Rileggendo "con occhio equestre" De bello gallico ho trovato delle cose interessanti sui cavalli e cavalieri germani, popolo, ai tempi di Cesare, rude, combattivo e temuto, molto diverso dai vicini Galli.
Innanzitutto i cavalli: autoctoni, piccoli e brutti (parva et deformia), ma resi resintentissimi dall'esercizio quotidiano (prima lezione....), preferiti dai germani a quelli "belli e grandi" amati dai Galli ed importati.
Poi, la tecnica equestre: per i germani era vergognosissimo e segno di vera viltà l'uso della sella. Il suo uso quindi era conosciuto, ma disprezzato profondamente.
Ancora, l'addestramento: i germani usavano molto la "strategia Dragone", scendere dal cavallo per combattere; il cavallo era specificamente addestrato a restare sui posto in mezzo alla battaglia, per permettere al "dragone" di risalire immediatamente e allontanarsi in caso di necessità (ovvio che la piccola statura dei cavalli era un grande vantaggio per questa tecnica di combattimento).
Infine, cosa veramente strana, l'uso abbinato di un cavaliere e di un uomo a piedi; quest'ultimo capace di attaccarsi alla criniera del cavallo e correre alla stessa velocità del cavallo.
Se vi capitano, leggendo qualcosa, notizie analoghe su altri popoli, vicini o lontani nello spazio o nel tempo, vi propongo di condividerle. E' tutta "cultura equestre"!
Ci provo ancora, sono di dura cervice.....
Quanto tempo ci mette un popolo che non conosce affatto il cavallo a costruire una propria autonoma "cultura equestre", avendo dei cavalli di sangue domestico o già domestici e addestrati a disposizione?
Una domanda a cui può essere data risposta, perchè i pellirosse d'America questo hanno fatto; dubito assai che qualche bianco gli abbia dato "lezioni di equitazione", suppongo ragionevolmente abbiano imparato da soli sui cavalli dispersi, rubati o inselvatichiti. Al massimo avranno avuto modelli a cui ispirarsi. Ma chissà, forse qualche bianco qualche rudimento glielo potrebbe aver "passato".
Qualcuno ne sa qualcosa?
Io avevo letto che le prime volte pervstare in sella tenevano un lungo bastone in ogni mano. Poveretti, chissà che voli
Ma non so se sua vero, pare una sciocchezza
sinceramente, non è che i nativi in sella facessero pirouette e capriole, oppure organizzassero la cavalleria militare con figure e procedure rigide.
in fondo a loro serviva freno, acceleratore e sterzo. quindi dubito avessero bisogno di chissà che cultura e tecniche equestri strabilianti, avranno imparato a montare per tentativi anche loro, come immagino che fecero i mongoli e altri primitivi.
Mah.... francamente delle piroette e capriole :icon_rolleyes: .... da grezzo cavallaro, l'idea che mi son fatto è che chiunque e comunque sa combattere a cavallo (sia con uomini, che con animali pericolosi) ha una interessante, e ricca, cultura equestre, ovviamente unita a dosi massicce di fegato.
Mi pare di aver sentito che Napoleone abbia indicato rispettosamente quella cosacca come "la migliore cavalleria del mondo". Ci giurerei che anche la monta cosacca era/è lontanissima dall'equitazione accademica.
boh, io penso più a questioni di agilità e "controllo del mezzo", che però sinceramente non sono sicura rappresentino la "cultura equestre".
I pellerossa hanno imparato dai bianchi. In diversi sono stati assoldati come lavoratori a basso costo dai primi coloni spagnoli, che li hanno introdotti all'equitazione da lavoro e alla gestione dei cavalli. Ottimi insegnanti. Poi hanno diffuso le conoscenze tra i colleghi. Non si improvvisa una cosa così innaturale e complessa.
CitazioneGli indiani Pueblo li accudivano inizialmente per i coloni, nei loro insediamenti lungo il Rio Grande. Da quel momento in poi, tali nuove capacità, badare ai cavalli e allevarli, cominciarono lentamente diffondersi tra tutta la popolazione indigena è anche quella di rubarne grande quantità.
http://www.farwest.it/?p=1186
Trovato questo, che corrisponde esattamente a quello che hai detto, grazie Zarathustra. Le mie prime esperienze a cavallo non mi permetterebbero mai di definire il montare
innaturale e complesso, l'ho trovata cosa
naturale e semplice, ma mi rendo conto che è stata un'esperienza fortunata e casuale.
@Alex:
di pellerossa ben poco ne capisco e quindi taccio, però vorrei con te se possibile, approfondire la storia dei Dragoni .
che io sappia , il Dragone nato proprio in terra germanica era un fante e non un cavaliere . lo stesso nome deriva dalla voce "tragen" quindi portare .
il dragone era un passeggero scaricato , buttato tra le linee nemiche da un cavaliere come manovra di disturbo e questo permetteva di scomporre e far sbandare porzioni di esercito ben schierato allineato e compatto. (quindi i cavalli non rimanevano fermi sul posto ad aspettare , anzi! )
piccola curiosità :
se non ricordo male , qualcuno ricercò l'origine di questo nome nei corpetti corrazzati di questi particolari fanti , che composti di scaglie fatte con unghia di cavallo ricordavano la pelle del mitologico bestione.
in ogni caso , poi il nome dragone venne appiccicato in ogni forma ai più svariati corpi di cavalleria , da quella romana a quella svizzera , tenendo buono solo il nome e non la tecnica di combattimento .
concludo citando :
ma non abbiam noi de' veliti che non hanno di romano altro che il nome? Se non che poco giova il sapere sì fatte etimologie, e l'ignorarle non nuoce; ne ho scritto perchè la pedanteria grammaticale è scabbia attaccaticcia
Io ho solo parafrasato quello che un testimone diretto (Cesare) ha scritto, in modo così chiaro e semplice da essere rimasto un esempio difficilmente superabile di stile. A dire il vero ho parafrasato e riassunto una traduzione. Ma non mi sembra il caso di riportare qui il testo originale latino (fra l'altro lo capirei a stento e male); nè di copiaincollare la traduzione.
Chissà, forse esiste qualche antica saga germanica con qualche cenno illuminante su quegli antichi cavalieri.... il fatto che conoscessero la sella, e la considerassero una cosa vile e vergognosa, l'ho trovato molto curioso.
Citazione da: alex - Dicembre 23, 2017, 09:46:21 PM
Ma non mi sembra il caso di riportare qui il testo originale latino (fra l'altro lo capirei a stento e male); nè di copiaincollare la traduzione.
Potresti invece farlo?
ranas , il de bello lo trovi facilmente in libreria in versione latina e con annessa traduzione pagina per pagina .
Ah ma è proprio un libro, pensavo si trattasse di una semplice citazione (una frase)
in realtà sono 8 libri , o a meglio dire commentarii . altro non sono che diari di guerra e te ne consiglio la lettura .
ti copio paro paro il commento di Cicerone su Cesare scrittore :
questi libri sono nudi, schietti, affascinanti , spogli di ogni retorica come una persona della veste . Cesare volle fornir materia a chi intendesse scrivere di storia ; ma fece cosa grata , se mai, agli sciocchi che vorranno aggiungervi i riccioli ; ma alle persone assennate tolse la voglia di scrivere
io ne ho uno con le riproduzioni delle tavole del Palladio , è una figata .
Circa i Germani, la faccenda era pressappoco quella descritta da Alex. I Germani combattevano a terra, e usavano i cavalli per spostarsi, una sorta di fanteria motorizzata. Peraltro questa tecnica era la prima che veniva utilizzata in un contesto non specializzato, i Germani non erano cavalieri. Usavano cavalli piccoli e frugali per questo: facilità nel risalire, poca "manutenzione". La sella la disprezzavano perchè non avevano capito a cosa servisse, o meglio credevano che lo scopo fosse solo quello di aiutare il cavaliere a stare in sella nel tragitto, non avevano capito (finchè non incontrarono i romani) che questi combattevano "senza scendere", e che la sella dava maggiore stabilità per poter colpire stando sopra al cavallo.
Le selle erano dei quadricorni di cuoio, senza staffe. Con le staffe sarebbe stata una carneficina.
Grazie Zarathustra ma dalla lettura di Cesare (autorevole testimone diretto) le cose non mi pare che stiano esattamente così. La tecnica "dragone puro" non mi sembra quella descritta. Piuttosto, qualcosa di simile lo facevano i Britanni con i carri: in quel caso sì l'auriga faceva l'auriga, e si allontanava dal combattimento dopo aver scaricato lo spaventoso fante, in grado di rimontare al volo sul carro in corsa con una manovra acrobatica per ritirarsi; ma minimizzare l'abilità equestre dei Germani, che "affrontavano, anche in piccolo numero, qualsiasi numero di cavalieri dotati di sella" (ritenendoli dei conigli), mi pare esagerato. Qual'è la tua fonte?
Piuttosto una cosa curiosa: i Germani erano di alta statura, eppure prediligevano cavalli piccoli (ma tosti); il che dimostrerebbe che non serve affatto un "cavallo grande per un cavaliere grande", basta un cavallo robusto. I Romani erano di statura molto più piccola, e per questo (erroneamente) si ritenevano deboli, da parte dei "barbari".... finchè non si sperimentavano in combattimento.
Odio che mi spariscano i libri. Fortunatamente c'è internet che soccorre, ma la parte di testo cui mi riferivo è la stessa alla quale ti sei riferito tu, quella sugli Svevi. http://online.scuola.zanichelli.it/candidisoles-files/testi/6393_Candidi-Soles_Cesare_Testo-01.pdf
Quindi non credo di poter aggiungere granchè alla discussione, se non l'idea che mi sono fatto da confuse e numerose letture che convergono un pò tutte su un argomento di fondo: il ruolo della cavalleria in battaglia.
A quanto ho capito, la cavalleria è stata lungamente utilizzata come ricognizione o diversivo tattico (colpire e fuggire), quindi principalmente in "versione leggera". Sia romani (ricordo i Numidi di Annibale, poi passati con Scipione) che greci (eccetto i Tessali ed in certa misura i Macedoni) puntavano sulla fanteria. Sono soprattutto i popoli orientali (principalmente nomadi) ad avere utilizzato la cavalleria come arma principale, variando le versioni da leggera anche in "pesante" (catafratti). Selle e poi staffe sembrano provenire da là, come anche gli archi corti.
C'è poi stata una evoluzione della cavaleria in "pesante", da sfondamento, in parte del medioevo, per poi tornare alla versione "leggera" (e ai Dragoni) dopo l'avvento della polvere da sparo. Un libro (romanzo, con alcune inesattezze peraltro) titolato "Il runore sordo della battaglia" (A.Scurati) celebra la fine della guerra cavalleresca decretato prima dall'Istrice svizzero, e poi dalle armi da fuoco, e l'ingresso nell'era della c.d. "guerra moderna", impersonale ed estesa anche ai non belligeranti.
I Germani dovrebbero quindi appartenere al "modo occidentale" di intendere la cavalleria, essendo anche loro principalmente basati sulla fanteria (formazione falangitica a cuneo, Tacito-Germania-1°sec.DC https://it.wikipedia.org/wiki/Organizzazione_militare_dei_Germani)
Se interessasse a qualcuno potremmo riportare qui il testo integrale (pochi paragrafi) di Cesare e lasciare a chi legge di farsi un'idea del tipo di equitazione praticata dagli antichi Germani.
Sull'equitazione galla invece non ho trovato particolari; si vede che non c'era molto da dire, non c'erano sostanziali differenze con la cavalleria romana; anche dell'equitazione romana Cesare non parla affatto, come non dedica una riga all'a tecnica equestre numida. Cesare si dilunga (per modo di dire) della cultura equestre germanica e britanna probabilmente perchè "interessanti", diverse e nuove; proprio come accenna ai punti più "strani" della cultura dei vari popoli. E il bello è, che - a distanza di due millenni - disponiamo di una testimonianza diretta e personale.
L'ìeffetto dell'attacco della cavalleria leggera, e anche di quella dei Britanni, con i carri, mi sembra sostanzialmente di "portare scompiglio"; oltre a questo, di rincorrere e fare strage dei nemici in fuga, e di compiere scorrerie distruttive in territorio nemico (coinvolgendo, altrochè, anche la popolazione civile: facendo "terra bruciata", distruggendo popolazione, campi e centri abitati grandi e piccoli).