Qui vorrei condividere con voi alcune esperienze nello strano, magico mondo di wikipedia. Wikipedia (che non è, in realtà, uno, ma è un gruppo di centinaia di progetti diversi) è un ambiente in cui pochi lavorano a vantaggio di tutti per condividere conoscenze libere.
Se date un'occhiata a un progetto wikipedia, la parola "pochi" potrebbe sorprendervi: gli utenti registrati, che contribuiscono, sembra siano tantissimi (centinaia di migliaia). Ma:
1. sono distribuiti in tutto il mondo, e quindi centinaia di migliaia sono un piccolo numero, rispetto agli utenti che leggono, e che sono centinaia di milioni e potenzialmente miliardi (chiunque mette il naso nel web, prima o poi legge wikipedia); il rapporto fra chi lavora e chi usa il lavoro dei volontari è quindi, approssimativamente, uno a mille;
2. fra gli utenti attivi, di nuovo c'è un rapporto uno a cento (sempre a occhio...) fra quelli che contribuiscono una volta ogni tanto, e quelli che "ci danno dentro" con passione.
Non prendete le cifre che vi ho dato come "esatte", sono numeri quasi a caso al fine di dare l'idea.
Ora, con tutte le miriadi di utenti che frequentano il web in modo attivo (mail, blog, social , forum...) come mai gli utenti che contribuiscono attivamente a wikipedia e progetti fratelli sono così pochi? La risposta è semplice: perchè wikipedia è un ambiente difficile. Le difficoltà sono molte, e quelle tecniche non sono le peggiori. La principale difficoltà è psicologica; è un ambiente così diametralmente opposto a quelli usuali, che all'inizio uno si trova veramente spaesato; e quando capisce come la cosa funziona, può anche non trovarsi a proprio agio, e rinunciare a ragion veduta. Non sono molti quelli che accettano il principio base: "Tutti possono scrivere tutto, e tutti possono correggere quello che altri hanno scritto". Capite? é come se in questo forum, io potessi entrare in qualsiasi vostro messaggio, messaggi personali compresi, e potessi modificarlo a mio piacere (in maniera palese, e reversibile: ma posso comunque farlo). Non è facile da digerire.... fine della prima puntata, andrò avanti per arrivare al tema "cavalli" se a qualcuno l'argomento interessa.
Beh penso che quello che sottolinei sia un po' la croce e delizia del progetto wikipedia.
Il fatto che wikipedia esca sempre tra i primi ritultati nelle ricerche sui motori di ricerca sia proprio sinonimo di quanto sia rilevante e indicizzato proprio quell'argomento.
Quindi in effetti in molti consultano e gli argomenti sono ben trattati.
Io credo che per poter conrtibuire fattivamente e attivamente a wikipedia richieda comunque:
- Competenze specifiche tecniche molto buone
- Voglia e tempo
- Voglia di mettersi in gioco.
Io non so come funzioni bene wikpedia per il controllo dei contenuti e delle voci, però, nelmondo virtuale, sempre più popolato da burloni che infettano pc e fanno saltare interi siti, non si trovano quasi mai questo tipo di attacchi.
Forse a volte si trovano piccole inesattezze, o contenuti non molto sviluppati, però in un progetto enorme come l'enciclopedia libera, direi che i numeri sono facilmente trascurabili (propriocome il discorso utenti attivi/inattivi).
Non so se mi sono spiegato, ma mi sono incuriosito e vorrei capire dove vuoi andare con il tuo discorso
Citazione da: Midnight - Giugno 01, 2012, 09:34:49 AM
- Competenze specifiche tecniche molto buone
- Voglia e tempo
- Voglia di mettersi in gioco.
Grazie. Se ci pensi questi tre caratteri sono esattamente quelli che sono necessari per imbarcarsi nell'
avventura con i cavalli... :icon_rolleyes: ..... e infatti, anche noi ippomani siamo una minoranza esigua.
Potete immaginare quanto è esiguo il numero di quelli che contemporaneamente sono attivi contributori di wikipedia e appassionati di cavalli
contemporaneamente - una piccola minoranza di una piccola minoranza.
Ma vengo subito al dunque, fermo restando che se vi va potete usarmi come "wikipediano di riferimento" e chiedermi qualsiasi cosa vogliate su wikipedia "dal di dentro". Mi riservo solo di dirvi "non lo so" tutte le volte che non so rispondere.
Wikipedia il progetto più noto, e ha un carattere enciclopedico. Tratta una voce alla volta, proprio come l'elenco delle voci di un'enciclopedia, sviluppando il tema in modo più o meno approfondito, basandosi esclusivamente e tassativamente su informazioni
già esistenti in modo documentabile: nessuno spazio alle opinioni personali, nessuno spazio a dati o esperienze personali, l'unico compito dei contributori è quello di raccogliere dati, sintetizzare e rielaborare i dati migliori, inserirli nelle varie voci in formato gradevole e comodo da consultare. Wikipedia è una fonte di conoscenza
terziaria: non
primaria (ricerche originali), non
secondaria (raccolta e analisi approfondita delle ricerche originali), ma
terziaria, sunto delle migliori fonti secondarie.
Uno dei progetti secondari (i "progetti fratelli") è wikisource. Wikisource si occupa della digitalizzazione di testi (liberi da copyright, il che equivale, in patica, a "vecchi"). Ogni giorno amuenta a dimisura il numero di vecchi libri che compaiono sul web in formato
parzialmente digitalizzato: in genere come scansione delle immagini delle pagine, eventualmente associata al testo prodotto da OCR (riconoscimento ottico dei testi). L'ultimo passo della digitalizzazione è quello di produrre una vera copia digitale dei testi, che comprende sia una
trascrizione perfettamente fedele, che una gradevole
formattazione. Non c'è software che tenga: tocca farlo a noi umani, è lungo, difficile, oneroso in termini di tempo; nel caso migliore alcuni minuti per pagina = decine e decine di ore per un testo un po' corposo. Wikisource offre un ambiente software comodo e collaborativo (nello spirito wiki: chiunque fa quello che vuole, chiunque corregge quello che gli altri hanno fatto).
Io sono qui da pochi giorni; e già è partito, su wikisource, un progetto nato, quasi a vostra insaputa, proprio in seguito alla mia partecipazione a questo forum. Si tratta del testo La cavalleria italiana e le sue riforme (http://it.wikisource.org/wiki/La_cavalleria_italiana_e_le_sue_riforme), conseguenza di uno dei miei primi post nella sezione del Colonnello Angioni, che saluto e ringrazio. Nei pochi giorni trascorsi, circa un terzo del lavoro è già stato fatto.
Ho aperto questa discussione innanzitutto per dimostrarvi che anche dalle discussioni su un forum può partire un progetto concreto e ringraziare il forum dell'opportunità; e poi - ovviamente - per verificare se per una strana e inattesa congiunzione astrale qualcuno di voi potrebbe essere interessato a "saltare lo steccato" (lanciando il cuore oltre l'ostacolo, come si dice...) e partecipare. Ovviamente, di fronte a un lavoro che impegna molto tempo, in cinque si fa cinque volte più lavoro, oppure si sta cinque volte di meno per terminarne uno....
:ciao: comincia a dirci quel che possiamo fare ^__^
di sicuro in estate un pò di tempo si avrà ;)
Sono felice che la cosa possa interessare a qualcuno!
Qualche mese fa è stata preparata una brevissima video-guida che spiega come si svolge, in pratica, il lavoro su wikisource. Da chi è appena arrivato non ci si aspetta certo miracoli, o la comprensione di tutti i trucchi; il primo lavoro (che è anche il più importante di tutti) è la correzione del testo, con cura e pazienza; ma se il testo interessa.... nel frattempo che si corregge, si legge molto, molto approfonditamente.
(uffa, mi è scaduto il tempo di modifica....)
Se avete guardato la guida ormai di wikisource sapete quasi tutto... :happy_birthday-736:
Avrete visto che ci sono due pagine "principali" per la costruzione del libro: la pagina indice (con i link a ogni pagina, che portano nell'ambiente di correzione) e la pagina principale del testo (da cui si parte per la lettura). Bene, nel caso del progetto nato qui gli indirizzi delle due pagine sono:
- Indice: http://it.wikisource.org/wiki/Indice:La_cavalleria_italiana_e_le_sue_riforme.djvu
- Testo: http://it.wikisource.org/wiki/La_cavalleria_italiana_e_le_sue_riforme
Bravo Alex, le tue fatighe sono pretiose, ma son vane se nessuno (pochi) le legge/le leggono e niuno le commenta ad esempio: -
"È però necessario rivedere il regolamento — anche mantenendo gli ordini attuali — non solo per fargli subire le modificazioni rese necessarie dall'esperienza; ma anche sul punto di vista delle andature, fissate in modo non adeguato alle [p. 74]nuove armi opposte, e troppo assoluto ove si tratta di regolarne la celerità.
Bisogna che oggi una truppa di cavalleria possa fare una corsa di 2 chilometri a galoppo in ragione di 20,250 metri ogni ora, invece di 15,150 come il regolamento stabilisce, e senza affaticar troppo i cavalli. La perdita di qualche ròzza non va tanto guardata nel sottile; — ciò ch'è indispensabile è di avere una cavalleria ardita e mobile, perchè i buoni cavalieri e i robusti cavalli son quelli che assicurano la vittoria.
Corlo XII di Svezia che tanto s'occupò della cavalleria, la faceva squadronare con tanta celerità che nel 1707 schiattarono due cavalli alla rivista d'un reggimento; ma intanto la rese formidabile nelle guerre del settentrione."
Come sostengo da tempo, i peggiori nemici dei lalli - salvo poche lodevoli eccetioni - in ogni luogo e di tutti i tempi furono e sono i militari...ho ancora negli occhi il trattamento riservato - non tanti anni fa - ad un lallo retrivo da un ex appuntato dei carambinieri.
Certo mi dirai di contestualizzare il tutto, non c'è bisogno, perché da Xenophon in poi, il monopolio dell'uso del lallo lo ebbero - per la gran parte - i militari.
Ho letto - come ho potuto - "la Cavalleria ecc. ecc.", se il tuo intento era di s***re l'equitazione militare italiana e non solo quella, ci sei riuscito in pieno...ancora: -
"Perciò una carica in linea, non è per lo più che un séguito rapido di cariche successive, ove gli uomini
più arditi e meglio montati formano i punti più salienti (1); poiché l'impulso dei cavalli stordisce i cavalieri, gli fa dimenticare il pericolo, e il debole come il valente ugualmente trascina...bisogna riflettere che in ogni squadrone si può contare appena un terzo degli uomini che, veramente padroni del cavallo, va¬
lenti nel maneggiare le armi".
Come dire che, un terzo di pazzi incoscienti, portavano al macello (o alla gloria) due terzi di co...ni consapevoli che era leggermente pericoloso caricare a cavallo: - moschetti e fucili e mitraglie e bombarde e colubrine.
L'equitazione è quella che è: un calderone in cui nessuno impara nulla dalle esperienze precedenti, e ciclicamente tutto va "riscoperto" daccapo. L'opera che ho scelto per rompere il ghiaccio è interessante
storicamente; volendoci trovare qualcosa di buono, lo si trova; volendo trovarci qualcosa di cattivo, lo si trova.
Io per esempio ho trovato interessante e "buono" qualcosa al capitolo "Reclutamento":
CitazioneBisogna che la recluta sia abituata sin dall'infianzia all'uso del cavallo; e quest'abitudine non si trova dapertutto; ma soltanto nelle provincie che hanno razze, tra coloro che hanno allevato, custodito o avvicinato cavalli.
Se da questa classe di persone si coscrivesse il contingente della cavalleria, avremmo allora uomini che già saprebbero i primi elementi che costituiscono un buon cavaliere, e quanto non impareranno mai coloro, che, eletti a caso in un reggimento di cavalleria, non si trovarono mai prima a contatto con un cavallo.
[...]
Ecco, com'è poi tanto frequente il caso di veder presso di noi il cavallaro, il postiglione, il guardiano; gente tutta che ha condotto e avvicinato cavalli, descritta nelle matricole della fanteria; mentre in quelle di cavalleria, vi leggiamo registrati i mestieri più sedentarii e persino il frate[5]! [p. 30]Una diuturna esperienza ci dimostra, come questi uomini non s'affezionano mai ai cavallo, che sempre avvicinano con timore, e lo tengono in conto del maggior nimico: — nimico che temono; non montano e non custodiscono, che per obbedire alla disciplina ed evitare un castigo.
Questi uomini sono troppo formati a 20 anni per cominciare allora gii esercizi equestri, e, salvo rare eccezioni, generalmente cavalcano malissimo, e sono la principale rovina dei nostri cavalli: — sono essi che li rendono duri alla mano, restii, caparbi, ombrosi, e vi scompigliano talvolta un intiero squadrone.
L'elogio del "cavallaro", in un testo di equitazione militare.... ti pare poco? :icon_rolleyes:
E non è carino il concetto che a 20 anni un uomo è
troppo vecchio per imparare veramente (tradotto:
limitate le vostre aspettative a obiettivi ragionevoli, voi vecchietti che iniziate a frequentare i cavalli alla tarda età di vent'anni!!!)
Disgraziatamente. l'equitazione non militare, quella praticata dai cavallari, dai cavalcatori di bardella, dagli scozzoni, non sta scritta in alcun manuale; i manuali - dal cinquecento in poi - citano l'esistenza di queste forme di equitazione "popolare" ma non ne parlano. Se ne avessero parlato, adesso secondo me avremmo un quadro molto, ma molto più completo della relòazione uomo/cavallo in tutte le sue possibili sfumature; non ce l'abbiamo. Ma abbiamo indizi; e sono indizi preziosi.
Non trovi dell'equitazione plebea perché non esisteva/non esiste, la plebe non poteva permettersi dei buoni lalli, andava (si faceva trasportare) su asini e muli o su rozze zoppe riformate dall'esercito, ciò nondimeno è probabile che degli scozzoni o dei mandriani saltassero secondo il sistema di Caprilli prima che questi lo "inventasse", (esistono foto di groom irlandesi che saltano in avanti all'epoca di quando era prescritto - dai militari - di stare indietro). Senofon descrive la ceduta sul salto del fosso 2000 anni prima che Caprilli nascesse. Perché non si è seguita quella giusta via ? E' un lungo discorso.
Non mi pare poco che si parli di "cavallari"; mi pare molto/moltissimo che nelle note, quella 17, Augustino così precisa: - :dontknow:
"Nè si leggerebbe di noi nelle istruzioni date dai Generali stranieri: «La cavalleria è montata in modo ineguale; i cavalieri non sono abbastanza padroni dei loro cavalli.... nè posseggono la necessaria destrezza nel superare gli ostacoli del terreno.» Istruzioni dell'Arciduca Alberto, date ai Generali ed Ufficiali superiori dell'esercito austriaco per la campagna del 1866 in Italia. — Parte 2a.Caratteristica dell'avversario."
Ma c'è di più. :shocked2:
Il Vallet nel suo splendido libro: - "Le Chic a Cheval" così si pronuncia sulla cavalleria italiana (1891): - "Gli italiani vestono una "laida" uniforme, d'una eleganza che - negli altri paesi - è considerata caratteristica dei garzoni di barbieri, montano male dei cavalli sgraziati ...".
Mi dirai: - questo è il solito francese sciovinista !
Non è vero.
Infatti, definisce la cavalleria tedesca - loro nemica da sempre - "la migliore d'Europa e la loro eleganza è superiore a quella di noi francesi".
"Gli Inglesi, superbi !!" ...si, ci mette due punti esclamativi.
Questa era la situazione della cavalleria italiana nell'ottocento, :hkhorse:Caprilli con la sua intuizione ha fatto scuola, ma in Italia - quella squola - ha formato una elite di militari sportivi avulsa dalla realtà dove la cultura equestre era pressoché inesistente, inoltre, il fraintendimento del "sistema" ha distrutto quel poco che esisteva da noi di Equitazione Accademica e ha impedito l'affermarsi del "dressage" come pratica sportiva.
Consiglio di andare a trovare codesto libro, http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/bpt6k5786767b/f463.image
se capite il francese è una miniera di fatti interessantissimi, se non lo comprendete "guardate le figure", sono bellissime. :blob9: che belle ste faccine !
Una delle cose che non ho mai capito di homocaballus (http://www.alexbrollo.com/HC_it/frame.html) - il mio maestro spirituale n. 1 per quanto riguarda l'equitazione, essendo il compianto Alessandro Lessio il n. 2 e piciopacio il n. 3 - è che lui afferma che curare l'abbigliamento è importante per cavalcare bene. Cavalca bene chi veste bene. Ora, non riesco a capire, eppure ci dev'essere un motivo profondo per questa cosa.... forse l'orgoglio di sapersi ammirato crea quella magia che aiuta a fare le cose giuste? Il cavallo, in qualche modo, rispecchia l'orgoglio del cavaliere, e io penso che montare un cavallo orgoglioso è il non plus ultra, mentre montare un cavallo avvilito è una pena?
Ecco, parliamo di wikisource e piciopacio ci aiuta a dimostrare cosa NON si fa. NON si commenta, NON si giudica, si prendono i documenti per quel che sono, e fedelmente si trascrivono. :icon_rolleyes:
Vi direte: ma a che serve trascrivere un documento che è già in rete, e che chiunque può leggere dalle immagini? Una delle risposte è questa. Provate a cercare "Bismark tactique de cavalerie" su Google. Google vi restituisce un link al lavoro che sto facendo grazie a questo forum, cioè a una pagina di La cavalleria italiana e le sue riforme (http://it.wikisource.org/wiki/Indice:La_cavalleria_italiana_e_le_sue_riforme.djvu), come quarta e quinta voce, nonostante le pagine siano state create da pochissimi giorni. In altri termini: tutte le informazioni di quel libro (per quel che valgono: ma come documento valgono) sono facilmente reperibili sul web. Non è un cattivo risultato....
Ecco, parliamo di wikisource e piciopacio ci aiuta a dimostrare cosa NON si fa. NON si commenta, NON si giudica, si prendono i documenti per quel che sono, e fedelmente si trascrivono. :icon_rolleyes:
Tutto questo è giusto in fase di "lavorazione", ma quando il documento è pubblico si attinge da esso e in altra sede si commenta, si giudica e quant'altro, perfino il vangelo è criticabile,.
Ad esempio, dal tuo lavoro, ho avuto la riprova diretta ed evidente di ciò che affermo da anni: - "la "gloriosa" carica di cavalleria non è altro che la fuga di una mandria di povere bestie impaurite che scappano dalla parte sbagliata."
Altra conferma: - I lalli per i militari non furono altro che mezzi di battaglia: - il maresciallo Ney - a Waterloo - fece più vittime tra i suoi cavalli: 5 - che tra i suoi nemici in mezza giornata di cariche furibonde.
Altre conferma: - la cavalleria italiana, quando quest'arma ancora contava, malgrado la retorica di parte, era la più sfigata d'Europa. :hkhorse: belle ste faccine.
Certo che si può criticare e commentare! Ogni cosa che viene pubblicata è sottoposta al pubblico apprezzamento o al pubblico ludibrio. :icon_rolleyes:
Però vorrei che in questo topic si discutesse principalmente del mezzo di pubbicazione di cose sui cavalli (wikisource) più che sul contenuto di ciò che viene pubblicato con questo mezzo; altrimenti, non ci raccapezziamo. Nulla impedisce di aprire un topic su questa, o sulle altre opere che ho già caricato su wikisource, e lì discuterne a fondo; e fra queste opere, mi incuriosirebbe il vostro parere su una in particolare, Dell'obbedienza del cavallo (http://it.wikisource.org/wiki/Dell%27obbedienza_del_cavallo), di Niccolò Rosselmini, e invito chi fosse interessato a dare un'occhiate, e poi ad aprire un topic specifico, se gli va.
:smiling_flower-206: ...belle ste faccine.
Ho appena trovato un testo online molto interessante, un ottimo catalogo della letteratura equestre fino al 1880:
Works on horses and equitation : a bibliographical record of hippology (1887) (http://archive.org/details/worksonhorsesequ00huth)
Se vi interessa risalire a autori di vecchie opere equestri, sono certo che vi sarà utile. Lo sto usando per recuperare notizie sugli autori citati dal libro di cui vi raccontavo (la cui prima trascrizione è terminata proprio oggi) e lo trovo utilissimo.
Mi sa che io son limitata.... sto ancora cercando di capire come contribuire...
Intendi, a Wikisource, in tema equestre? Te lo spiego in due minuti.
Prendiamo Rosselmini, che è trascritto ma non riletto: andiamo a pagina 34 (http://it.wikisource.org/wiki/Pagina:Dell%27obbedienza_del_cavallo.pdf/34). Trovi a destra la pagina originale, a sinistra la trascrizione. La trascrizione è perfetta? Ma nemmeno per sogno: proprio nella prima riga leggo "o altra cola pesante" mentre il testo settecentesco recita "o altra cosa pesante", con la s di cosa rappresentata da una vecchia "esse lunga" come si usava. Click su Modifica, correggi la l in s, salva, fatto. Puoi farlo anche da "utente anonima" senza registrarti!
Aggiorno lo stato dei lavori su Rivista di Cavalleria, vol. I, 1898, su wikisource.
1. esiste Indice:Rivista di cavalleria (Volume I, 1898).djvu (http://it.wikisource.org/wiki/Indice:Rivista_di_cavalleria_(Volume_I,_1898).djvu), che a sua volta si "appoggia" su Image:Rivista_di_cavalleria_(Volume_I,_1898).djvu (http://commons.wikimedia.org/wiki/Image:Rivista_di_cavalleria_(Volume_I,_1898).djvu). Il primo è la "console di comando" per il lavoro di
proofreading (correzione del testo utilizzando a fronte le immagini originali delle pagine). Il secondo è un file djvu caricato da Internet Archive, e precisamente da qui: Rivista di cavalleria (1898) (http://archive.org/details/rivistadicavall02unkngoog). La copia origjnale della rivista sta presso la biblioteca della Harvard University; là, con un'iniziativa sponsorizzata da Google, il testo è stato scansionato e poi caricato su Google Books, e da qui caricato in Internet Archive.
2. Se aprite la pagina Indice, vedete, a destra, il campo Sommario che contiene l'indice completo dei 6 fascicoli che compongono il Valume I. Vedete che il titolo di alcuni articoli è blu, è un link attivo che vi porta alla "versione testuale", di cui parleremo subito. I numeri di pagina,invece, sono altrettanti link che vi portano alle singole pagine del volume, nell'ambiente usato per il
proofreading. Seguiamo un link non rosso (i link rossi puntano su pagine ancora inesistenti), ad esempio quello a fianco dell'ultima trascrizione completata: L'iniziativa e l'autonomia degli squadroni, che inizia a pag .138 (http://it.wikisource.org/wiki/Pagina:Rivista_di_cavalleria_(Volume_I,_1898).djvu/138). Arriviamo in una pagina a due sezioni, a destra l'immagine del testo stampato, a sinistra il
testo digitale formattato. Questo testo deriva dall'aggiustamento fatto manualmente da volontari correggendo l'OCR contenuto nel file djvu.
Come vedete dalla pagina Indice, per ora sono stati elaborati quattro articoli:
- La Cavalleria in Africa
- La preparazione della Cavalleria Moderna
- Istruzione delle reclute a cavallo
- L'iniziativa e l'autonomia degli squadroni
Il tempo necessario a un volontario esperto per correggere e formattare una pagina, usando tutti i possibli aiuti e trucchi, si aggira sui tre-cinque minuti. Disgraziatamente, di "cinque minuti", in un'ora, che ne sono solo una decina....
... c'è una tecnica per non farsi incrociare gli occhi?
Avevo pensato di copincollare il testo in un lettore di testi e seguire il testo scritto sull'originale, per poi pausare in caso di qualche errore, ma evidentemente il mio caro lettore era installato sull'altro pc..
Nella rilettura, io non controllo parola per parola. Mi concentro sul testo da correggere, seguendo bene il senso e stando attento agli scannos , che sono i tipici errori della scansione. Controllo l'immagine a destra con un colpo d'occhio, oppure con cura se trovo qualcosa che non mi convince. Comunque, è una faticaccia; il che spiega perchè i testi "completamente digitalizzati" ossia: corretti e formattati, sono sostanzialmente rari, mentre i testi "digitalizzati parzialmente" (immagini + OCR) sono molto frequenti.
L'utente esperto ha inoltre una larga serie di trucchi e di tools che lo possono aiutare; io sono noto per essere un infaticabile "costruttore di tools", troppi perchè tutti imparino a usarli (in genere li creo per mio uso e consumo).
Ne vale la pena? Moltissimi volontari, che ci perdono ore e ore e ore, sparpagliati nel mondo, ritengono di sì.... ma non è mica garantito che abbiano ragione. :icon_rolleyes:
Citazione da: alex - Luglio 01, 2012, 12:31:27 PM
stando attento agli scannos , che sono i tipici errori della scansione.
..tipo?
spazi intorno alla punteggiatura; inversione u/n; air invece che all'; ..... sono una marea, ma con l'esperienza si "annusano" senza nemmeno controllare il testo originale.
Per puro caso, venni in possesso - negli anni 70 del secolo scorso - di un "paccotto" di pubblicazioni della rivista di equitazione militare in oggetto, risalente agli anni 30/50 (non ricordo) del citato secolo.
Tenete presente che sono un accanito biblofilo, ebbene, malgrado ciò - dopo averle consultate ripetutamente - presi un'allegra decisione: - le buttai nella monnezza.
Praticamente era come leggere le pubblicazioni dei testimoni di geova, o quelle dei creazionisti, o quelle degli avventisti, o quelle dei gesuiti: - scritture di parte, esegetiche, tromboniche, autocelebrative di nessun valore pratico al di fuori delle loro caste: - testimoniali, creazioniste, avventistiche, gesuitiche.
I militari son sempre stati una casta, casta nella casta furono quelli della "arma nobile": - la cavalleria.
I militari furono e forse sono ancora i peggior nemici dei lalli, non dimentichiamo mai che: - "la carica di cavalleria non è altro che la fuga di poveri animali terrorizzati nella direzione sbagliata".
L'uso storico del cavallo è: guerra-trasporto-forza motrice pesante-"stretta collaborazione" (ci metterei dentro i lavori collegati con l'allevamento del bestiame; estremamente interessante, "madre"della MW, ma con pochi documenti storici).
Questo era l'uso del 99% dei cavalli; resta un piccolo spazio per "lo spasso dei nobili" in varia forma; qui dentro sta tutta l'alta scuola.
Io penso che non sia del tutto privo di interesse quel 99%; ma i documenti storici riguardano unicamente, o quasi, il primo degli utilizzi (guerra). Questo a partire dai primi due testi noti: quello di Senofonte, e quello, ancora precedente, di Kikkuli.
L'interesse verso l'equitazione militare del cavaliere evoluto, come del lallista medio dei giorni nostri è pari allo zero.
La storia del cavallo, hai fatto bene a ricordarlo, è prettamente militare, sia per arruolamento, sia per la sua collocazione naturale nei popoli equestri, leggi popoli di guerrieri a cavallo.
Dunque, storia di sangue e di violenze.
Solo un esempio: -
Durante la Prima Guerra Mondiale, l'Inghilterra impegnò più di un milione di cavalli sui vari fronti, moltissimi furono fatti letteralmente a pezzi sui campi di battaglia che - da allora - vedevano il predominare assoluto dell'uso delle armi da fuoco.
I cavalli più "fortunati" che sopravvissero fino alla fine della guerra, non ricevettero medaglie ma - dato che si era constatata lo loro inutilità bellica - furono sostituiti dai mezzi corazzati e dunque radicalmente riformati, pertanto finirono: - nel piatto dei prigionieri di guerra (gli inglesi sono ippofagofobici), in Francia come animali da macello, oppure, si ricavò concime dalle loro carcasse.
Da quella radicale "riforma" il governo inglese ricavò: - 5.316.138 sterline. Dati Desmond Morris.
Per un amante del cavallo, ed io lo sono, dette assai fastidio leggere in quelle riviste di lalli, la descritione dei nobili equini come eroici compagni...pardon come "eroici camerati" in battaglia, al danno si aggiungeva la beffa, la presa per...
Atteggiamento un po' animalista, anzi molto animalista; tuttora pochissimo condiviso nel mondo, ancora crudele, dell'equitazione, se ben si guardano diverse forme di crudeltà, più sottili ma chissà, bisognerebbe chiedere il parere dei cavalli.
Atteggiamento del tutto legittimo, che apprezzo molto; ma uno dei tanti atteggiamenti apprezzabili perchè coerenti e "integri".
Ti esonero ufficialmente dalla partecipazione al progetto e dalla lettura di ciò che verrà prodotto.... sei libero. Immaginavo che aspettavi il mio permesso con molta trepidazione. :happy_birthday-736:
PS: se disponete di materiale stampato, libero da copyright, il mio suggerimento è: mai gettarlo via come confessa di aver fatto piciopacio! Piuttosto datelo a qualcuno che può eseguire una "scannerizzazione distruttiva", molto più agevole e rapida della "scansione conservativa". Consiste nel taglio delle pagine dalla rilegatura, cosa che consente di infilarle in una delle moderne fotocopiatrici/scanner fronte/retro ottenendo la scansione con pochissima fatica in totale automatismo. Non suggerisco questa procedura per antichi testi del 1500. :firuu:
...guarda che a me animalista non l'aveva mai detto nessuno !! :blob3: :blob3:
Amo gli animali, ma non sono animalista, anzi provo una leggera commiserazione verso codesta fauna di persone.
Mi attengo, cerco di attenermi al "Contratto con gli Animali" dettato da illustri personaggi agli inizi degli anni 70 del s.s. - rispettarlo sarebbe stato - di per se - un enorme segno di civiltà: non fu così/non è così.
Hai ragione, non dovevo buttar via quella paccottiglia, dentro c'erano le "prove provate" del perché e da chi - in Italia - l'equitazione è stata distrutta.
Presto te ne renderai ampiamente conto, ma qualcosa si muove, poca roba, ma significativa...tra il puccipuccilallosetto e il glorioso Sistema Naturale di Equitazione c'è tutto un mondo che è stato ignorato/è ignorato per biechi interessi di bottega, ma questa è un'altra storia.