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Rapporto da terra e da sella

Aperto da milla, Novembre 24, 2014, 07:28:37 PM

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old duck

Ma certo Rhox! sono d'accordo con te. Infatti per montare e per fare le cose ci vuole la tecnica ma sicuramente un buon rapporto e una complicità da terra aiuterà il binomio a sopportarsi a vicenda. Poi, anche con una buona tecnica, dipende moltissimo da come ti rapporti con il cavallo. Un cavaliere sensibile quando sale sa cogliere come prendere e come lavorare un determinato cavallo. Non è solo tecnica ma è anche "anima", come diceva qualcuno...Il mio messaggio è quello di non aver la sensazione di "perdere" tempo quando ci si dedica al relax con il nostro equino. In certi casi, fa proprio la differenza!
Ci sono due cose in Equitazione: la tecnica e l'anima. Nuno Oliveira

elleon

Il lavoro a terra comprende il grooming, le brucatine, il lavoro in circolo e tutti i vari spostamenti, tra cui passi laterali e lavoro sulle due piste.  Questo significa che i miei comandi dati a terra ( cavaliere posizionato all' altezza della posizione in sella) con l' aiuto di voce e toccatine riesce a svolgere lo stesso esercizio che poi andrò ad affrontare in sella senza tirate in bocca o aiuto di speroni proprio perchè il cavallo riconosce l' esercizio fatto in precedenza da terra. In questo caso il lavoro da terra aiuta a migliorare la performance anche di un appoggiata o di un salto.
Conquista la fiducia di un cavallo e avrai conquistato il mondo..

elleon

In questo caso in sella avrò sicuramente un equitazione migliore fatta di una tecnica più fine e meno coercitiva. Resta il fatto che il lavoro da terra e da sella vanno di pari passo, uno non esclude l' altro, si deve imparare a fare entrambe le cose nel modo corretto.
Conquista la fiducia di un cavallo e avrai conquistato il mondo..

Luna di Primavera

penso che nessuno metta in dubbio che per noi amatori l'amore (lo dice la parola stessa) debba essere una componente importante del rapporto con il nostro adoratissimo e puccipucci cavallino.

questo però non ha nessun effetto sulla PERFORMANCE del cavallo.
ce l'ha sulla sua volontà di farci contenti, questo sì. e spesso tanto ci basta. ma non farà mai di un brocco un campione (e questo badate bene è riferito sia al cavallo che.. al cavaliere!).




I cavalli davanti mordono, dietro scalciano e in mezzo sono scomodi.
I. Fleming

raffaele de martinis

Oliveira certamente amava i lalli, così pure il Generale, si mise a piangere come un vitello quando perse Sabine la sua prima vera lalla, e che dire di Baucher: ha scritto un epitaffio per il suo lallo della vita e ha immaginato un parallelo comunicativo: Dio, uomo, lallo; il generale Domenico Susanna si è portato con se la cosa più preziosa che aveva: un lallo; la stessa cosa che fece L'Hotte.
Questi sono esempi roboanti ma generalmente gli uomini di lalli antigui amavano i loro lalli, anche i carrettieri, così duri a volte spietati (ma lo erano prima con se stessi) parlavano col lallo/mulo - attaccato al carretto - come se fosse un cristiano.

Eppure sta gente - parlo dei grandi cavallerizzi - di norma, non governava i propri lalli, tantomento vi ci sollazzava, anche perché addestravano vari lalli al giorno e avevano molti aglievi, dunque, il rapporto da terra è un concetto nuovo, lo abbiamo portato di recente noi ragasse, o meglio ce lo hanno venduto, per una banalissima evidentissima ragione...
... "il culo nella carriola e le gambe avanti"...

old duck

secondo me facciamo un po' di confusione: parliamo di grandi cavalieri, di maestri del presente e del passato e poi pretendiamo di calare l'"Accademia" alla nostra "elementare" equitazione. Certo che il grooming, la brucata, il massaggio non migliorerà la prestazione del cavallo ma quasi sicuramente (e io l'ho sperimentato di persona sui miei due cavalli ma lo vedo costantemente ogni giorno al maneggio) migliorerà e smusserà qualche angolo acuto del carattere del cavallo e lo aiuterà ad accettare meglio il suo cavaliere e questo non potrà che giovare al binomio. Spesso il nostro istruttore incoraggia i cavalieri a fare un regalo al proprio cavallo portandolo a brucare fuori dai recinti...Spesso lo sento incoraggiare a non essere muti ma a parlare al cavallo, non solo per impartire ordini vocali. La voce è un potentissimo strumento/aiuto. Il lavoro da terra (FONDAMENTALE) in addestramento, come ha giustamente rimarcato Elleon faciliterà la comprensione degli esercizi a sella, senza dover arrivare a forme di "coercizione". Tutto ciò che si impara a terra si conferma in sella e purtroppo questo importantissimo lavoro oggi viene troppo spesso tralasciato.
Mi pare anche lapalissiamo Raffaele che i cavalieri professionisti che montano 8/10 cavalli al giorno non abbiamo certo il tempo di governarli e di accudirli. Ciò non toglie che ho visto con i miei occhi Rafael Soto governare personalmente il suo cavallo, non lesinando qualche carezza e una manciata di mangime. Poi basta andare in una qualsiasi scuderia e vedere la differenza (a parità di addestramento) tra cavalli che ricevono attenzioni rispetto a quelli che vengono montati e basta.
Ci sono due cose in Equitazione: la tecnica e l'anima. Nuno Oliveira

camilla

Adesso si parla molto di leadership, del fatto che il cavallo deve vedere nell'umano una sorta di capobranco cui affidarsi e quindi rispettare, e di conseguenza accontentare in tutto. Solo in questo modo si potrebbero ottenere buoni risultati. Sicuramente da terra è così. Ma una volta in sella, secondo me non c'è leadership che tenga. Quello che conta è soltanto quello che il cavaliere riesce a comunicare al cavallo con la sua mente e con il suo corpo. Credo che in una situazione difficile riesca a dare molta più sicurezza al cavallo un cavaliere a lui sconosciuto che fa le azioni giuste e che mantiene la giusta serenità mentale, piuttosto che l'umano che lo accudisce ogni giorno e ha con lui un rapporto di affetto, ma che in sella non ci sa molto fare. Per non parlare poi del lavoro, che siano ostacoli, o corse in piano, o dressage, o trekking.

Luna di Primavera

mah, non hai torto, e tuttavia non ne farei una regola generale.
in una situazione difficile, infatti, può pagare moltissimo il grado di "complicità" del binomio.

invece non c'è storia sul lavoro: come equitazione, come performance, un cavaliere più bravo tira fuori il meglio da un cavallo anche sconosciuto... e allora il padroncino che lo coccola e lo monta tutti i giorni normalmente diventa verde di invidia. penso che lo abbiamo provato tutti  :firuu:
I cavalli davanti mordono, dietro scalciano e in mezzo sono scomodi.
I. Fleming

elleon

Citazione
Citazione da: Luna di Primavera - Novembre 26, 2014, 03:20:49 PM
mah, non hai torto, e tuttavia non ne farei una regola generale.
in una situazione difficile, infatti, può pagare moltissimo il grado di "complicità" del binomio.

invece non c'è storia sul lavoro: come equitazione, come performance, un cavaliere più bravo tira fuori il meglio da un cavallo anche sconosciuto... e allora il padroncino che lo coccola e lo monta tutti i giorni normalmente diventa verde di invidia. penso che lo abbiamo provato tutti  :firuu:


Non credo molto nel "grado di complicità" ma piuttosto di reciproca conoscenza. Non credo che il mio cavallo mi salverebbe da una situazione di pericolo solo perchè sono il suo cavaliere ma perchè con me esegue un tipo di lavoro tale da essere preparato in tutte le situazioni, perchè se c' è comunicazione a livello verbale e con il corpo lui la percepisce e riconosce le mie richieste. Forse intendevi questo con " complicità" ma non ha nulla a che vedere con l' affetto. Non credo nell' affetto tra cavallo e uomo ma tra uomo e cavallo si.
Anche sulla questione che tutti i professionisti possano tirare fuori il meglio da un cavallo sconosciuto mi lascia perplessa. La loro tecnica sarà sempre migliore ma si deve avere sotto al sedere un cavallo collaborativo altrimenti si casca nell' usare metodi coercitivi e aggressivi per ottenere il risultato. Parlo di cavalli un pò più difficili, con cui la sola ottima tecnica non basta.
Conquista la fiducia di un cavallo e avrai conquistato il mondo..

Bubba

Per quale motivo un animale sociale non dovrebbe creare dei legami con una persona?
Lo fanno i cani, i conigli, le galline.. vuoi che ci siam indirizzati verso l' unica specie ingrata? :horse-wink:
In caso di pericolo non ti salverebbe, perche' in caso di pericolo il branco fugge e chi resta indietro amen.
Ma vale anche tra mamma e cucciolo, nessuna torna indietro per affrobtare il puma e salvare il.piccolo ( che io sappia).
Questo non significa che tra loro non ci sia affetto.

Personalmente, se dovessi scommettere punteri piu' sull' affetto cavallo verso
l suo umano che non viceversa.


Luna di Primavera

#40
no no io mi riferivo alla fiducia che il cavallo ripone nel suo cavaliere. che sarete d'accordo non è solo tecnica.
mi riferisco al fatto che un cavallo che ti conosce bene e ha un buon rapporto con te, che insieme a te si sente bene e al sicuro, sarà più incline a darti retta in caso di qualche suo dubbio o preoccupazione o ritrosia. per la serie.. "vabbè, se lo dice lei facciamolo".
mi riferisco anche al fatto che ogni cavaliere amatore SA quali sono i punti deboli del suo cavallo e come aiutarlo a superarli. questo nasce dalla comunicazione, dalla conoscenza e dalla frequentazione assidua e reciproca. questa era la complicità che menzionavo.

ma forse stiamo pensando a "situazioni difficili" differenti.. è chiaro che in caso di reale pericolo vale il principio si salvi chi può, su questo ti do ragione.

e applausi a bubba per il suo strepitoso intervento sull'affetto  :pollicesu: :pollicesu: :pollicesu:


I cavalli davanti mordono, dietro scalciano e in mezzo sono scomodi.
I. Fleming

elleon

Citazione
Citazione da: Luna di Primavera - Novembre 26, 2014, 04:11:42 PM
no no io mi riferivo alla fiducia che il cavallo ripone nel suo cavaliere. che sarete d'accordo non è solo tecnica.
mi riferisco al fatto che un cavallo che ti conosce bene e ha un buon rapporto con te, che insieme a te si sente bene e al sicuro, sarà più incline a darti retta in caso di qualche suo dubbio o preoccupazione o ritrosia. per la serie.. "vabbè, se lo dice lei facciamolo".
mi riferisco anche al fatto che ogni cavaliere amatore SA quali sono i punti deboli del suo cavallo e come aiutarlo a superarli. questo nasce dalla comunicazione, dalla conoscenza e dalla frequentazione assidua e reciproca. questa era la complicità che menzionavo.

ma forse stiamo pensando a "situazioni difficili" differenti.. è chiaro che in caso di reale pericolo vale il principio si salvi chi può, su questo ti do ragione.






Questa tua definizione di complicità mi piace molto e si addice al mio modo di pensare :pollicesu: :pollicesu:
Rimango però dell' idea che i cavalli non nutrano affetto per noi, come lo può provare un cane. Su questo argomento ci eravamo soffermati parecchio su un altro post molto interessante in cui si parlava proprio delle emozioni del cavallo. Io faccio parte di quella scuola di pensiero che afferma che non esiste affetto da parte del cavallo.  Non per come lo intendiamo noi. Siamo sempre alla ricerca disperata di questa fiducia da parte del cavallo come se fosse " il santo graal" , un equilibrio tanto sottile da ripristinare ogni giorno e in questo ambito io non posso parlare di affetto. Il cavallo ci conosce, può avere fiducia in noi nel migliore dei casi ma mai affezionarsi.
Conquista la fiducia di un cavallo e avrai conquistato il mondo..

bionda

Citazione da: elleon - Novembre 26, 2014, 10:28:24 PMIl cavallo ci conosce, può avere fiducia in noi nel migliore dei casi ma mai affezionarsi.

Ha ha non riferirò questo tuo parere al mio cavallo, perchè ci rimarrebbe malissimo.
"Entschuldige, mein Tier, ich werde schon noch dahinterkommen"
Udo Bürger
"Scusami, mio animale, prima o poi ci arriverò"

alex

#43
Ho provato a rovistare Google cercando con due parole chiave: "amicizia militare", cercando una cosa ben precisa: come è vista l'amicizia in una struttura militare. Ho come l'impressione che l'amicizia sia tollerata fra pari grado (cameratismo) ma sia fortemente sconsigliata fra persone di grado diverso (un sergente può essere amico di un soldato semplice, e restare un buon sergente?).

Il caso della organizzazione ilitare è tipico, in quando basato su gerarchia, disciplina, obbedienza. L'obbedienza deve raggiungere livelli impensabili nella vita quotidiana, perchè deve arrivare al punto che il subordinato accetta senza discussioni, prontamente, fatiche e pericoli estremi, sia fisici, che psicologici.

Immagino che un ottimo sergente non tratti necessariamente male i suoi soldati, anzi; ma anche se non li tratta male, non ne è amico, e non fa nulla per ottenerne l'amicizia, e infatti non la incontra mai; sarebbe portato ad affermare che i soldati non siano capaci di affetto e amicizia. A lui basta che il soldato senta rispetto e obbedienza.

L'equitazione che conosciamo si basa su un ordinamento di tipo militare, fra uomo e cavallo. Meglio la applichiamo, meno l'amicizia del cavallo - se anche esistesse - la vedremmo. Per incontrare l'amicizia del cavallo, dovremmo saper rinunciare al principio dell'obbedienza; ma entriamo in un terreno sconosciuto, e di certo usciamo dalla "buona equitazione".

Vediamo la cosa da un altro punto di vista. E' possibile l'amore fra un "superiore" e un "subordinato"? Certo che sì; esiste una vasta casistica di amori e innamoramenti fra padroni e schiave, a partire dal mito di Achille e Briseide, se non vado errato nei miei vaghi ricordi. Ma .... può esistere amicizia fra padrone e schiavo? Lo escluderei, per il semplice fatto che la prima cosa che farebbe un padrone amico del suo schiavo sarebbe affrancarlo dall'obbedienza, ossia: liberarlo.
La nuda Verità è una donna difficile da amare. L'illusione invece è una donna seducente, amorevole, a cui è facilissimo restare fedeli.

Bubba

#44
Io non credo che l'obbedienza implichi il non affetto.
Il problema e' come si ottiene l' obbedienza, se chi deve obbedire comprende o pensa di avere a che fare con un folle a cui augura ogni male.

Provo a spiegarmi:  bimbi e maestre. Io e i miei compagni obbedivamo alla maestra come soldati all' ufficiale. Avevamo paura quando ci riprendeva. Eppure la amiamo ancora oggi . Tanto da uscire assieme ogni paio d' anni.
Bubba con le poni esigeva un obbedienza cieca: vai qui, vai li', spostati... un rompiscatole insopportabile, sempre pronto a minacciare morsi se le piccole non eran veloci ad eseguire. Eppure credo si sian voluti molto bene. Quando c' era un pericolo, tipo un gregge, lui era tra le pecore e le poni. Come faceva quando guidava un branchetto di puledri e al confine del paddock si affacciava un altro cavallo.
Insomma, un tormento che pero', a modo suo, vegliava sui sottoposti.
I sottoposti, invece che augurargli ogni male, lo seguivano ovunque e a volte facevano del reciproco grooming. Quando lo portavo via lo chiamavano a lungo, specie la puledra.
Era un fastidioso prepotente ( secondo me) ma per loro tutto andava bene. Erano felici.
Secondo me , se la comprendiamo, l' autorita' e' tollerabile.
Tutte le societa', alla fine, si basano sull' obbedienza ad alcune regole e prevedono gerarchie.  :firuu:
Il problema e' quando dobbiamo giocare secobdo le regole e ",le teste" di altri animali . Facilmente si cpnviceranno che siamo pazzi furiosi, il che credo comprometta un po' la fiducia e probabilmente l' affetto