Ancora una volta vorrei che fermassimo la nostra attenzione, noi cavalieri ed amazzoni, non sul cavallo o sulle tecniche, ma su come ci percepiamo.
Stavo ripensando alle "Lezioni americane" che Italo Calvino scrisse nel 1985 (sono i testi di una serie di conferenze per l'Università di Harward che non potè tenere perché morì, proprio in settembre, quello stesso anno).
Le prime tre "Lezioni" trattano un argomento sovrapponibile alla pratica dell'Equitazione:
"Leggerezza", la prima; la seconda "Rapidità", e la terza "Esattezza".
Sono virtù che Calvino apprezza e induce ad apprezzare come guide ideali per il nuovo millennio; lo fa aiutandosi con citazioni dal mondo letterario.
A quale delle tre, in un'improbabile riedizione equestre del giudizio di Paride assegnereste la Mela d'oro del primato (sulla mela potremmo scrivere: "alla più utile" invece che "alla più bella")?
O ritenete che ci sia qualche altra virtù, al di là di queste tre, più meritevole della patente di indispensabilità per gente di cavalli?
Segreto
P.S.: Il mio voto? Leggerezza.
Rapidità; senza rapidità non c'è leggerezza.
La leggerezza... è lovvio!
La rapidità è una virtà, ma non è detto che uno rapidissimo faccia le hose per bene, sovente capita che si faccia rapidamente delle ca**e.
L'esattezza est altra virtù, ma a volte si ripetono convintamente et esattamente gli stessi eorrori.
Con la leggierezza non si sballia mai...
A proposito di Calvino, nel mio bloggo L&T ho riportato un suo lieto racconto "erotico" tratto dal Barone Rampante che stranamente si chiama: Amante e amazzone...
per me ne manca una fondamentale: la sensibilita' / il tatto equestre.
a meno che non siano inserite nell'esattezza.
io direi esattezza .. perchè essendo la terza conclude e completa il percorso che non può prescindere dalle altre due.
Io senza dubbio, voterei leggerezza.
Citazioneio direi esattezza .. perchè essendo la terza conclude e completa il percorso che non può prescindere dalle altre due
Non possiamo sapere se Calvino l'avesse messa per terza perché intendesse creare un continuum e una consequenzialità tra le voci.
Bisognerebbe chiedere a Pietro Citati che durante la stesura delle "Lezioni" gli è stato molto vicino.
Comunque stiamo parlando di pratica dell'Equitazione e il giudizio (certo ipotetico e azzardato) andrebbe dato con lo spirito "o una o l'altra è la migliore, le rimanenti sono componenti indispensabili ma condizionate alla prima".
Possibilità:
A - Sarò rapido ed esatto nella massima leggerezza
B - Sarò leggero ed esatto nella massima rapidità
C - Sarò rapido e leggero nella massima esattezza
A questo punto, raccogliendo l'intuizione di Nefferit, è forse più facile scegliere?
Anche così continuo a preferire la leggerezza.
Segreto
P.S.: O forse ognuna delle tre opzioni è più affine a una delle tre branche dell'Equitazione, la pratica della Destrezza (Salto ostacoli e Dressage), la pratica della Massima Velocità (Ippica) e la pratica della Duttilità (Equitazione di Campagna)?
Che ne pensate?
bello questo post, segreto :chapeau:
Concordo sul fatto che probabilmente ognuna delle citazioni è più affine alle varie discipline dell'equitazione.. certamente chi cerca la velocità (ippica) può permettersi -forse- di essere meno preciso ma molto rapido, mentre per il salto, il dressage, o andando nella branchia western anche il reining, ci vuole essenzialmente precisione e leggerezza, e per l'equitazione di campagna credo un buon mix di tutte e tre!
Comunque se dovessi votare sceglierei la leggerezza!
Spiego un attimo la mia risposta, "rapidità". Ha un rapporto con il fatto (noto) che sia i rinforzi, sia le punizioni devono essere rapidi, molto rapidi, perchè il cavallo li associ esattamente all'azione che si rinforza o che si vuole estinguere. Quanto più la risposta è tempestiva, tanto più e chiara e tanto più - probabilmente - può essere leggera. Quindi la leggerezza è in qualche modo dipendente dalla velocità.
Ovvio che un'azione leggera può essere rapida e precisa; un'azione forte e rapida ha bassissime probabilità di essere precisa. Quindi la velocità, intesa come tempestività la vedo prioritaria sia alla leggerezza, che alla precisione.
... ma che azzo dici!
Nella discussione sta verificandosi uno spostamento di obiettivo (ma l'anatra intanto va fuori tiro e si rischia di sparare al richiamo).
La domanda originale era: cosa si avvicina di più al vostro concetto di Qualità?
Le risposte tecniche del cavallo vengono dopo.
Penso che la ferma convinzione che il cavaliere ha di essere "sul pezzo", e quindi il suo atteggiamento mentale, trasmettano al cavallo, con messaggi non codificati ma presentissimi, la corretta gerarchia di informazioni.
Se è così, paradossalmente un cavaliere convinto che l'esattezza sia la miglior chiave di lettura, addestra il cavallo all'esattezza. Un altro lo fa con la leggerezza. Un altro ancora con l'autorità. E qualcuno persino con la sua paura (sua del cavaliere).
Il cavallo non ha, credo, una manualistica insita e conosce solo due alternative: messaggio noto e messaggio incomprensibile (confusione).
Mi sembra che risponda come può, ovvero con quei movimenti o non-movimenti che la risposta neurofisiologica o l'abitudine gli mettono a disposizione.
Da qui cavalli ben addestrati e cavalli male addestrati.
Ma noi, per scrivere sul e nel cavallo, quale inchiostro vogliamo usare?
Attenzione: dobbiamo ricordare che in questo campo, come in pedagogia, tutti gli inchiostri sono più o meno indelebili.
Credo che nessun cavallo, dopo essere stato montato da un cavaliere, sia lo stesso di prima.
Segreto
P.S.: Ci sono molte probabilità che non sia riuscito a spiegarmi. Se è così, scusate e corigetemi, come diceva quel tale compaesano della mia cavalla.
Questo è un antiguo ploblema, ci vuol poco ad ingranare un lallo perefettamente addestrato.
Per lo vero, delle tre "belle" di Calvino, solo due si attanagliano all'equitatione, la rapidità c'entra una beata.
Alex, essendo clicchettista, ha equivocato/ha confuso...
La qualità più utile più importante per l'addestramento equestro è un'altra et non est la leggierezza... quella è una conseguenza.
Non a caso McLean (scusate la citazione) ha affermato che l'importanza della immediatezza della "punizione" è fattore ignorato dalla gran parte degli istruttori. Comunque lo ammetto: sono un clickerista (anche se del clicker ho fatto pochissimo uso, mi è solo servito a capire alcune cose, e poi l'ho immediatamente messo nel cassetto). E ammetto anche che immaginavo che Raffaele avrebbe "colto l'allusione" e avrebbe immediatamente abboccato :icon_rolleyes:
Spiegatemi con parole vostre perchè la rapidità non è importante, ammesso che sia vero che basta che un aiuto sia dato fuori tempo rispetto alla posizione istantanea di un arto, e l'effetto cambia di parecchio (e non l'ho detto io.... l'ha affermato Raffaele, citando non ricordo chi).
Riguardate quel video di Oliveira sul cavallo grigio, e osservate la "lentezza" con cui avviene il fitto dialogo fra lui e lo lallo.
la rapidità c'entra, ma mi sembra che sia più rilevante nell'addestramento propriamente detto (immediatezza di reazione a fronte delle risposte del cavallo) che nell'equitazione in sé.
per es. io posso tardare a dare il comando del galoppo rispetto a un dato punto X e il cavallo semplicemente partirà qualche metro dopo. niente danni, al massimo se sono in gara di dressage non avrò rispettato bene il grafico.
tra leggerezza e esattezza non saprei scegliere ma penso sia una questione di priorità e forse anche di gusti personali. sempre nel comando del galoppo, è meglio un cavallo che al minimo comando "si spara" subito in avanti, oppure uno che si aggiusta peso ed equilibrio e parte magari un tempo dopo, ma rotondo e rilevato? la risposta è personale, credo.
Esco un minuto dal seminato per esprimere un'opinione che non vorrei offendesse nessuno, per carità:
trovo poco laico abusare di citazioni.
Tra l'altro dà un senso di insicurezza e vizia la comunicazione inserendo un dato non immediatamente verificabile e succube dell'interpretazione personale.
Mi spiego: il mio concetto di leggerezza sicuramente differisce da quello di Raffaele o da quello di Alex. Ma ci si può sempre e tempestivamente spiegare.
Ma se il mio concetto differisce da quello di un Santoinparadiso, tra l'altro citato in parte e fuori dal contesto della sua opera, io o chi legge possiamo non vedere un bivio e ritrovarci (se mai ci ritroviamo)
da qualche parte strana.
Meglio l'esperienza diretta?
Segreto
Trovo validissima la risposta di Luna: forse è un fatto personale. E non ha ragione chi vince di più (il perché è intuitivo).
Segreto
Secondo me nell'esattezza sta anche la leggerezza: un'azione esatta avviene al momento giusto, in giusta dose, è precisa e puntuale, e non può quindi che essere leggera.
Resta il fatto che, per fare una buona equitazione, bisogna dare una direzione, un senso a ciò che si fa. Non basta agire leggermente, rapidamente ed esattamente IMHO.
Rispondo ad AnnaQ per la seconda parte del suo intervento (la prima parte è la sua interessante opinione sul tema proposto):
Hai perfettamente ragione, senza una direzione non si va da nessuna parte.
Ma tu parli di obiettivi primari e il tema del post era sul modo di porsi nei confronti dell'applicazione di una tecnica che si dà per già decentemente conosciuta dal cavaliere.
Quelle che ho evidenziato non sono tre alternative da proporre al principiante che, tra tecnica e teoria, si perderebbe in tentativi o all'allievo del pony club che salta e rimbalza sul ponino facendo inconsciamente e incoscientemente cose da brivido (li vedo tutti i giorni fare follie in maneggio e mi chiedo: se la mia nipotina che nascerà a dicembre farà di quelle cose, avrò il coraggio di stare a guardarla?). Sono bensì tre chiavi di lettura del rapporto con il cavallo-atleta (e quasi tutti i nostri cavalli sono atleti, abituati ed allenati a portare l'uomo come serve e dove serve).
Segreto
P.S.: Perdona la mia scarsa conoscienza degli acronimi ma cosa vuol dire IMHO?
Citazione da: segreto - Settembre 13, 2016, 05:15:07 PM
P.S.: Perdona la mia scarsa conoscienza degli acronimi ma cosa vuol dire IMHO?
In My Humble Opinion - A mio modesto parere .. forse?
per me :
C_ rapido e leggero nella massima esattezza
dove la rapidità comprende la capacità di ascoltare e parlare al cavallo, comunicazione attraverso il corpo che non può che tendere a diventare sempre più leggera e impercettibile... fino a diventare quasi telepatia, grazie a questo livello così alto di consapevolezza arrivare alla massima esattezza nelle esecuzioni delle richieste.
è un bel sogno! che passa da tanto lavoro, con il cavallo ma anche su se' stessi per imparare ad usare al meglio il corpo ( muoversi con consapevolezza nel presente .. per me questo è per il momento un bell'obbiettivo!)
beh ma è una scelta puramente teorica, leziosa quasi.
a cavallo non hai moltra scelta se non fare del tuo meglio, qualunque cosa significhi.
Grazie Nefferit, ora lo so anch'io (IMHO, intendo).
Pocker: sono convinto che il tuo meglio coincida con il roseo obiettivo indicato da Nefferit. Solo che forse non gli annetti importanza, come fanno tutti quelli che hanno la "téchne" (il saper come si fa) più a portata di mano delle parole.
Nefferit: la tua affermazione è molto bella e, se riusciamo a fermarci un minuto prima di fare dello zen, forse è quella che porta più vicino alla sensazione ideale.
Una sensazione di armonia fragile e poco duratura, ma molto appagante.
Per inciso, quella sensazione che cercavo questa mattina, senza riuscire nemmeno lontanamente ad avvicinarmici, facendo le mezze volte con cambio di galoppo in un campo dove avevano appena tagliato il mais.
La cavalla eseguiva a strappi perchè doveva tener d'occhio il terreno e passare tra i fustoni.
Io ero alto sull'inforcatura come un pappagallo sul trespolo.
L'unica consapevolezza era che di buono c'era solo l'intenzione.
Segreto
Citazione da: segreto - Settembre 13, 2016, 09:45:38 AM
Esco un minuto dal seminato per esprimere un'opinione che non vorrei offendesse nessuno, per carità:
trovo poco laico abusare di citazioni.
Ho riletto due volte ma sembra proprio che sia vero. Tu inauguri un nuovo topico con una citazione, e poi dici questo? :blob3:
PS: la prima lettura rapida mi aveva fatto leggere "trovo un poco laido", avevo letto male.
Da Alex:
CitazioneHo riletto due volte ma sembra proprio che sia vero. Tu inauguri un nuovo topico con una citazione, e poi dici questo?
No, Alex: non ho citato scienza equestre altrui. Non so e non credo che Calvino si interessasse ai cavalli. Certo non ha scritto nulla di tecnico in proposito.
Quella non è una citazione.
E' uno spunto semifililogico tratto da letteratura indiscutibilmente laica (non laida) e progressista.
Questo tuo commento mi pare totalmente gratuito.
Segreto
Scusate il refuso (è la fretta di chiarire!): leggi semifilologico.
Segreto
Citazione da: segreto - Settembre 13, 2016, 10:33:29 PM
Da Alex: CitazioneHo riletto due volte ma sembra proprio che sia vero. Tu inauguri un nuovo topico con una citazione, e poi dici questo?
No, Alex: non ho citato scienza equestre altrui. Non so e non credo che Calvino si interessasse ai cavalli. Certo non ha scritto nulla di tecnico in proposito.
Quella non è una citazione.
E' uno spunto semifililogico tratto da letteratura indiscutibilmente laica (non laida) e progressista.
Questo tuo commento mi pare totalmente gratuito.
Segreto
Su su un sorrisino.... un pò di
leggerezza! :horse-wink:
Non ho capito bene.
Forse ho detto qualcosa che non si deve dire?
Segreto
No.... hai solo risposto seriamente a una battuta, ma se una battuta scherzosa non si capisce, o non si capisce che lo è, la colpa è sempre di chi la fa :dontknow:: mi scuso, mi è riuscita male, ignorala.
Sono io a scusarmi ma l'ansia di comunicare senza lasciar spazio a fraintendimenti è nel mio caso una malattia professionale ormai cronicizzata: a volte l'ansia di essere frainteso mi mette in condizione di sembrare scortese (qualcuno la chiama anche permalosità).
Segreto
con i cavalli non è necessaria l'esattezza. anzi, potrei perfino dire che non esiste.
almeno che con "esatto" non ci riferiamo al termine "esigere" e allora esatto significa richiesto, preteso.
ma non è un requisito dell'azione del cavaliere, bensì del cavallo: eseguire quanto richiesto.
se ci riferissimo al cavaliere, chi stabilisce cosa è esatto?
ogni esercizio può essere richiesto in 1000 modi diversi, basta che la richiesta sia codificata e ripetuta fino ad essere assimilata dal cavallo.
allora diventa giusta qualsiasi azione, se il cavallo esegue.
se invece ci riferiamo alla performance globale del binomio, allora si che l'esattezza (nel senso di: percorso netto, senza errori, grafico eseguito perfettamente ecc) è importante. e, così intesa, per me conta sicuramente più della leggerezza (infinitamente sopravvalutata e soprattutto inarrivabile in tutte le discipline veloci.... forse potrebbe esistere nel pleasure, nel dressage ecc, ma sicuramente non nel salto ostacoli, non nel barrell, non nel pole, non nell'ippica, non nel cross e via dicendo) e anche della velocità (fare un percorso veloce con uno o piu errori non premia mai).
detto ciò, ovviamente quando monto non penso a nessuna di queste cose.
penso più a sentire il cavallo, lascio scorrere le azioni in modo istintivo.
Raffaele mi dirà che JDO ha detto che non bobbiamo ascoltare il cavallo ma che è lui che deve ascoltare noi.
sicuramente sono vere tutte e due le cose, però se noi non sentiamo il cavallo, non ascoltiamo la sua bocca, la sua schiena, i suoi piedi, il suo respiro e compagnia bella, non possiamo insegnargli niente di buono.
un bravo maestro spiega ad alta voce e ripete tutte le volte che ce n'è bisogno, se l'allievo non ha capito. però per insegnare bene deve anche guardare l'allievo, vedere se è attento, se è confuso, correggerlo quando sbaglia e mostrargli come si fanno le cose, confortarlo quando è incerto e, perchè no, suggerire.
la cosa importante a cavallo è il risultato.
c'è un sacco di gente che scrive e scrive e parla parla e la mena con questa o quella scuola, questa o quella tecnica e dopo anni che monta lo stesso cavallo non riesce ancora a fare cose normali e decenti come un cambio di galoppo, come una spalla in dentro, come una crocetta.
e questo è sicuramente un fallimento oggettivo, per chi si interessa di equitazione (chi vive il cavallo come pet, è un'altra cosa, e comunque non stressa il prossimo con strampalate teorie sulla messa in mano o sulla mezza fermata senza averle mai messe in pratica con un qualche risultato).
io sono sicuramente un praticone, però sono un praticone che non nega la realtà.
a cavallo conta il risultato. quello che sei riuscito a fare rispetto a quello che volevi fare.
per questo, machiavellicamente, dico che la leggerezza è sopravvalutata e - comunque - in genere passa dalla pesantezza.
vabbè, ma il forum è fatto per chiacchierare :icon_pidu:
e si può chiacchierare di motogp anche senza aver mai guidato lo scooter.
non essere troppo severo con noi incapaci (ma) chiacchieroni :angel5:
ma io non sono severo per niente. per me uno può anche andare a zonzo seduto all'indietro, basta che non fa la morale a me su cosa è meglio o peggio fare a cavallo.
però veramente sta idea di leggerezza, sta idea di evitare costruzioni ecc....
fa piu danni che altro.
la peggior cosa che uno possa fare a cavallo è essere pavido, non sperimentare, non insistere, non portare a termine una richiesta, un'azione finanche a farlo con tutta la forza che ha in corpo, se serve.
Poker, non è che chi ha risposto "leggerezza" alla domanda, intenda per forza tutto quello che tu dici (senza costrizioni e tutto il resto). A me personalmente piacerebbe essere il piu leggera possibile, ma anche perché é molto più piacevole da vedere. Questo non significa che io sia di quella scuola di pensiero tipo "no imboccatura no punizioni" ecc ecc come dici tu... e penso anche altri. Quindi relax :horse-wink:
Concordo con Poker nel fatto che la leggerezza è un risultato, concordo anche sul fatto che sia, nella maggior parte dei casi, risultato di momento di pesantezza (a me interesserebbe capire, in pura teoria, se è realmente obbligatoria o se esiste qualche alternativa; ma è un'altra questione). Tornando al post di testa direi che però la leggerezza è la più "bella" ma che, essendo un risultato finale, non è certo la più "utile": è utile ciò che porta, alla fine, alla leggerezza.
Mancano completamente, fra le tre mele, i due principi-base in cui crede una vecchia amica americana che ha avuto molta influenza su di me: coerenza e integrità. Mi mancano due mele, quindi; se le avessi tutte e cinque, sceglierei, come più utile, la coerenza.
Però mi sembra che coerenza e integrità siano due categorie etiche e non forme di talento da perseguire.
Perseguirle non cambia lo stato psicofisico del cavaliere (anche se permettono al cavallo di lavorare più tranquillo): circoscrivono solo il comportamento ad un ambito umanamente più apprezzabile.
Segreto
Citazione da: segreto - Settembre 14, 2016, 01:17:50 PM
Però mi sembra che coerenza e integrità siano due categorie etiche
circoscrivono solo il comportamento ad un ambito umanamente più apprezzabile.
Segreto
tra l'altro bisogna poi capire coerenti con cosa... perchè basta cambiare punto di vista e le cose possono essere drammaticamente divergenti
Raffaele mi dirà che JDO ha detto che non bobbiamo ascoltare il cavallo ma che è lui che deve ascoltare noi. sicuramente sono vere tutte e due le cose...
caro Poker dato che sei una ragasse che fa s.o. dovrei tradurti tutto il librello del Nostro et consiliarti la lettura di Les mains et autres non-dits de l'équitation.
... noi siamo legati culuturalemente al concietto di binomio che è validissimo per liete passeggiate et la competion di basso rango che tutte noi facciamo, ma se vai al toppo, il binomio non esiste/non deve esistere, il lallo deve essere un plolungamentazione del cavagliere... hai letto?
perche ci sia automaticità (riflesso condizionato) per me il binomio deve esistere invece.
perchè per creare quella immediatezza tra azione e reazione bisogna che ci si conosca bene. piu ci si conosce piu funziona.
Già ti avevo fatto, Raffaele, l'esempio della gamba e del cervello..... è ben vero che il cervello comanda la gamba, ma contemporaneamente la ascolta: il flusso di informazioni fluisce in entrambe le direzioni. Se il cervello comanda senza poter ascoltare nulla dalla gamba, il risultato motorio fa schifo.
Quindi la metafora di JDO "prolungamento del corpo" l'ha indotto in una conclusione sbagliata. Ma se ho capito il carattere dell'uomo, non l'avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura.... potrei sbagliarmi: dimmi un passaggio di JDO in cui affermi "ero convinto di questo... ma ammetto che mi sbagliavo".
Da Raffaele De Martinis:
Citazione...ma se vai al toppo, il binomio non esiste/non deve esistere...
Quindi Merano, Posillipo, Fiorello II, Gowran Girl, Bowjak non facevano binomio con Raimondo D'Inzeo?
Erano troppi perchè li conoscesse tutti?
Segreto
Nota medica per chi vuole approfondire: una condizione clinica in cui il cervello può parlare alla gamba, ma la gamba non può parlare al cervello, esiste davvero, è la tabe dorsale (manifestazione ormai rara della lue terziaria). Chi vuole cerchi. Il risultato è quello che dicevo: pur senza alcun disturbo della trasmissione degli "ordini" dal cervello ai muscoli, essendoci un grave danno della sensibilità (ossia della trasmissione continua di informazioni dai muscoli al cervello) la qualità del movimento è gravemente compromessa.
So che non bisogna fare pizzoni, ma vorrei concludere (o almeno arrivare da qualche parte per contribuire al diffondersi della Buona Equitazione): noi siamo l'"insieme sensibile uomo". Poi c'è l'"insieme sensibile cavallo".
L'"insieme sensibile uomo" vuole ottenere dall'"insieme sensibile cavallo" un gruppo complesso di azioni concatenate e conseguenti.
Concatenate (e qui entra in gioco la coerenza citata da Alex, che merita un'analisi approfondita).
Conseguenti, perchè da ognuna se ne genera un'altra successiva direttamente condizionata dalla precedente.
Sulla Qualità delle reazioni dell'"insieme sensibile cavallo" incide, oltre alla Coerenza, anche la Pertinenza delle azioni dell"insieme sensibile uomo".
Noi ci spacchiamo la testa per rendere pertinenti le nostre azioni (abolire quelle inutili, contenere quelle sovrabbondanti).
Le nostre azioni provocano risposte, nell'"insieme sensibile cavallo", sembra, in due modi:
1 - agendo su centri nervosi che rispondono in modo automatico (come alcune sollecitazioni di gamba in alcune zone del costato, alcuni strafalcioni di mano sulla bocca et similia).
2 - agendo su altri centri nervosi che fanno rispondere l'"insieme sensibile cavallo" in modo condizionato attraverso un meccanismo plausibilmente simile al nostro apprendimento (pressioni sull'epidermide, spostamento del peso, deviazioni dell'incollatura e altro del genere).
Qual'è la condizione ottimale del cavaliere per fornire aiuti pertinenti e coerenti?
1 - Una risposta ci viene da Poker che raccomanda un istintivo situazionismo.
E' senz'altro un atteggiamento validissimo ma presuppone un notevole livello di destrezza (che possiamo chiamare talento e che non è distribuito tra noi in quantità uguale).
2 - Una seconda ci viene da Raffaele De Martinis che affida i successi dei Top alla perdita di soggettività dell'"insieme sensibile cavallo" e all'uso un po' matematico degli aiuti (ricordate Metropolis di Fritz Lang?).
3 - Una terza ci viene da Alex ed è a cavallo tra etica e morale.
4 - Altri, e questa è la mia opinione, danno credito alla possibilità, da parte dell'"insieme sensibile uomo" di usare un'atteggiamento mentale condizionante. E tra i tanti, ne ho proposti tre, senza con questo aver la pretesa di averli citati tutti.
Ma il punto NON è quale atteggiamento adottare, ma l'uso di questa pratica: una sorta di training autogeno.
Usavo questo condizionamento mentale quando praticavo Atletica leggera ed ero spinto a farlo, e come me tanti altri, dai tecnici.
Ricorrevamo a figurazioni mentali che diventavano presenti e costanti anche se l'attenzione non era assolutamente distolta dallo sviluppo della gara e dagli accadimenti esterni. La cosa era molto utile a chi praticava una specialità che richiedesse destrezza e tecnica.
Ecco perchè, riflettendo sulla complessità tecnica dell'Equitazione e sulsuo contenuto poco "istintivo", sono arrivato a convincermi che dilettanti o amatori evoluti potrebbero trarre giovamento da questa pratica. Dei professionisti non parlo perchè penso siano già sufficientemente "attrezzati".
Quindi chiedo: a qualcuno è mai venuto in mente qualcosa del genere? Sapete di qualche istruttore che si orienti in questa direzione non limitandosi a consigliare: "Bisogna crederci, bisogna saperci credere!".
Segreto
Ok per l'integrità, è virtù morale (onestà); ma la coerenza è invece un metodo e un atteggiamento. Penso sia talmente importante da spiegare perchè anche certe "brutte abitudini" tecniche non abbiano poi una importanza enorme nei risultati, purchè siano adottate in modo sistematico; il che potrebbe anche spiegare perchè ci siano così tante "varianti" di tecnica, di attrezzatura, di "filosofia", tutte (più o meno) funzionanti.
JDO ha scritto quel piccolo capolavoro poco prima di andarsene, infatti fu pubblicato postumo, dunque, con alle spalle un bagaglio enorme di esperienza, quelo che scrive è il suo "testamento".
Lui si rivolge - lovviamente - ai zompazompa, ma i principii sono validi anche per noi ragasse cagasotto.
Il ploblema è che io vi metto i linchi... ma se non li leggiete o non li capite?! Allora beccatevi sto pippone!
Il libriccino di JDO è prezioso, aggiorna e rinfresca le mirabili intuizioni/la mai conclusa ricerca di Baucher nell'ambito agonistico ottenendo risultati strabilianti e - di fronte a questi - non si può far altro che metter giù il cappello.
Ma sarebbe riduttivo considerare JDO solo in chiave sportiva, la sua competenza, la sua analisi è molto più larga, tratta l'equitazione a tuttotondo, secondo me è il più grande "uomo di cavalli" del ventesimo secolo, cosa che mai ammetteranno i maligni e i superbi.
Una delle frasi del Nostro che più mi ha colpito è questa: Il percorso del nostro cavallo è nel palmo della nostra mano. Ecco, basterebbe che il cavagliere medio itagliano capisse/avesse chiaro questo concetto per far fare un enorme balzo in avanti alla nostra disastratissima equitazione.
Qual'è il risultato supremo nel quale sperano tutti i cavalieri?
Che il loro lallo diventi parte integrante di se stessi, diventi un loro vero e proprio prolungamento fisico!
Questo è il sogno sopratutto di coloro che praticano l'equitazione sportiva nella quale la rapidità di esecuzione è fondamentale come nel s.o. ma, questa condizione, è perfettamente realizzabile da chiunque voglia praticare un'equitazione di qualità..
.
Ma allora, attraverso quale percorso si può giungere ad un tale livello?
Noi vogliamo sollevare le braccia; il nostro cervello trasmette attraverso l'apparato nervoso questo desiderio ai muscoli che istantaneamente rispondono adeguatamente e ci troviamo con le mani in alto.
Ma quando vogliamo che il nostro cavallo faccia, lui, questo o quel un gesto, lo eseguirà grazie agli aiuti corrispondenti all'ordine che gli daremo.
Per parte nostra, l'azione sarà rapida tal quale a quella del comando di "mani in alto", ma cosa succede ?
Il cervello del lallo (se bene addestrato) recepisce immediatamente l'ordine e a sua volta ordina al suo apparato nervoso di mettere in atto i movimenti che corrispondono alla richiesta del cavaliere.
Tutto questo avviene rapidamente, purtuttavia esiste/deve esistere uno scarto di tempo tra il comando del cavaliere e la ricezione e l'esecuzione del lallo.
Inoltre, il cavallo: per affaticamento, per mancanza di concentrazione, per distrazione può ritardare la sequenza e allora la risposta tarderà ulteriormente.
Allo scopo di contenere questo rischio e per ottenere la risposta istantanea ai propri aiuti, bisogna eliminare il passaggio per il cervello del lallo, in altre parole, bisogna trasformare le risposte apprese e "ragionate" del lallo in riflessi condizionati.
Per questo motivo, tutto il nostro addestramento/la nostra educazione, o almeno la gran parte di essa, si svolgerà in due tempi: in primo luogo, il lallo dovrà imparare che ad una tale azione del cavaliere deve rispondere immediatamente con il tale "gesto"; dopo di che, una volta che il cavallo ha appreso, bisogna ripetere quel moimento centinaia, migliaia di volte, in un lasso di tempo abbastanza breve.
In questa maniera, la risposta "ragionata" data all'nizio, si trasforma in un movimento istintivo, automatico, che, in qualche misura, sfugge alla volontà stessa dell'animale..
Immaginiamo di dover imparare a sollevare le braccia quando sentiamo una mano che si posa sulla nostra spalla. Da principio, ogni volta che sentiamo la pressione della mano sulla spalla, daremo il comando alle nostre braccia di sollevarsi, ma se il fatto si ripete per centinaia e centinaia di volte, mettere le mani in alto diventerà un riflesso condizionato.
Infatti, quando sentiremo una mano posarsi sulla spalla, in qualsiasi circostanza, anche se pensiamo ad altro e in maniera indipendente dalla nostra volontà, metteremo le mani in alto automaticamente..
Si tratta del lieto riflesso di Pavlov, la risposta è diventata automatica, indipendente perfino dal nostro libero arbitrio.
Cosa significa tutto ciò applicato all'educazione del nostro lallo?
Che i nostri comandi non passano più per il suo cervello, pertanto, il cavaliere agisce direttamente sull'apparato nervoso dell'animale, quale che sia il suo stato psichico di quel momento.
Le conseguenze sono evidenti, sia sul piano della rapidità/della immediatezza di esecuzione, sia dell'obbedienza. che sarà cieca e assoluta.
A tal proposito mi ricordo di un un episodio riguardante uno dei mie cavallerizzi preferiti: Carletto Raabe, un vero mattacchione!
Per chi fosse interessato al "picchiatello" clicchi pure quà......
Ecco l'episodio, lo sfortunato cavallo in questione, certamente era stato educato alla maniera descritta dai JDO.
"Siamo durante la "guerra di Crimea", la cavalleria anglo-francese era di stanza nei pressi della baia di Kamiesh, gli ufficiali delle due nazioni alleate, facevano a gara tra di loro negli sport equestri, che erano già molto popolari in Inghilterra mentre erano quasi sconosciuti in Francia; naturalmente gli inglesi la "facevano da padroni" e questa loro innegabile superiorità era sottolineata - sia pur cortesemente - dagli ufficiali inglesi.
Raabe era inbufalito da quell'atteggiamento spocchioso e cercava una maniera per rivalersi a sostegno del proprio orgoglio nazionale; la trovò durante una passeggiata con un gruppetto di ufficiali inglesi particolarmente "sportivi".
Una passerella di legno, abbastanza larga ma priva di ringhiere, si protendeva nella baia e terminava a picco sul mare da un'altezza di una dozzina di metri.
Raabe, spinse il suo cavallo - ben inquadrato tra le gambe - sulla pensilina; dopo qualche esitazione, anche i lalli inglesi gli furono dietro, arrivati alla fine della passerella, Raabe si fermò di fronte al mare e disse: "ragazzi, saltiamo?".
Credendo ad uno scherzo, gli inglesi si misero a ridere, poi quando il Capitano impertubabile ripetette : "chi salta?", dissero che non era possibile chiedere ad un cavallo un simile atto di obbedienza.
Allora Raabe, con un solo colpo di speroni lanciò - da quell'altezza - il suo cavallo in acqua.
Gli altri, malgrado le speronate e le frustate non riuscirono a far fare altrettanto ai loro cavalli.
Questa bravata stava per costare la vita al Capitano che venne ripescato a stento, il suo cavallo annegò e pertanto Raabe si beccò - per quella bravata - un mesetto di arresti.
Per contro, il generale comandante della cavalleria inglese - da vero sportivo - gli regalò uno dei suoi cavalli personali splendidamente bardato", e, certamente fece un terribile cazziatone ai suoi ufficiali.
Lo so, le ragasse d'oggi non capiscono questa bravata così apprezzata dal generale comandante inglese, perché, col lallo ci si sollazzano col puccipucci lalloso, mentre, a quei tempi - a cavallo - si andava ad infilzar nemici o a farsi sbudellare dagli stessi, la differenza tra queste due opzioni era data principalmente dall'obbedienza incondizionata del lallo in combattimento.
Raabe - in sella al suo lallo - avrebbe sicuramente scannato i suoi avversari o almeno avrebbe avuto molte possibilità di farlo, invece, i suoi colleghi inglesi - in groppa a quei lalli riottosi (non perfettamente addestrati) - avrebbero corso un altissimo rischio di esser giolivamente affettati in battaglia.
Ragionando su quanto ho appena scritto, mi viene in mente una frase del conte d'Aure, un vero centauro, un demonio a cavallo, il quale, riferendosi ai cavalli che montava, diceva: Je l'envahis, io li invado, io me ne impossesso.
Lo poteva fare grazie alla sua smisurata sensibilità equestre che lo portava per puro sollazzo a montare puledri mai toccati prima dall'uomo, a portare in corsa stalloni da monta, a cavalcare cavalli difficili/cavalli infami; DO dal canto suo, per esigenze sportive, ha elaborato un metodo per "invadere" i lalli senza avere le qualità intrinseche del centauro, per impossessarsi diabolicamente dei cavalli senza essere un d'Aure... un Satanasso.
storia inquietante. ha buttato via un buon cavallo, gli sarà toccato rifarne un altro.
Leggo quanto scrive RdM e penso che finchè non ci libereremo dal mito delle personalità forti saremo sempre meritevoli di essere rintontoniti da frasi ad effetto di tipo teatrale o da racconti poco credibili. Se uno fionda in acqua un cavallo può cercare di far credere che si trattasse di un cavallo ben addestrato, ma forse il suo era solo un cavallo terrorizzato.
Segreto
P.S.: Inoltre non credo che il cervello del cavallo funzioni come descritto.
E' una delle peggiori pagine di JDO - dove parla di cose che non sa. Ma lo fa con molta convinzione. Fa solo venire in mente il dubbio che lo faccia anche in molte altre pagine, con altrettanta incrollabile convinzione; è un peccato. Ma aiuta a prendere comn lunghe molle tutto quello che afferma con altrettanta sicurezza.
Invece di impelagarsi in circuiti motori, e riflessi, e cervelli, bastava che dicesse: "Sfruttate la forza dell'abitudine". Ma non era altrettanto colorito.
Altrettanto esemplare dei difetti capitali dell'equitazione - di certa equitazione - l'episodio di Raabe, che dimostra come la principale aspirazione di certi cavalieri sia quella di fare bella figura.
Puoi farmi tutti i pipponi che vuoi sulla scientificità delle palabras di JDO, di fatto, ha usato - forse empiricamente - ma magnificamente, il terzo fattore filogenetico che sfruttiamo per addestrare i lalli... e pare che abbia funzionato alla grande/funzioni alla grande.
In quel caso Raabe non voleva far bella figura, ma far fare una figura di mierda agli amati alleati inglesi - che è tutt'altra cosa - era sicuro di se perché sapeva perfettamente che nessun lallo avrebbe obbedito se non "addestrato alla JDO"...
Prestidigitazione verbale: arte che permette di trasformare un post da luogo di confronto a palcoscenico.
Mitomania: architettura decorativa che rafforza i punti deboli di una costruzione.
Segreto
già non avevo capito un pene di tutto sto topico.
adesso ancora meno.
Dài, Poker, non ti preoccupare: quella che ho introdotto all'inizio del post sembra sia una problematica di cui tu non hai bisogno.
A quanto ci dici, tu sei un agonista situazionista reattivo e istintuale. Se riesci a mantenere questo stato di positiva tensione per tutto il tempo che ti occorre, non ti serve una figurazione mentale condizionante.
Non ha senso che tu ti senta leggero, rapido, esatto o coerente: la ricerca della coscienza di questa condizione ti farebbe perdere concentrazione.
E in quanto al training autogeno, cavalieri agonisti a medio/alto livello ne avrebbero un vantaggio solo se seguiti da uno specialista: ci sono in giro troppi teorici chiacchieroni.
Segreto
Però il termine prestidigitazione verbale è bellissimo :occasion14: .... coglie proprio l'aspetto spettacolare dell'arte del contradditorio polemico, dove quello che conta è vincere la controversia.