di rispettare la concavità della muraglia, cioè quella scodella mento, depressione, che si ha sui quarti laterali. E non mi piace perché la frizione del disco crea calore.
Inoltre quei piedi avevano bisogno di un intervento massiccio. Affatto un caso di normale manutenzione.
E se fosse poco collaborativo non stava ne fermo ne si faceva legare facilmente e avrebbe spaccato tutto.
Concordo Ipparco.
A mio avviso quando si inizia con l'uso nell'attrezzo elettrico c'e' qualcosa che non va con la propria tecnica di pareggio. Buoni utensili affilati e di qualita' possono fare qualsiasi pareggio in pochi minuti. D'estate e' un po piu' faticoso del normale, ma non piu' di tanto.
Picio pacio concordo, bagnare in estate aiuta in certi casi. Ma di solito quando e' così secco ed il paddocco xenophon e' all'opera non ci dovrebbe essere bisogno di una smerigliatrice perche' i piedi doverbbero essere gia' nei parametri naturali di uno specifico dei punti dei 4 misteri di fatima (scherzo). O no?
E' una mia riflessione.
Caro Sputnik, sono stato costretto ad usare la smerigliatrice per un mio problema fisico, la foto dei piedi in ammollo è di 4annifa, il paddocco Xenopnon è in funzione da 3 settimane, infatti non ho detto nulla ancora in proposito, aspetto evidenze.
Schiena?
Il mio commento riguardava il discorso concavita' e misteri massonici come li hai chiamati (scherzo piciopacio). Cioe' quali sono quelle cose che aumentano eventualmente la concavita' secondo me?
Una di queste e' la gestione secondo me (segreto che rivelo a ben pochi se non sotto diretta apparizione di Fatima stessa), cioe' il paddocco se così lo vogliamo chiamare e meglio se paddocco paradiso con piu' di due cavalli insieme.
Il movimento naturale, stimola la ricrescita naturale che a sua volta dovrebbe se possibile aumentare anche piu' o meno la concavita' e come risultato finale non dovrebbe esserci bisogno un gran che nel periodo secco di togliere nulla sui posteriori (vedi tua foto per esempio con smerigliatrice)
I miei, sempre come esempio personale, sui posteriori in questo periodo sono automantenuti...senza essere montati quasi mai (causa tempo)
Proprio questa mattina ho pareggiato di mia conoscenza un Irish cob e un Argentino/quarter che vivono in paddocco paradiso. Sui posteriori erano quasi perfetti. Intervento minimo, solo mustanrollo.
Mustangroll, termine coniato da JAime JAckson, durante la stesura del NAtural Horse, Lesson from the Wild sulla fine degl'anni 80'. Era solo una precisazione. Non esisteva nessun termine che definisse la smussatura della muraglia esterna notata nel mustang. Il resto e' storia.
Allora sara' interessante vedere i risultati del tuo paddocco e i risultati sui piedi.
Tutti i giorni nel mio paddocco paradiso toscano, non finisco mai d'imparare dai cavalli e dal terreno stesso, come ci siano molte possibilita' nel variare in modo creativo movimento e attrito naturale nei piedi dei lalli. Riflessione personale.
Quando avrà ricevuto, e letto, il libro di Ramey che mi ha segnalato Ipparco, forse scoprirò che c'è un mustangroll, ma che ci sono ben sei diversi brumbyroll. :icon_rolleyes:
Grazie a chi ha aperto il topic, stavo proprio pensando a farlo io. Segnalo chela prima volta che ho sentito parlare di attrezzi elettrici, veniva fatto riferimento al dremel piuttosto che a una smerigliatrice; i rischi, con una punta in pietra abrasiva, dovrebbero essere molto minori, e così pure il peso, l'ingombro, il rumore. Ma certamente l'azione è più lenta ed è più difficile ottenere un bel piano.
Si Alex, il dremel e' quello giusto. Ma io continuo a pensare che sia inutile.
Sono molto curioso di sapere come si differenziano i 6 brumbyroll!
Nel mustang ho visto centinaia di mustanrolli diversi, non c''e ne uno uguale all'altro. Ma hanno tutti le stesse caratteristiche comuni.
Io parto prevenuto sulla ricerca di Hampson gia' dai discorsi che faceva prima. Ho visto il suo video con Pollitt sui brumby e rimango un po' spiazzato...i proprositi sembrano buoni, ma le conlusioni assai dubbie. Secondo me.
Ma io sono uno sciocco in queste cose di piedi. Dare anche un minimo peso alle mia parole nel forum e' un errore grave assai!
Ciao ciao
Avete mai notato che state parlando di una caratteristica propria di un gruppo di cavalli che vive in situazioni ambientali molto simili ?
E dei cavalli della mongolia, new forest, British Columbia, Polonia, camargue, delta, che roll hanno ? Ammesso che po',abbiamo ? E le differenze sostanziali per forma e funzionalità del piede ?
Mica vivono tutti in condizioni desertiche o semi desertiche ?!
Caro Sputnik, a proposito di utilità: - hai mai provato ad impastare il calcestruzzo a mano con la pala ?
Hai fatto lo stesso impasto con l'impastatrice a motore elettrico ?
A proposito di brumbirolli e mustanrollo, i piedi d'acciaio di quei cavallini, oltre che per il suolo si formano in quella maniera per il clima: - secco/asciutto del Nevada come dei deserti australiani...j suppose.
Probabilmente, fare il barefutto in Sicilia mi da qualche vantaggio rispetto ai miei simpatici colleghi della padania.
Ecco un altro argomento interessante poco trattato dalla barefutteria ufficiale itagliana: - Clima, mascalcia e barefutterìa
In effetti, il dremel l'ho trovato consigliato per il pareggio nei climi americani secchi...dove la muraglia (e la suola: ma quella IMHO guai a chi la tocca) e pure il fettone sono duri come pietra e resistono tenacemente anche a un'ottima raspa.
http://www.youtube.com/watch?v=RAnQdfTV6cc&feature=related
http://www.youtube.com/watch?v=TYdtCN-VzRA
http://www.youtube.com/watch?feature=endscreen&NR=1&v=xRCiM3wQWW8
http://www.youtube.com/watch?v=b7L7QSLyFhk
http://www.youtube.com/watch?v=w7dS0FVC_iM&feature=related
Ma tutto codesto che avete appena visto è niente !!
Guardatele - sotto - le raspe del nuovo millennio !!!
http://www.youtube.com/watch?feature=endscreen&NR=1&v=9RcBV6Z-_Lk
No Piciopacio, non ho mai impastato il calcestruzzo con le mani. E non lo faro' mai.
Ma essendo uno scultore con le mani ho impastato tante cose...ma non il cemento.
Gl'utensili che sono stati postati da te con link, li ho provati in California con Jackson a Marzo.
In effetti sono molto utili e funzionano molto bene. Li ha ideati Lesley EMery (amico di Jackson e anche io lo conosco, seppur in modo solo professionale, lo dico solo per far capire come mai ne parlo in modo diretto)
Per me personalmente portano via un sacco di spazio mentre sono sotto al cavallo e io ne faccio a meno per ora. Il radius rasp e' una ganzata, mustarolla che e' una bellezza.
Certo, il clima e' importante. Noi in Italia siamo molto avvantaggiati. Tu in Sicilia ancor di piu', e forse i Greci ancor di piu' etc etc.....
Muriel: secondo me se io parlo di Equus caballus non posso pensare che ad uno solo come ambiente adattivo-evolutivo come base del mio pensiero. Cioe' quello semidesertico. L'equus caballus viene da lì.
Ciao
Citazione da: sputnik - Luglio 14, 2012, 06:02:54 PM
...secondo me se io parlo di Equus caballus non posso pensare che ad uno solo come ambiente adattivo-evolutivo come base del mio pensiero. Cioe' quello semidesertico. L'equus caballus viene da lì. Ciao
Caro Sputnik, il fatto che tu sia uno scultore, aumenta la mia simpatia verso di te, sono assolutamente sincero, un giorno ti spiegherò il perché.
Ovviamente - dato che il mio riferimento è Xenophon - di tutte quelle attrezzature me ne strasbatto allegramente i cabasisi.
L'evoluzione del cavallo, è una delle sequenze meglio conosciute dagli scienziati evoluzionisti, appunto.
E' durata - grosso modo - 40 milioni di anni, si è svolta completamente in America del nord dove gli habitat deputati furono le grandi foreste prima, le immense
ubertose praterie poi.
Dunque, l'adattamento all'ambiente
semidesertico è una costrizione recente di questa specie valutabile in decine di migliaia d'anni...ma il lallo si è adattato anche alle paludi della Camargue, ai brulli paesaggi dell'Islanda, ai salmastri acquitrini dell'isola di Assateague, ai fitti boschi dei Nebrodi, all'altipiano maligno della Giara... e ai box della beata del rag. Gulotta.
Come ha fatto ad adattarsi alla Camargue? Stiamo parlando di adattamento genetico alle paludi della Camargue?
Non sono daccordo.
La sua evoluzione non si e' svolta nella sola America del Nord....ma anche e io dico sopratutto in Asia.
E' nel clima semidesertico del Great Basin (e anche altre, ma rari perche' non sono proprio selvatici e con quei numeri del mustang) che ritrova perfettamente il suo habitat evolutivo. Come ci spieghiamo un tale successo in soli 400 anni?
Sono contento che ti sto un pochino simpatico...mi avevi strapazzato talmente con quel primo topic! Accusandomi di chissa' cosa....povero sputnik!
Sputnik e' buono, forse troppo!
Ciao
Sputnik, tu hai conosciuto di persona Jackson? Grandioso! Non approvo alcuni dei suoi principi (in particolare, riguardo la comunicazione e la formazione di una scuola secondo me troppo chiusa) ma detto ciò dev'essere una persona veramente straordinaria.
Riguardo al Great Basin e al suo ambiente desertico: io mi sono fatto l'idea che sia un adattamento al limite; che sia sopravvissuto in quell'ambiente, ma che il suo ambiente ideate sarebbero state le grandi pianure, e suppongo che per molto tempo lo siano state; ma adesso le grandi pianure sono state cancellate. Anche i pellerossa avrebbero gradito stare nelle grandi pianure; e si sono adattati alle riserve.
Com'era lo zoccolo del mustang vissuto per tutta la vita nelle pianure erbose? E chi può dirlo? Io ho l'impressione che si sia fatto un modello di un caso particolare. Ho in mente le immagini dei Camargue - del branchetto che vive nell'Isola della Cona, in un ambiente un po' troppo piccolo per poterli chiamare "inselvatichiti", ma ugualmente gli zoccoli non li tocca nessuno e sono impressionanti. Sono delle pinne; le barre e i talloni sporgono dal piano della suola di oltre 3 cm, quasi delle ali, idem la muraglia. Ma con tutto il fango, i fettoni sono puliti, sani, anche se ben incassati.
Sul ghiaino delle strade sterrate, ovviamente, non vanno bene; quelli che vengono domati e montati, sono ferrati. Penso che si potrebbe evitre la ferratura solo con scarpette e grosse, grosse solette per fare "la parte del fango".
Penso che il cavallo sia sopravvissuto per merito proprio della sua plasticità e adattabilità.... che questo sia il suo carattere principale; e spiega anche la tolleranzaalla domesticazione.
Ciao Alex
Lavoro per e con JAime da qualche anno. Lo ammetto e' un tipo particolare. Ma non direi chiuso (anzi). E' molto convinto del modello mustang, e' tutta la sua vita,beh...lo sono pure io. Non lo faccio per un sentimento di setta, ma perche' per me il lavoro di Jaime ha chiuso un cerchio che stavo cercando di congiungere.
Alex, pareggio 3 Camargue originali (cioe' che vengono da lì). Ora sono in provincia di Firenze. Erano ferrati all'arrivo. Ora hanno sempre di piu' dei piedi come tutti gl'altri. Come mai?
Eppure essendosi adattati alla palude, cosa stanno facendo ora? Si stanno ri-adattando alle montagne del Mugello in soli 4-5 anni?
mhhhhh..... :icon_confused:
Ciao_Dario
Ma certo che sì! Non si tratta di adattamento selettivo ma di adattamento dinamico. Dello stesso tipo di quello che rende le mani di qualsiasi contadino e di qualsiasi muratore larghe, dure e callose, mentre le mani di un pianista sono diverse. Ho tolto i ferri a un Camargue che viveva in Carso sui sassi: il piede era esattamente quello dei cavalli che vivono sulle pietre: piccolo, compatto, con talloni bassi, niente barre o quasi, e spessa suola.
La sua evoluzione non si e' svolta nella sola America del Nord....ma anche e io dico sopratutto in Asia.
Questo schema sembrerebbe contraddirti.
L'evoluzione del lallo, benissimo documentata, avvenne tutta in Nord America, certamente ci sono stati ritrovamenti di equidi ancestrali in Asia e in Europa.
Però, guardando il diagramma sembrerebbe che questi si siano estinti prima che avessero avuto la possibilità di evolversi fino alla forma attuale lallina.
(http://img51.imageshack.us/img51/482/evolutionw.png) (http://imageshack.us/photo/my-images/51/evolutionw.png/)
Uploaded with ImageShack.us (http://imageshack.us)
Forse tu intendevi: - la selezione equina per mano umana, che è un'altro discorso; come altro discorso è l'adattamento dinamico ambientale nel quale ha comunque molta importanza la ricchezza di variabilità genetica...i
http://youtu.be/c5xrolfzxCw
di campane se ne possono sentire tante. Ma chi sa capire quale è la campana meno stonata ?
Citazione da: alex - Luglio 14, 2012, 03:04:40 PM
...(e la suola: ma quella IMHO guai a chi la tocca)
Detto che la suola è sacra intangibile, che il fettone lo si può
"pulire" ma anche no...la muraglia fatela a plissè, fatene quel che vi pare, per andar bene scalzi bisogna
calleggiare lo disse Xenophon 2500 anni fa, lo avete compris ?
Aimè. Esattamente come nelle diverse scuole di mascalcia, anche nelle diverse scuole di pareggio su questo punto non c'è accordo. E la mancanza di metodo scientifico fa sì che - esattamente come per la mascalcia, e anche per altri aspetti della veterinaria - ciascuno resti della propria idea per motivi di "principio".
Quando, noi barefutti riusciremo a portare avanti un discorso senza dover far riferimento alla mascalcia, vorrà dire che la barefutterìa è diventata una cosa seria.
Lo so, siamo psicologicamente dipendenti alla mascalcia, bisogna emanciparsi, è difficile perché la nostra esperienza quotidiana ci rimanda alle protezioni pedestri.
Tutti sappiamo che esiste un movimento barefutto anche per gli umani, ci sono persone che decidono di andar scalze in ogni luogo e in ogni stagione...benissimo.
http://d.repubblica.it/argomenti/2011/08/06/news/6_8_testo_piedi_nudi-450566/
Cosa ti fanno gli scarpari ? Inventano un controsenso: la scarpa per andare a piedi nudi: -
La filosofia dietro queste calzature leggere e naturali è semplice: la felicità parte dai piedi, indossare una scarpa che calzi come un guanto, leggera, prodotta con materiali naturali e secondo la forma naturale del piede, aumenta la sensazione di contatto con la natura, la realtà, la vita.
http://www.smashlab.it/barefooters.asp
Bene, prima o poi gli scarpari equini: - i maniscalchi (le industrie di loro riferimento) inventeranno un accrocco che si applicherà al piede lallino senza chiodi, avrà la stessa consistenza differenziata del corno dello zoccolo equino, e sarà - perché no - autopareggiante e autopulente e autolucidante e vitamintonicoantiflogistico, vi basta ? :firuu:.
A quel punto, io continuerò (se funziona) col mio paddocco Xenophon e il mio lallo andrà come ora scalzo, altri potranno far ferrare i loro lalli dai maniscalchi (dai baremaniscalchi??) senza sentirsi dei kriminali.
Parecchi leader di scuole di pareggio (aimè, ci sono le scuole di pareggio.... là dove ci sono scuole, c'è ancora la mentalità pre-rinascimentale e pre-scientifica) sono ex maniscalchi. La mascalcia non dovrebbe avere, in teoria, nulla a che fare con l'applicazione del ferro, ma dovrebbe solo occuparsi della cura del piede (con metodo decente ossia: scientifico). Per quanto mi riguarda, vedo il pareggiatore come un maniscalco, e mi piacerebbe moltissimo che il nome "maniscalco" e "mascalcia" fosse esteso a tutto ciò che riguarda il piede del cavallo, e che il maniscalco fosse un professionista che da caso a caso, da cavallo a cavallo, da attività a attività potesse - con assoluta onestà intellettuale - consigliare la soluzione che scientificamente (non per propria opinione, non per tradizione, non per interesse professionale) è indicata come la migliore; sia il ferro, che le scarpette, che le resine, che un "bellissimo nulla".
Ma so che in questa vision sono molto isolato; i miei tentativi di colloquiare con i maniscalchi si sono, finora, arenati in maniera alquanto deprimente. I miei tentativi di colloquiare con alcuni pareggiatori, pure. Dei veterinari non ne parliamo.... sul piede, mantengono un pudico silenzio, e non mi è ancora capitato (so che casi esistono: riferisco solo la mia esperienza) di vedere un veterinario discutere e concordare direttamente una strategia con un maniscalco, o con un pareggiatore.
Adesso non ditemi che nella vostra esperienza i casi sono moltissimi: io riferisco solo la MIA esperienza, e questa è.
La bistecca...parola italianissima, ma chi di noi si ricorda che deriva da beef steack.
Mare shalk - maresciallo - maniscalco - mascalcia.
Barefooter - barefutto - barefutterìa.
Barefutterìa, se questa parola - o una altra di equivalente significato - diventasse di uso comune in Itaglia - come bistecca e mascalcia - stando ad indicare il governo del piede del lallo scalzo, vorrà dire che il movimento non è più una simpatica eccentricità ma la norma condivisa.
Auspico a tal scopo, la creazione della Federazione Internazionale degli Sport Equestri Barefutti, sarà possibile ?
A me la parola barefutteria piace...e chissa' un giorno....
Intanto: Grossi produttori mondiali di ferri e chiodi hanno gia' iniziato da anni a tartassare Jaime per avere idee sul "ferro-calzante-senza-chiodi-ispirato-al-modello-naturale" del futuro prossimo. Non lo dicono ancora, ma loro per primi hanno gia' capito il cambiamento e per motivi di ovvio interesse vogliono spostare dai ferri alle scarpette la loro produzione. Per cui Piciopacio questo in modo sottorraneo gia' avviene. Te lo assicuro.
Calleggiare... una delle prime cose che mi insegno' Jaime...che caso strano fa riferimento a Xenofonte di continuo...
Carodubbio, la vita e' piena di campane...sta a te.
Sull'adattamento selettivo cioe' attraverso selezione naturale (caratteristiche fenotipiche_genotipo) dell'equus caballus sono in pieno disaccordo con tutti.
America del Nord e Asia nel senso che poi e' scomparso dal America. Intendevo questo.
Non sappiamo noi fiorentini dove sia nata la tradizione della cosidetta bistecca alla fiorentina...ci sono varie versioni. Una e' che fosse di tradizione maremmana e poi tramite il granducato inserita nelle abitudini fiorentine. Un'altra e' che fossero proprio gl'inglesi che cercando la bistecca trovarono per loro a Firenze una gran bistecca (minimo 800gr) cotta 5 minuti su tre lati e lasciata un po' rosa assai...per cui i fiorentini non credo l'hanno inventata loro.
Ma ora e' loro (nostra).
Ciao ciao
[quote author=sputnik link=topic=219.msg12969#msg12969 date
Muriel: secondo me se io parlo di Equus caballus non posso pensare che ad uno solo come ambiente adattivo-evolutivo come base del mio pensiero. Cioe' quello semidesertico. L'equus caballus viene da lì.
Ciao
[/quote]
Dalle steppe fredde.
Ma ci sono cavalli che vivono in condizioni del tutto opposte a quelle semi desertiche e presentano caratteristiche molto differenti dal quello semiarido.
Per me e' scorretto voler dare una forma e standard preciso a cui ci si debba uniformare. Secondo me vanno invece rispettate le caratteristiche specifiche del particolare ambiente. Chiaramente ci sono dei principi fondamentali del tutto universali. Ma delle razze o gruppi equini che non vivono in quelle condizioni deseetiche e che presentano delle differenze, degli adattamenti del tutto zona specifici da rispettate.
Io apprezzo che nella sperimentazione si definiscano in modo dettagliato degli "standard" e vi si attenga; se non si fa così, e ci si attiene invece a un criterio "da caso a caso", ci si avvicina all'arte ma ci si allontana dalla scienza; un metodo da caso a caso darà risultati eccellenti nelle mani di una persona con una particolare sensibilità e intelligenza, ma ogni tentativo di riprodurre il risultato, da parte di altri, è destinato a ottenere risultati imprevedibili.
Ho anch'io l'impressione che il modello del mustang americano sia un caso particolare, e che la scelta di proporlo come "modello ideale di riferimento" sia una scelta valida in molti casi, meno valida in altri. Ho visto, da parte di esponenti autorevoli della scuola di Jackson, una specie di permalosità nel momento in cui si metteva in discussione il "modello" ossia il "principio base". Ora, io apprezzo i principi, ma solo se riguardano aspetti non materiali, "spirituali", indimostrabili; se qualcosa è materiale,concreto e misurabile, i principi devono sempre cedere all'evidenza.
Si e no.
Si entra nei meandri di un forum.
Sono permalosissimo o forse difendo quello in cui credo? Non ho bisogno di compromessi in questo caso, non mi servono. E i risultati non mi dicono mai l'opposto.
Secondo me facciamo confusione tra di noi. Io non ho detto che il piede avra' di conseguenza delle caratteristiche diverse in base alla gestione o che sia un paddocco paradiso o una palude della camargue. Ma non si e' adattato a quell'ambiente, secondo me.
Il mustang ha trovato per esempio nel great basin del Nevada le caratteristiche della sua selezione naturale in milioni di anni prima.
Ma come fa geneticamente ad adattarsi in 400 anni?
Impossibile.
Il modello del mustang e' così emulato per vari motivi: piedi forti, sani e attaccati ad animali dalle prestazioni incredibili. Io cerco questo.
Io non pareggiero' mai un piede cercando di darli la "forma" del mustang. E' assurdo.
Il modello rimane un riferimento di studio, non una forzatura a cui costringere tutti i piedi.
Ma molti sembra che la' fuori lo pensano, che facciamo questo, ma perche' non hanno approfondito secondo me.
A me se i piedi delle zone fredde e umide hanno delle caratteristiche "devianti" dal modello perche' vivono in condizioni di terreno e clima che non appartengono al Equus Caballus, sinceramente poco interessa.
Tutte le razze sono Equus Caballus. Il mustang e' un equus caballus, esattamente come il QH o il frisone.
Ciao
Ma il mustang è una razza? Leggevo che è un insieme tremendo di svariatissime razze in parte derivanti perfino da selezione e allevamento umana; ad esempio, mediante la tecnica di abbattere gli stalloni e sostituirli con stalloni selezionati. Leggevo anche che il "rimpolpamento" dei mustang è avvenuto recentemente, negli anni della grande depressione, quando moltissimi cavalli domestici sono stati liberati perchè i loro padroni non erano in grado di mantenerli (e il loro valore come carne, negli USA, si approssima allo zero).
Ti risulta?
Secondo me, la regolarità dello zoccolo del mustang dimostra proprio che nella forma dello zoccolo la "razza" conta poco, e conta moltissimo, invece, l'ambiente; e questo è un fortissimo argomento contro al solita obiezione "sì, molti cavalli possono essere sferrati, ad eccezione della razza del mio cavallo, che è ....(razza a piacere)". Questa affermazione era già nota e registrata in "Horses and roads", che è il primo libro sulla sferratura consapevole; e il fatto di NON averlo mai citato, nè da Jackson, nè da Ramey, nè dalla Strasser è una cosa che mi fa molto, ma molto, inc***are e che realmente non capisco.
Ora Alex tu sei medico e saprai spiegarmi meglio questo fenomeno.
Quando mi misero l'apparecchio fisso negli States notai che gli l'approccio era molto diverso tra me, femmina caucasica e un mio compagno di classe maschio afro-americano. Il dentista mi disse che ci sono delle differenze di cui bisognava tenere conto. Ma eravamo entrambe homo sapiens sapiens.
ho visto ultimamente un documentario su una cavalla in Australia che viveva nella zona non desertica e aveva un certo piede. La catturarono e la spostarono in zona desertica e dopo molto mesi la ricatturarono e esaminarono il piede. Molto cambiato e adattato alla,perfezione al nuovo ambiente.
Certo che certi standard sono auspicabili ma credo che ci siano delle differenze di cui tenere conto.
Per i mustang il discorso di complica. Ci sono zone o valli in cui ha avuto pochissime influenze da ciò che e' capitato dopo il loro iniziale insediamento.
Si ha l'abitudine di definire mustang quei cavalli provenienti da un certo background. Anche se oggi si tende a parlarne come razza ma fissarne uno standard e' pressoché impossibile. Pero e' anche vero che necessitano si certe caratteristiche particolari che permette la loro sopravvivenza.
Citazione da: sputnik - Luglio 15, 2012, 06:27:47 PM
Ma come fa geneticamente ad adattarsi in 400 anni?
Impossibile.
Caro Sputnick, probabilmente fai confusione tra evoluzione e selezione.
La selezione, opera su caratteristiche insite nelle specie, sceglie delle qualità a discapito di altre, le seleziona, appunto.
Così facendo, i soggetti selezionati, portano nei propri geni le caratteristiche scelte e le tramandano alla futura discendenza, i soggetti desiderabili vanno in razza gli altri si eliminano.
Questo principio è valido sia per gli animali che per i vegetali...alla metà dell'ottocento fu un abate: - Mendel che scoprì questi meccanismi che stanno alla base anche della genetica moderna che sono chiamati: - le
Leggi di Mendel.Capito questo, ci spieghiamo come in 30/40 anni le vacche da latte abbiano quintuplicato la loro produzione lattifera giornaliera...sono diventate delle mammelle con una vacca attaccata attorno.
Alla stessa maniera, in 200 anni si è creato il lallo più veloce mai visto sulla terra: - il PSI
Gli esempi sono infiniti, usando questa
legge, l'uomo ha messo mano ovunque, cani, gatti, fagioli, cocomeri, maiali ecc. ecc.
Va da se, che a volte, oltre il carattere desiderato, la selezione promuove per trascinamento altri caratteri assolutamente indesiderabili, vedi la displasia dell'anca nei pastori tedeschi, la scarsa fertilità nei maiali, l'impossibilità di accoppiamento naturale nei tacchini ecc ecc.
Leggi di Mendel, possono agire anche casualmente, vedi i tuoi amati mustang, vedi le
frecce giamaicane dell'atletica leggera, Usain Bolt è l'involontario figlio di quelle leggi.
Tenete conto del fatto che non leggo le risposte di Muriel.
Casa c'entra tutto questo con la raspa elettrica Dio solo lo sa !!
Citazione da: Muriel - Luglio 15, 2012, 06:56:30 PM
Ora Alex tu sei medico e saprai spiegarmi meglio questo fenomeno.
Quando mi misero l'apparecchio fisso negli States notai che gli l'approccio era molto diverso tra me, femmina caucasica e un mio compagno di classe maschio afro-americano. Il dentista mi disse che ci sono delle differenze di cui bisognava tenere conto. Ma eravamo entrambe homo sapiens sapiens.
ho visto ultimamente un documentario su una cavalla in Australia che viveva nella zona non desertica e aveva un certo piede. La catturarono e la spostarono in zona desertica e dopo molto mesi la ricatturarono e esaminarono il piede. Molto cambiato e adattato alla,perfezione al nuovo ambiente.
Certo che certi standard sono auspicabili ma credo che ci siano delle differenze di cui tenere conto.
Per i mustang il discorso di complica. Ci sono zone o valli in cui ha avuto pochissime influenze da ciò che e' capitato dopo il loro iniziale insediamento.
Si ha l'abitudine di definire mustang quei cavalli provenienti da un certo background. Anche se oggi si tende a parlarne come razza ma fissarne uno standard e' pressoché impossibile. Pero e' anche vero che necessitano si certe caratteristiche particolari che permette la loro sopravvivenza.
Piciopacio: fregato. Adesso o ignori anche me o leggere Muriel ti tocca :blob9:
Sottovalutiamo molto le possibilità di adattamento di un singolo individuo all'ambiente (ed al lavoro). Piciopacio me ne menzionava, mooooolto tempo fa, un caso esemplare: le mani dei contadini di una volta, messi a confronto delle mani di un qualsiasi soggetto che lavora (si fa per dire) con la testa, o di un pianista. A esaminare le sole mani, sono certo che qualche studioso marziano sosterrebbe che i contadini sono stati selezionati o si sono evoluti in sottospecie o razza in base alla grandezza, durezza, forza delle mani. Voi pensate che sia così? Non è più semplice pensare che anche nelle delicate manine di un pianista ventenne vi sia, in potenza, la mano larga come una pala, con le unghie corte e spesse, con il tessuto sottocutanei dei polpastrelli duro come un pneumatico, con la pelle callosa?
Da medico per esempio vi dico una cosa che forse non sapete: le ossa, la loro robustezza, il loro peso, il loro spessore , la loro densità e perfino la forma delle loro sporgenze NON sono permanenti e innate, derivano da un continuo rimodellamento, lentissimo ma evidente a distanza di tempo, che a sua volta deriva direttamente
dalle forze a cui sono sottoposte. Perfino le patologie, i "sovraossi", hanno la loro ragione ultima in anomale forze e/o in anomali tentativi di "adattamento" a situazioni patologiche. Vi sono delle impressionanti serie radiografiche che dimostrano che una frattura scomposta e mal ridotta, in cui i monconi sono grossolanamente disallineati, con il tempo può risolversi in un osso apparentemente normale. Figuriamoci i tessuti molli; figuriamoci ancora di più i tessuti cornei non vitali come suola, fettone, muraglia che vengono rinnovati continuamente.
Io quindi penso che sia la
adattabilità la chiave per capire la fortuna di Equus caballus e per capire anche lo strano caso per cui non si è estinto, ma è sopravvissuto allo stato domestico (purtroppo penso sia accertato che i diretti progenitori del cavallo domestico si siano estinti, e che le specie di Equus sopravvissute fino a noi non sono i progenitori, ma i cugini; proprio come i grandi primati non sono i diretti progenitori di Homo sapiens).
L'uomo, con le specie domestiche, ne ha combinate di cotte e di crude, attraverso la selezione; quando ha selezionato per motivi ornamentali ha creato dei mostri incapaci di sopravvivenza nell'ambiente; con il cavallo, non ci è riuscito (forse ci è andato vicino con lo PSI, bisognerebbe fare l'esperimento di liberare degli PSI e vedere se sopravvivono). Secondo me non ci è riuscito perchè doveva essere salvaguardata a tutti i costi la
locomozione., con tutto il suo corredo di altre caratteristiche essenziali (apparato respiratorio, cardiovascolare, ecc); inoltre, nemmeno la ferratura ha permesso di selezionare cavalli "senza piede", perchè è noto che la ferratura ha risultati deludenti sui cavalli con cattivo piede; è meglio che il piede sia buono.
Citazione da: alex - Luglio 15, 2012, 06:45:18 PM
Questa affermazione era già nota e registrata in "Horses and roads", che è il primo libro sulla sferratura consapevole; e il fatto di NON averlo mai citato, nè da Jackson, nè da Ramey, nè dalla Strasser è una cosa che mi fa molto, ma molto, inc***are e che realmente non capisco.
Questa pubblicazione, mi ha destato molti sospetti specialmente se la confrontiamo con il contemporaneo testo di Fleming, ora, mentre di Fleming sappiamo moltissimo, dell'autore di
Horses and roads io so quasi niente...anzi niente.
Inoltre si fa chiamare: -
free lance che significa/significava: - soldato di ventura, mercenario, al soldo di chi ??
Immagini che sia un falso? Di certo non era al soldo dei venditori di scarpette, nella seconda metà del 1800....
Io non ci vedo nulla di strano, nulla che mi insospettisca. Il fatto che sia stato dimenticato è del tutto "normale", in equitazione. Tanto più se proveniente - come sembra - da un semplice "amatore", fuori del giro del mondo veterinario accademico. Il libretto di un eccentrico.... passato via senza che nessuno lo prendesse in considerazione.
E d'accordo col vecchio Senofonte (nel quale non c'è la minima traccia di nulla che somigli a un pareggio) se non sbaglio anche Free lance di pareggio non parla affatto; e la transizione che descrive, in cavalli che lavorano duro, anche da tiro, è breve..... perchè lavoravano duro, probabilmente.
Ma dimmi qual'è il tuo sospetto, precisamente, perchè nella mia immensa ingenuità non ci arrivo.
Chi era sto Frilens ? Cosa faceva nella vita ? Cosa ha pubblicato oltre quel libretto ? Ci sono riscontri o riferimenti di altri autori del settore a lui contemporanei o immediatamente a lui successivi a quel libricino ?
Dove si trovano pezzi dell'edizione originale di questo libro ?
Non dovrebbe esser difficile trovare riscontri nel ueb.
Su Internet Archive ci sono due fonti :
http://archive.org/details/horsesandroadso00lancgoog, immagini tratte da una copia sita nella biblioteca della University of Wisconsin - Madison;
http://archive.org/details/horsesroadsorhow00denn, dalla biblioteca della Tufts University.
A questo ultimo link troverete il mio commento in inglese più o meno macheronico (da tempo h perso ogni pudore al riguardo):
CitazioneReviewer: Alex.brollo - - September 6, 2010
Subject: Unexcusable forgetfulness about horses welfare
In the period 1980-2000, thanks to the work of the German vet H. Strasser, then of the previos farrier J. Jackson, and many followers, the so-called "barefoot movement" was born and year after year its success increased - presently, perhaps many thousands of fellows and their horses are much happier, since they throwed away horseshoes and meny of them bits too.
But.... it's really incredible that a 1880 book already contained all the better about barefoot horse, a century before! Horses and roads is a necessary reading for any mindful horse owner, and is a precious document for any fellow of barefoot movement.
Il nome dell'autore è
J. T. Denny.
Il libro è anche elencato nella enorme biblioteca virtuale di Bioidversity Heritage Library, qui: http://www.biodiversitylibrary.org/creator/16429, interessante il sottotitolo della seconda edizione: Horses and roads; or, How to keep a horse sound on his legs.
Being a series of papers republished from "The Farm journal", by Free-lance. Quindi, volendo, c'è anche il riscontro che potrebbe essere recuperato dai numeri di The Farm journal.
Quanto a chi fosse, e cos'altro avesse scritto, assodato che - ma pare ogni ragionevole dubbio - l'ha scritto, io darei più importanza allo scritto che allo scrivente.
Free-lance vuol proprio dire invece che non e' al soldo o legato a nessuno. Ma "libero".
Fin troppo libero... infatti quello che ha scritto è stato totalmente dimenticato a lungo ma non per sempre :icon_rolleyes:. Invito chi legge l'inglese senza fatica a dare una scorsa al libretto; ci si immerge nella Londra della fine '800 con i suoi carri, le strade pavimentate coma si usava allora (perfino di legno!), le primissime strade asfaltate che erano "la grande novità", e soprattutto si hanno dati e testimonianze su cosa succedeva, sferrando quei cavalli, che lavoravano in quel modo (e non i cavalli scansafatiche di oggi.... :horse-wink:).
http://books.google.it/books?id=oaNQ__BglQ0C&pg=PA154&lpg=PA154&dq=marechalerie+ferrure+charlier&source=bl&ots=dwnjxgRnoA&sig=G_8yi92X3ZuWAtb-MUfkrGP28P0&hl=it&ei=p4GbTJmCNKnT4wbN__hj&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=3&ved=0CB8Q6AEwAg#v=onepage&q&f=false
http://books.google.it/books?id=oaNQ__BglQ0C&pg=PA154&lpg=PA154&dq=marechalerie+ferrure+charlier&source=bl&ots=dwnjxgRnoA&sig=G_8yi92X3ZuWAtb-MUfkrGP28P0&hl=it&ei=p4GbTJmCNKnT4wbN__hj&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=3&ved=0CB8Q6AEwAg#v=onepage&q&f=false
http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/bpt6k5448235f/f14.image
http://rha.revues.org/index533.html
Invito chi legge l'inglese e il francese senza fatica a dare una scorsa ai mallopponi che ho linkato; ci si immerge nella Europa della fine '800 con i suoi carri, le strade pavimentate ecc. ecc.
Non c'è alcun riscontro oggettivo a quanto afferma Frilans, anzi, le sue descrizioni viengono contradette ampiamente e le sue interpretazioni sono perlomeno strane.
Di questo libercolo, mi è rimasto impresso il fatto che lui ritiene una fortuna il fatto che i lalli di Napoleone avessero perso i ferri sulle strade ghiacciate di Mosca, e pertanto si fecero una allegra passeggiata barefutta fino a Parigi.
Altre fonti, (Fleming) dicono che una delle ragioni della debacle russa di Napoleone fu dovuta al fatto che il servizio di mascalcia francese non fosse adeguato alle strade ghiacciate russe; ipotizzando (fonti francesi) che se ciò non fosse accaduto, neanche i cavalieri cosacchi avrebbero potuto tener testa alla cavalleria napoleonica.
Il fatto - come lo racconta Frilens - è inverosimile, la logica direbbe che solo i pochi lalli che poterono essere ferrati riuscirono a trascinare le carrozze imperiali fino a Parigi.
Detto questo, il libretto del caro Frilens, genuino o falso che sia, non merita un altro minuto della mia attenzione.
Mi pare che Freelance dica semplicemente che nella ritirata dalla Russia, tutti i cavalli restarono senza ferri; e che tuttavia riuscirono a ripercorrere la strada del ritorno (non tutti, non bene, immagino.... ma ci riuscirono).
Quanto al fatto che il libriccino, evidentemente scritto da un amatore del tutto estraneo al "giro grosso" degli esperti del tempo, non abbia avuto la minima attenzione, tenuto conto di quante teste durissime circolano nell'ambiente equestre e di quanto nel mondo equestre bisogna faticare, per introdurre una novità, ripeto: la cosa non mi meraviglia. Come ho detto in post precedenti, mi meraviglia che il libretto fosse sconosciuto anche nel mondo barefoot, dove sembra che tutti ripetano le citazioni che la dott. Strasser fa di Clark . Bracy.
Il libretto è interessante anche perchè dà alcuni consigli per rendere meno dura la transizione; in particolare propone una ferratura temporanea a lunetta, e parla molto bene di una ferratura "immersa nella muraglia", limitata alla sola punta, che non conoscevo e che è suggestiva (irrobustisce solo la zona del "mustang roll" permettendo il pieno contatto con il suolo di suola, fettone, muraglia dei quarti, e talloni).
Ma ne parleremo nell'altra sezione (mascalcia).
Adottai la lunetta per il mio storico stallone che era molto rampino. Mi fu suggerito da un Maniscalco, della scuola si Pinerolo. Guarda caso.
Dai due ai quattro anni. Lo aiuto' moltissimo e devo dire non interferì con il buon funzionamento ne la crescita corretta del suo piede. Anzi lo aiuto molto. Senza ricorrere a misure più drastiche.
Sono pochi i casi in cui certi professionisti sanno essere flessibili. Ma per fortuna qualcuno esiste.
Salve a tutti,
Mi sono appena iscritto e ritengo quindi opportuno rivolgere un saluto generalizzato. Ho incontrato alcuni di voi su Barefooters, dove sono registrato come "Bruno" (il mio vero nome) e so quindi di avere a che fare con professionisti competenti e appassionati. Da quanto ho letto scorrendo questo specifico argomento (alias: topic) mi sono reso conto che anche qui l'ambiente non è diverso; mi hanno molto interessato e, devo ammetterlo, anche divertito, le schermaglie intellettuali tra "spada" e "fioretto", ambedue eccellenti ognuno nel suo genere ma che, sebbene molto piacevolmente, ci hanno portato alquanto fuori argomento. Propongo quindi, molto umilmente, di tornare a noi.
Al contrario della maggioranza di voi, sono un dilettante e per di più principiante, ma so che molti di voi mi scuseranno e mi sopporteranno. Sono vicino ai '70, 100 kg di peso, un infarto cardiaco nel passato recente: teoricamente non potrei neppure riempire il secchio dell'acqua della mia cavalla. Nella mia zona non vi sono pareggiatori credibili, a parte uno che ha smesso di praticare per problemi alla schiena; peccato! Ho fatto un corso di pareggio naturale (great deal!) e ho acquistato tout ce qu'il faut per un fai da te molto teorico e molto poco pratico. A volte riesco a pareggiare un piede al giorno, ma oggi ero stanco e ho fatto solo la metà del quarto piede. Per fortuna la mia cavalla è vecchia quanto me e mi capisce (me lo dimostra strofinandosi a me e facendo le fusa come un gatto alla fine del pareggio). Quanto sopra non per raccontarvi i fatti miei, ma per riportare l'argomento sulla "raspa elettrica", o comunque voi vogliate chiamare un utensile che consenta l'opera di modellamento dello zoccolo (secondo scuole e teorie a vostro piacere) anche a persone non più nel pieno delle loro forze, vuoi per età, vuoi per altri problemi di qualsivoglia natura.
Ho l'impressione, del tutto personale, che Jaime Jackson non ami molto gli utensili elettrici (capisco che per lui potrebbero non apparire qualificanti), perché non ne ho trovati sul sito della Star Ridge Company. D'altro canto, i loro ultimi utensili, segnalati da Piciopacio, sembrano una buona alternativa alla "raspa elettrica".
Peraltro, nel documento allegato, dalla King Artur's Tools viene proposto un utensile elettrico specifico per il pareggio naturale degli zoccoli equini e, probabilmente, diverso da quelli generici reperibili presso la "Dremel". Non ho trovato altri prodotti specifici; se qualcuno di voi ne cosce, per favore me li segnali. Mi farebbe molto piacere conoscere la vostra valutazione al riguardo ma, badate bene, non come inutile supplemento alla vostra gagliardia personale, ma come una specie di "protesi" per ostinati disabili di qualsiasi natura che, tuttavia, conservano un po' di cervello per valutarne i rischi d'uso.
Mi riprometto di verificare anche che cosa ne pensa Peter R. che mi sembra mostrare una certa evoluzione rispetto agli insegnamenti originari di Jackson; ma forse Alex potrebbe venirci in aiuto per accelerare i tempi della risposta. A questo proposito, scusatemi, ma mi scappa proprio: consentitemi di esprimere qui un ringraziamento pubblico ad Alex per le innumerevoli traduzioni reperibili sul suo sito; so quanto tempo costi una traduzione fedele e, nella mia zona, ho sperimentato quale grande porta possa aprire a chi non avrebbe altro accesso all'informazione originale. Grazie Alex, oggi non sono molti, ma domani... chi sa?
Oops!, Non ho inserito l'allegato e... non riesco a farlo. Prima o poi imparerò; per ora, troverete la "raspa elettrica" di cui vi parlavo a: http://katools.com/carving-tools/merlin-minature-cutters/.
Hummm...! Dopo aver visitato il sito, l'articolo non mi sembra tanto "specifico" que se diga. Vale conque la mia richiesta di parere.
Citazione da: Ipparco - Maggio 10, 2012, 05:33:31 PM
L'ho provato in fiera l'anno scorso con dischi appositi, è utilizzabile ma richiede molta pratica prima di poter essere usato in piena sicurezza, a mio avviso.
La Pferd (azienda tedesca che produce attrezzi per carpenteria) fa questo kit che trasforma un qualunque flessibile in un buon attrezzo da mascalcia, anche se un po' ingombrante. Con la dovuta pratica potrebbe fare al caso tuo.
L'attrezzo della Merlin a mio avviso è pericolosissimo: è in sostanza una lama da motosega che gira ad alta velocità, se finisce sulle dita rischia di non restarci niente.
La fresa "a denti di motosega" è impressionante per pericolosità (apparente). Il sistema è molto costoso direi! Penso che ci siano dei raffinamenti/delle economie possibili.
Il link non lo apro, questo si apre: http://www.hooftrimmingtools.net/merlin_equine.html
Grazie per l'immediato riscontro.
Andrò a cercare il prodotto suggerito da Ipparco.
Non trascurabile la parentesi di Alex sulla pericolosità "(apparente)". Mi viene in mente quella fresa elettrica usata per tagliare le ingessature in ospedale, che mi ha sempre terrorizzato. Forse anche il prodotto Merlin merita qualche approfondimento; in fondo, dalle mie parti 299,00 $ sono l'equivalente di circa quattro pareggi (ho avuto cinque cavalli fino a pochi mesi fa).
Grazie di nuovo.
Sistema Combiclick della Pferd..
Citazione da: barefooter - Luglio 26, 2012, 10:38:13 PM
Mi viene in mente quella fresa elettrica usata per tagliare le ingessature in ospedale, che mi ha sempre terrorizzato.
Micro-OT per tranquillizzare chi avesse un'ingessatura da togliere:
nessun rischio! :horse-smile: Le seghe per i gessi sono
vibranti e incidono solo materiali duri. La lama in movimento può essere appoggiata sulla pelle senza fare alcun danno: la fa solo "vibrare".
Io vorrei indagare sull'esistenza di pialle elettriche per rifinitura, a lama stretta.... secondo me, per l'idea che mi son fatto, sarebbero lo strumento ideale.
Concludo il mio intervento sull'argomento, con una valutazione (molto personale!) sulle soluzioni che mi hanno maggiormente interessato tra quelle fin qui emerse.
Il Sistema Combiclick della Pferd, suggerito da Ipparco ed i prodotti Dremel richiamati da Alex offrono ambedue una vasta gamma di modelli ed accessori tra cui scegliere, lasciando all'artigiano sapiente la scelta del più idoneo alle sue esigenze, poiché non esiste alcun articolo specifico per il pareggio naturale dello zoccolo equino. A vantaggio della Dremel, a mio avviso, la possibilità di scegliere un modello operato a batteria (forse ce l'ha anche la Pferd, ma non l'ho trovato), evitando così la necessità di avere un cavo elettrico tra i piedi. Anche la Star Ridge Company cita questa marca, rispondendo alla mia richiesta di un loro eventuale utensile elettrico: "...We're unaware of a power hoof knife, but some trimmers do use a dremel tool, so you might want to experiment with that. Those should be available at the hardware store, and they come with a wide variety of bit or burr sizes. We've also heard of trimmers using power sanders. Also, if you use a power tool, a lot will depend on how well your horse adapts to the noise and vibration." Bisogna vedere quanto uno si senta artigiano e quanto sapiente...
Il Merlin della King Arthur's Tools viene effettivamente proposto come primo utensile elettrico al mondo specifico per il pareggio naturale del piede equino e, a dire il vero, vedendo foto e video dell'aparecchio all'opera mi sembra meglio concepito degli utensili prima citti agli effetti dell'uso specifico di nostro interesse. La casa, nell'illustrarne le caratteristiche, evidenzia le misure di sicurezza dell'utensile al pari dei rischi operativi, tanto da consigliare l'uso di occhiali e di uno speciale tipo di guanti specifici per operatori di motosega. Sembra di dimensioni molto ridotte, manegevole ed abbastanza ergonomico per l'uso a cui è destinato. Non è improbabile che la maggiore pericolosità dei denti di motosega rispetto a quella di un disco piatto sia prevalentemente psicologica. Personalmente ritengo più pericoloso il cavo elettrico tra i piedi del cavallo. Tuttavia, lo stesso articolo promozionale pubblicato dalla King Arthur's Tools (a cura di Bethany Caskey) evidenzia alcune imperfezioni concettuali (posizionamento dell'interruttore e delle velocità, rischio di bloccaggio accidentale su "on" ed altro) che mi lasciano molo perplesso. Rimane anche qui il problema delle vibrazioni e del rumore, anche se qui in maniera più contenuta rispetto Pferd e Dremel. A questo stadio il Merlin mi appare ancora un prototipo suscettibile di molti miglioramenti, sia sotto l'aspetto funzionale che sotto quello della sicurezza. Al pari dei precedenti, non mi sembra un attrezzo da affidare alle mie mani, poco artigiane e poco sapienti: troppi rischi per troppo poco lavoro da fare.
Anche nel mio caso, sembra proprio che la virtù vada ricercata "nel mezzo". I nuovi prodotti della Star Ridge Company, segnalati da Piciopacio, sembrano offrire un notevole risparmio di energie rispetto agli utesili tradizionali, non presentano alcun rischio né per l'operatore né per il cavallo e costano meno di tutti (USA $ 155,30 per un set completo, più spese di spedizione - salvo errori!). Li ordinerò e spero di potervi dire presto quanto siano validi come "protesi per pareggiatori invalidi diversamente validi". Magari continuerò a pareggiare un piede al giorno, ma senza stancarmi.
Spero che queste mie elucubrazioni possano aiutare altri nella scelta. Di nuovo grazie a tutti per l'assistenza.
Io dico solo una cosa. Un mio pensiero del tutto Personale.
Se venisse uno a,pareggiare i miei cavalli e tirasse fuori un flessibile o arnese simile, lo accompagnerei immediatamente al cancello e gli darei la mia benedizione.
Tutto li.