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Novello giudizio di Paride

Aperto da segreto, Settembre 10, 2016, 09:44:37 PM

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raffaele de martinis

#45
JDO ha scritto quel piccolo capolavoro poco prima di andarsene, infatti fu pubblicato postumo, dunque, con alle spalle un bagaglio enorme di esperienza, quelo che scrive è il suo "testamento".
Lui si rivolge - lovviamente - ai zompazompa, ma i principii sono validi anche per noi ragasse cagasotto.

Il ploblema è che io vi metto i linchi... ma se non li leggiete o non li capite?! Allora beccatevi sto pippone!


Il libriccino di JDO è prezioso, aggiorna e rinfresca le mirabili intuizioni/la mai conclusa ricerca di Baucher nell'ambito agonistico ottenendo risultati strabilianti e - di fronte a questi - non si può far altro che metter giù il cappello.

Ma sarebbe riduttivo considerare JDO solo in chiave sportiva, la sua competenza, la sua analisi è molto più larga, tratta l'equitazione a tuttotondo,  secondo me è il più grande "uomo di cavalli" del ventesimo secolo, cosa che mai ammetteranno i maligni e i superbi.

Una delle frasi del Nostro che più mi ha colpito è questa: Il percorso del nostro cavallo è nel palmo della nostra mano. Ecco, basterebbe che il cavagliere medio itagliano capisse/avesse chiaro questo concetto per far fare un enorme balzo in avanti alla nostra disastratissima equitazione.

Qual'è il risultato supremo nel quale sperano tutti i cavalieri?
Che il loro lallo diventi parte integrante di se stessi, diventi un loro vero e proprio prolungamento fisico!
Questo  è il sogno sopratutto di coloro che praticano l'equitazione sportiva  nella quale la rapidità di esecuzione è fondamentale come nel s.o. ma, questa condizione, è perfettamente realizzabile da chiunque voglia praticare un'equitazione di qualità..
.
Ma allora, attraverso quale percorso si può giungere ad un tale livello?

Noi vogliamo sollevare le braccia; il nostro cervello trasmette attraverso l'apparato nervoso questo desiderio ai muscoli che istantaneamente rispondono adeguatamente e ci troviamo con le mani in alto.

Ma quando vogliamo che il nostro cavallo faccia, lui, questo o quel un gesto, lo eseguirà grazie agli aiuti corrispondenti all'ordine che gli daremo.
Per parte nostra, l'azione sarà rapida tal quale a quella del comando di "mani in alto", ma cosa succede ?

Il cervello del lallo (se bene addestrato) recepisce immediatamente l'ordine e a sua volta ordina al suo apparato nervoso di mettere in atto i movimenti che corrispondono alla richiesta del cavaliere.
Tutto questo avviene rapidamente, purtuttavia esiste/deve esistere uno scarto di tempo tra il comando del cavaliere e la ricezione e l'esecuzione del lallo.
Inoltre, il cavallo: per affaticamento, per mancanza di concentrazione, per distrazione può ritardare la sequenza e allora la risposta tarderà ulteriormente.
Allo scopo di contenere questo rischio e per ottenere la risposta istantanea ai propri aiuti, bisogna eliminare il passaggio per il cervello del lallo, in altre parole, bisogna trasformare le risposte apprese e "ragionate" del lallo in riflessi condizionati.

Per questo motivo, tutto  il nostro addestramento/la nostra educazione, o almeno la gran parte di essa, si svolgerà in due tempi: in primo luogo, il lallo dovrà imparare che ad una tale azione del cavaliere deve rispondere immediatamente con il tale "gesto"; dopo di che, una volta che il cavallo ha appreso, bisogna ripetere quel moimento centinaia, migliaia di volte, in un lasso di tempo abbastanza breve.
In questa maniera, la risposta "ragionata" data all'nizio, si trasforma in un movimento istintivo, automatico, che, in qualche misura, sfugge alla volontà stessa dell'animale..

Immaginiamo di dover imparare a sollevare le braccia quando sentiamo una mano che si posa sulla nostra spalla. Da principio, ogni volta che sentiamo la pressione della mano sulla spalla, daremo il comando alle nostre braccia di sollevarsi, ma se il fatto si ripete per centinaia e centinaia di volte, mettere le mani in alto diventerà un riflesso condizionato.
Infatti, quando sentiremo una mano posarsi sulla spalla, in qualsiasi circostanza, anche se pensiamo ad altro e in maniera indipendente dalla nostra volontà, metteremo le mani in alto automaticamente..
Si tratta del lieto riflesso di Pavlov, la risposta è diventata automatica, indipendente perfino dal nostro libero arbitrio.

Cosa significa tutto ciò applicato all'educazione del nostro lallo?

Che i nostri comandi non passano più per il suo cervello, pertanto, il cavaliere agisce direttamente sull'apparato nervoso dell'animale, quale che sia il suo stato psichico di quel momento.
Le conseguenze sono evidenti, sia sul piano della rapidità/della immediatezza di esecuzione, sia dell'obbedienza. che sarà cieca e assoluta.


A tal proposito mi ricordo di un un episodio riguardante uno dei mie cavallerizzi preferiti: Carletto Raabe, un vero mattacchione!

Per chi fosse interessato al "picchiatello" clicchi pure quà......

Ecco l'episodio, lo sfortunato cavallo in questione, certamente era stato educato alla maniera descritta dai JDO.


"Siamo durante la "guerra di Crimea", la cavalleria anglo-francese era di stanza nei pressi della baia di Kamiesh, gli ufficiali delle due nazioni alleate, facevano a gara tra di loro negli sport equestri, che erano già molto popolari in Inghilterra mentre erano quasi sconosciuti in Francia; naturalmente gli inglesi la "facevano da padroni" e questa loro innegabile superiorità era sottolineata - sia pur cortesemente - dagli ufficiali inglesi.

Raabe era inbufalito da quell'atteggiamento spocchioso e cercava una maniera per rivalersi a sostegno del  proprio orgoglio nazionale; la trovò durante una passeggiata con un gruppetto di ufficiali inglesi particolarmente "sportivi".
Una passerella di legno, abbastanza larga ma priva di ringhiere, si protendeva nella baia e terminava a picco sul mare da un'altezza di una dozzina di metri.
Raabe, spinse il suo cavallo - ben inquadrato tra le gambe - sulla pensilina; dopo qualche esitazione, anche i lalli inglesi gli furono dietro, arrivati alla fine della passerella, Raabe si fermò di fronte al mare e disse:  "ragazzi, saltiamo?".

Credendo ad uno scherzo, gli inglesi si misero a ridere, poi quando il Capitano  impertubabile ripetette :  "chi salta?", dissero che non era possibile chiedere ad un cavallo un simile atto di obbedienza.

Allora Raabe, con un solo colpo di speroni lanciò  - da quell'altezza -  il suo cavallo  in acqua.

Gli altri, malgrado le speronate e le frustate non riuscirono a far fare altrettanto ai loro cavalli.

Questa bravata stava per costare la vita al Capitano che venne ripescato a stento, il suo cavallo annegò e pertanto Raabe si beccò - per quella bravata - un mesetto di arresti.

Per contro, il generale comandante della cavalleria inglese - da vero sportivo - gli regalò uno dei suoi cavalli personali splendidamente bardato", e, certamente fece un terribile cazziatone ai suoi ufficiali.

Lo so, le ragasse d'oggi non capiscono questa bravata così apprezzata dal generale comandante inglese, perché, col lallo ci si sollazzano col puccipucci lalloso, mentre, a quei tempi - a cavallo - si andava ad infilzar nemici o a farsi sbudellare dagli stessi, la differenza tra queste due opzioni era data principalmente dall'obbedienza incondizionata del lallo in combattimento.
Raabe - in sella al suo lallo - avrebbe sicuramente scannato i suoi avversari o almeno avrebbe avuto molte possibilità di farlo, invece, i suoi colleghi inglesi - in groppa a quei lalli riottosi (non perfettamente addestrati) - avrebbero corso un altissimo rischio di esser giolivamente affettati in battaglia.

Ragionando su quanto ho appena scritto, mi viene in mente una frase del conte d'Aure, un vero centauro, un demonio a cavallo, il quale, riferendosi ai cavalli che montava, diceva: Je l'envahis, io li invado, io me ne impossesso.
Lo poteva fare grazie alla sua smisurata sensibilità equestre che lo portava per puro sollazzo a montare puledri mai toccati prima dall'uomo, a portare in corsa stalloni da monta, a cavalcare cavalli difficili/cavalli infami; DO dal canto suo, per esigenze sportive, ha elaborato un metodo per "invadere" i lalli senza avere le qualità intrinseche del centauro, per impossessarsi diabolicamente dei cavalli senza essere un d'Aure... un Satanasso.



... "il culo nella carriola e le gambe avanti"...

Luna di Primavera

storia inquietante. ha buttato via un buon cavallo, gli sarà toccato rifarne un altro.
I cavalli davanti mordono, dietro scalciano e in mezzo sono scomodi.
I. Fleming

segreto

Leggo quanto scrive RdM e penso che finchè non ci libereremo dal mito delle personalità forti saremo sempre meritevoli di essere rintontoniti da frasi ad effetto di tipo teatrale o da racconti poco credibili. Se uno fionda in acqua un cavallo può cercare di far credere che si trattasse di un cavallo ben addestrato, ma forse il suo era solo un cavallo terrorizzato.

Segreto

P.S.: Inoltre non credo che il cervello del cavallo funzioni come descritto.

alex

#48
E' una delle peggiori pagine di JDO - dove parla di cose che non sa. Ma lo fa con molta convinzione. Fa solo venire in mente il dubbio che lo faccia anche in molte altre pagine, con altrettanta incrollabile convinzione; è un peccato. Ma aiuta a prendere comn lunghe molle tutto quello che afferma con altrettanta sicurezza.

Invece di impelagarsi in circuiti motori, e riflessi, e cervelli,  bastava che dicesse: "Sfruttate la forza dell'abitudine". Ma non era altrettanto colorito.

Altrettanto esemplare dei difetti capitali dell'equitazione - di certa equitazione - l'episodio di Raabe, che dimostra come la principale aspirazione di certi cavalieri sia quella di fare bella figura.
La nuda Verità è una donna difficile da amare. L'illusione invece è una donna seducente, amorevole, a cui è facilissimo restare fedeli.

raffaele de martinis

Puoi farmi tutti i pipponi che vuoi sulla scientificità delle palabras di JDO, di fatto, ha usato - forse empiricamente - ma magnificamente, il terzo fattore filogenetico che sfruttiamo per addestrare i lalli... e pare che abbia funzionato alla grande/funzioni alla grande.

In quel caso Raabe non voleva far bella figura, ma far fare una figura di mierda agli amati alleati inglesi - che è tutt'altra cosa - era sicuro di se perché sapeva perfettamente che nessun lallo avrebbe obbedito se non "addestrato alla JDO"...
... "il culo nella carriola e le gambe avanti"...

segreto

Prestidigitazione verbale: arte che permette di trasformare un post da luogo di confronto a palcoscenico.
Mitomania: architettura decorativa che rafforza i punti deboli di una costruzione.

Segreto

PokerFace

già non avevo capito un pene di tutto sto topico.


adesso ancora meno.


segreto

Dài, Poker, non ti preoccupare: quella che ho introdotto all'inizio del post sembra sia una problematica di cui tu non hai bisogno.
A quanto ci dici, tu sei un agonista situazionista reattivo e istintuale. Se riesci a mantenere questo stato di positiva tensione per tutto il tempo che ti occorre, non ti serve una figurazione mentale condizionante.
Non ha senso che tu ti senta leggero, rapido, esatto o coerente: la ricerca della coscienza di questa condizione ti farebbe perdere concentrazione.
E in quanto al training autogeno, cavalieri agonisti a medio/alto livello ne avrebbero un vantaggio solo se seguiti da uno specialista: ci sono in giro troppi teorici chiacchieroni.

Segreto

alex

Però il termine prestidigitazione verbale è bellissimo   :occasion14: .... coglie proprio l'aspetto spettacolare dell'arte del contradditorio polemico, dove quello che conta è vincere la controversia.
La nuda Verità è una donna difficile da amare. L'illusione invece è una donna seducente, amorevole, a cui è facilissimo restare fedeli.