Apro un topic che riguarda da vicino il tema trattato da Lux. Per ottenere la leggerezza sia in ambito di educazione da terra sia in lavoro a sella è necessario prima imporsi con la forza? Se un cavallo è maleducato, aggressivo, pericoloso è meglio insegnargli a stare al suo posto con le buone o con le cattive? Per ottenere il " nulla" degli aiuti in sella è necessario prima lavorare con forza il cavallo?
Ho notato che ci sono diverse scuole di pensiero e vorrei farmi un quadro più ampio della situazione..
Domanda interessante,e come giustamente dici avrai risposte diverse.
La mia è questa: non è indispensabile imporsi con la forza (per essere precisi non è possibile imporsi con la forza, visto che il più forte è lui!) ma è assolutamente indispensabile convincere il cavallo che LUI non può imporsi con la forza.
Sul come imporsi, e sui metodi da usare per impedire che si imponga lui, le opinioni sono diverse.
In un certo senzo Alex ha ovviamente ragione, il cavallo è più forte del cavaliere pero noi ci aiutiamo con le attrezzature che ci permettono di sottometterlo.
CitazionePer ottenere il " nulla" degli aiuti in sella è necessario prima lavorare con forza il cavallo?
I vecchi maestri partono (quasi) tutti da questo punto di vista. Se il cavallo si oppone tu resisti che significa non di punirlo ma di tenere con la tua "forza artificiale" contro la sua fino che lui cede. È un metodo che posso accettare e che a volte magari lo uso anche perché le cose le ottieni più veloci rispetto al metodo di insegnare tutto nel bene. Poi ci sono i gradi e le vie in mezzo, credo fermamente che si ottiene i stessi risultati o anche migliori rislutati se questo concetto lo usi rarissime volte.
Se pero si tratta di un cavallo che è stato addestrato in maniera errata allora credo che completamente senza quel concetto non arriverai da nessuna parte. A volte semplicemente ti servirà per fargli vedere un'altra strada di quella suo corpo e la sua mente si erano abituata.
Da terra sinceramente la penso così: Se hai un cavallo veramente aggressivo o sai ciò che stai facendo o lo lasci stare e lo dai in mani esperte. E mani esperte non avranno bisogno di forza fisica e sanno che con essa da un cavallo di quel genere non potranno fare nulla. Un cavallo del genere ha già capito che lui ha più forza del uomo. Un vero esperto lo saprà mettere in riga in altri modi che magari possono essere forti nel senso psicoogico.
Ammetto che con i vari metodi di Horsmanship non ho grande esperienza ne sapienza, ma c'è un programma televisivo in Germania dove un tizio che lavora con il metodo Parelli (se non ho capito male eh) e risolve problemi a vari cavalli che il proprietario non riesce più a gestire. A volte sono stupidaggini ma a volte ha casi veramente particolari e lui con una calma senza mai perdere la pazienza o pichiare il cavallo lo rimette al suo posto. È affascinante.
Poi ci dobbiamo rendere conto che siamo molto sordi e cechi. Se il cavallo si oppone a quello che gli chiediamo un qualche motivo ci sarà o qualcosa che ha subito in passato o dolore o semplicemente che noi siamo troppo stupidi a chiedere in modo chiaro. Purtoppo la gente si crede esperti nati e che con la forza risolvono i problemi che derivano naturalmente da cavalli sospettosi, pigri o chi sa che altro atteggiamento umano ... il cavallo è un animale, non conosce tutte queste menate umane (umane a punto!)!
Se ti imponi con la forza e/o gli fai provare dolore quello che otterrai sarà un cavallo che alza la soglia di sopportazione e la volta dopo dovrai metterne il doppio della volta prima e così via. Fino a che ti stanchi tu o ti ammazza lui. Quindi, il trucco è sempre solo fargli credere che userai la forza e che proverà dolore. Insomma Pierino per stare bravo deve avere paura del lupo cattivo.
Cito dal topico su Oliveira di Raffaele.
CitazioneDomanda: Che ha fatto di Oliveira un maestro?
Risposta: la capacità di capire i cavalli gli ha dato una sottile abilità nel cogliere lo stato psicologico favorevole del cavallo e approfittare, è quello che alcuni chiamano tempismo, dote che è - per i buoni cavalieri - fondamentalmente una sensibilità innata.
I grandi cavalieri cercano di percepire e ricreare questo "stato di grazia" con lo scopo di sfruttarlo a proprio vantaggio.
Questa è la strada della leggerezza di Oliveira, mi sembra vagamente di capirla; è una cosa totalmente, diametralmente diversa dal concetto di "imporsi". E' invece assai simile a quella che mi ha detto il mio maestro Homocaballus, non so se è un'affermazione sua o una citazione: "Fate in modo che il cavallo
voglia quello che volete voi". Seguendo questa strada, non solo non c'è alcuna aggressione, ma quasi nessuna resistenza da vincere, perchè ogni richiesta - immagino - avviene nell'attimo in cui si percepisce che il cavallo è disponibile ad accettarla.
E' strano che Raffaele abbia posto, a fondamento della sua opera di divulgazione, l'Assioma di L'Hotte, io ci metterei la frase che ho citato, oppure, altrettanto profonda, la frase "You get what you reward", "Ottieni quello che ricompensi": beninteso, la "ricompensa" non ha nulla ha che fare con il premio alimentare, la ricompensa immediata che può essere data centinaia di volte in una sola ripresa è
la cessione. Guardando i video di Oliveira, io vedo innumerevoli richieste, e innumerevoli "reward", ossia ricompense.
"Fate in modo che il cavallo voglia quello che volete voi".
L'omocaballo sta citando - parafrasando - Baucher... e chi se no?
Oliveira, grazie al talento innato, alla squola, alle bone letture, allo studio, alle migliaia d'ore passata a lallo era in grado di applicare l'assioma di L'Hotte ai massimi livelli di finessa:
...questo gli era sufficiente, l'uso degli speroni lo considerava come un aiuto d'emergenza.
Duque, c'aveva gli speroni e pare che usasse gli speroni che oggi si chiamano speroni Oliveira: micidiali, dolorosissimi... lovviamante ai tacchi di mezzecalzette, naturalemente metteva in bocca al lallo la briglia e - specie in fase initiale - non dimenticava la bacchetta in scuderia, pertanto, quando serviva, usava tutti sti aggeggi benevolmente :icon_rolleyes: ma anche no.
Attenzione, imitare Oliveira è come per un soprano imitare la Callas: farà ridere, questo non esclude che - se fa quel mestiere - se la deve studiare e capire.
Comunque alla domanda sulla leggeressa risponde Bettina:
Domanda : Come ha fatto ad ottenere questa leggerezza nei suoi cavalli?
Risposta: Aveva una una sorta di sensibilità nelle chiappe (licenza del traduttore) con la quale capiva e controllava il posteriore del cavallo in maniera tale da anticipare la mancanza di equilibrio e di ripristinarlo immediatamente per poi concentrare la sua attenzione sul come sciogliere le singole resistenze, fondamentalmente si trattava di: andatura contratta, garretti pigri, incollatura rigida e sottrazione agli aiuti.
Come si vede non è pane per i nostri denti...
Aiuto d'emergenza: mi piace.
Una specie di cintura di sicurezza sulle automobili. Se ti schianti, potresti salvarti grazie alla cintura di sicurezza; ma non è indispensabile schiantarsi, per imparare a guidare. Anzi: chi ha testa fa di tutto perchè le cinture di sicurezza restino sempre inutili. O no?
L'idea che mi son fatto è che abbiamo tanto più bisogno di "forza" e di "punizioni", di "imporci", quanto meno abbiamo talento. Una seconda idea è che il cavallo addestrato con l'imposizione, quando ha carattere, misurerà il cavaliere, e al primo accenno che non disponga dell'energia necessaria, lo scaricherà "per le terre". Eì' il difetto che qualcuno ha attribuito ai cavalli addestrati con i metodi della durissima scuola napoletana: capaci di fare ogni cosa, ma .... pressochè solo se guidati dal proprio istruttore, o da persone di estrema abilità.
Giusto, colla piccola differenza, che - in qualche modo - bisogna far si che il lallo - alla priora - sappia che deve rispondere ai segnali che precedono l'uso di strumenti che possono provocare dolore e che - all'occorrenza - lo produrrebbero fino a costringerlo all'obbedienza.
Questa frase non mi è nuova... :icon_rolleyes:
Nemmeno a me è del tutto nuova. :blob3: E' il quore della questione, che tu ritieni risolta e chiusa, e io invece ritengo irrisolta e aperta.
Posso buttare lì uno spunto di riflessione? a me sembra che siamo tutti d'accordo sulla utilità più o meno sporadica di interventi punitivi sul cavallo, in modo che esso possa avere il TIMORE necessario a dominarlo. Quello su cui c'è divergenza è fin dove spingersi per incutere questo timore.
A mio modrstissimo avviso, ci soni due limiti distinti da tener presenti:
Fare ciò che ciascuno di noi è disposto a fare in base al suo temperamento / etica personale;
Non fare ciò che può portare il cavallo ad avere TERRORE.
La mia sensazione è che rompere rastrelli addosso ad un cavallo rischi di oltrepassare, oltre che il primo soggettivo limite, anche il secondo.
Citazione da: silviasco - Febbraio 09, 2015, 12:13:59 PM
La mia sensazione è che rompere rastrelli addosso ad un cavallo rischi di oltrepassare, oltre che il primo soggettivo limite, anche il secondo.
nella nostra cultura abbiamo un particolare orrore del dolore fisico; non è detto che sia peggiore del "dolore mentale", che invece ci fa molta meno impressione. Quindi non mi fermerei all'immagine del rastrello rotto come elemento fondamentale per discriminare le cose... magari aveva pure il manico un po' marcio :horse-wink:
boh, ma se il cavallo capisce che la bastonata è venuta perché lui ha provato ad aggredire l'uomo, magari non prova terrore del bastone, magari impara qualcosa.
dunque non avrà terrore del bastone, perché sa come evitarlo.
se la bastonata (o altra punizione) è data ad minchiam come dice Raffaele, è chiaro che il cavallo si terrorizza del bastone o della persona che l'ha picchiato, perché non ha idea di cosa può fare o deve fare per evitarsela.
Faccio un ennesimo, pietoso tentativo di distinguere due cose diversissime: l'aiuto energico e la punizione. Possono essere identici per strumento e per intensità: ipotizziamo un colpo di frustino di quelli che lasciano il segno.
Si chiede a un cavallo di avanzare. Non avanza, lo si chiede con più energia, non avanza, parte il colpo di frustino, il cavallo avanza. NON è una punizione: è una "energica richiesta", chiede al cavallo di fare qualcosa IMMEDIATAMENTE dopo il segnale, il cavallo può scegliere di farla, ha la "porta aperta".
Mentre governiamo il lallo, si gira come una biscia e ci piazza un morso. Parte istantaneo il colpo di frustino. QUESTA è una punizione; non è una richiesta di fare qualcosa, cosa fatta capo ha, il cavallo non ha modo di farci nulla; non c'è una "porta aperta", deve solo "ricordarselo per la prossima volta".
Il mio è sicuramente un tentativo con scarse speranze di farmi capire; ma se non si capisce, non si può capire nulla di quanto scrive McLean nei suoi articoli sulla teoria dell'apprendimento, dove mette in guardia sulle difficoltà e sui pericoli della vera punizione, nè nulla su quanto scriva chiunque si basi sul principio del condizionamento operante; e non è una bella cosa.
Citazione da: elleon - Febbraio 08, 2015, 10:21:58 PM
Apro un topic che riguarda da vicino il tema trattato da Lux. Per ottenere la leggerezza sia in ambito di educazione da terra sia in lavoro a sella è necessario prima imporsi con la forza? Se un cavallo è maleducato, aggressivo, pericoloso è meglio insegnargli a stare al suo posto con le buone o con le cattive? Per ottenere il " nulla" degli aiuti in sella è necessario prima lavorare con forza il cavallo?
Ho notato che ci sono diverse scuole di pensiero e vorrei farmi un quadro più ampio della situazione..
Rispondo per quanto riguarda quel che si fa da noi.
Per noi, il massimo della leggerezza è quando il cavallo risponde perfettamente al solo comando vocale, sia da terra, che dalla sella o attaccato.
Avendo a che fare con graziosi puledrini che a 18 mesi pesano già come un cavallo adulto e hanno una notevole forza fisica, usare la forza per arrivare alla leggerezza non avrebbe nessun senso, saremmo sconfitti in partenza.
Più che altro, investiamo su un sistema di comunicazione efficace che si basa sul farsi riconoscere come un soggetto dominante dal cavallo.
Il cavallo/puledro in questo modo diventa collaborativo e arriva ad essere leggero ( rispondere ai comandi vocali) molto velocemente, rimanendo sempre nel corretto atteggiamento mentale.
Nel caso di rieducazioni (cavalli maleducati, aggressivi, pericolosi), cerchiamo di riprendere il lavoro dalle basi, dopo aver ristabilito la gerarchia...e anche li, per farlo ci poniamo come dei soggetti dominanti, ma ovviamente, la forza che possiamo mettere noi bipedi, non è paragonabile a quella di un cavallo...si tratta di nuovo di comunicare in modo efficace.
Quanti giocondissimi pipponi pseudopuccipucci!
Come al solito la realtà è semplice, basta sapere cosa si vuole e come ottenere ciò che si vuole.
Per prima cosa il lallo, per esser leggiero, non deve appoggiarsi all'imboccatura, non deve tirare sulla mano... giusto?
Giusto, allora hosa si fa per farglielo capire?
Sentile/leggiete cosa dice uno dei grandissimi dell'equitazione, il quale, proprio per essere un grande e non una mezzacalzetta puccipucciosa dice chiaramente:
... appena il lallo si appoggia o tira sulla mano, anche leggiermente, bisogna - fin dall'inizio dell'addestramento - punirlo con un bel colpo in bocca... attenzione ho detto un colpo, un colpo secco e severo senza tirare le redini, prendete un angolo di 40/50 gradi in maniera che il colpo vada verso l'alto.
Il lallo deve capire fin dal principio che si deve sostenere da solo, non sarà tollerato alcun appoggio o tirata sulle redini, anche fossero esse minime...
Poi continua bellamente entrando nei particolari della tennica, ma questo per noi ragasse basta e avanza...
Dunque, pare che la leggieressa derivi dalla pesantessa, almeno per i grandi dell'equitatione...
la forza applicata deve sempre essere la minima necessaria per ottenere il risultato.
prima di applicare forza 2 devo provare a fare la cosa con forza 1 o 0.
va usata la forza minore possibile.
sul fatto che sia possibile creare cavalli leggeri usando forza pesante ho i miei dubbi... ma tant'è...
beati voi che tirando siete in grado di addestrare il cavallo a lavorare solo con il peso....
Pare, da tutti questi discorsi e pensieri diversi che siate tutti d' accordo su di un principio, ossia che la pesantezza debba essere usata solo da chi è in grado di farlo ( esperti, maestri dell' equitazione) e a noi gente comune resta solo il provarci con conseguente danno. Questo non è molto rassicurante. Quindi per non " improvvisare" una forza e una conoscenza che non abbiamo è meglio agire in altro modo. Da qui derivano tutte le strategie di addestramento naturale che vanno molto in voga negli ultimi tempi. Anche qui però ci sono esperti e maestri di equitazione a cui ispirarci per non " sbagliare". Adottano una forza " psicologica" che è pari a quella fisica ma forse per il metodo, forse per la quantità del tempo ( che non è immediata e lascia il cavallo spiazzato o spaventato) ottiene dei risultati. Si basa essenzialmente sull' aiuto energico descritto da Alex e mai sulla punizione.Se un cavallo mi morde mentre lo sto pulendo non credo neanche sia efficace punirlo fisicamente per questa azione. Forse capisce che al morso corrisponde un dolore ma non capisce che un calcio provoca lo stesso dolore quindi alla prima occasione, non morderà ma calcerà, fino a un susseguirsi di vizi messi a tacere con la forza che si ripercuoterà anche in sella. Concordo invece con Miky quando parla di stabilire una gerarchia, confermata dalle piccole cose di tutti i giorni. Non credo siano metodi puccipucciosi, anzi non lasciano molto spazio alla confidenza e al puccipucci ma mantengono le giuste distanze.
Citazione da: PokerFace - Febbraio 09, 2015, 03:17:21 PM
la forza applicata deve sempre essere la minima necessaria per ottenere il risultato.
prima di applicare forza 2 devo provare a fare la cosa con forza 1 o 0.
va usata la forza minore possibile.
sul fatto che sia possibile creare cavalli leggeri usando forza pesante ho i miei dubbi... ma tant'è...
beati voi che tirando siete in grado di addestrare il cavallo a lavorare solo con il peso....
La forza 0 è un'entità metafisica :horse-wink:; il consiglio di McLean è di passare da 1 a 3 saltando il 2, immagino per evitare il rischio dell'assuefazione, sempre presente quando si aumenta il "segnale" pian piano. Questo, però, richiede che si sappia già prima che il cavallo conosce il segnale, e risponderebbe al segnale di intensità 2; ma per insegnargli a rispondere al segnale di intensità 1, tocca passare attraverso il segnale di intensità 3,
superiore a quello a cui il cavallo normalmente risponde. Su per giù, è quello che citava Raffaele; ed in effetti, chi ha visto dimostrazioni pratiche della tecnica suggerita da Mclean ha avuto l'impressione di una certa durezza.
Citazione da: elleon - Febbraio 08, 2015, 10:21:58 PM
Apro un topic che riguarda da vicino il tema trattato da Lux. Per ottenere la leggerezza sia in ambito di educazione da terra sia in lavoro a sella è necessario prima imporsi con la forza? Se un cavallo è maleducato, aggressivo, pericoloso è meglio insegnargli a stare al suo posto con le buone o con le cattive? Per ottenere il " nulla" degli aiuti in sella è necessario prima lavorare con forza il cavallo?
Ho notato che ci sono diverse scuole di pensiero e vorrei farmi un quadro più ampio della situazione..
io credo che intanto bisogna distinguere tra maleducato e aggressivo: c'è una bella differenza! Un cavallo aggressivo compie un'azione DELIBERATAMENTE con lo scopo preciso che si è prefisso ed è SEMPRE pericoloso. Un cavallo maleducato può potenzialmente essere pericoloso ma le sue azioni non sono dettate da una precisa volontà di aggressione.
I cavalli maleducati sono abbastanza difficili da rieducare, specialmente se hanno consolidato i comportamenti fino a farli diventare vizi, ma penso che l'impresa sia tutt'altro che impossibile. Per la pochissima esperienza che ho, su un cavallo maleducato la violenza fisica magari risolve momentaneamente il problema per crearne subito dopo un altro. Per me, il cavallo rieducato deve soprattutto diventare un cavallo SERENO e un cavallo sereno non si ottiene con le botte. Certo: se non vuoi passar dalle scorciatoie (ovvero menare), i tempi si allungano ma un risultato ottenuto con la delicatezza e la persuasione sarà sicuramente duraturo. Il cavallo impara e GRADISCE il contatto e la vicinanza dell'uomo. Il discorso per me diventa ancora più importante quando si è in sella. Il cavallo VA CONVINTO alla leggerezza, non va costretto. Ci si arriva soprattutto per gradi sapendo come chiedere e come ricompensare. Anche se la frase di Raffaele è presa da un grande maestro (il famoso tirone ben dato per far capire di non attaccarsi al morso) non condivido affatto il concetto e il metodo. Certo! il risultato arriva garantito ma poi....forse....il cavallo spaventato dall'uomo può imparare che anzichè appoggiarsi al morso può alzar la testa e sottrarsi lo stesso, oppure può imparare a togliersi il peso fastidioso dalla schiena con una bella serie di smontonate e siamo punto daccapo :icon_rolleyes:
Il cavallo ha bisogno di coerenza, calma, costanza, tecnica e passione. Non ci si improvvisa addestratori e neppure cavalieri.
Per non farla troppo lunga, invito anche a riflettere sul fatto che esistono violenze psicologiche fatte sui cavalli che sono ben peggiori delle bastonate: quelle fiaccano lo spirito, spengono l'anima. Bisognerebbe sempre guardare negli occhi un cavallo: dicono tanto
Con i cavalli aggressivi purtroppo bisogna combattere ad armi pari: per ogni azione deliberatamente commessa per far male, ce ne vuole UNA e solo una altrettanto forte, fatta con cognizione di causa e tempismo. Troppo difficile per i più, anche per quelli che si professano del mestiere
Torniamo però a un punto morto. Se la punizione, raramente quanto si vuole, è necessaria, e se è però necessario che il cavaliere la sappia dare quando ci vuole, e "come Dio comanda" ossia: restando calmo e ragionando, ma con tempestività assoluta, allora cosa deve fare il cavaliere inesperto, che deve ancora imparare questa difficile tecnica?
La risposta aimè è semplice: il cavaliere inesperto alle volte deve usare la punizione anche se non la sa usare; la userà male, e il risultato non sarà ottimale. Imparerà con il tempo; nel frattempo rischierà di rovinare, poco o tanto, i primi cavalli su cui si fa le ossa, con punizioni troppo deboli, o troppo forti, o "fuori tempo"; l'importante è che impari dagli errori, agendo, se possibile, sotto il controllo di un esperto, che correggerà lui e rimedierà, nei limiti del possibile, ai danni che il cavallo ha subito.
Alex ma perchè un cavaliere deve per forza saper addestrare? Le figure mi paiono ben distinte. Un cavaliere sta in sella e, fino a che non ha imparato, avrà la guida di un istruttore...Certo che commetterà sbagli ma non saranno MAI sbagli di addestramento. Poi non è che se una volta dai per sbaglio un tirone al cavallo lo ingrani per sempre. L'importante è che ci sia vicino a te uno competente e del mestiere che ti insegni e ti corregga quando sbagli. Il cavaliere progredirà e, se in grado, diventerà FORSE anche capace di mettere le mani sul cavallo per educarlo ed addestrarlo.
IL problema vero è che moltissime persone credono che, per il semplice fatto di mettere il sedere sul cavallo, siano in grado di addestrare. E non sono neppure d'accordo con quelli che dicono che ogni cosa che fai sul cavallo è addestramento, nel bene e nel male. Se un cavallo è consolidato nel lavoro e sereno di testa, tranquilli che sopporta qualche nostro errore. Piuttosto siamo noi ad essere molto intolleranti nei confronti dell'equino. Poi, anche sta mania o ossessione della punizione! La maggior parte delle volte NON sappiamo come chiedere e neppure COSA chiedere, spesso non sappiamo neppure montare decentemente. Però vogliamo fare gli splendidi: prenderci il cavallo ed ADDESTRARLO (parlo in generale eh). Faccia chi sa fare: non tocchi un essere senziente chi non sa!
C'è qualcuno che ritiene che consapevolmente o inconsapevolmente sia un atto "addestrativo" ogni nostra interazione con il cavallo. Io, ad esempio, ne sono convinto; e quindi ritengo che ogni cavaliere, anche il più principiante, dovrebbe avere una infarinatura di addestramento. Ma da molte discussioni ho visto che non tutti sono d'accordo, tu hai appena detto di non essere d'accordo, probabilmente è una questione di termini.... quindi non insisto.
Citazione da: alex - Febbraio 09, 2015, 05:20:31 PM
C'è qualcuno che ritiene che consapevolmente o inconsapevolmente sia un atto "addestrativo" ogni nostra interazione con il cavallo.
Esatto! Per questo ogni buon istruttore dovrebbe montare spesso i cavalli che affida ai principianti.
"moltissime persone credono che, per il semplice fatto di mettere il sedere sul cavallo, siano in grado di addestrare"In grado o non in grado, addestrano eccome.
Ed è per questo che nascono molti problemi in equitazione.
Ma temo che si sia completamente fuori argomento se si prosegue su questa linea.
Sono, anche tristemente, concorde con Raffaele. Il tatto equestre, che si tramuta in "misura" "tempismo" e "correttezza" delle azioni, è proprio solo di chi, dotato di talento ed intento allo studio, consuma chiappe e cuoio giornalmente e per parecchi anni.
Old duck :quoto:
anche io sono del partito "chiunque interagisce col cavallo in qualche modo lo addestra".
nel bene e - spesso - nel male.
poi dipende anche dal cavallo, chiaramente: ce ne sono di più recettivi e di meno.
un tirone mica ingrana un cavallo, certo! però i nostri comportamenti hanno un significato per l'equino (ragion per cui è indispensabile l'insegnante quando si è ancora verdi).
qualunque bimbo che si presenta da un cavallo una, due, tre volte con una carota, al quarto incontro vedrà il cavallo venirgli incontro a "chiedere" la carota.
non è forse addestramento questo? non ci vedo molta differenza.
Qualsiasi interazione con un cavallo diventa addestramento. Per me è palese. Se ci facciamo caso i nostri gesti quotidiani da quando lo tiriamo fuori dal box, a quando lo puliamo a quando selliamo e montiamo creano delle possibilità di formare dei vizi o di curare dei piccoli problemi comportamentali. Il nostro modo di fare viene " letto" dal cavallo e si crea immediatamente una risposta, nel bene o nel male. Il problema è che ci sono 1000 scuole di pensiero sull' addestramento o interazione con i cavalli. Quale via scegliere? In base alle nostre esperienze, al vissuto, ai risultati, alla risposta positiva del cavallo. C'è chi sostiene di ottenere un ottimo addestramento con la forza e chi invece ottiene ottimi risultati con la collaborazione. Sono davvero entrambi ottimi risultati?
E' lapalissiano: leggi, ascolta, prova, e poi fai come ti senti e come ti piace.
Per ogni cosa in ambito equestre ci sono 20 soluzioni diverse. Tutte giuste? No, qualcuna è proprio sbagliata. Tutte sbagliate? Ovviamente no, molte, non una (!), hanno dato risultati. In massima parte sono a scelta e a discrezione, sono "dipende", dipende da te, dal cavallo, da quello che ci fai.
PS.: Io sono per aiuti leggeri sempre, l'assioma, di cui in questo forum si discute alla nausea, per me è frutto solo di una educazione repressiva subita dall'umano e fatta propria.
L'assioma di L'Hotte, stranamente, è un assioma, cos'è un assioma:
un assioma è una proposizione o un principio che è assunto come vero perché ritenuto evidente o perché fornisce il punto di partenza di un quadro teorico di riferimento.
Stabilito cos'è un assioma vediamo chi era L'Hotte:
Il generale L'Hotte è unanimemente considerato il precursore dell'equitazione francese moderna, altrimenti detta: equitazione in leggerezza.
E' l'argomento di questo topico, d'altronde, è - oggi - un'equitazione molto di moda ed è stata propalada da, incliti personaggi a cominciare da Oliveira, Heriquet, karl, D'Orgeix, Chiris: Cadre etc. etc.
Come vedete, più che un equitazione è una filosofia, infatti, coinvolge tutte le maniere di andare a lallo:
Oliveira - un classico; Heriquet - un accademico; Karl - un dressagista; D'Orgeix - salto ostacoli; Chiris - spettacoli; Cadre - militare.
Ora, se uno di questi dice: "il punto di partenza è che da subito/dal primo addestramento il lallo deve capire che - come condizione preliminare - non deve appoggiarsi sull'imboccatura, non deve tirare sulle redini io gli credo, e se mi dice che per farlo è necessario dare dei colpi secchi in bocca per sanzionare l'appoggio o la presa di redine, io gli credo ancora.
Detto questo, ogniduno è libero di credere a quello che vuole, c'è giente che crede nelle qualità taumaturgiche dei fiori, dei minerali, dei colori, della memoria dell'acqua perfino... statisticamente siamo noi ragasse ad avvicinarci massivamente a queste "medicine innovative", così come (oggi) al mondo del lallo... vorrà dire qualcosa?
solo poche precisazioni, altrimenti rischio di non farmi capire. Capisco chi dice che ogni azione che facciamo con il cavallo e sul cavallo ha una sua conseguenza e quindi bisogna esserne ben consapevoli ed assumerci questa responsabilità: è una questione fondamentale. Però non sono d'accordo con chi afferma che ogni azione che facciamo sia addestramento. Qui, credo, ci sia una diversa interpretazione del termine che per me ha invece un significato ben preciso, con mansioni ben precise. Alex dice che ogni principiante dovrebbe avere nozioni di addestramento: non sono d'accordo. Ogni principiante dovrebbe piuttosto ricevere e assimilare nozioni basilari su come è fatto un cavallo (molti "cavalieri" non sanno cos'è il fettone, il pastorale, la corona, la grassella....) Poi deve assimilare nozioni su come le azioni di mani, gambe e assetto vadano ad interagire sul cavallo. Faccio un esempio: se salgo per la prima volta su un cavallo che porta un morso, DEVO prima sapere come agisce il morso, la funzione del barbozzale....ecc ecc. Sono nozioni semplici ma anche molto interessanti che si possono fare, tra l'altro, in sella senza dar fastidio al quadrupede. Ecco allora che, se a un principiante viene insegnato che ogni sua azione ha una diretta conseguenza - magari poco piacevole - sul cavallo, abbiamo già fatto un bel passo avanti. Sul fatto che i cavalli usati da principianti debbano essere ripresi dagli istruttori sono d'accordo ma non per il fatto che si "disaddestrino" ma per il fatto che un buon cavallo da scuola deve rimanere al top della forma fisica e mentale. Il fatto che un principiante non venga immediatamente corretto dall'istruttore se da un tirone o una sgambata, se picchietta in continuazione con le gambe, se perde l'assetto è un grosso problema. Qui sta il grosso della brutta equitazione che si vede in giro. Correggere sempre e avanzare nell'apprendimento per gradi, il più delle volte non paga. I giovani cavalieri (e i loro genitori) dopo un mese vogliono galoppare, dopo due mesi vogliono fare i primi saltini....si bruciano tappe fondamentali ed ecco che i cavalli si disgustano e i cavalieri non progrediscono ma si confermano nei propri errrori. Non la faccio troppo lunga. L'ultimo post di Raffaele meriterebbe una lunga riflessione ma non voglio annoiarvi ulteriormente
questa del bruciare le tappe, della fretta è una scusa bella e buona che la gente si da per nobilitare la propria scarisità di progressi e il livello mediocre della propria equitazione.
invero io vedo molto spesso montare bene ragazzini anche giovanissimi che quindi, per forza di cose, non è che abbiano chissà quanti anni di equitazione alle spalle.
il punto è che se hai un minimo di talento fai progressi velocissimi e tutto ti viene molto semplice, specie se hai un cavallo decente sotto la sella. ecco perchè chi non ha talento (o non ha un cavallo decente) si scaglia contro chi passa di categoria in fretta.
la solita menata dei soldi, dell'agonismo, dell'arrivismo e bla bla.
io sono super contento quando vedo un diavoletto di 12 anni che salta la 30 con un pony/elicottero, mettendo begli avvicinamenti, in avanti, tagliando. è una goduria vera. è per questo che adoro bertrand allen e il fratellino. sono straricchi ma sono anche dei pazzi, missilistici, fenomeni.
e per inciso, è molto piu facile veder montare male dai vari matusa o casalinghe disperate che vanno a cavallo da 30 anni...
quanto al resto... va bene l'hotte ma... ma perchè sta fissa di staccare il cavallo dal ferro col dolore? ma non si può lavorare sull'equilibrio? sul mettere il cavallo sulle sue gambe, mediante esercizi mirati? montare a redini lunghe su cavalletti e barriere per esempio. oppure mollare nel vuoto il cavallo quando si appende, di sorpresa. oppure ammazzarlo di spalle in dentro o uscire in campagna su terreni vari... son tutte cose normalissime che mettono il cavallo sulle sue gambe senza per forza ficcargli un tirone in bocca in modo che si stacchi....
@ Old Duck: Ho aperto un topico apposta addestramento vs. apprendimento. Tu dici che il principiante deve conoscere come è fatto il cavallo: ma certamente non intendi solo come è fatto "fisicamente", ma anche come è fatto (più o meno) mentalmente; e io ritengo che il principiante debba conoscere e sperimentare anche come il cavallo è fatto mentalmente ed in particolare come apprende. All'istruttore un compito difficile: mettendo in sella un novizio, dovrebbe avere le idee chiare non solo su come apprende il cavallo, ma anche come apprende l'allievo; un bel problema; e se non è un istruttore espertissimo che già sa tutto, è un gioco di tre apprendimenti contemporanei, perchè anche l'istruttore, intanto che istruisce, apprende.
Mi sembra chiaro che l'apprendimento, da questo punto di vista, sia un argomento centrale. Fra l'altro ritengo che i veri maestri siano proprio quelli con le antenne più sviluppate per "sentire" e quindi per "apprendere", e che la facilità e velocità di apprendimento sia precondizione per raggiungere l'eccellenza.
Poker, capisco che tu vivi nel tuo mondo dorato pieno di soldi, di bei cavalli, di istruttori eccellenti e di giovani étoiles. Considera che la maggior parte degli altri posti e delle altre persone sono "normali" e quindi si ha bisogno di più tempo per progredire. Molti ragazzi sarebbero talentuosi ma i genitori non possono permettersi il supermegaextra centro fighettino; molti ragazzi sarebbero talentuosi ma non possono permettersi di comprare il cavallino giusto, perfetto, bravo e buono. E allora si fa con quel che si ha a disposizione, magari si suda di più, si fatica, però i risultati possono arrivare. Che poi ci siano tante matusa o casalinghe frustrate che fanno brutta equitazione o smanaccioni che fanno in garetta la domenica ci sta! Fanno parte del variopinto mondo dei cavalieri
Poker :4pres: :gflex:
E poi sono d'accordo con Alex, faccio un esempio. Sto facendo una gabbia in X e devo girare a destra/sinistra in C. Così insegnerò al mio cavallo che dopo ai salti deve andare dritto finché io non chiedo di girare.. Se invece giro prima perché non sono in equilibrio e il cavallo mi prende la mano per girare, imparerà che dopo i salti può sbisciolare come gli pare.
Effettivamente io non stavo addestrando il mio cavallo, perché stavo facendo un esercizio... ma c'era la possibilità che io lo addestrassi a fare una nuova cosa errata! O che rinforzassi qualcosa di già appreso.
Ho fatto solo uno stage di etologia e si parlava proprio di qualcosa del genere: l'obiettivo dovrebbe essere la leggerezza ... I cavalli, stando a quanto detto dalla persona che ha tenuto lo stage, comunicano tra loro con pressioni ritmiche di intensità crescente per cui applico pressione leggera sulle prime. Il cavallo risponde? Ricompenso. Non risponde? Pressione maggiore ... Risponde? Ricompenso. Non risponde? Pressione ancora maggiore. E così via. Quando il cavallo capisce che gli conviene rispondere alla pressione leggera e soprattutto capisce quale risposta desidero che lui dia di solito basta davvero poco. Ha fatto lui stesso una dimostrazione su un cavallo scelto a caso tra i nostri, e ho visto che la cosa sembrerebbe funzionare. Tra l'altro la trovo anche logica, anche se non è il lavoro di un giorno, poco ma sicuro.
Questi stages della beatissima vi infarciscono il gulliver di pressioni, scomodità, liderscip, relationi...
Sono costruiti apposta per noi ragasse che - ormai - siamo la stragrande maggioranza dell'utenza equina.
I vecchi maestri, ma anco i nuovi di impostazione classica, chiamano pane pane e vino vino, inoltre, se si deve ottenere qualcosa, in questo caso la leggierezza, tanto vale impostarla da subito e fare quel che serve, risolvere il ploblema alla priora e non pensarci più per tutta la vita.
Naturalmente ci sono altri metodi, vedi il sistema tedesco e itagliano che non prevedono che il lallo debba portarsi da se ma che la mano li "sostenga", così pure il sistema francese in leggierezza prevede tutto un travaglio fatto al passo, mentre gli itagliani e i crucchi privilegiano il trotto... ma questa è un'altra historia.