Da tempo mi chiedo come sia possibile che vi siano tali differenze di opinione tra diversi equitativa anche su cose basilari, ad esempio perchè il cavallo massicci l'imbottitura e se esso sia positivo o negativo, oppure come il cavallo impara o se sia bene o male che saliti molto abbondantemente...insomma tante risposte differenti per domani de che, potenzialmente, potrebbero ottenere risposte scientifiche, potremmo dire, universali...
Per fare un esempio veramente limite, è palese che so o nate prima le barre nelle bocche dei cavalli e poi le imboccatura eppure c'è chi crede che, per un motivo o per l'altro, sia avvenuto il contrario.
Altro esempio, è altamente difficile ottenere determinate cose da un cavallo utilizzando solo la capezza, è veramente necessario affermare il contrario, ossia che imboccatura o meno poco cambi?
Per altri versi invece le opinioni sono fondamentalmente inutili, specie se estremista te, in quanto ogni singolo cavallo ha in sé la risposta. Esempio: non tutti i cavalli possono stare scalzi, è inutile litigare su chi è migliore tra chi li ferragosto e chi no, dipende dipende e dipende....
Forse in tutto questa riflessione non ho detto nulla di sensato, ma spero si capisca il concetto su cui vorrei riflettere, ossia, come è possibile che vi siano tante divergenze di opinioni anche su cose basilari che potrebbero o forse dovrebbero accomunati tutti. Andando avanti poi ognuno si specializza e si crea un suo modo di fare e pensare e questo è ovvio ed è bellissimo, ma le basi...insomma, un cavallo è un cavallo, o no?
Confessore autocratico attivo?
? ? ? ?non l'ho capita.... :horse-embarrassed:
Ci sono un po di errori di scrittura ( deduco causati dal telefono) si capisce poco il post....
Ops, scusate! Rimedio subito!!!
Versione riveduta e corretta, spero si capisca meglio. Scusate ancora....
Da tempo mi chiedo come sia possibile che vi siano tali differenze di opinione tra diversi equitanti anche su questioni basilari, ad esempio perchè il cavallo mastichi l'imbottitura e se questo sia positivo o negativo, oppure come il cavallo impara o se sia bene o male che salivi molto abbondantemente...insomma tante risposte differenti per domande che, potenzialmente, potrebbero ottenere risposte scientifiche, potremmo dire, universali...
Per fare un esempio veramente limite, è palese che siano nate prima le barre nelle bocche dei cavalli e poi le imboccature eppure c'è chi crede che, per un motivo o per l'altro, sia avvenuto il contrario.
Altro esempio, è altamente difficile ottenere determinate cose da un cavallo utilizzando solo la capezza, è veramente necessario affermare il contrario, ossia che imboccatura o meno poco cambi?
Per altri versi invece le opinioni sono fondamentalmente inutili, specie se estremiste, in quanto ogni singolo cavallo ha in sé la risposta. Esempio: non tutti i cavalli possono stare scalzi, è inutile litigare su chi è migliore tra chi li ferra e chi no, dipende dipende e dipende....
Forse in tutta questa riflessione non ho detto nulla di sensato, ma spero si capisca il concetto su cui vorrei riflettere, ossia, come è possibile che vi siano tante divergenze di opinioni su cose basilari che potrebbero o forse dovrebbero accomunarci tutti. Andando avanti poi ognuno si specializza e si crea un suo modo di fare e pensare e questo è ovvio ed è bellissimo, ma le basi...insomma, un cavallo è un cavallo, o no?
quando vedi il cavallo sbavare vuol dire che stà sudando molto.
Wild, la domanda è importante ed è la stessa che mi sono fatto moltissime volte. La risposta che mi sono dato è: "perchè in equitazione, e soprattutto nell'addestramento, non si applica un metodo scientifico". Il che significa: innanzitutto misurare e contare; poi pubblicare (possibilmente in riviste che usino la revisione preliminare del testo da parte di esperti "pari" a chi scrive, la "peer review"), con i dettagli necessari per permettere ad altri di riprodurre e verificare se i risultati sono gli stessi.
Ovviamente occorre contare successi e fallimenti, occorre misurare tempi di addestramento e prestazioni, con tecniche e convenzioni tali che siano chiare, e riproducibili da qualsiasi esperto.
Nessuno pretende risultati matematici, in scienze naturali la variabilità biologica è enorme; bastano risultati statistici.
secondo me è che non esiste una vera scuola, a cui riferirsi, una universalmente riconosciuta, una che dia tutte le basi, una che abbia tutte le risposte provate ( come dice alex, dopo averle misurate e verificate in molteplici situazioni).
Ci sono mille federazioni, ogni nazione ne ha, che però non concordano facendosi guerra, che non completano l'educazione del cavaliere, spesso si "limitano" ad ottenere un buon atleta, magari anche un campione, ma senza dargli nulla o poco di "teorico".
Esempio: nel maneggio in cui sono io è arrivato un ottimo istruttore FISE 2°, bravo, con una buona squadra di allievi, bravi, fanno gare, e portano sempre a casa buoni risultati. Trattano bene i cavalli, li lavorano bene. E questo di per se' è già superiore alla media. Ma se nomini Caprilli ti guardano come se parlassi dei faraoni dell'antico egitto, non hanno la minima idea del motivo per cui il maniscalco ferri in un certo modo il loro cavallo, di etologia non sanno una cippa ed infatti da terra sti cavalli sono idisciplinati e li portano di qua e di la' senza ritegno.
Ma la cosa che fa pensare è che proprio non si pongono domande, a nessuno di loro viene in mente che sia possibile chiedere il perchè e il percome ... se il cavallo è storto chiamo il veterinario, se perdo un ferro il maniscalco ... ecc. Insomma manca la voglia di imparare.
Se accanto a tante "istruzioni per l'uso" ci fosse anche un po' di "educazione all'uso"... forse le domande inizierebbero ad uscire da quelle teste.
Mancando una scuola completa chi ha bisogno di trovare risposte se le cerca in giro... o se le costruisce da se per poi rimetterle in circolo, in una giostra infinita di singole esperienze che fanno scuola, dove distinguere il vero dal meno vero diventa quasi utopia.
alla fine diventa tristemente reale il detto : " in equitazione vale tutto e il contrario di tutto"
guardate che non è mica obbligatorio.
l'equitazione e la cultura equestre possono benissimo essere due cose separate.
che me frega di sapere chi è caprilli se io sono marcus hening? se non insegno niente a nessuno e monto e basta?
mi fa sorridere una cosa.
di solito i colti, gli eruditi in maniera equestre montano maluccio.
perchè? perchè gli manca qualcosa. e pensano di poterla assumere per osmosi studiando.
peccato che quella cosa che manca non si può studiare.
lasciate la cultura equestre a chi ha voglia di farsela.
per essere il miglior pilota del mondo non serve la laurea in ingegneria.
Questa discussione è in parallelo con "la Bibbia" in "la parola contraria".
E' chiaro che il talento naturale è un elemento importantissimo dell'equitazione e - con un po' di metodo, qualsiasi metodo purchè decente - porta a eccellenti risultati. L'asino casca nel momento che il talentuoso deve spiegare come fa, e perchè lo fa, perchè non ne è capace: non lo sa nemmeno lui.
Le scuole esistono, come in tutte le discipline.
Nelle Ande, il curandero è considerato un medico.
Che per noi sia un ciarlatano agli andini non frega nulla perchè quando hanno un problema si rivolgono a lui.
Il problema è deontologico quando cioè un medico vuol spiegare ad un curandero la pratica della medicina o viceversa.
Il problema resta sempre un problema di salute ma la metodologia sarà estremamente diversa.
In equitazione il problema è il medesimo, l' etologo tenta di spiegare al grande cavaliere che con la capezzina il risultato sarebbe lo stesso che montare con un morso, bisogna vedere se chi appoggia le chiappe sulla sella ci crede.
Tempo fa, un' anziano uomo di cavalli e maniscalco, mi vide in strada e mi fece notare che avevo perso un ferro.
Da parte mia gli feci notare che avevo "perso" tutti e quattro i ferri.
Dovreste aver visto la sua faccia, ma chi ero io per spiegare a lui che i cavalli si possono usare senza ferri quando in 40 anni aveva ferrato qualche migliaio di zoccoli e spesso aveva risolto problemi di zoppie che io non saprei come affrontare?
Qualche tempo dopo ci siamo riincontrati e siamo stati a chiaccherare per un bel po, abbiamo discusso un sacco, ho imparato un sacco di cose, ma lui non sapeva i nomi delle varie parti anatomiche, delle malattie dello zoccolo, etc.
Aveva la seconda elementare e sapeva a malapena leggere.
Ma quando gli ho chiesto perchè i cavalli si ferrano mi ha risposto "perchè si è sempre fatto così" che lo faceva suo padre e il padre di suo padre.
Con orgoglio mi disse che era classe 1912.
Una vita in mezzo ai cavalli.
Se mi va bene io sto con i cavalli 10 ore la settimana.
Detto questo non penso sia sbagliato lasciare sferrati i cavalli, ma come metto l' apparecchio ai denti di mio figlio per correggere un problema, i ferri ad un cavallo potrebbero servire.
La scuola quindi esiste, lo sbaglio è pensare che sia l' unica che dice cose giuste.
Poker in parte mi trovi d'accordo. Ma una minima base penso debba esserci. Che uno sappia perché si ferra il cavallo ad un certo modo penso sia doveroso, come anche cercare di avere una MINIMA idea sulle zoppie e sulla salute in generale. Non per sostituirsi al vet ma per gestire al meglio il compagno /atleta e interfacciarsi con i professionisti nel modo corretto. Sulla cultura fine a se stessa invece concordo in toto, lascia abbastanza il tempo che trova.
Concordo con Poker, conosco persone che hanno i cavalli in maneggio e se li ritrovano perfino sellati e il veterinario lo chiamano i gestori.
Montano molto bene visto il discreto talento e la possibilità di avere buoni istruttori.
Fanno gestire al meglio i loro cavalli ma di cultura equestre neanche l' ombra.
Il cavallo è il mezzo, non il fine.
Conosco altri che hanno discreta cultura equestre e che sono mediocri a cavallo.
Da quel che mi risulta si divertono entrambi e non a scapito del cavallo.
Non trovo nulla di male ne da una parte ne dall' altra.
Forse che la cultura e l'educazione equestri sono più utili a chi non ha le disponibilità economiche per pagare professionisti per ogni minima cosa?
Personalmente avrei potuto demandare tutto, diciamocelo. Tuttavia ho conosciuto una vet diversa e iniziato a chiamarmela da sola per semplice preferenza personale ... E poi per forza di cose le domande sono arrivate. Quando l'istruttore magari voleva portarmi in gara e la vet era contraria, quando il maniscalco a fronte di un problema ha fatto di testa sua e litigato con la vet così che l'ho salutato e ho iniziato a chiamarmi da sola anche lui. Insomma farsi una propria idea dopo un po' è normale. Ad oggi dopo cambio scuderia e gestione mi chiamo la vet ma se serve mi avvalgo di gente chiamata dalla scuderia ed in particolar modo dentista, osteopata e maniscalco. Con il maniscalco ho parlato di persona proprio perché abituata a gestirmelo da sola, anche se non sono io a chiamarlo. Sarà che la mia curiosità è tanta e cerco di comprendere almeno a grandi linee quel che viene fatto sul mio cavallo ... Pur senza sostituirmi chiaramente ai vari professionisti.
no Wild scusa ma questa dei soldi è la solita scusa.
con l'equitazione, col saper montare a cavallo, col talento i soldi non centrano.
magari centrano con le coppe e le coccarde, con l'agonismo.
o magari con la gestione (maneggio/casa) del cavallo.
ma su come monti a cavallo non centrano proprio per nulla.
Poker, mi sono spiegata male, non intendevo che influiscono su come monti, ma su tutto il resto: se uno ha i soldi per pagarsi il groom e trovarsi il cavallo bello e pronto per essere montato, ecco che può scegliere se imparare a sellare o meno e se lo impara è per un suo interesse e curiosità non per obbligo, mentre uno che è obbligato a fare da solo è obbligato a imparare un po' di tutto anche se magari non gliene fregerebbe nulla e vorrebbe solo montare. Questo non c'entra col talento in sella, col montare bene o montare male.